RACCONTI CATANESI

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BRISCOLA PAZZA

Pubblicato da adb il 28 dicembre 2008

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Un anziano e grasso ex attore filodrammatico, oggi pensionato delle poste, famoso perché da giovane aveva recitato con Angelo Musco, si vantava nel lido di aver già compiuto sessant’anni e di non aver in testa nessun filo bianco. Egli andava fiero dei suoi folti capelli color rossastro che mostrava con orgoglio a tutti. L’anziano, tutti i giorni, verso le ore quattordici, s’appisolava su di una sedia a sdraio dai fili di plastica spessi ed attorcigliati e dopo un po’ cominciava a ronfare alternando un breve e rumoroso rantolo ad un lungo e lamentoso fischio. L’ex attore si risvegliava intorno alle sedici e trenta e subito si recava nel minuscolo bar a prendere un caffè freddo macchiato con un dito di latte di mandorla. Lì, a quell’ora, lo aspettava la moglie  che, minuta, con i capelli nerissimi alzati a crocchia sul capo ed un leggero pareo scuro avvolto attorno alle gambe, gli faceva compagnia prendendo un gelato con la stecca ricoperto di cioccolato. Un pomeriggio di fine luglio, l’anziano, lisciandosi i capelli con entrambe le mani, percorreva impettito la passerella di legno antistante le cabine per recarsi al consueto appuntamento con la consorte, quando, in direzione opposta alla sua, incrociò un gruppetto di bagnanti. Si trattava di quattro persone che l’anziano conosceva appena, i quali cercavano il quinto componente per mettere insieme un seggio di briscola a cinque.Gli uomini gli passarono accanto senza notarlo tranne uno di loro che si fermò guardandolo di traverso. Dopo averlo attentamente osservato, l’uomo bloccò i suoi amici e lestamente si dispose in mezzo al gruppo. Subito iniziarono delle accese discussioni: evidentemente c’erano delle divergenze perché tutti gesticolavano con veemenza e di tanto in tanto si sentiva qualche voce più alta delle altre. Alla fine, il più anziano della comitiva, un bianco settantenne dall’aspetto emaciato, vestito di tutto punto con pantaloni larghi color avana e camicia chiara a maniche lunghe, sentenziò: “Meglio lui… che niente!”. I quattro amici si voltarono contemporaneamente e, visto che non conoscevano il nome dell’ex attore, provarono a chiamarlo usando degli epiteti. “Pss… Pssss… Zio…”, gridarono in coro. “Amico… Signor… Come caspita si chiama?”.L’anziano, intuendo che si rivolgevano proprio a lui, si girò squadrandoli dall’alto in basso.“Cercate me?”, domandò con enfasi.I quattro annuirono abbassando due volte il capo. Dopodiché, un quarantenne dal fisico quadrato con un’abbronzatura intensa e mal distribuita che gli stampava una canottiera sul petto ed un paio di pantaloncini nelle gambe, si staccò dal gruppo e, svogliatamente, gli propose di giocare a briscola pazza.  L’ex attore, compiaciuto da quell’inaspettata richiesta, non si fece ripetere due volte l’invito; anzi, timoroso di un’ eventuale ritrattazione, disse subito di sì. “Allora ci segua. Noi stiamo andando lì”, bisbigliò, con poco entusiasmo, il massiccio quarantenne indicandogli sommariamente l’ultima cabina della fila, proprio quella a ridosso dal mare. “Avete sistemato una poltroncina per me?”, chiese l’anziano con boria. “Ma quale poltroncina?  Vada a prendersi la sedia e si sbrighi a ritornare perché abbiamo già perso abbastanza tempo”, rispose l’uomo alquanto irritato da quell’atteggiamento altezzoso.  Nella minuscola veranda della cabina s’intravedevano, ben sistemati, un tavolo rotondo di plastica, due sedie pieghevoli di legno laccato, una poltroncina metallica con la federa multicolore ed uno sgabello di ferro smaltato, leggermente arrugginito.  Ad un tratto, l’anziano, preso da un atroce dubbio, si mise ad osservare, a bocca aperta e con sguardo angosciato, la cabina additata dall’uomo. “Mi scusi signor… come si chiama, ma si può sapere perché non si muove?”, chiese il tozzo bagnante notando che l’ex attore, rigido come uno stoccafisso, non si spostava dalla passerella in legno. “Che cosa attende che cadono i fichi dai rami?”. Constatando che l’anziano non dava nessuna risposta alle sue domande, l’uomo, dopo qualche attimo di perplessità, intuì il motivo di tale titubanza e, con un malcelato sorriso ed un timbro di voce sforzatamente bonaria, aggiunse: “Non si preoccupi!  Giocheremo con una posta molto bassa! Le chiamate saranno di cinquanta, cento e centocinquanta lire.”“Il tempo di prendermi un caffè e sono da voi!”, esclamò l’anziano emettendo un lungo respiro di sollievo. Quindi si diresse rapidamente verso la moglie, la quale,  attenta e curiosa, lo osservava dalla terrazza in cemento prospiciente al bar. La donna subito gli chiese spiegazioni di quell’incontro. “Sono degli amici del settore alberato”, mormorò l’ex attore, “mi hanno supplicato di giocare a briscola pazza con loro.”“Quali amici?”, domandò la moglie con tono ironico. “Io non ti ho mai visto in compagnia di queste persone. E’ nata stanotte tutta quest’amicizia?”.  “Li conosco benissimo!”, replicò l’anziano rassicurante. “E’ da oltre un mese che li frequento. Non mi sono mai voluto sedere con loro perché, al mio confronto, sono dei dilettanti. Tu pensa che questi individui, mentre giocano a briscola pazza, parlano continuamente di calcio. Mi sembra di sentire i loro sciocchi discorsi: il Catania ha comprato questo giocatore, l’Inter ha venduto quell’altro, la Juventus ha battuto il Milan, il Palermo ha cambiato allenatore e via dicendo per tutto il santo giorno. Dammi il consenso di giocare e vedrai che non te ne pentirai!”.La consorte, scrutandolo con un’espressione di diffidenza stampata in volto, iniziò a valutare se fosse il caso di accogliere oppure rifiutare quell’ inaspettata richiesta. “Stai tranquilla mogliettina mia…”, aggiunse fiducioso l’anziano accostando, con fare circospetto, la bocca all’orecchio della donna. “Sicuramente tirerò via un sacco di quattrini a quegli stupidi. E dopo, con i soldi della vincita, festeggeremo la vittoria a Capo Mulini!”.La consorte, a sentire quelle parole, storse le labbra e, mostrando un aspetto sempre più dubbioso ed ostile, cominciò a persuadersi che fosse opportuno negargli il permesso di giocare. L’ex attore, accortosi che le sue affermazioni non stavano dando l’effetto sperato, ma addirittura stavano peggiorando la situazione, si riavvicinò al orecchio della moglie: “Ti andrebbe una bella pepata di cozze al ristorante Don Pedro?”, le chiese, alzando gradatamente la voce fin quasi ad urlare. All’istante, la donna, con una smorfia di disgusto, s’allontanò dal marito e, portandosi  la mano sulla guancia, iniziò freneticamente a toccarsi l’orecchio.“Ti ho detto tante volte di non parlarmi da vicino”, esclamò infuriata. “Non vedi che cosa mi hai combinato? Mi hai sputacchiato tutta la faccia!”. Quindi, guardandolo  con espressione incredula e quasi compatendolo per la sua ingenua frenesia, aggiunse: “Ogni volta che mi chiedi il permesso di  giocare a carte, mi fai sempre lo stesso discorso di Capo Mulini! Ti prego, almeno per questa volta, di cambiare disco e poi non parliamo di Don Pedro! Tu sai meglio di me che in quella piccola trattoria c’è sempre confusione, e a te dà fastidio aspettare il turno per sederti al tavolo.  Inoltre, l’ultima volta che cenammo in quel posto, non facesti altro che lamentarti per tutta la serata: dicevi continuamente che le porzioni erano troppo esigue. Ed il primo? Ti ricordi  quando ci  portarono gli spaghetti alle vongole?   Subito chiamasti il cameriere, gli  indicasti il piatto   e con     tono sarcastico  gli  dicesti: <buoni sono di sale. Dica al cuoco di scendere la pasta!>.  E poi, di quale vincita parli?  In dieci anni che veniamo alla Plaia, al massimo avrai vinto due o tre volte e sempre pochi spiccioli che non sono bastati neanche per comprarci due  arancini.”“Stavolta sento che è la mia giornata”, replicò baldanzoso l’anziano. “Ci sono tutte le condizioni ideali per stravincere!”.“Ma di quali condizioni parli ?”, lo contraddisse la moglie. “Con il caldo che fa, incominci subito a sudare e lo sai che col sudore addosso diventi irrequieto e  nervoso.”“Non ti preoccupare”, insistette l’anziano, “la cabina si trova proprio accostata alla riva e da quel posto arriva un fresco venticello che rende gradevole l’ambiente. Consorte mia, vedrai che non avrò difficoltà a battere quegli sprovveduti! Per me giocare contro di loro sarà come fare una piacevole e salutare passeggiata mattutina alla Villa Bellini! Sono sicuro che tutto filerà liscio come l’olio ed io vincerò a quei dilettanti anche le mutande.”“Non mi fido delle tue parole”, replicò la donna sempre più sospettosa. “Io penso che tu stia dicendo delle fandonie. Se non hai mai giocato con loro, come fai ad affermare che sono degli sprovveduti?   L’anno scorso, nell’altro lido, conoscevo i tuoi amici: sapevo con chi giocavi! Inoltre controllavo le tue parole, osservavo i tuoi gesti, scrutavo i tuoi movimenti; quest’anno, invece, è tutto diverso. Ricordati che è la nostra prima stagione in questo stabilimento e quindi sconosciamo l’ambiente. Può anche darsi che quei tipi siano dei professionisti e stiano  invitandoti per metterti  in mezzo. Altro che vittoria! Già immagino come andrà a finire la partita: saranno loro che ti toglieranno pantaloncini e mutande!”. “Stai dicendo delle eresie!”, sbottò incollerito l’anziano. “Non esiste persona, in tutta Catania e provincia, che possa vantarsi di aver vinto dei soldi, nel gioco della briscola pazza, al sottoscritto!”. “Bum! Che siluro!”, esclamò la consorte levando le braccia al cielo.  “Neanche la sera del Tre sparano di queste bombe!”. “Ora basta!”, gridò l’anziano, “giocherò con quei dilettanti anche senza il tuo consenso e se continuerai ad opporti, vedrai…”.“Vedrò…?”, lo interruppe la moglie alzandosi in punta di piedi e fissandolo, minacciosa, negli occhi.“Vedrai… Vedrai…” balbettò l’anziano timoroso. “D’accordo! Vedrai…una bella giornata   di sole!”. La moglie, lentamente s’abbassò e soddisfatta mormorò: “Mi sembrava…”.L’ex attore, deluso, chinò il capo e s’avviò, mogiamente, verso il minuscolo bar.Vedendo il marito afflitto, la donna, all’improvviso, decise di dargli il consenso di giocare a carte; prima però gli fece alcune raccomandazioni.“Cerca di stare calmo”, disse guardandolo fisso negli occhi. “E non ti fare vedere le carte. Inoltre, durante la partita, cambia tattica e non chiacchierare a vanvera. Poi, se dovesse capitarti di andare a fare la pipì, prima di alzarti dal tavolo ricordati sempre di contare i soldi; inoltre, parla a bassa voce, non farti  scoprire il metodo di gioco, valuta sempre il punteggio,  non buttare mai le carte prima del termine e principalmente non t’innervosire, ché poi ti sale la pressione, ti senti male e  mi rovini l’estate.”La moglie, al termine di quel predicozzo, aprì con un rapido movimento delle dita la chiusura metallica di un ampio borsellino di similpelle e tirò fuori quattro monete da cento e due pezzi da cinquanta. “Ti sto dando cinquecento lire!”, concluse, severa, guardando il marito ancora  una volta dritto negli occhi. “Ti raccomando: non fare al solito tuo! E cerca, almeno, di non perderli subito”. “Potresti darmi qualcosa in più? ”, mormorò scontento l’anziano, soppesando sul palmo della mano le monete. La donna, intenerita dallo sguardo amareggiato di quell’uomo di sessant’anni che la scrutava con l’espressione di un ragazzino che chiede alla madre i soldi per le prime uscite con gli amici, estrasse dal portafoglio una banconota da cinquecento lire e l’aggiunse alle monete. Soddisfatto per averla spuntata, l’anziano, immediatamente, serrò le dita, quindi introdusse la mano nella tasca dei pantaloncini lasciando cadere nell’ampia sacca quel piccolo gruzzoletto. Dopodiché, ossequioso, porse il braccio alla consorte ed, a braccetto, fecero ingresso nel minuscolo bar. Appena entrato, l’ex attore si osservò allo specchio che gli stava di fronte e, notando dei fili di capelli fuori posto, si ravvivò con un rapido tocco di mano il folto ciuffo rossastro, poi si guardò in giro e, constatando che nessuno si avvicinava per servirlo, cominciò a sbattere il pugno sul bancone metallico. Il barman, impegnato a sciacquare delle tazzine, gli lanciò un fugace sguardo annoiato quindi, con un impercettibile movimento delle labbra, gli fece intendere d’aspettare. “Giovanotto”, disse ad alta voce l’anziano innervosito da quell’atteggiamento d’indifferenza nei suoi confronti, “servimi il solito caffè freddo con una goccia di latte di mandorla e poi, senza perdere altro tempo, prendi un gelato per la mia signora!”. Il banconista ignorò la sua ordinazione e, canticchiando una canzone napoletana, continuò tranquillamente a lavare le stoviglie. Dopo qualche minuto alzò dal lavello la mano piena di saponata e, col dito gocciolante, gli indicò un banchetto frigorifero collocato vicino ad un juke-box, facendogli  capire  di servirsi da sé. Irritato, l’ex attore, sollevò il coperchio del freezer provocando la fuoriuscita di una nuvoletta biancastra, prelevò dal fondo un gelato imbustato con la stecca e, facendo un lieve inchino, lo offrì alla moglie, la quale, lusingata, lo ringraziò con un largo sorriso. Subito la donna, a gesti rapidi, gli tolse la carta e lo addentò voracemente.“Io vado dalla Signora Raspogliesi per la solita partita a scopa”, farfugliò a bocca piena. “Ci vediamo fra due ore e mezza. Cerca di non ritardare, perché se usciamo dal lido dopo il tramonto restiamo imbottigliati in mezzo al traffico del rientro. E tu conosci bene il mio carattere e sai quanto m’infastidisce restare piantata sulla strada a respirare i gas di scarico.”L’anziano annuì abbassando il capo, ma già pensava alla partita di carte. Un sorriso beffardo increspò le sue sottili labbra: “Batterò quei polli godendomi la fresca brezza marina”, pensò compiaciuto. La sua vivace mente già calcolava la somma che avrebbe vinto ed avvertiva la sensazione di avere quei quattrini ben riposti nelle sue capienti tasche. Inoltre l’anziano, si voleva togliere anche una soddisfazione, un particolare che non aveva riferito alla moglie: uno di quegli uomini l’aveva offeso ed adesso si presentava l’occasione per vendicarsi. Un mese prima, infatti, un sessantenne calvo con la pancia a melone, le guance flosce ed arrossate ed un naso gonfio e rubizzo, che somigliava ad un clown del circo equestre, lo aveva beffeggiato alla presenza di tutti. Quel pomeriggio, al solito, l’anziano non aveva nulla da fare e dopo aver preso il caffè si era collocato dietro alle spalle d’alcuni bagnanti che giocavano a briscola pazza. Lui osservava attentamente il loro gioco e di tanto in tanto lanciava ai partecipanti degli astuti suggerimenti. Quel giorno, il sessantenne, arrabbiato per aver perso tre partite di fila, rivolgendosi ai propri compagni, con tono sarcastico, esclamò: “Abbiamo il sapientone! Chi non gioca è pregato di andarsi a fare una passeggiata verso il lungomare!”.L’anziano, sicuro che quella battuta sfottente non fosse indirizzata a lui, si guardò attorno e vide, quasi accostato a sé, solo un ragazzone lungo, allampanato e con delle grandi orecchie a sventola, il quale, con sguardo assorto, seguiva la partita di briscola pazza. L’ex attore, osservandolo attentamente, s’accorse che questi aveva un’espressione assente mentre un largo ed immobile sorriso gli si stampava sulla faccia leggermente allungata. L’anziano lanciò un’occhiataccia furente verso l’adiposo sessantenne, quindi si allontanò offeso da quel gruppo giurando che un giorno si sarebbe vendicato.“Barman!”, urlò spazientito. “Arriva o non arriva questo benedetto caffè freddo macchiato con il latte di mandorla!”.Il banconista smise di risciacquare dei cucchiaini e, fiaccamente, prelevò da sotto il banco un bottiglione colmo di caffè freddo, l’agitò e ne versò il contenuto su di un sottile bicchiere allungato riempiendolo ben oltre  la metà. Poi lo ripose e prese un’altra bottiglia della stessa capacità, la scosse per fare sciogliere il ghiaccio accumulato e, con lentezza, aggiunse le due dita di latte di mandorla. L’anziano tracannò la bevanda, quindi si recò nel suo casotto di cemento a prendere la sedia di legno pieghevole. Subito dopo, con la seggiola infilata sotto il braccio, s’avviò, a passo rapido e battagliero, verso ultima cabina della fila, dove l’aspettavano i suoi avversari.Ci fu un po’ di polemica per l’assegnazione dei posti. L’anziano aveva richiesto la postazione laterale esterna con le spalle rivolte al mare, ma si scontrò con il canuto settantenne, il quale da oltre vent’anni sedeva in quel posto sempre arieggiato. Si fece a pari o dispari e la dea bendata strizzò l’occhio al nostro eroe. Accontentato dalla sorte, l’ex attore partì subito alla grande! Azzeccò le prime cinque partite con un ritmo travolgente, ma più per gli sbagli degli altri che per meriti personali.  E più la fortuna lo aiutava e più lui si esaltava ed, ad ogni mano che vinceva, seguiva il suo personale commento dai toni trionfalistici. E parlava, straparlava, alternando piccole menzogne con fandonie talmente inverosimili da far cadere cantonate. L’anziano, in quel momento d’entusiasmo, si sentiva un re di denari: era allegro e ciarliero come ai vecchi tempi, quando recitava nei teatri parrocchiali.  Per oltre due ore continuò a vincere. La vittoria gli trasmetteva un continuo tremore nelle gambe: non riusciva a stare fermo nella sedia.  In quella fase, l’ex attore, diede anche sfoggio di sagace amministrazione riuscendo a gestire con parsimonia tutte quelle monete che teneva ben allineate nella sua porzione di tavolo. Egli osservava con sguardo vigile e guardingo quel piccolo tesoro che, schierato a cinque centimetri dalla sua prominente pancia, continuava a crescere. Gli avversari, invece, sembravano non dare peso alla disfatta: presi com’erano a discutere di calcio. La loro conversazione, imperniata  sulle avventure calcistiche del Catania degli anni sessanta, li distraeva da quella abitudinaria partita di briscola pazza. Gli avversari dell’anziano ricordavano perfettamente quel periodo, quando la formazione rossazzurra militava in seria A e giocava alla pari contro squadre di rango come il Milan, l’Inter o la Juventus e snocciolavano continuamente date ed episodi di quegli anni ruggenti. Improvvisamente, un fatto imprevedibile determinò una svolta agli eventi, trasformando la trionfale “passeggiata” del nostro eroe in una disonorevole fuga. Durante una partita con chiamata massima, l’anziano, trovò enormi difficoltà a spuntarla e, nonostante i suoi sforzi, non riusciva a capire chi fosse il compagno che doveva aiutarlo. Gli sembrava che tutti e quattro i giocatori fossero in combutta tra di loro ed, eludendo le sue raffinate astuzie, s’accanissero a giocargli contro. Offuscato da un sordo rancore verso quei traditori, iniziò a sudare copiosamente, mentre il suo cervello sembrava dare i numeri. Irritato perché non riusciva più a fare un ragionamento concreto, si mise a stropicciare le carte nelle mani trasformandole brevemente in dei piccoli cartocci umidicci ed unti. Nella fase risolutiva della partita, quando tutto sembrava perduto, un brizzolato cinquantenne segaligno e nero come la seppia che d’estate faceva le pulizie al lido e d’inverno il posteggiatore abusivo nei pressi della pescheria, scese a sorpresa, con le sue dita ingiallite dalla nicotina, l’asso di mazze vincente. L’anziano rimbalzò dalla seggiola lanciando un grido liberatorio  ed, in preda ad un’incontenibile euforia, iniziò con il braccio piegato nel gesto dell’ombrello ad indirizzare verso gli stupiti avversari dei volgari gesti di scherno. Quindi si rivolse all’incredulo posteggiatore e, sicuro di sé, gli disse: “Credeva di farmi soffrire? Io già da un bel pezzo avevo capito che lei era il mio compagno: sono stato in silenzio per non farmi scoprire il gioco”. Dopodiché si risedette e, gongolante, cominciò a sistemare, una sopra l’altra, le monete da cinquanta e da cento lire che copiosamente piovevano sul suo lato del tavolino. Subito dopo, concentrato, si mise a contare col dito tutti quei soldini che teneva ben incolonnati davanti a sé. All’ improvviso, mentre gioiva della sua vincita, una palla di tamburelli, colpita di sbilenco da un’inesperta signorina, ghermì la sua cotonata capigliatura trasportandola oltre la cabina. La sfera, con lo svolazzante ingombro, sorvolò un gruppo di bambini affaccendati a costruire un castello di sabbia, poi sfiorò la schiena di una formosa bionda che, attorniata da una miriade di tubetti e creme abbronzanti, si prendeva col reggipetto slacciato l’ultimo sprazzo di sole, ed, infine, si arenò lungo la riva nello stesso momento in cui sopraggiungeva un’onda gonfia e spumeggiante. Lestamente il maroso catturò la tanto vantata folta chioma rossastra dell’anziano, conducendola al largo. La capigliatura galleggiò per qualche minuto in balia dei flutti finché un secondo cavallone marino, ancor più impetuoso del primo, non l’inghiottì definitivamente. L’ex attore, non mostrando alcun imbarazzo dinanzi ai meravigliati bagnanti, si toccò la sudaticcia pelata che splendeva sotto il tenue sole di quel tardo pomeriggio di fine luglio e, con faccia tosta, esclamò: “Che vento!… Mi sono volati via tutti i capelli!”.I compagni di gioco, vedendolo per la prima volta in quello stato, con quel bitorzoluto cranio luccicante, cominciarono a torcersi ed a sbellicarsi dalle risate. “Che cosa avete da ridere in modo così osceno…?”, chiese l’anziano, infastidito da quei sguaiati sogghigni.  “Forse, sghignazzate così per evitare di piangere. D’altronde, solo degli scimuniti come voi possono ridacchiare quando perdono!”. Gli avversari smisero di sorridere ed, infastiditi da tale arroganza, lo puntarono con lo sguardo. Ma l’ex attore, sicuro di averli intimoriti, imperterrito, tirò avanti con la sua sgridata: “Allora … avete paura di proseguire…?”, fece sempre più baldanzoso. “Su, animo! Continuiamo giocare, ché devo vincervi il resto dei soldi!  Cosa aspettate ad iniziare?  Capisco: ve la fate sotto dalla fifa!  A questo punto, ci fareste più figura se vi ritiraste.” Per i quattro quelle parole furono come un’improvvisa frustata in pieno volto. Subito s’affilarono in viso quindi si guardarono tra di loro pronunciando delle frasi brevi e smozzicate “Ma lei sta parlando seriamente, oppure sta scherzando?”, domandò, con espressione accigliata, il più vecchio del gruppo che gli sedeva di fronte. “Non sono stato mai più serio di così in vita mia!”, esclamò con tono grave l’ex attore. “E’ convinto di ciò che dice?”, replicò arcigno il canuto giocatore con i sottili capelli  svolazzanti alla leggera brezza marina.  “Lei pensa davvero che possa batterci a briscola pazza?”.“Perché, fino ad ora che cosa sto facendo?”, disse altezzoso l’ex attore. “Fino a prova contraria, in questo tavolo da gioco c’è un solo vincitore: io!”.  Quindi con tono sprezzante aggiunse: “Chiedo un altro quarto d’ora di gioco! Mi basta questo breve lasso di tempo per togliervi anche le mutande che avete addosso!”.I quattro si scambiarono dei rapidi cenni d’intesa. “Benissimo! Accettiamo la sua richiesta!”, esclamò il bianco settantenne guardandolo fisso negli occhi. “Gli concediamo i quindici minuti!”. Poi, rivolgendo lo sguardo verso i suoi compagni di gioco, aggiunse: “Ora vedremo chi è lo scimunito fra tutti e cinque!”. Dopodiché avvicinò il suo smilzo volto alla pingue faccia dell’ ex attore e, con tono di sfida, gli domandò: “Ne ha coraggio?”. L’anziano fece una larga risata e, roteando il braccio, ad alta voce, esclamò: “Da vendere!”.All’istante, il canuto settantenne s’allontanò con un ghigno di ribrezzo disegnato sulle labbra: l’ex attore, involontariamente, gli aveva spruzzato in faccia degli schizzi di saliva. Subito il vecchio giocatore si pulì l’emaciato volto con un’asciugamano di spugna usurata, quindi si distese sulla poltroncina metallica, allargò le gambe, fissò negli occhi uno ad uno tutti i partecipanti alla partita ed infine, perentorio, esclamò:  “Triplichiamo  la posta!”.  L’anziano sobbalzò dalla seggiola, strabuzzò gli occhi, si mosse confusamente, gesticolò, si toccò il collo, aprì la bocca per poter meglio respirare, poi rivolse un breve sguardo verso tutto il suo capitale ben allineato,  infine stese le braccia in avanti e, con le palme delle mani rivolte verso gli avversari, balbettando, disse: “Ragioniamo! E’ necessario scannarci così…? Siamo o non siamo amici…? Mica noi giochiamo per soldi…? Non siamo qui per passare un po’ di tempo?”.I quattro neanche degnarono l’anziano di una benché minima risposta. Allora la fervida mente dell’ex attore cominciò ad elaborare una scusa plausibile per potersi allontanare dal tavolo: non poteva certo rischiare tutta la sua vincita in una competizione divenuta, ormai, altamente rischiosa. Lestamente s’ alzò dalla sedia e si guardò attorno in cerca di qualche insperato soccorso, quindi ritornò ad osservare i volti dei suoi avversari con la speranza di riscontrare qualche segno di debolezza, ma non notò alcun’incertezza: erano fermi e decisi. Dopodiché lanciò un’occhiata in direzione della battigia dove vide il bagnino ed un nugolo di ragazzini vocianti che trainavano sulla sabbia la zattera di salvataggio. Allungo ancora lo sguardo ed avvistò la prosperosa bionda che, ancheggiando sulla passerella di legno, s’apprestava a rientrare in cabina, poi, in lontananza, scorse una coppietta di giovanissimi acquattata sotto le travi di sostegno delle cabine, intenta a scambiarsi degli appassionati baci ed, ancora più in là, lungo la riva, intravide alcuni uomini concentrati nel distendere alle onde  le lenze delle canne da pesca.   Mentre l’anziano si scervellava nel cercare una strategia che gli consentisse di  effettuare  una ritirata onorevole, l’adiposo sessantenne dalla pancia a melone ed il naso rubizzo, raccolse le carte dal tavolo e  le asciugò con un tovagliolo dai disegni quadrettati tipo scozzese che egli portava   sempre con sé  per detergersi il sudore dalla faccia, poi le mischiò e rapidamente cominciò a dividerle. L’ex attore accennò un blando invito alla prudenza, nel contempo i suoi avversari avevano già dispiegato le carte sulle mani. L’anziano ebbe un debole tentennamento nel vedere le carte da gioco posate nella sua porzione di tavolo, allora proferì una mezza frase di conciliazione, ma non ebbe l’esito sperato; infine, non intravedendo nessuna scappatoia, si risedette e, con un incontrollabile tremolio nelle mani, raccolse le carte dal tavolo accettando, suo malgrado, l’ardua sfida.Sulla cabina scese un silenzio irreale. In lontananza il sole lentamente scompariva dietro la montagna, mentre un sorridente spicchio di luna faceva capolino nel cielo della Plaia.In appena sette minuti, l’anziano perse tutta la sua vincita e, dopo tre partite, si volatilizzarono anche i soldi avuti dalla moglie per giocare. Per l’ex attore il momento era terribile. Per un attimo pensò di chiedere un prestito, ma il suo onore di giocatore di briscola pazza gli proibiva un gesto cosi poco dignitoso con persone che lui reputava di rango inferiore. A quel punto, non gli restava altra scelta che ritirarsi! Però l’anziano non voleva trasformare quella sconfitta in una Caporetto, quindi doveva rapidamente cercare una soluzione che gli consentisse di alzarsi dal tavolo senza fare intendere a quei dilettanti il vero motivo del suo abbandono, cioè che non aveva in tasca neanche una lira. Stavolta, l’idea arrivò subito. L’anziano pensò di simulare un atroce mal di pancia e, da consumato attore qual’era, iniziò a contorcersi e ad emettere rumorosamente aria. I quattro, infastiditi da quei tuoni e dal conseguente fetore, lo invitarono bruscamente ad allontanarsi dal tavolo di gioco, suggerendogli di andare nei bagni ad evacuare.  L’anziano non si fece pregare e, senza indugio, si alzò dalla seggiola: “Vi è andata bene perché oggi ho mangiato pasta e ceci”, proferì altezzoso rinchiudendo la sedia con una forte pressione delle mani, “ed i legumi stanno facendo sentire il loro effetto!  Comunque, domani pomeriggio pretendo la rivincita! E state tranquilli che ci divertiremo!”. Quindi, a gambe larghe, s’allontanò, lestamente, dalla cabina. I quattro, sempre più infastiditi dalla sua boria, poggiarono le mani sulle labbra, le rinchiusero forma di pugno, poi alzarono tre  dita  e, contemporaneamente,  emisero, delle sonore e cadenzate pernacchie che accompagnarono  a ritmo di marcetta l’infamante ritirata dell’anziano.  La moglie, vedendolo arrivare con la sedia che gli pendeva attorno al braccio, pallido, trafelato, tutto sudato e con quella lucida pelata bene in mostra, subito gli corse incontro.“Cosa è  successo?”, gli chiese allibita bloccandolo in mezzo alla sabbia. “Che fine ha fatto il parrucchino nuovo?  E i soldi? Scommetto che hai perso tutti i soldi?”.  L’anziano, simulando un principio di svenimento, allargò le braccia e lasciò cadere la sedia. La moglie, poco turbata da suo malore, imperterrita, continuò l’interrogatorio: “Chi sono questi tuoi amici? In quale parte del lido hanno la cabina? Dove posso trovarli?  Non farmi arrabbiare!  Parla!”.L’ex attore, impaurito dalla sfuriata della moglie, cominciò a balbettare delle mezze frasi: “I ladri! I ladri!”.“I ladri?”, ripeté la moglie. “Che cosa c’entrano i ladri? Non sei stato a giocare a briscola pazza?”.   “Sono stati i ladri!”, continuò l’anziano, storcendo gli occhi ed accentuando il mancamento. “Avevo vinto diecimila lire e loro me le hanno rubate! La partita si era già conclusa e, soddisfatto dal buon esito, sono andato in bagno a fare la pipì.  Appena sono entrato due omaccioni, col volto travisato da una calza di nylon, mi hanno puntato un enorme revolver di tipo magnum: < O la borsa o la vita!>, hanno gridato minacciosi  e, senza darmi il tempo di reagire, si sono presi dalla tasca dei pantaloncini tutti i miei soldi.”  “Ed il parrucchino ?”, domandò la moglie sempre più arrabbiata. “Dov’è il parrucchino?”.  “Il vento!”, esclamò l’anziano accentuando la drammaticità del suo racconto con un’eccellente mimica facciale. “E’ stata una tromba d’aria a strapparmi dalla testa il parrucchino nuovo! Un violento ciclone lo ha trasportato in alto mare. Volevo tuffarmi e, con due vigorose bracciate, andarlo a riprendere, ma è sopraggiunta un’onda gigantesca  che lo  ha sommerso per sempre.” “Ma che razza di stupidaggini stai dicendo?”, bisbigliò la moglie.  “Di quale tromba d’aria parli?   Non vedi che il cielo è limpido e sereno.  Forse il ciclone te lo sei sognato stanotte! Comunque, ho capito tutto! Ormai ti conosco fin troppo bene: ti sei giocato anche il parrucchino nuovo che ti ho comprato, in occasione della festa di S. Alfio, nel laboratorio specializzato per crescita dei capelli di Trecastagni”.“Le cose non stanno così! Credimi, mogliettina mia è stata una tromba d’aria a strapparmi il parrucchino dalla testa.”La donna, guardando il marito di traverso e ben sapendo le corbellerie che raccontava, non fece caso a quelle smentite cosi fantasiose. Poi, avvertendo un fetore sempre più intenso e nauseante, lo osservò attentamente e vide il retro dei suoi  pantaloncini che da bianchi erano diventati color marrone. Subito si mise le mani nei capelli e disperata gridò: “Guarda come ti sei ridotto! Te la sei fatta addosso!”. “Sono stati i legumi”, mormorò, impacciato l’anziano. “I ceci mi hanno provocato un’improvvisa diarrea!”.“Ma quali legumi? Se noi, oggi abbiamo mangiato pasta alla norma!”.“Allora, la colpa è dello sgombro!”.Ma quale sgombro?  Se noi, per secondo abbiamo consumato le polpette al sugo avanzate dalla sera prima!”. L’anziano cominciò a balbettare e, non sapendo più quali fandonie inventarsi, si nascose la faccia con un braccio; poi, turbato nel vedersi in quello stato così ridicolo, iniziò, sommessamente, a piangere.La moglie, passatole l’accesso di collera ed intuendo che sarebbe stato inutile continuare ad infierire con quelle domande da cui avrebbe ricevuto altre panzane come risposte gli lanciò un’occhiata benevola, quindi, con un accattivante sorriso, gli  disse:  “Ho capito che a briscola pazza, oltre a non avere vinto, hai anche  perso  i soldi che  ti ho dato. Inoltre, non vuoi ammettere che hai perso anche il parrucchino! Ma non ti preoccupare, stasera le cozze di Messina noi le mangiamo lo stesso. Fatti subito una doccia nel box dell’acqua calda, mettiti le mutande di ricambio, cambiati i pantaloncini e poi rapidamente vai  a prendere la Seicento al posteggio. E sbrigati a completare tali faccende prima che faccia buio perché, dopo, dobbiamo andare ad Ognina. “A fare che ?”, domandò timidamente l’anziano.“Per comprare due chili di cozze di Messina e quattro limoni”, dichiarò allegramente la donna. “Li portiamo a casa e ci facciamo una bella pepata!”.   L’anziano, a quelle parole, sembrò rianimarsi e, smettendo di balbettare, sospettoso, domandò: “E con quali soldi facciamo questa spesa?”.“Ho vinto tremila lire a scopa!”, esclamò felice la consorte. “Stasera offro io.” “Allora, se paghi tu”, disse, con un sorriso sornione, l’anziano, “comprami anche venti ricci e cinquecento lire di mauro!”.

 

                                

Copyright ©2008 Angelo Di Bernardo” .

7 Commenti a “BRISCOLA PAZZA”

  1. emmaus2007 dice:

    Forse lasci un po’ troppo all’immaginazione… :-) :-)

  2. adb dice:

    CIAO EMMAUS. ANCORA NON ERO RIUSCITO A PUBBLICARLO, MA ADESSO CI SONO RIUSCITO. ATTENDO AL PIU’ PRESTO UN TUO COMMENTO. CIAO!

  3. andrea dice:

    Ciao adb,
    simpatica quest’avventura. Descrivi molto bene l’atmosfera di uno stabilimento balneare. Forse alcune battute nei dialoghi risultano un po’ poco fluide, ma per il resto e’ una lettura molto piacevole.
    Grazie per avercelo fatto leggere!

  4. emmaus2007 dice:

    Condivido il pensiero di Andrea. Bello, ben scritto, ma ci sono alcuni periodi troppo lunghi, che arrivi alla fine col fiato corto. Nulla di grave, comunque, facilmente rimediabili. L’importante è che ci sia la sostanza!
    Ciao!

  5. emmaus2007 dice:

    Dimenticavo. Succede pure a te che l’inserimento avvenga a caratteri minuscoli e senza gli a capo. Occorre modificare il testo col tasto “Modifica” e si può aggiustare il tutto. Dirai: che palle questo qua… :-):-)

  6. antonio dice:

    Io e mia moglie siamo felici non abbiamo nessun tabù siamo liberi,se lei vuole scopare scopa se io voglio scopare scopo ma un giorno abbiamo scopato in tre con lei, ora ogni volta che scopo mi dice porta un amico,l’altro giono ho conosciuto in trans ma con un bel cazzo lo invitato a casa mia,mia moglie mi ha detto chi è io le ho detto tutto a posto poi siamo andati in salotto la trans si spoglia mia moglie vedendo quel cazzo ha detto cazzo era abbastanza lungo e grosso la trans si avvicina a mia moglie e mia moglie le tocca il cazzo poi mi sono avvicinato pure io e cosi abbiamo cominciato a scopare mia moglie la trans lo metteva in bocca io in fica mia moglie lo prendeva tutto in bocca io le spaccavo la fica e cosi via dopo un po la trans si piazza dietro il culetto e piano piano lo ficca tutto nel culo mia moglie godeva come non mai abbiamo scopato tanto lei era felice.

  7. Giống chó Siba inu dice:

    great points altogether, you simply gained a new reader. What would you suggest about your post that you made a few days ago? Any positive?

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