Il falò

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È troppo tempo
che ho voglia di ascoltare.
Di ascoltarti parlare.
La testa sulle tue ginocchia.
Senza dover reagire.
Senza dover lottare
contro la debolezza
che, piano, mi pervade.
Senza dover cercare
una battuta salace,
che mi dimostri che sono,
o che mi mostri diversa,
da quella che ero.
Sono ormai troppe
le morti tra gli affetti.
Sono ormai troppe
per piangere ora
ad ogni nuovo evento.
Le porto come una coda,
la sera mi ci avvolgo.
A saperla acconciare sembra una stola
questa mia folta coda.
La coda dei dolori,
dei lutti, degli amori.
Ecco ora mi pavoneggio
di questa stola, fredda.
Mentre ciò che vorrei
non è che una scintilla,
in quel tuo sguardo stanco,
su cui soffiare il riso
della bimba che ho dentro
e, piano, alimentar la fiamma
con le nostre speranze,
ridotte a piccole schegge,
fino a farne un falò.
Che crepiti.
Che arda.
E quando fosse alto
vi getterei il passato
voltandomi con te
per non sentir l’odore
di unghie, di capelli,
di carni bruciate.
Ma non voglio in realtà
lo sconto sul passato.
Non voglio la mia storia
gettare in un canale.
Solo vorrei aver luce,
dai tuoi, dai mie dolori,
per fondare speranze:
mie, tue, nostre, nuove,
altrui.

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Un commento a Il falò

  1. andreaandrea dice:

    Ciao Crunch!
    Bellissima, come al solito :)

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