Erminia e le tentazioni della carne (Racconto in cinque capitoli)

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Capitolo I

Il secondo matrimonio

La festa non era appena cominciata, durava da tre giorni, ma, in fine, quella sarebbe stata l’ultima sera, non ce la faceva più. Oramai si vedeva che, tranne gli ultimi arrivati, erano tutti stanchi.
Così ebbe un momento di pausa e poté guardarsi in giro senza continuare ad annuire e rispondere, farfugliando, nel suo improbabile francese, a domande e apprezzamenti che non capiva.
La mensa faceva quasi il giro del cortile, si interrompeva solo accanto alla piccola fontana che irrigava l’orto della menta, quattro metri quadrati proprio davanti all’ingresso della casa, come un baluardo profumato agli odori della città. La fontana buttava poco, ma l’avevano disposta in modo che l’acqua facesse un rumore di ruscello, nelle cadute tra le due vaschette alte per le abluzioni del viso di uomini e donne e prima di raccogliersi nella vaschetta bassa, per i piedi, per poi disperdersi tra le alte piante di menta.
La casa era una tipica casa da clima caldo, chiusa all’esterno, come un convento, si apriva verso la sua corte interna su due piani, con un porticato per piano, su tutti e quattro i lati, ma era sovrastata da un terrazzo solo sul corpo principale, quello di fronte all’ingresso, dove abitavano i genitori di Wadi, qui da tre giorni, con le anche doloranti, Erminia era seduta a presenziare a questa sua festa di matrimonio.
Quando aveva acconsentito a fare due matrimoni, con due feste, una dai suoi a Zocca, sull’Appennino modenese e una ad Agadir, sulla costa atlantica del Marocco, dai genitori di Wadi, aveva immaginato che sarebbe stato faticoso, ma tre giorni accosciata la stavano mettendo a dura prova.
Stanotte sarebbe finita, l’indomani sarebbero partiti tutti gli invitati, probabilmente i saluti si sarebbero effettuati in piedi, avrebbe voluto chiederlo a Wadi, ma un dubbio, un piccolo dubbio di avere torto, le consigliava di restare nell’incertezza, alimentando così la speranza.
Wadi bello e dolce come il sole d’estate tra i rami di un fico, si volgeva a tutti con attenzione, sorridendo con il cuore a parenti che quasi non conosceva, aprendo la chiostra dei suoi denti, perfetti e splendenti alla luce delle lampade a gas, distribuite lungo la mensa apparecchiata sul lastricato del cortile coperto di tappeti.
Con Wadi non aveva potuto che scambiare poche parole da quando erano arrivati, la macchina della festa era già partita e gli sposi era d’uso che non si ritirassero da soli neppure per dormire, in quei tre giorni.
Averlo così vicino, eppure così lontano da una vera intimità era un supplizio.
Chissà? A casa, in Italia, non passava giorno che non facessero l’amore almeno ogni sera, appena si vedevano, poi spesso più tardi, qui da tre giorni non era stato possibile, si immaginò che avesse i testicoli gonfi e si accorse che solo pensandoci si era bagnata. Quale alchimia di sensi si scatenava tra loro? Chissà che potenza di energia orgonica si sarebbe potuto ricavare dai loro amplessi, si ritrovò a sorridere tra sé e accorgendosene cominciò a ridere, si ricordò che Wadi gli aveva raccomandato un contegno riservato, ma cominciò a tremargli la pancia per lo sforzo di soffocare il riso. Wadi colse il suo sguardo d’aiuto e le andò vicino aiutandola ad alzarsi, poi l’accompagnò in un bagno del piano superiore ed entrò con lei.
Finalmente soli, furono a lungo sciolti nelle braccia l’uno dell’altra, sordi e muti.
Un bussare leggero e una voce di bambino li riportarono al qui e ora, solo allora si baciarono.
- Coraggio amore è quasi finita, domani saremo in albergo sull’Atlante, al fresco delle cime, da soli.
Uscirono e fecero due passi intorno alla casa, Erminia sentiva le anche dolenti e credeva che i legamenti ormai fossero compromessi, sentiva di ancheggiare più del solito, le sembrava di essere più alta, possibile che tre giorni seduta facessero questo effetto?
- Amore mio, non hai visto che di fianco a mio padre c’erano due amici suoi che si sono passati un narghilè per tutta la serata? Non era fumo di tabacco quello che tirava dalla tua parte nella brezza della sera. – Ridendo dolcemente la rassicurò Wadi, – Non è successo niente stai tranquilla, le tue percezioni sono solo un poco diverse dal solito, ma ci sono io con te.
Come era facile sentirsi a posto, al suo fianco, dovunque.

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2 Commenti a Erminia e le tentazioni della carne (Racconto in cinque capitoli)

  1. caterina dice:

    rende perfettamente l’dea di un matrimonio misto, in un Paese caldo.
    e si sente l’amore che ripaga di oni fatica e differenza culturale.
    aspetto il seguito :)

  2. andreaandrea dice:

    “bello e dolce come il sole d’estate tra i rami di un fico” e’ una piccola perla che mi ricordero’ a lungo…

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