Dal tappeto di gomma della cucina sorge il trillo,
sottile, come di un grillo impazzito.
Ed io, seduta, ascolto.
A scandire il mio tempo, le gocce, sonore,
evadono dal rubinetto cercandosi l’un l’altra
e trovatesi, si baciano forte.
Ed io, seduta, ascolto.
Le voci attraverso i muri,così sottili,
mi giungono nitide e vuote,
come immagini allo specchio.
Ed io, seduta, ascolto.
Dal fondo del vuoto,
siderale, del mio dentro,
vortici di buio e turbini di niente si scontrano
e mugghianti silenzi si levano dalle loro sofferenze.
Io, seduta, ascolto, questa luce fredda, economica.
Girati!
Ascolta! è nella tua stessa cucina,
o c’è stato, un grillo impazzito,
lo senti? è dietro al frigo
o sotto il lavello?
forse è prigioniero nel tubo del gas,
forse è il gas che cerca la strada.
A volte è il borborigmo di un terremoto,
a volte tace colmando di silenzio
le immagini di una poetessa,
di tutta una vita ben spesa,
di tutta una vita che sembra all’incanto.
Grazie di ogni parola detta,
di ogni rima interrotta,
di ogni emozione sbocciata.
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Mi piace l’immobilità della prima parte che si contrappone al dinamismo della seconda… Io la leggo così e mi sembra che nel finale restituisca un po’ di serenità a quel silenzio che sembrava sofferente.
Un saluto Pieira
Che bella!
C’ero anch’io in quella cucina, ci sono stata un momento, il tempo di arrivare alla fine e rileggerla.