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Ditirambo D’una Notte D’ Estate II

Pubblicato da Domenico De Ferraro il 26 giugno 2011

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DITIRAMBO D’UNA NOTTE D’ESTATE II

Salve, serena estate, che di forme e di suoni il cuor s’appaga;
O primavera della vita, salve.
Estetica estate presente in ogni cosa muta nel caldo meriggio
portando seco sussurri e suoni di lontane terre ,
voci diverse tra confusi idiomi che invadono all’unisono la mente .
Melodia discorde , accordata a mille strumenti
musicali che accompagnano il proprio viaggio attraverso
i fogli di un taccuino macchiato d’inchiostro .
Mentre l’Infingarda ,gagliarda rima esala l’ ultima strofa
dal pentagramma ,lo stornello, la tarantella, il contrabbasso ,
la chitarra ,il volino elettrico abbandonano l’orchestra suonando.
L’ ode lunga , breve puerile stornello , fatto di note allegre
che tardano a morire , tremule nell’umile canto.
Per l’aere puro , l’ eco dell’ aria mediterranea risuona
ricordo di un duro inverno , momenti eterei ,
mostro poetico che divora la sua metrica.
Isterica estate , al sole ti stendi ignuda tra le dune di sabbia ,
tra l’onde rabbiose , schiumose , schiaffeggiando
i scogli assolati ove bagnanti appisolati ammirano l’orizzonte.
Disteso su un lettino solo e stanco il giovane
in riva al mare insegue la voluttà ,il piacere di una immagine,
sconvolto ,osserva estasiato i corpi abbozzanti
d’ alcune donne distese al sole.
Ascoltando il rap , il blues , il jazz suonato per strada
ed altre questione illogiche del caso claudicante
derivazione di desinenza dialogiche , d’origine volgare,
sermone semitico per essere ascoltato un po’ da tutti , insieme
ad un gruppo di operai in lotta con tante rate da pagare ancora.
Ma tu ardevi e non cessavi di sorridere , ti bagnavi ignara nell’acqua
felice andavi a largo nuotavi , cheta, nera
rimuginando chi sa , quale vendetta , idee ribelli
frutto di sacrifici e quant’altro si voglia scoprire dietro il comune giudizio .
Fermo al semaforo con un libro in mente , assillato da cronache ordinarie ,
storie di sopraffazione di crimini commessi , varie estrapolazione organolettiche
d’una grammatica sequenza di frasi scurrili pronte per essere buttate
nel forno ,dolce fragranza la pizza fu subito cotta una volta giunto a casa.
T’alzasti immemore, incurante del conto e del torto di quel male antico portato
sul dorso per calli e viottoli nel profumo del mosto, mentre il mostro tramava dietro la vigna.
Grandi eri lussuria , umbra brace circense , scoppiettante in
mugolio di piacere , nascondevi le tue parti intime dea del focolare.
L ‘ora giungeva gemendo, bianca bramando orge e genuflessioni
voltavi pagina approfondendo altre tematiche civili e sessuali.
Menando a quel paese l’autore di questo strambo ditirambo senza senso.
La mente s’elevava verso altri lidi ed altre filosofie perseguibili ,
identiche nella logica dello scrivere e del leggere
dell’ essere padrone o servo , signore o stressato autore ,
malvagio maestro in bilico su d’un filo teso tra due steli.
E sulla sabbia disegnavi calligrammi , immagini bislacche ,
piegavi in quattro fogli di carta per farne barchette
per navigare infine sul grande mare mediterraneo.
Meditando il nome tuo l’aspetto di te padre dolente ,
semitica esistenza , delirante ricordo riflesso d’un subconscio
osservato da dietro questa esistenza.
Regole orgiastiche , punk dalla cresta colorata , depresso per fine dentro al cesso.
Espressione letteraria frutto del sottoborgo urbano , rapito
da una banda di criminali figli dell’ accidia e della scopereccia
cinciallegra amica d’una battona orba e zoppa.
Ed il vento porta via l’odore dei pini , donando melodie nuove
per una altra vacanza senza scampo , accompagnato dalla
chitarra d’un hippy ippocampo ippocratico cantore dell’abisso
pesci e meduse, ossi di seppia trovati in riva al mare.
Ragionando duole l’animo ed il ricordo tenero dei giorni addietro
oltre quello squallido muro di convenzioni ,fiume ideologico di correnti politiche.
Demenziali lacrime scivolate sul pallido viso , verso un buco profondo
fino al centro della terra li tirar in su demoni e dannati
andare e orfico urlare , riportare
indietro te amore per placare in me , questo dolore.
Tu perduta beltà seduta sotto l’ombrellone
circondata d’ ombre amene , erettile e circonflesse
presagi oscuri dal vacuo nome
d’ermione dea della torrida estate romana.
Ardente estate che brucia l’esistenza d’ognuno.
Simulacri borghesi, cravatte e altri indumenti
Pose, aspetti cruciali , circuite emozioni matrimoniali.
Lunghe spiagge affollate ove ella si bagna nell’acqua chiara,
il corpo provato dal lungo sterile inverno .
Fisiche congiunzioni , breve pennichelle
fatte nel romantico meriggio ascoltando
un concerto di cicale e di grilli canterini.
Ma poco s’accorda all’animo tutto ciò ruota
ricurvo sotto il peso degli anni , sballati solfeggi
rime e ritmi , villanelle e ritornelli
digrignando il muso l’aspetto offeso nel sole di giugno
funge la speme, muore la semenza itala.
Ella venne dopo l’eletta.
Ella venne dopo il dolore dell’inverno dopo i cupi etici pensieri.
Ella partiva , andava lontano ,salutava sua figlia
un misero mondo colorato congiunto al falso e al vero .
L’onda ritornava a riva schiumosa ,saltando , ritornava
con mille novità chiacchierando con i gamberi bagnanti .
Relitti pensieri lasciati andare alla deriva verso
il breve sogno di questa nuova estate.
Giorni diversi , verso altre imprese , riscoprendo
il gusto di narrare novelle nella fresca sera
sotto le stelle , strabuzzare gli occhi lasciarsi andare , ascoltare
le voci del mare e della terra del cielo , ascoltare il canto degli eroi degli dei ,
partiti per le vacanza come il resto del genere umano
pagando il parcheggio, la discesa al lido, l’affitto dell’ ombrellone
mangiando sulla spiaggia , angurie e panini
senza mai togliere lo sguardo sui pargoli che corrono
sul bagnasciuga , giocando con palettine e secchielli.
Laudata sii dolce estate.
Laudata sia il canto dei tuoi figli ,il mare , i monti, la natura intera.
Laudata sia questa forza , questo amore terreno.
Laudata sia la fonte di questo bene profondo ,
in questo intenso mio piccolo sogno , d’ una notte d’estate.

Un commento a “Ditirambo D’una Notte D’ Estate II”

  1. andrea dice:

    Ciao Domenico, leggerti è sempre un piacere.
    Interessante questa tua.
    Se posso permettermi un poccolo appunto, lo stile risulta un po’ forzato, poco naturale, come se stessi scrivendo con parole a cui non sei abituato (e voglio ben sperare chet u non parli così tutti i giorni ;) )
    Grazie per avercela fatta leggere,

    Andrea.

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