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HALLOWEEN DREAM

Pubblicato da Domenico De Ferraro il 4 novembre 2017

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HALLOWEEN DREAM

Tutto va’ , come deve andare, jack lanterna si finge malato , gemendo , sotto mentite spoglie, ulula sull’altura della città , dove tutto è incominciato , passo dopo passo nella solitudine degli ultimi, nella parabola che cattura l’ onde radiotelevisive , in un mare d’emozioni , di giorni tetri , seduto davanti a questo domani , pendulo dalle labbra rosea, seducenti di una sorte che calza tacchi a spillo, che arrossisce per nulla , che ama ed odia , ed oltre va, dopo questo giorno , trasformato in rospo canterino. Tutto, scivola nel buio , nell’ipocrisia del peccato, incollato alla speranza , nella voce cerula di un chierico, nel galoppo di un cavallo alato che solca il cielo , che va ed oltre conduce questa vita , per lande deserte , per valli ed altre terre senza nome.
Questo è il mio peccato, inchiodato ad una croce, senza alcuna possibilità di poter scendere , provare a salvarmi, provare a fuggire .
Fermati ,blasfemo.
Chi sei ?
Sono te stesso .
Perbacco, non credevo di avere una zucca gemella.
Sono la tua coscienza .
Bella questa , la mia cattiva coscienza vorrai dire.
No, la tua parte migliore.
A me sembri la parte peggiore ,quello che mi rompe i coglioni tutto il giorno.
Ti sbagli io sono l’amore, nascosto in te.
Non dirmi ,sono innamorato , non lo sapevo.
Sei morto amico.
Quando, come è successo ?
Poche ore fa.
Dio mio, adesso dove mi portano, al camposanto.
Non te lo so dire.
Fammi sapere ,non abbandonarmi ti prego.
Non piangere.
Non piango, mi sento tanto solo .
Prova a sorridere al male che t’insidia.
La mia vena sanguina, il mio cuore non batte.
Non disperare la vita è una porta , dove s’entra ed esce .
La stanza è ampia , una finestra sulla città, un cielo illuminato da tante luci , gente che vola via , verso casa , verso il paradiso, altri verso l’inferno. Strade minuscole , occhi solinghi , lingue di gatto, appese ai fili del bucato , ali di pipistrello, svolazzanti nell’aria tetra . S’ode la voce di uomini e donne , s’ode tanta malinconia, un chiodo entra nel cranio dell’uomo seduto davanti ad un distributore di benzina , un chiodo fisso, un tarlo che gli rode il cervello , gli rode l’anima, una invidia simile alla marmellata, dolce, giallognola come il viso afflitto, di una donna cannone che le spara grosse , mentre mostra i suoi seni , il suo sedere grande come il mondo.
Io sono morto e non so perché sono morto.
Già mi dispiace poteva andare meglio.
Dici , ma cosa ho combinato di buono in tanti anni ?
Non raccontarmi la tua vita ,sono avvilito anch’io.
Domatore di pulci .
Ehi tu , dammi una mano a catturare queste pulci.
Vuoi che ti dia una mano, ma sono morto.
Amico , non scherzare io lo sono già da vent’anni .
Mi fa tanto piacere . Mi chiamo Carmine.
Io Leone, sono un domatore di pulci .
Bel mestiere.
Si Guadagna?
Beh lo faccio per passione, sono un amico sincero delle pulci.
Non dirmi anch’io, la mia coscienza, poco fa mi tormentava , causa la mia bontà .
Qui sei al sicuro .
Dove mi trovo ?
Non lo sai è un stanza segreta che da in un altra dimensione.
Perbacco , arcicicciolina cipollina , sono salvo.
No sei morto ,da qui puoi trasformarti in ciò che vuoi basta passare attraverso questa stanza.
Posso divenire ciò che voglio ?
Si credo pure in una pulce o un domatore come me.
Fantastico , adesso mi preparo, io ho sempre sognato di volare.
Prova, vai avanti e non aver paura d’incontrare te stesso.
Attraversa la stanza, un cunicolo profondo, oscuro quasi infinito che non ha sbocchi, che continua interrottamente verso qualcosa d’indefinito, verso altre dimensioni, verso un mondo di sogni , di viaggi fantastici , di corse sui prati verdi della nostra infanzia. L’attraversa con calma e pian piano si tramuta in ciò che desidera, in un uccello dalle ali colorate , grandi, lunghe, con penne dorate un becco appuntito.
Sono diventato un volatile .
Amico c’è lai fatta .
Ti piace come sto ?
Sei un aquila reale , eccezionale stai attento con quei artigli.
Vuoi venire domatore di pulci ?
Dove ?
Dove, ci porta il vento dove le mie ali ci condurranno.
No, credo che rimango qui con le mie pulci .
Dai sarà un viaggio fantastico .
No , ti ripeto debbo preparare un nuovo spettacolo.
Va bene, io vado addio .
Addio , aquilotto.
Il viaggio che scegliamo ci porta dove il nostro cuore vuole , dove il nostro essere desidera ,come tanti siamo cani sciolti , piccoli bastardi che gironzolano per strada senza guinzaglio , senza padrone , andiamo, vagabondi, abbaiamo alla luna , voliamo alto là nel cielo pieno di luci, sopra un presepe , sopra un monumento e non sappiamo quando tutto finirà , quando il viaggio avrà termine quando troveremo quello che cerchiamo, ed è duro vivere dietro le vesti della morte che si fa beffa di noi , ci dice venite e noi andiamo , docili con camici sporchi di sangue con calzoni rotti , con tanti perché, ancora da risolvere. E il viaggio è leggero, lungi per lidi fantastici , per mondi sovrumani ci dilettiamo a divenire tetre maschere , che fanno spaventare i bimbi che dormono dentro i loro lettini. La morte benedetta , dolce ballatetta che ci tramuta in ciò che vuole . Il viaggio è questo amore, senza coglioni , senza un amico sincero al fianco. Per case , spelonche, dentro gli incubi, dentro il tuo fantasticare che ti fa scivolare ramingo per rigagnoli insieme all’acqua sporca.
Signora Antonietta affacciatevi .
Che c’è signora Maria ?
Tenete nu poco prezzemolo ?
Lo comprato fresco , stamani , aspettate.
Gennarì , porta il prezzemolo alla signora di rimpetto.
Mannaggia , sempre io devo andare. Ma perché tonino non può andarci ?
Gennarì, vuoi che chiami tuo padre ?
Va bene .
Dal mazzo di prezzemolo , strada facendo , sbuca fuori un piccolo gnomo , di nome prezzemolino incomincia a cantare ò sole mio. Gennarino rimane meravigliato, grida aiuto , poi trova il coraggio di catturare quel piccolo gnomo canterino. Mentre Gennarino tiene stretto tra le mani lo gnomo canterino, l’ aquila appare, all’improvviso attraverso le nuvole, scende in picchiata , affamata gli piomba addosso ed afferra, con il suo artigli lo gnomo . Gennarino, rimane stupefatto, bestemmia, vorrebbe spennare quella maledetta aquila , che ritorna a volare lontano, tanto lontano che ad occhio nudo non si può scorgere la fine . Il nostro tramutarci in diverse forme, in persone , cose in spettri , che fanno paura in uno scherzetto poi in un dolcetto, che fa tanto ridere , tanto ridere che perfino lo gnomo prezzemolino salvo per miracolo si è dato alla macchia, dopo aver lottato fino alla fine contro l’aquila , contro un destino crudele , contro un volere che reclude i propri sogni, dentro una gabbia insieme ad un uccello spennacchiato.
Lasciami andare .
No , sei un bocconcino cosi buono.
Ti canto una canzoncina .
Vuoi prendermi per il collo?
No , voglio che tu diventi buona .
Io non sono buona , sono un aquila un tempo era un uomo assai malato .
Io ero un venditore di collant, vedevo calzini , vendevo cosmetici ed avevo tante donne.
Non ci credo, adesso sei cosi minuscolo.
Piccolo , microscopico , pensare che ero un superdotato.
Dai mi prendi in giro.
Ti giuro è la verità .
No racconta .
Cosa vuoi che ti racconti ?
Quante donne hai posseduto ?
Tante , cosi tante che ero diventato ricco a vendere collant e rossetti .
Mi prendi in giro ?
Io ero un morto di fame e mi sono ammalato , poi sono morto . Ora eccomi qua , sono un aquila .
Io uno gnomo .
Potremmo volare insieme, esibirci in qualche circo.
Lo gnomo e L’aquila .
Commedia in due atti .
Un dramma d’amore .
Tu fai giulietta, io romeo.
Un aquila sono , non una damigella.
Io uno gnomo , non un attore .
Forse e meglio che ci separiamo, ognuno per la sua strada.
Sono d’accordo .
Addio , grande gnomo .
Addio , grande Aquila.
Gennarino piange, nessuno lo crede, di quello che racconta , dello gnomo, dell’aquila, di cosa gli e capitato si sveglia nel cuore della notte , s’affaccia alla finestra, si domanda dove sarà mai quel piccolo gnomo di nome prezzemolino. Sogna di correre con lui , di cantare nei grandi teatri della città , canzoni meravigliose, canzoni d’amore fuori le porte di casa delle vicine a chiedere dolcetti , poi fare qualche bel scherzetto al vecchio John che dorme sempre con la bocca aperta. La città è un immenso camposanto, dove ad ogni civico c’è una lapida che ricorda qualcuno , ricorda le sue gesta, la sua misera vita , le strade conducono a tanti fossi , dove diversi fessi continuano a scavare una grande fossa con su tanti fiori , per quel loro amore mai risorto.

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