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La Birichina Macchina Canterina

Pubblicato da Domenico De Ferraro il 9 ottobre 2018

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La Birichina Macchina Canterina

La birichina macchina canterina era assai carina la prima volta che la vide fu amore a prima vista esultai il mio cuore batte forte per lei rossa macchinina dal musetto azzurro dalla bizzarra tappezzeria fatto a quadri rossi e blu . Una macchina piccola con due grandi fari , occhioni dolci , vivaci ,capace di andare oltre ogni immaginazione. La macchina aveva un nome Caterina sapeva correre a più non posso e qualche volta anche volare una macchina sempre sorridente pulita che dava tante soddisfazioni. Lesta scattante una macchina dal motore rombante turbo esplosivo. Dal tubo di scappamento uscivano nuvolette di fumo ,profumate che sparse nell’aria la rendevano fresca et bella. Un aria meno inquinata.

La piccola macchinina era furba assai bellina veloce con la marcia automatica e quando percorreva le strade della città strombazzava salutava tutte le macchine conoscenti di ogni luogo . Caterina Correva libera per la strada infinite ed oltre andava per vie sicure ed insicure ingranando la marcia ti conduceva fino all’altra parte del mondo ed era capace di giungere fino in immaginabili luoghi . Una macchina e come l’anima di un migrante capace di grande coraggio piena d’amori folli che conducono verso metà remote sopra monti lontani, verdi monti della bella infanzia. Passione che desta in ogni uomo la capacita di credere d’essere capaci di volare di percorrere immaginari mondi , d’immergerci nella meraviglia del creato nella vita si schiude al battito di un ciglio. Ed il tergicristallo saluta la gente i vari pedoni indisciplinati. Di corsa attraversano la strada senza percorrere le strisce pedonali la pioggia bagna la poderosa carrozzeria dipinta di tanti colori di quei colori che fanno la gioia di ogni proprietario.

Sono una macchina capace di amare di rimanere a lungo in sosta in silenzio. Sognai mondi lontani spazi immensi dove lo spirito della natura plasma la storia s’impegna nel moto delle idee nel muoversi liberi per giorni che possono condurci verso uno strano delirio in una frenesia del viaggio che cangia il vivere .

Caterina cosa fai li da sola? figlia dell’avventura figlia della modernità vieni qui ingrana la retromarcia andremo insieme a fare la spesa. Compreremo tante cose belle , compreremo quell’affetto che ci manca. Quella fede nel futuro che avrei voluto donare al mondo intero. Bellezza avrei voluto portare con me con baldanza e sicumera sposare una nuova ragione rendere felici il poverello, il povero barbiere pieno di debiti e corna causa la fedifraga moglie.

Starei qui con te per sempre unite nell’atto di una creazione , una simbiosi uomo macchina un tutt’uno un solo corpo.
Si cambia nel viaggia si gioisce nel crescere. Apro le porte sali andiamo viaggeremo contro il male contro il delirio nelle rime giulive nel vano ricercare la possibile utopia la casta morale che rende l’uomo succube della macchina . Noi piccole macchine impauriti dalla grande macchina . Despota governa l’universo. Macchina madre da dove siamo nate tutte ed il nostro motore batte con lei all’unisono, risuona e ruggisce nel sogno dell’eternità nella bellezza del divenire .

Caterina era piccina, assai carina capace di grande corse. Ogni tanto aveva bisogno di essere lavata cambiato l’olio un aggiustatina una pulitina ai fari. Una macchina cosi , era raro trovarla e il suo padrone lo sapeva bene la teneva spesso rinchiusa in un garage . Ci aveva fatto istallare sofisticati allarmi antifurto . Sorvegliata a vista d’occhi nel garage da belligeranti guardie due grosso molossi che sapevano parlare francese ma in realtà era due mastini napoletani emigranti in Francia precisamente Bordeaux da piccoli . Non perdevano mai di vista la Caterina che aveva un bellissimo e portentosi impianto audio all’interno. Una bella musicherà fuori usciva quando l’accendevi lei spargeva le mille note musicali. Deliziose sincere correvano con lei . Sapeva Condurre il suo padrone verso mondi leggendari in un manto di note lo facevano immergere in melodie suadenti.

La mia vita e legata ai tanti proprietari che ho avuto , il mio andare il mio viaggiare per leggendari luoghi , sono giunta dove ogni guidatore vorrebbe giungere oltrepassando il senso la misura . Giungendo nel cuore della bellezza nell’ebbrezza della vita. , scoppiettante percorrere sentieri stradini mulattieri scalando ripidi strade sono giunta lassù sulla vetta devo. Monti ed ho intravisto l’amore. La sorte dell’umanità lo scorrere del tempo che plasma le forme del pensiero . Ed il mio dire il rombare del mio motore ha fatto innamorare viaggiatori e santi raminghi che per ideologie perduti in assiomi linguistici sono evasi dal grigiore della quotidianità.

La mia vita e una lunga avventura che mi ha condotto a capire me stessa a stare attenta . Quanti giorni sono stata sola con me stessa con l’autoradio accesso ho ascoltato una musica tenera ho sognato di vivere una vita vera . E correndo con a bordo piccole famiglie impiegati occhialuti sempre di corsa a lavoro. Mi sono resa partecipe della loro felicità . Non li ho mai lasciati a piedi . Sono stata una fedele amica una madre amorevole una macchina dal grande cuore composta potente con cento cavalli , stalloni di razza pronti a correre all’accensione.

La piccola Caterina era propria carina una macchinina cosi era difficile trovarla una macchina che ti capisca nei momenti di bisogno che Sto arrivando! Essere amorevole una vera amica. Caterina pronta a correre al palio dell’auto da corsa dove hanno messo in premio tre prosciutti di Parma un cesto di frutta candita. Caterina una filosofia di vivere un punto esistenziale lucida follia. Figlia dell’epoca moderna. Una macchina figlia di una carretta trainata da un somaro cugina di un triciclo spinto dal vento .

Una macchina un amore senza fine che trascende l’essere trascende la ragione e ogni metafisica la forma dell’esperienza capace di giungere fino a San Pietroburgo la nella fredda Russia . Ed il suo impianto di riscaldamento ti riscalda ti rende men duro il viaggio intrapreso ed il freddo che ti entra nelle ossa.

Ho viaggiato con tanti uomini e donne una volta ho portato fin giù in africa una intera famiglia più un piccolo elefante legato sul mio portapacchi . Quel manigoldo m’imbratto per diverse volte defecando la capotte. E dovetti fermare diverse volte per permettergli di sgranchirsi le zampe. Il viaggio e come un sogno ti conduce attraverso dimensioni in leggende e leggende attraverso l’animo del mondo attraverso se stessi oltre forse ogni comprensione. E la conoscenza rende il viaggio una filosofia per comprendere ogni cosa circostante. Fino a farne parte fino a diventare le cose viste l’immagine di case e cose , tramonti ed albe che si susseguono nello scorrere nel correre nell’andare per miti luoghi ove l’animo esulta nella sorte. E ingranando le marce veloce come il vento lasciare tutto alle spalle. Lasciare il male le sconfitte lasciare ciò che siamo stati in un angolo oscuro della storia senza nome e senza un perché.

Ed il viaggio ci cambia ci rende migliori capaci sorridere alla mala sorte che a volte ci perseguita. Caterina la macchinina dalle molte vite bella elegante con un sistema elettronico integrato , con una carrozzeria da fare invidia ad una Ferrari ad una Ford ad una mercede ad una Maserati. Una macchina una amica del cuore che quando hai voglia di infrangere le regole quando ti senti solo sai di poter contare su di lei. Cosi scendi allegramente con le chiavi in tasca la metti in moto e parti per nuove avventure per mondi incantati ed in canti lungimiranti meravigliosi circondato dalla bellezza del creato corri verso il tuo amore verso ciò che desideri essere.

Mi hanno comprata dopo aver fatto un finanziamento a rate. Lunghe rate cambiali bianche sottoscritte con la firma del proprietario che si impegnato ad acquistarmi ad amarmi per il resto dei nostri giorni. mi hai lavata Im profumata forse ero la macchina del suo cuore solitario, Ed io Credo di averlo reso felice cambiato il suo vivere fatto si che crescesse nella velocità nell’attraversare la sorte avversa . Abbiamo discuso insieme di come potrebbe essere il mondo come ogni cosa avrebbe potuto cambiare nell’andare ci siamo fermati in vari bar abbiamo bevuti io benzina lui birra . Come vecchi amici, fatti per stare insieme fatti per essere una sola cosa corpo e spirito abbiamo attraversato dimensioni e assaporato la felicita la gioia in ogni angolo del mondo. E quella volta che siamo stati a casa di tua madre e l’abbiamo portato con noi a fare un pic nic . Riempisti il portabagagli di mille leccornie pizze con le scarole pizze al pomodoro fiaschi di vino . Pastiere e tortelli . L’odore di tante leccornie nel passare per luoghi desolanti destò nell’animo dei più disperati una ragione di vivere diversa. Un ribellarsi alla sventura e nell’infrangere le regole che spesso mal governano l’esistenza abbiamo assistito a mirabili cose a cambiamenti impensabili.

Bello e stato vivere con te correre andare e maledetto fu quel giorno in cui andammo a sbattere contro un altra macchina ed un energumeno alto due metri con tanti muscoli e poco cervello voleva avere ad ogni costo ragione scese dalla sua macchina una berlina color grigio topo e voleva avere ad ogni costo ragione ti afferro per la cravatta ti sollevo da terra ed io ebbi paura quasi stavo per ingranare la marcia e buttarlo sotto. Poi venne un vigile baffuto con un capello sporco di salsa e disse di conosceva il codice stradale a memoria ritenne che l’incidente era colpa di entrambi nell’oscillare delle cause del tamponamento verso noi che avevamo diritto alla precedenza. Tu quel giorno cambiasti viso divenisti paonazzo. La botta davanti al mio muso si vedeva. Era una bella ammaccatura quasi avrei voluto piangere olio . Avrei voluto gridare la mia disperazione ma sapevo era tutto inutile. Ci vollero quasi un mese per essere rimessa a posto . Ed il carrozziere fece un buon lavoro tolse la parte danneggiata mi ridipinse mi cambio cuscinetti valvole vite. Mi lucido mi lavo mi dipinse di nuovo i fari d’azzurro.

Una macchina può essere una ragione di vita un modo per cambiare per comprendere di quale sostanza e fatta la vita ed nostri sogni. Una macchina un anima migrante grande più grande di un palazzo più grande di una casa bella scattante figlia dell’intelligenza figlia dell’esperienza . Costruita ideata dentro una fabbrica madre di ogni tecnologia. Pezzo dopo pezzo passando per una lunga catena di montaggio , dipinta a mano con cura da tanti piccoli indiani sioux da tanti piccoli folletti saltellanti spiritosi fino all’inverosimile . Pezzo dopo pezzo assemblata dipinta curata provata ecco la macchina dei tuoi sogni . Ecco l’altra parte di te quel pezzo che ti unisce alla modernità alla divinità. Non sei più un uomo un qualsiasi individuo alla guida di quelle poderoso macchine un mezzo capace di volare di attraverso il tempo e lo spazio .

Sei un dio a pari di quel dio che ci ha creati e resi partecipi della creazione. Autista ed auto figlio e padre creatore e creatura. Una macchina un lungo sogno un luogo dove poter fare l’amore quando ti pare con la tua morosa. Una macchina un alcova dai sedili reclinabili vellutati morbidi cuscini dove puoi abbracciare l’amata dove puoi vivere una vita aldilà del bene e delle male. Una macchina come la piccola Caterina una seicento ultimo tipo sfornata da mamma Fiat un bel giorno del 2010 bella cosi bella che Giovanni il proprietario s’indebito fino al collo per averla e dovette lavorare a lungo e fare tanti sacrifici per arrivare a saldare il debito.

Ma cosa importa Caterina era una deliziosa macchinina che sapeva volare ed andare contro vento sapeva dribblare sgommare come c’erano in pochi e mai avrei fatto una brutta figura con lei . Sempre gentile sempre consenziente Caterina aveva un alito profumato aveva un motore scoppiettante una autoradio un cuore una storia che non conosce simile e con lei sono giunto in luoghi meravigliosi ed ho avuto modo di conoscere paesi e persone stupende. La Caterina ingranando la marcia corre a cento all’ora sull’autostrada del sole verso un nuovo sogno nel canto che ci accompagna eccoci giunti dove abbiamo sempre desiderati essere. Nel bene nel male acquistando litri di gas cambiando pastiglie per i freni siamo diventati tanto amici che mi dispiacque assai portarla allo scasso carrozze poiché dopo quel terribile incidente incomincio a perdere colpi e non voleva sapere a volte di partire la mattina ed io dovevo andare a lavoro e la Caterina non partiva m’incavolavo una volta gli diede un calcio sul paraurti e mi sembro che mi dicesse parche lo hai fatto ti ho sempre amato ora mi tratti in questo modo.

Dopo cinque anni dissi addio alla mia Caterina, seicento di ultima generazione causa incomprensioni e guasti inguaribili. E mi dispiacque assai doverla rottamare dopo tanto amore la salutai per sempre la diede come auto usata in cambio di un fuoristrada con tettuccio apribile tappezzata in pelle con sette marce ed un motore diesel di 1600 cavalli. Ed ancora oggi la ripenso con affetto quella piccola macchinina dai fari azzurri dall’autoradio melodioso una macchina un amore che mai ha fine mai muore nei nostri ricordi nel dolce andare lungo strade per altri sogni in altre avventure sempre di corsa a cento all’ora nel cuore del tempo che fummo nell’amore intravisto nel bel canto di giorni ruggenti.

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