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POEMETTO NATALIZIO

Pubblicato da Domenico De Ferraro il 17 dicembre 2018

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POEMETTO NATALIZIO

Il vecchio Natale è ritornato , stamane, all’improvviso in casa mia con tutti i suoi affanni . Dopo averlo visto trascinarsi per strade desolate , soffocate dal fumo delle ciminiere. Lo intravisto sui volti della gente per-bene, di corsa solo, al mercato a comprare baccalà di seconda scelta. Lo visto vecchio, con una lunga barba bianca discutere della sua pensione, con sguardo sornione cercare tra le anime morte la sua amata . Dopo molti anni , lo veduto vinto ed afflitto in volto . Legato ad una sorte in un legame grammati-cale che spinge a credere , oltre ogni domani, alla parola di un dio antico quando il mondo.

Ed il vivere , spinge a perseguire per metri ed odi leggiadre che prendono vita dai nostri sogni. E la fe-de spezza il ferro , mostra Il timore di un dio che esu-le per strade illuminate, mi conduce lontano nell’os-sessione di una preghiera che esplode in me , nell’inganno , con le sue afflizioni. Passando , vedo, dormire raggomitolati in un caldo abbraccio con la morte, vecchi clochard , gente perduta che strada facendo ha perso il proprio bene . Dormono sopra , sporchi cartoni al freddo in un angolo della vecchia stazione, dalle grandi mani, dai grandi piedi. E nel caos delle voci , nel partire nel ritornare ad una meta prefissa, ognuno infonde coraggio all’altro, nella favo-la bella che percorre il destino di ogni uomo per giungere alla fine del suo tragitto.

E in quei momenti comprendi il male che ti lega alla comune morale. Dolce come la marmellata, fredda come la neve , calda come la fica, la mente si desta nel suo dormire per rime eretiche in oculti presagi dalle gambe pelose , le mostra sul davanzale del mondo con il sedere all’ aria. Mesta Italia , ammiri la tua fine e fai finta di non capire il torto di chi si rico-nosce in te. E nel perseguire piaceri erotici la saliva bagna la cappella, penetra nell’alveo e l’ingoi avida-mente , senza paura di rimanere soffocata.

Amerai e sarai amata, figlia dei mie versi , figlia della lupa che ulula nel vicolo buio . Dormono i miti pastori su i monti di cartapesta, dormono nel canto del nuo-vo natale, nell’eco d’epoche remote , nel vago con-cetto, nella caccia alla volpe , nella forza dell’amore nella sorte negletta. Rincorrerai il tuo domani , bion-de senza denti, grasse brune, simili a megattere che sguazzano nell’azzurro del mare.

Dormono i miti , dormono i morti e gli ignari ascoltano la voce dei poeti , coronati di alloro fanno comunella componendo versi e poemi astratti . Si salterà il fossato, forse la morte sarà amica della fortuna, d’o-gni forse si farà ammenda dei tanti peccati , del sup-plizio del giovane eroe. Raccogliere le sue memorie , viaggiare verso la città ferita, correre in macchina, senza patente, mettendo a rischio chi ti sta vicino.

Cosa è la nostra vita senza poesia ?

Vi volete proprio intossicare con tali discorsi.

Perché, io cerco delle risposte

Adesso mi hai conosciuta , non fare il finto tonto stasera ci sarà una gran festa.

Cosa vuoi da me ? mi hai condotto alla follia mo’ ci vuole una camomilla per calmarmi.

Ci vuole una buona benedizione …

Mi donerà il tuo cuore di uomo libero

Sarò con te per sempre , dopo essere andato tra la perduta gente di mia volontà.

Mi tieni allo scuro in questa fredda notte , sento le ossa in frantumi.

Mi torna alla mente l’immagine di noi , l’inganno di Giano Bifronte.

Poverino ti piacevano tanto le merendine.

Mi salvasti dal male , cosi mi misi in ghingheri in giacca e cravatta , come fossi il sindaco del paese .

La morte non guarda in faccia nessuno , il senso d’ essere se stessi, di fuggire oltre ogni inganno ad una sorte che ti riporta indietro nel tempo . Frasi smorza-re. pedule parole nel suono di mille violini , nel giun-gere tra le tue lisce gambe , dentro il tuo corpo fre-sco che esulta nel mito di Ulisse. Navigando con fo-ga per coste sconosciute, scivolando nel vago dub-bio, ascoltando le sirene cantare negli anfratti roc-ciosi . Navigando con forza , griderò il mio nome , nell’eco di un tempo perduto , al fine sarò giunto ad Itaca mia patria.

Andrò lontano oltre le colonne d’Ercole , navigherò per mari solitari , sotto un cielo pieno di stelle, osser-vando l’universo le fasi dell’amore che reca dolore all’animo afflitto. E nel funesto viaggio intrapreso per secoli immani , per giorni sanguinanti, griderò dispe-rato la mia vendetta.

Sarò solo con i miei sogni, fino all’ultimo mio respiro nel suono della cetra , dei musici, seduti là nella ra-dura dove gli dei cantano la loro gloria. Amore mi hai tradito con un buona nulla , metà uomo , metà capro ,un ibrido dio, mi hai tradito con uno stuolo d’amanti , pronti a saltarti addosso ad ogni momento per divo-rare la tua beltà , il tuo fragile sesso.

Il male non ha mai fine in questa civiltà moderna.

Ridere fa bene al sangue , rafforza l’animo ti spinge in alto.

Vorrei capire la coscienza di Zaratustra, mi sembra arduo ?

Un cammino filosofico che non conduce a niuna via di mezzo..

Dunque tu sei un sapiente ? ti credevo un mago dei miei stivali.

Tu mi offendi

Mai , lo faccio per aiutarti

Allora , aiutami prima che giunge la sera con le sue risposte.

Siamo, nella storia di milioni d’individui.

Mi piace conoscere il passato

Meglio una sfogliatella , una bevanda frizzante?

Mi sento turbata, nuda nel mio peccato

Copriti presto non mostrare le tue grazie la gente ti guarda , ti osserva dal buco della serratura

Mi copro , mi nascondo , ho paura del buio

È un secolo oscuro assai questo, ma tu non aver paura il mondo va dove sempre andato , verso la ro-vina , verso un diluvio e le tante catastrofe che ci at-tendono.

Sono in un altro giorno

Maledizione siamo di nuovo braccati

Aprite la porta

Chi siete ?

Sono il tuo signore

Aprite c’è un uomo a cavallo.

Misera fine , son fritto, mi ritiro presto nella mia stan-za ed attendo il buon esito della battaglia.

Il male ha sconvolto il mio vivere , mi ha lasciato con la bocca piena di brutte parole, mi ha lasciata per strada inseguendo un sogno. Perduto in un idea di li-berta che vive in me, diviene un interrogativo un logo dove il mio topos si dispone alla comprensione . Pro-verò di nuovo l’illusione ed il fuoco delle calunnie, sulla mia pelle . Le strade sono infinite, fredde, aspre come l’amore che remano contro corrente , in un ma-re di rime eretiche , in questa vita megera , speran-do nel dono di una veggenza , illumini il mio cuore , nelle molte illusioni. E contro le tante sconfitte, finisco per far parte di un piccolo presepe. Così me ne stò beato in mezzo a tanti altri pastori , parte integrante di una scena pastorale.

Quando ho vissuto fino adesso ? quanto ho corso in-vano . Come un aquilone nel vento ho solcato cieli sconfinati , come il tempo trascorso che ha trasforma-to i miei sogni ed il mio aspetto . Ora sono li in quel presepe , cercando un po’ di felicita, cercando una ragione ai fatti che mi hanno gettato dentro un fosso . L’ammetto sono uno dei tanti , sono il sogno di una fanciulla, sono il bene, il male, l’amore di un tempo, esule nel mio pensiero. Vivo e continuo a camminare, ridere di me stesso tra la folla mi perdo e le guardie di erode mi inseguono , vogliono vedere i miei docu-menti . Cerco di perdere tempo , l’invito a prendere un caffè , ma mi spingono, mi strattonano, per poco non mi mettono i ceppi alle caviglie,

I monti di cartapesta , sono innevati ed io rimango per ore là in prigione , aspettando che tutto si chiari-sca. Intanto il presepe si anima , in molti provano a ri-prendere la loro vita a rincorrere un idea di pace. E forse quel bene negato simile ad una serpe si è insi-nuata tra loro è cresciuta , divenuta , lunga, brutta, bifida .

Riuscirò mai ad uscire da questa prigione? riuscirò mai a fuggire da questa ragione a vivere la mia vita come gli altri , uguale al dio che mi perseguita . E mentre l’aurora tinge il cielo di rosa , vedremo un giorno, milioni uomini riversarsi di nuovo per strade, cantare, fare l’amore nei modi più strani. E verrà la bella ed il suo bullo , verranno a cavallo di una moto, lei vestita in pelle di leopardo , lui con una magnum in tasca e tre preservativi pronti all’uso , lei con una mentina all’anice in bocca , un orecchino d’oro a lobo sinistro , si incontrano lesti fanno l’amore poi scop-pia la guerra delle mutande. Ai primi spari, tutti scappano , qualcuno si nasconde nel buco del sedere di un vecchio idolo, chi sotto l’albero di natale, chi sotto una panca , chi prega il cielo di ritornare a vive-re. E le bombe cadranno dall’alto, cadranno e mie-teranno tante vittime . Tutti scapperanno , in pochi rimarranno , rimarrà questo amore calpestato, preso a calci da un bullo di periferia, rimarrà l’accidia , at-taccata alle suole delle scarpe della bella , un bimbo con suo padre ferito nell’orgoglio.

Ci saranno giorni felici , giorni di gran bellezza ed ogni cosa sarà come l’abbiamo sempre desiderata fosse. Ci saranno vecchie canzoni da cantare ancora ed io sarò libero e ritornerò per la mia strada, andrò dove il sole brucia la pelle, dove il serpente si attorciglia all’albero della vita e sarò salvo nel canto delle allodo-le. Sarò il mondo intero, il divino ed il maligno. Ora cosa mi resta da capire, tutto è compiuto, sono di-ventato cosi folle, sono divenuto come te , come un altro, non ha più importanza chi sono. Il mio caso è stato esaminato da una seria commissione medica mi hanno visitato, ritenuto idoneo alle mie mansioni. Ora sono un perfetto operaio in un complesso ingra-naggio che produce benessere .

Tutta la confusione di questi giorni mi assale , tutta l’irrazionalità che perseguo, attraversa i miei versi , entra nelle mie rime , si lega ai miei metri liberi dal male che ho raccolto strada facendo . E nella logica perversa, insita nel senso del mio racconto , nella figura lassa che esprime il suo rancore , sono il cuore che batte in questi giorni , dolci e lucenti, sono la me-gattera che spruzza acqua dal foro mentre passa a largo delle coste, sono il viaggio intrapreso, il natale di tanti anni fa . Sono il poveretto che siede davanti ad un piccolo presepe e disperso in questo piccolo presepe, io sono me stesso, con tuti i miei errori, con tutto il mio amore. E forse un giorno sarò libero, forse un giorno volerò insieme agli angeli in mezzo al-le tante rovine , in mezzo alla tristezza di questo poema in quel verso che s’eleva all’alba come un ba-cio fugace , come il sogno che mi ha rapito strada fa-cendo , prima di giungere dove volevo arrivare con tutto il mio amore .

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