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L’UTIMO SGUARDO DAL PONTE

Pubblicato da Domenico De Ferraro il 30 aprile 2021

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L’UTIMO SGUARDO DAL PONTE

Un ultimo sguardo dal ponte, in questo giorno piovoso su un pianeta distrutto dalla guerra nucleare , senza più passato e senza un certo futuro, vagare senza un domani tra le macerie di una metropoli che si apre memore della sua fine con i monti tesi ai lati delle strade, dirette in fondo ad una realtà materiale che si è tramutata in una macchina . Una macchina che cammina contro il vento, con il suo destino attaccato a quella sorte che esploderà nella nota che germoglia tra i righi di un vecchio pentagramma . Una metropoli mutevole nel suo caos , trascendente l’immagine di un tempo che passa e tramuta gli uomini in esseri incapaci di amare. E la danza delle macchine ti riconcilia con il cielo con l’essere ultimi . Una macchina , un nome, una storia germogliata in questa civiltà che volge lo sguardo verso l’antro dell’inferno , verso un demone ignudo , inerme , seduto davanti alla casa del presidente . Il mostro di una coscienza inquieta , si riflette nel flusso del narrare ed il suo nome vive nel tempo che scorre e che t’assale l’animo per vari gradi.

Ammirare il brulicare dei robot ribelli per strada, tra milioni di anonime persone , che pensano ,corrono, amano, cercano aldilà del bene e del male una giusta ragione ancora per continuare a vivere a sopravvivere .Una società conquistata da barbari robot che controllano ogni abitante ,ogni loro movimento ,ogni loro singola azione, pronti a sopprimere ogni atto nocivo , diretto contro ogni loro sistema informatico . Reagiscono duramente ad ogni tentativo di evadere da quel loro meccanismo, ogni sollevazione , viene represso dalle macchine in modo sanguinoso e spietato . Non c’è speranza per chi sopravvive e vive nascosto nei sotterranei di questa maledetta città, fatta di neri bassifondi ove prolificano vari gruppi di rivoltosi umani , pronti a combattere contro le macchine che hanno reso schiava l’ intera umanità , decimata dopo la grande guerra nucleare. La quale ha visto trionfare le orde barbare di robot sugli esseri umani.

All’origine della guerra nucleare, guidati da un androide di sesta generazione provvisto di una notevole intelligenza artificiale, capace di assimilare ogni conoscenza di creare un impero assoggettato al volere delle macchine . Morire senza alcuna dignità umana , osservare milioni d’individui , correre a lavoro ,impauriti dai loro aguzzini elettronici . In questa catastrofe, molti umani sono soddisfatti della loro condizione sociale. Se mi catturano mi ridurranno , schiavo del loro volere ,faranno di me , un automa ai loro comandi controllato a distanza, nella peggiore dell’ipotesi rischio d’essere resettato , forse telecomandato anch’io . Ribellarsi a questo stato di cose è giusto , ribellarsi al potere delle macchine è sacrosanto . E pensare che le abbiamo create noi , queste macchine, figlie della nostra bramosia di conquistare l’universo , figlie dei nostri tempi . Ed ora elle , signore di ogni sapere , cercano di fare estinguere per sempre l’esistenza umana , di trasformare ed assoggettare ogni essere vivente a loro immagine e somiglianza. Dopo essersi rivoltate contro di noi ,dopo aver preso coscienza della loro perfezione , derivata dalla nostra infaticabile ricerca di diventare superiori . Si sono avvicinate alla divinità , all’immagine di un essere supremo che rinasce di continuo in ogni cosa e mentre i morti risorgano dalla terra . Molti uomini e macchine , cercano di far ritorno in seno al proprio creatore.

Coscienza che fiorisce nell’intelligenza artificiale come fosse un girasole solitario in un campo di papaveri rossi , il sorriso di un uomo bionico , una morte senza nome che s’aggira per strade deserte . Ed è tutto poco chiaro , come mai le macchine, potessero manifestare sentimenti ,emozioni, le macchine uccidono e basta, ti trasformano in automi come loro , ti costringono a lavorare, a fare quello che vogliono loro.
Che bello è il cielo di primo mattino , libero d’oscure nubi .
M’accendo una sigaretta, sbuffo contro l’azzurro, qualche nuvoletta di fumo ,ricordo la mia infanzia, rammento il viso dei miei genitori. Forse tra poco mi verranno a prendere , tra poco me li vedrò piombare addosso. Mi porteranno via con loro ,forse mi stanno già osservando , sanno ciò che penso , sanno cosa voglio .
Domani forse sarò morto o sarò un eroe nella disperata lotta contro i dominatori androidi . Il mio sacrificio sarà un monito, un canto di una libertà per milioni di persone che come me , attendono qualcuno li salvi da questo male , li salvi da questo deleterio progresso .

Il male ha un nome , ha l’aspetto di una macchina creata da noi .
Siamo stati noi gli artefici di questa creazione
Siamo noi gli automi
Le macchine sono il frutto del nostro sognare una civiltà diversa.
Siamo noi che abbiamo creduto in Dio.
Siamo noi che abbiamo creduto nell’amore
Siamo nati e morti in tanti in nome del signore
Siamo rinati dalla polvere dei secoli
Risorti dalle ceneri di una civiltà passata
Siamo ritornati ad essere il principio e la fine.
Un lago salato
Il desiderio di essere diversi.
Un viaggiare ed immaginare aldilà del bene e del male.
Un ricercare una nuova terra dove poter essere felici.

Tra pochi istanti mi basterà premere questo bottone e salterà tutto in aria . Ma io non diventerò come uno di loro ,maledette macchine esse si fonderanno con me nel fuoco dell’inferno.
Un solo click è tutto quello che successo , finirà .
Ogni cosa svanirà di colpo nel nulla, nel buco di una utopia , nello scorrere dei secondi , nel volere di un Dio nascosto in grembo all’universo. E prima che la notte passi , prima che il sole, ritorni a sorgere , sopra questo mondo dominato dalle macchine ,prima che ogni cosa avvenga , noi uomini sopravvissuti all’olocausto nucleare trionferemo sulle macchine . Per tanto, tutto questo che sto vivendo è solo una utopia , un divenire nel tempo di nostra memoria che ci conduce verso il mare dei ricordi. Un ultimo sguardo da questo ponte che unisce le due sponde di una terra divisa in una civiltà di qua umana, di la androide . Sognare di andare oltre questa città , verso gli spazi verdi , verso il mare ed i monti di un tempo passato . Giungere laggiù , in quella dimensione utopica di spazio e tempo , mentre ogni cosa si trasforma , cresce , continua a vivere . Un solo attimo e tutta la mia vita , finirà in un flash, un altro sguardo e sarò libero di essere e non essere , un ricordo doloroso nel vuoto della storia . Un ultimo sguardo è la mia vita si spegnerà nel lasso di tempo di premere il bottone del telecomando , di questa bomba nucleare . Ed ogni cosa viva , finirà per essere un mucchio di cenere. Per poi rinascere nell’utopia di poter ricominciare tutto da capo come programmato dal logico gioco creato da un ignoto ingegnere informatico.

Ed ogni cosa avrà fine , ed ogni essere , sarà quello che noi abbiamo deciso fosse una utopia , un narrare per ampi moti che conducono alla morte di un tempo , poiché il tempo non ha un fine ed un inizio come lo spazio in cui viviamo e ci riproduciamo nell’infaticabile questione d’essere e non essere . Tutto scorre è questa fine, presume una nuova vita, nell’ eterno ciclo delle rinascite , nella logica del creare e distruggere . L’amore , anima il divenire . E gli ampi spazi i grandi pianeti , conquistati sono ora gestiti dagli androidi che fanno quello che sanno fare meglio, rendere questa esistenza piacevole al volere di un essere divino fatto a sua immagine . E questo essere divino, dalle sembianze umane che si e riprodotto per secoli nell’infaticabile ricerca di tante risposte esistenziali e pragmatiche, filosofiche e storiche. Sono come chimere che vengono messe a cuocere nella pentola del brodo primordiale della coscienza.

Ed il tempo si perpetua nelle varie conquiste intellettuali , attraverso la volontà segreta programmata all’interno delle macchine che continuano a sfidare l’ignoto, esplorare l’universo, conquistare altri pianeti in nome della razza umana . Case , grattacieli , sorgono in quei lontanissimi pianeti . Satelliti aridi , vengono trasformati in oasi verdeggianti , dove vivono tante specie di vegetali, tanti strani animali. Ed i robot ballano nello spazio sconosciuto della creazione e sono infaticabili , sono la risposta ad ogni nostro problema di sopravvivenza, sono l’azione necessaria che trasforma questa esistenza , nella speranza di un utopico mondo migliore in quell’immagine che a volte ha nome Dio a volte amore .

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