hyaena http://lnx.storydrawer.org/hyaena Solo un altro sito www.storydrawer.org Mon, 13 Aug 2012 23:39:58 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=3.9.40 Lungo folle istante di vita quotidiana http://lnx.storydrawer.org/hyaena/2012/08/13/lungo-folle-istante-di-vita-quotidiana/ http://lnx.storydrawer.org/hyaena/2012/08/13/lungo-folle-istante-di-vita-quotidiana/#comments Mon, 13 Aug 2012 23:39:58 +0000 http://lnx.storydrawer.org/hyaena/?p=17 Continua a leggere ]]>
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La sveglia suona forte più e più volte ma non può resuscitarmi. Sono in un paradiso fittizio e rassicurante e non posso e non voglio tornare nel freddo mondo reale. Abbraccio erba fresca sulla cima di una montagna, sovrasto ogni cosa, il resto al di sotto di me è buio e arido, ma dove sono io è caldo e luminoso. Il vento soffia e non sono più sulla montagna, una spada dai colori della pace mi trafigge e perdo sangue trasparente, sono una nuvola. La sveglia continua a bussare alle porte del mio paradiso. Mi alzo, guardo l’ora. L’occhio mi ribalza dentro come una palla da biliardo cercando di nascondersi da quei crudeli numeri, 6:40. E’ tardi.

 Spalanco la porta, mi precipito giù nelle scale e cerco con ogni rapido passo di saltare più scalini possibili. In una manciata di secondi mi ritrovo davanti al portone. Nessuna esitazione, nessuna domanda, la mia mano tira con forza la maniglia gelida lasciandoci sopra il segno tiepido delle mie dita. 6:49sono fuori. Continuo a correre e mi domando se in quei nove minuti  passati dal drin-drin della sveglia ad ora ho dimenticato qualcosa. Non voglio dedicare troppi istanti preziosi a questo check-in mentale e verifico solo di avere con me la valigetta ventiquattrore, di essere vestito, pettinato e lavato. Raggiungo la mia auto parcheggiata, 6:52. Metto in moto e parto. La vita è un continuo correre sul leggero confine che divide l’istinto dalla follia, ogni tanto capita di mettere per sbaglio un piede in una delle due. Un ora più tardi mi ritrovo a sfrecciare veloce sulla statale magicamente deserta, meta? nessuna meta. Obbiettivo? far prevalere l’Es sull’Io, distruggere l’inerzia della vita quotidiana con la follia per non essere divorato.

La società è un enorme ragnatela dalla quale è impossibile fuggire. I ragni sono destinati a tessere e ad allargare inconsapevolmente la loro prigione e se sei, come è probabile, uno di loro sei costretto, se non vuoi essere divorato, a divorare. Le mosche sono più fortunate, sebbene questi animali mangino merda prima di sbattere involontariamente nella ragnatela hanno volato e conoscono la vera libertà, la cui esistenza sarà sempre ignorata dai ragni. Questa consapevolezza rende me stesso una mosca e il primo passo per una mosca mezza divorata è ritrovare le ali.

 

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Tic tac tic tac http://lnx.storydrawer.org/hyaena/2012/07/20/tic-tac-tic-tac/ http://lnx.storydrawer.org/hyaena/2012/07/20/tic-tac-tic-tac/#comments Fri, 20 Jul 2012 19:34:41 +0000 http://lnx.storydrawer.org/hyaena/?p=5 Continua a leggere ]]>
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…Ero li, in piedi, l’aria gelata accarezzava i miei capelli, il vento muoveva i miei pensieri, ormai foglie secche nella mia mente. Ricordavo particolarmente quella mattina per il gusto amaro del caffé, non che quella brodaglia nera e bollente fosse diversa dalla altre volte ma solo ora avevo realizzato che non mi piaceva. La buttavo giù come se fosse una medicina, sgradevole, amara e necessaria. Ma perché? Era un antidoto, una pozione magica capace alle 7 del mattino di farmi diventare un mio io normale dell’1 del pomeriggio sveglio, attento e produttivo. E il cattivo gusto del caffé era soltanto uno dei tanti pezzettini che quotidianamente aggiungevo al mosaico amaro della vita. Un altro? gli orologi. Li odiavo tutti, specialmente mi innervosiva il ticchettio leggero e pungente di quello che avevo in ufficio. Tic tac tic tac. Mi rimbalzavano nella testa quelle tre lancette così monotone,violente e costanti.

Spesso avevo la sensazione che quell’orologio mi fissasse, laggiù, dall’altra parte della stanza, con l’aria compiaciuta di chi conosce già il tuo futuro. Sottomettersi ad esso e alle sue leggi era come rendere la mia vita un lecca-lecca nelle mani di un bambino goloso. Ma capii questo troppo tardi: del lecca-lecca ormai non rimaneva nient’altro che il bastoncino che lo sorreggeva. Assaporai in questi ultimi pensieri la piena libertà, poi fissai quel macabro spettacolo: gente, case, luci, macchine, nebbia, smog, il tutto sembrava un grosso animale in agonia inconsapevole della sua stessa esistenza. Sorseggiai quegli ultimi profondi respiri e posi fine a quella follia generata solo un’ora prima da qualche reazione chimica nella mia testa. Tutti i miei pensieri, mentre facevo quel fatidico passo avanti verso il vuoto, si concentrarono su se stessi e svanirono improvvisamente trascinandosi dietro ogni cosa,ogni sensazione. Perfino l’istante in cui tutte le mie ossa si frantumavano sull’asfalto dalla cima del palazzo, tra lo strombazzare delle sirene che si avvicinavano e la confusione della folla che guardava, mi apparve solo un lungo e un semplice tonfo. In realtà fu breve.

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