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Strana Storia V

Pubblicato da jim il 18 ottobre 2007

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Sentivo l’angoscia salire dentro me, mi mancava il mio bel pianeta (che fasullo!!!):
ero con un topo nello spazio, prigioniero su un’astronave sconosciuta, scortato da 2 brattoidi
che cantano canzoni napoletane e, come se non bastasse, l’amichetta del comandante dell’astronave
è la mia ex fidanzata!
Cercai di strapparmi a morsi le orecchie per eliminare il fastidioso stridolio delle voci dei brattaoidi, ma propio mentre ci stavo per riuscire sentivo le loro voci allontanarsi.
Lei si girò, indossava un tuta aderente che lasciava poco spazio, i suoi contorni erano succulenti come li ricordavo e cominciarono a provocarmi reazioni indesiderate…
Il comandate Barton disse “benvenuti sulla mia astronave, gradite qualcosa da bere?”
Ci guardava con lo sguardo fiero e borioso tipico di uno che aveva dominato l’universo, era abbastanza sproporzionato nel suo busto enorme e irsuto dal quale si dipartivano 6 braccia sottili, ma avendone troppe queste si annoiavano perchè alcune restavano inutilizzate.
In quel momento una indicava il banco bar a noi, una era impegnata in una ricerca nelle sue profonde narici, un’altra palpava il sedere a Dany e le altre 3 avevano organizzato un poker per passare il tempo…
“Si, grazie” dicemmo nonostante il nostro fegato continuasse ad urlarci il contrario…
La cosa curiosa era che lei non lasciava trapelare il minimo stupore dal suo sguardo, continuava a starsene lì da brava donna oggetto a farsi palpare il sedere e fumare sigarette.
Mi veniva il dubbio che mi stessi sbagliando…
beh comunque era sicuramente una terrestre e ,quindi, in quanto tale dovrebbe essere un po’ stupita…
Mentre continuavo le mie masturbazioni mentali mi resi conto che la situazione era critica e vidi che il topo stava raccontando al capitano le nostre disavventure su sua richiesta, ma con fare spocchioso continuava a sbadigliare e stare girato dall’altra parte e seguiva la partita di poker…
“e alla fine siamo giunti sulla vostra splendida astronave capitano Barton” così il topo concluse e si mise a bere dal suo sporco bicchiere la sua bevanda.
E io pensai Splendida?!? questo posto sembra un immondezzaio e puzza, i pavimenti erano in moquette ma ricoperti da tanto sudiciume che non se ne distingueva piu il colore originale, le pareti erano argento affumicato, dal soffitto c’erano pezzi di travi cadenti e fili penzolanti, e nella stanza erano amucchiati sacchi di spazzatura neri aperti…
Il pavimento vicino la porta era ricoperto da liquido giallastro che odorava di pipì , aveva il gusto della pipì… ma non era pipì!
La mia lignua prese il controllo e dalla bocca mi uscì:
“A me sembra un cesso ‘sto posto” erano le prime parole che mi uscivano da quando ero lì, in quel momento i brattoidi imbracciarono le loro temibili armi facendo aumentare il fetore per il loro avvicinarsi e le puntarono contro noi.
Nella mia mente avevo già disarmato e ucciso il brattoide e puntato la terribile arma contro quella infame terrestre e il suo inutile compagno… ma l’unica cosa che riusci a fare era grattarmi il naso…
quando si sentì una fragorosa risata di Barton che disse “Ma allora parla il tuo animaletto che hai portato da quel ridicolo pianeta!”
Avevo solo voglia di infilargli quell’arma su per li culo e fare fuoco e il topo disse “Questa astronave riesce a viaggiare a velocità ipersonica grazie allo speciale computer che oltre ad essere dotato di un olfatto cento volte superiore a un cane terrestre, che è così costretto a scappare dal terribile puzzo dell’astronave stessa raggiungendo velocità prossime a quelle della luce…”
e per sottolineare il concetto i due brattoidi fecero uscire con un fragoroso rumore una terribile flatulenza dai loro già deformi corpi…
e li svenni per le esalazioni…
Mi svegliai intorpidito (non dormivo da giorni ormai) e stordito, e a poco a poco la stanza cominciava a definire i suoi contorni, sembrava una grotta, si c’erano le stalattiti e freddo, la puzza di umido saturava l’aria… e il terreno era fangoso…
e io era fangoso, ma io mi trovavo in una specie di costruzione a forma di cuccia e avevo una ciotola davanti…
ero furioso, mi alzo e la vedo… splendida che sprizza sesso da tutti i pori… li seduta davanti a un monitor che guardava con finta attenzione…
la tensione e la fredda indifferenza tra noi era più forte dell’umidità e del freddo della grotta, tanto che il pipistrello rabbrividì chiedendomi di smettere con questo gelo e li esplosi “E cavolo nemmeno si saluta!?!”
Era da 2 mesi che non la sentivo più, dopo un anno di intensa relazione improvvisamente divenne più strana e fredda del solito, cominciò ad uscier piu spesso con le sue amiche e a essere meno presente, poi una sera disse che andava a una festa, io avevo un’altro impegno e da quella sera non l’ho piu sentita…
telefonate… sms… lettere…
fiori a casa… scomparsa…
Cominciarono a girare quasi subito voci su di lei che aveva attraccato alla festa, che s’ingrossarono come un fiume in piena…
1)Aveva ballato nuda e ubriaca durante la festa con un tipo
2)Aveva scopato l’intera squadra di calcio del giarre invitata alla festa
3)Si era chiusa in bagno con le sue due amiche per tutta la festa e si sentiva gemere da fuori
Non che io credessi a queste storie, ma mi sentivo tradito, non mi rispondeva, mi aveva trattato male e ero ferito… smisi di cercarla e tentai di riprendermi…
Ora era lì. La mia frase gettata lì aveva aperto un varco in mezzo a quel muro che c’era tra noi…
Si alzò. E si mise di fronte a me. Il suo sguardo era tagliente. Avevo il suo fiato addosso.
E il suo odore annullava tutte le puzze di quella fetida astronave.
Ero senza difese, il mio cuore batteva al ritmo del suo respiro e del suo seno ch sbatteva ritmicamente contro il mio petto…
si scagliò contro di me, e le nostre lingue si fusero in una morbosa danza…
il contraccolpo ci fece arrivare a terra, ma nemmeno per un attimo ci staccamo l’uno dall’altra…
la cominciai a carezzare , e le mie mani scivolarono dolcemente verso il suo sedere appena in prossimità toccarono una prtuberanza della tuta, che in un’attimo scomparve lasciandola nuda su di me… lei eccitata dalla mia intraprendenza mi strappo i venstiti di dosso…
il freddo era un lontano ricordo nonostante i nostri corpi nudi fossero sul fango umido… a quel punto mi misi in condizione di superiorità e cominciai a baciarla sul collo mentre le mie mani le carezzavano i suoi bianchi capezzoli…
il suo collo era morbido e profumato come una rosa.. alternavo baci e morsi al lobo dell’orecchio, pian piano comincia a scendere verso i capezzoli, mentre con la mano cominciavo a esplorare il monte di Venere… morbido… con il pelo appena accennato…
lei gemeva ad ogni mio morso…e cominciava a diventare incadenscente…
le sfilai le mutandine… mentre la mia lingua giocava sul suo ombelico…
sentivo il suo desiderio che diventò evidente da una sua carezza sulla mia testa…
scesi pian piano finchè cn la mia lingua non cominciaì a danzare dentro di lei, la sua calda femminilità mi riempiva tutti i sensi, ero eccitatissimo e anche lei lo era…
unimmo le nostra passione come era di moda a quei tempi fra terrestri, ed essendo gli ultimi rimasti facemmo un po come ci pareva…
i nostri corpi suonavano all’unisono…
FRRRRRRRRRRRRR! SBOOOOOOM!
Il nostro stato estatico fu interotto dal brusco fermarsi dell’astronave che ci catapultò decine di metri piu in là, dentro la stanza del capitano…

FINE 5a PUNTATA

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2 Commenti a “Strana Storia V”

  1. emmaus 2007 dice:

    Niente male… Aspetto il seguito. Ciao!
    p.s. ci sono un po’ di errori di stampa, forse è meglio eliminarli

  2. Andrea dice:

    Ciao Jim,
    anche io aspetto il seguito. Sono d’accordo con Emanuele che gli errori di stampa sono forse un po’ fastidiosi…
    Grazie per avercelo fatto leggere :)

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