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Immortale

Pubblicato da jim il 31 ottobre 2007

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Dopo giornate pre-invernali con sole a sprazzi e clima londinese, improvvisamente una calda mattinata estiva irrompe dalla mia finestra.
Decido di godere a pieno di questa giornata con una passeggiata sulla spiaggia, per togliere l’amaro in bocca lasciatomi dalla serata inquieta.
L’atmosfera da brughiera non preannunciava nulla di buono, e quella casa, teatro di tanta sofferenza , tanta solitudine, tanta gioia opprime i miei sensi.
Copsì carica della mia disperazione, della mia tristezza che mi fa sentire come inseguito dai fantasmi del passato che lì ho voluto abbandonare.
La spiaggia è deserta, il mare si allunga riempiono l’aere di una salubre nebbiolina e di un’intenso odore di salsedine, il caldo afoso ricorda le giornate estive.
L’atmosfera di serenità non riesce a sfollare la mia mente dalla densa coltre di pensieri, “sono un’ammasso di cellule putrefatte in simbiosi, parassite del resto del pianeta” mi rimprovero con colpevolezza sentendomi inutile.
E cammino lungo la spiaggia, senza riuscire a vedere la Montagna nascosta dagli alberi e da qualche nuvola, mentre il mio deciso incedere disturba il riposo dei gabbiani in attesa del pranzo.
Mi tolgo la maglietta e continuo a camminare, osservando come il passare degli anni abbia reso molle il mio corpo, ma mai quanto sia riuscito a fare col mio spirito.
Cammino sentendomi un pò come Forrest Gump, pronto a camminare per anni pur di scappare dai mie problemi, dai miei pensieri.
E improvvisamente mi appare nella mente l’immagine di Omar.
Non so perchè. Omar era un ragazzo che frequentava il mio liceo anni fa.
Non eravamo particolarmente amici, anche perchè d’altronde non lo son mai stato con nessuno. Infatti ad oggi non ho nessuna forma di rapporto con persone di quei tempi, nonostante siano passati meno di 10 anni.
Suo padre e mio padre erano amici, ed è per questo che lo conoscevo, avendo trascorso qualche serata di famiglia insieme. Ma oltre a scambiarci il saluto di tanto in tanto non c’era nessun particolare rapporto.Ho, poi, saputo che abitava a poche centinaia di metri da casa mia.
Anche lui sembrava un ragazzo abbastanza schivo, riservato, tranquillo.
Un giorno prese la pistola del padre e si sparò alla testa.
Non ricordo perchè lo fece, forse non lo seppi mai, ma la notizia affollò per mesi le discussioni della noiosa vita del liceo.
Io non ne fui particolarmente turbato, come sembravano tutti gli altri.
Ricordo di esserne stato invidioso. Anch’io vivevo quello stato di disagio adolescenziale molto male, chiuso in me stesso e più volte avrei voluto mettervi fine.
Era sulla bocca di tutti. Io ero nel mio anonimato. Solo.
Se lo avessi fatto anch’io, forse, si sarebbero accorti di me.
Il mio “mal de vivrè” sarebbe finito.
E, forse, qualcuno in questo momento starebbe scrivendo qualcosa su di me,
e sarei …
Immortale.

2 Commenti a “Immortale”

  1. Andrea dice:

    Caspita Jim. Questo è veramente bellissimo. Leggendo i tuoi racconti, è inevitabile restare impressionati di come tu ti muova a tuo agio in una serie di stili così vasta e variegata. Grazie per avercelo fatto leggere.

  2. fabio dice:

    Breve racconto ma ricco di emozioni. In poche righe hai saputo farci conoscere profontamente il personaggio principale. Bravo Jim ^_^

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