Pensieri e racconti – Brandelli di vita dal pianeta morente

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      Aereoporto di Fiumicino. Ottobre 2006. Un uomo sta scegliendo delle riviste che gli consentiranno di passare un'oretta prima di partire per Catania. Al momento di prendere il solito settimanale, decide di comprare un block-note ed una penna. Si siede, mette i Subsonica in cuffia e inizia a scrivere. Riempie il blocco in poco più di mezz'ora. Da allora, non ha mai smesso di scrivere. Neanche in questo momento. Un abbraccio a Paolo, che era con me in quel viaggio e che ora è in viaggio, per non so dove. Per sempre.

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La luce

Pubblicato da kiwi65 il 7 dicembre 2007

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Noooo! Perchè proprio ora? Proprio ora che stavo sognando il mare! Non mi succedeva da tanto tempo!


 


Ciao” mi sussurra Maria, finendo di alzare la serranda.


Io chiudo le palpebre, cercando di far abituare gradualmente i miei occhi alla luce. Quando li riapro guardo fuori dalla finestra. C’è un buon odore di caffè. Ne berrei volentieri un po’.


E’ una giornata splendida. Proprio come me la immaginavo, come avrei voluto che fosse.


 


Claudio, Tonino sta salendo”. Maria mi regala un altro dei suoi sorrisi, stropicciandosi gli occhi. La guardo e cerco di ricambiare. Le poche rughe che il tempo è riuscito a disegnarle sulla fronte non fanno altro che aggiungere fascino a quel viso dolcissimo. Ti amo Maria. Non credo di avertelo mai detto abbastanza. Se potessi, te lo direi ancora oggi. E domani.


 


Ciao Claudio”, fa Tonino, sorridendomi. L’ho conosciuto al liceo e siamo rimasti amici da allora. Ne abbiamo fatte tante, assieme. Abbiamo preso strade diverse, io sono andato a fare l’insegnante, lui il medico. Ma come fai, gli dicevo. Ma che razza di mestiere ti sei scelto? Il dottore? Ma non ti stuferai di sentire persone sofferenti? Ma soprattutto gente sanissima che dovrai convincere di non essere ammalata? Ma quando ti diverti? Vieni assieme a me! Facciamo gli insegnanti, vuoi mettere? Tutti i giorni assieme a tanti ragazzi pieni di vita. La loro energia che ti spinge a tutta velocità in avanti, verso il futuro.


Ma lui niente. Questa è una missione, mi diceva. Questo mestiere non si fa per sé stessi. Si fa per gli altri. Voglio fare il missionario.


Vabbè. Contento tu. Cosi’ abbiamo continuato a litigare negli anni su chi fosse più contento del proprio lavoro. Io ero contento dei miei ragazzi. Ma il tuo entusiasmo per il mestiere di medico era traboccante. Un entusiasmo contagioso.


 


Nonostante anche io facessi un lavoro a servizio degli altri, cominciavo a sentirmi un po’ egoista, rispetto a te. Capivo che avrei potuto fare di più, ma non sapevo come.


Cosi’ me lo hai suggerito tu. Se vuoi puoi fare volontariato. E’ una cosa bellissima e gratificante. Lo fai solo per gli altri. E cosi’ ho fatto. Sono stati anni faticosi, ma non me ne pento. Ho conosciuto tanta gente che mi ha voluto bene. Sicuramente io non ho saputo dimostrare altrettanto affetto verso di loro.


 


E poi ho conosciuto Maria, la mia Maria, che faceva la volontaria come me. E’ come se il destino avesse voluto ripagarmi del mio impegno, facendomela incontrare. E la vita ha finalmente cominciato ad avere un senso anche per me. Venticinque anni insieme e due figli. Ne abbiamo fatta di strada.


 


Mentre sono immerso nei miei ricordi, Tonino ha apparecchiato silenziosamente i suoi attrezzi sul tavolinetto vicino al letto, sotto lo sguardo attento di Maria. Si stanno dicendo un sacco di cose sottovoce. Chissà cosa si stanno dicendo. Devo dire che in fondo non me ne importa nulla. So quello che devo sapere e questo mi basta.


Maria non distoglie lo sguardo dalle mani sapienti di Tonino, che lavorano lentamente.


Dopo qualche minuto, Tonino viene verso di me, con il viso teso, come non lo ho mai visto.


 


Io sono pronto. E tu?


Io sbatto le palpebre, in segno di assenso.


 


Maria fa il giro del letto e mi dà un lungo bacio sulla fronte. Le sue lacrime scendono dolcemente dal suo viso al mio.


Poi si siede, sorridendo e asciugandosi con le dita.


 


Claudio, ora chiudi gli occhi. Riposati.” – mi sussurra Tonino.


Obbedisco e chiudo gli occhi. Ma è come se vedessi tutto quello che succede intorno a me. Tonino prende la siringa e la infila nel tubo della flebo. Preme dolcemente lo stantuffo, fino in fondo.


 


Ancora sento il calore del sole sulle mani, strette in quelle di Maria.


Mi sento la testa leggera, leggera. La luce aumenta.


 


I singhiozzi di Maria arrivano ad ondate nella mia testa. Vorrei restare qui con te Maria.


 


Il tuo pianto mi devasta. Come non mi era mai successo prima.


 


Le onde si allontanano.


 


Sempre più lontano.


 


Lontano.


 


Lontano.


 


Lontano.


 


Eccolo.


Il mare.

2 Commenti a “La luce”

  1. Andrea dice:

    Ciao Piero, è un piacere rileggerti. Incisivo, nonostante la brevità, come tuo solito :)

  2. piero dice:

    Grazie Andrea, il tempo è sempre poco, ma sto sempre scrivendo e revisionando.
    Ciao

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