Pensieri e racconti – Brandelli di vita dal pianeta morente

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      Aereoporto di Fiumicino. Ottobre 2006. Un uomo sta scegliendo delle riviste che gli consentiranno di passare un'oretta prima di partire per Catania. Al momento di prendere il solito settimanale, decide di comprare un block-note ed una penna. Si siede, mette i Subsonica in cuffia e inizia a scrivere. Riempie il blocco in poco più di mezz'ora. Da allora, non ha mai smesso di scrivere. Neanche in questo momento. Un abbraccio a Paolo, che era con me in quel viaggio e che ora è in viaggio, per non so dove. Per sempre.

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If the sun refused to shine*

Pubblicato da kiwi65 il 1 giugno 2008

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* scritto a quattro mani con Caterina

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If the sun refused to shine,
I would still be loving you.
When mountains crumble to the sea,
There will still be you and me.
(Thank you – Robert Plant-Jimmy Page, 1969)
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26 Giugno 1970, porto di Dover

Chicco e Piero scendono dal traghetto. Se l’inferno è un posto dove piove, probabilmente assomiglia al porto di Dover.

Piove che non si vede dove mettere i piedi.

- Ma qua, piove sempre cosi’? – chiede Piero.
- Te l’avevo detto che a Londra c’era un tempo di merda!
- Vuoi che sia peggio di Amsterdam?
- Poi vedrai…

Chicco saltella tra la gente e vola sotto una tettoia sgangherata, seguito da Piero e da un altro centinaio di persone.

- Un altro minuto e saremmo affogati! – dice Piero, guardando sconsolatamente la sua camicia multicolore, zuppa.
- Certo che siamo partiti per stare un po’ di giorni in giro, vederci qualche concerto… ma se continua cosi’…

Chicco fa un cenno con la testa verso l’esterno della tettoia, dove ombre di persone appaiono e scompaiono sotto l’acqua, come fantasmi.

- Ho sentito che i Led Zeppelin stanno partendo in tour e che uno di questi giorni fanno un concertone da qualche parte! – fa Piero.

Mentre dice cosi’, cerca di strizzarsi l’orlo dei pantaloni gocciolanti, col risultato di trasformare la zampa di elefante in qualche cosa di indefinito.

- Si. E dove?

Mentre i due ragazzi italiani litigano sul da farsi, delle voci femminili, poco distanti, canticchiano un brano familiare.”Ramble on…, and nows the time the time is now… to sing my song…”

- Ecco qualcuno che ci può aiutare. O che almeno, ha lo stesso problema! – fa Chicco

I due amici si avvicinano al gruppo. Non sembrano inglesi, anzi hanno un accento molto familiare.

Napoletano!

Chicco parte in quarta e batte la mano sulla spalla della prima ragazza del gruppo, una ragazza mora, con i capelli lunghi.

- Scusa, sapete dove suonano gli Zep?
- Grande! anche voi italiani, meno male non ci capiamo niente con st’inglese! – fa lei.
- Gli Zep dovrebbero suonare a Bath, ma noi stiamo seguendo il flusso di gente, ci porteranno sicuramente li, state con noi?- fa un’altra ragazza del gruppo.
- Piacere Caterina! – fa la ragazza mora, allungando la mano.
- Piacere Piero, e questo e’ Chicco, non fate caso ai suoi baffi, hanno preso fuoco con la canna di stanotte!

Grandi risate di tutte le ragazze. Chicco si aggiusta il baffo e fa una smorfia di fastidio verso Piero, con un effetto ancora più comico.

- Chiedo io informazioni di solito, – spiega Caterina a Piero – perche’ sono quella che ne capisce di piu d’inglese, le mie amiche iniziano a ridere come delle cretine mentre mi sentono pronunciare “ai spic inglisc so so”, ma appena sentita la voce di un italiano, non potevo non aggregare il gruppo, se tutto va male ci divertiamo come matti!
- Oh, se sono antipatici possiamo sempre seminarli tra la folla! – si disse Caterina.

Mentre si districano tra la folla, Piero e Cate si sono già raccontati mezza vita, facendo a gara a chi va a memoria sulle parole di Heartbreaker. Nel frattempo, per fare colpo sull’amica bionda di Caterina, Chicco imita Jimmy Page.

O almeno è quello che pensa di fare. L’imitazione è cosi’ insulsa che nessuno del gruppo ha capito chi potrebbe essere un chitarrista così ridicolo.

Mentre Cate e Piero continuavano a parlare e a ridere fitti fitti, un urlo raggelante arriva dalle loro spalle.

- ECCOLI! ECCOLI!

Il gruppo si rivolge indietro. Chicco è fermo, con le mani sulla testa. Davanti a lui, su un muro diroccato, un manifesto alto almeno tre metri, con Robert Plant a torso nudo, bocca spalancata e asta del microfono brandita come un mitra.

Sotto, una scritta.

The Bath Festival – June 27-28, 1970

- Ma dov’è questo posto?- fa Chicco, razionalizzando quanto ha visto.
- Io lo so – fa Caterina, sistemandosi i capelli – è vicino Bristol, il festival lo fanno tutti gli anni. L’anno scorso ci è andato mio fratello.
- E come ci si arriva?
- Qualche ora in macchina, non ci vuole molto.

Un giorno e mezzo dopo, i cinque ragazzi italiani stanno camminando in un campo incolto, alla periferia di Bath. Seguono una moltitudine di persone, chi suona, chi canta, chi si bacia.

- Meno male che ci voleva solo qualche ora. In autostop sai quando parti e non sai quando arrivi! – commenta Chicco, con un po’ di fiatone.

Anche Piero e Caterina camminano, ma un passo dietro agli altri. Ogni tanto si sfiorano la mano.

- Ma lo sai che hai una bella voce? – gli dice Caterina all’orecchio.
- Tu invece, sei… sei…
- Sono cosa? – fa Caterina, mettendosi con le mani sui fianchi, attendendo minacciosamente la risposta.
- Sei una ragazza speciale. Profonda. E anche carina.

Caterina scioglie piano piano la sua espressione in un sorriso

- Si. Vabbè. Jamme.

I nostri si fermano su una collina, rapiti dallo spettacolo. Davanti a loro un orizzonte di teste in movimento e di suoni. Lontano, un palco piccolo piccolo.

C’è anche il posto dove acquistare i biglietti. Una tenda bordò, con un cartello “Tickets”.

C’è fila. Senza dubbio. A occhio e croce, almeno cinquecento persone. Un serpentone piegato e ripiegato per una decina di volte.

- Si, ma che siamo venuti a fare qui? Noi mica c’abbiamo i soldi! – ammette candidamente Chicco
- Come non avete i soldi!! – Caterina lo incenerisce con un’occhiata.
- Non vi preoccupate, ci penso io – fa Piero, indicando sé stesso con il pollice.

Chicco e Piero si scambiano un’occhiata complice, sorridendo, atteggiandosi a veterani dai mille concerti.

- Seguite me. – Piero inizia a correre, portandosi dietro tutta la combriccola. Fanno il giro del recinto, fino a dietro il palco. In quel punto non c’è proprio nessuno. Tranne un paio di ragazzi, dentro al recinto, che stanno scaricando degli strumenti.
- E ora, che si fa? – domanda Caterina, guardando il recinto.
- Chiediamo a quei due – dice Chicco. Poi mette le mani attorno alla bocca e urla:
- EHI! JOHN! JOHN!

Uno dei due ragazzi si avvicina al recinto e si rivolge a Chicco, sottovoce.

- Hi, whats the matter?
- Hi, sorry… for the tickets… money…

Il ragazzo guarda quella strana combriccola in modo interrogativo. Poi sottovoce:

- Ue’ guaglio, non alluccate. Aspettate ‘nu poco, a vuje ci pienz je.

Caterina si caccia la mano in gola per non urlare dalla contentezza.

Il ragazzo anticipa la domanda.

- Song’ e Portici. Avet’ aspettà, vel’ agg ritt.

Dopo mezz’ora, magicamente, i cinque ragazzi, dopo essere usciti da sotto il palco, si sono mischiati alle prime file.

Appena in tempo. Si spengono le luci, sul campo di Bath.

Un urlo liberatorio squarcia la gola di centocinquantamila persone.

Un minuto. Un uomo biondo, illuminato da uno spot, esce dal buio del palco con un microfono e lancia il suo grido di battaglia.

- ROOOOBERT! – urla Caterina, implorando il cielo affinchè quell’angelo biondo si giri dalla sua parte.

Non c’è più tempo. Ora si fa sul serio.

Bonzo rotea la bacchetta e inizia a martellare. Jimmy si piega sulla sua Gibson.

L’attacco di Immigrant Song esplode sulla spianata davanti il palco, trasformandolo in una bolgia. Le ondate di gente si scaricano sulle prime file, dove i cinque ragazzi italiani stanno urlando a squarciagola.

In una pausa, Caterina si avvicina a Chicco.

- Ma tu, come facevi a saperlo?
- Cosa? – fa Chicco, riprendendo fiato.
- Che dietro al palco c’era un italiano?
- E chi lo sapeva? E chi sono, il mago Zurli’?
- Ma vaff… – Caterina gli dà uno schiaffo, ridendo.

A mano a mano, i ragazzi si mischiarono con la folla. Sudore e musica, gioia e adrenalina.

- Sai quanto rosica Marco quando gli raccontiamo questo? – fa Chicco, indicando con il dito Bonzo durante l’assolo.
- Marco? Quello scoppia! – fa Piero, non smettendo di saltare.

Ma era fantastico essere parte di quel momento,e l’avrebbero ricordato come un evento storico, di cui raccontare ancora per anni e anni, forse per sempre.

Si gridava al cielo la voglia di vivere, la musica entrava nei loro corpi e li possedeva, si urlava e si ballava, avrebbero dato in cambio la loro anima per un momento, anche solo un istante di quella felicita’.

Silenzio. Jimmy stacca il distorsore e comincia un arpeggio che trasforma quella bolgia in una voce sola.

Thank you.

Cate e Piero incrociano i loro sguardi, sorridenti e liberi, ed iniziano a cantare, a memoria :

” My love is strong, with you there is no wrong,
together we shall go until we die. My, my, my.
An inspiration is what you are to me, inspiration, look… see.”

- Come staiiii? -grido’ Cate. Non si sentiva nulla.
- Mai stato megliooo- rispose Piero, sorridendole.
- Ho capito. Ho capito che non sei mai stato meglio. Ma mi lasci dormire? – Caterina, infastidita, diede uno scossone a Piero, risvegliandolo dal suo meraviglioso sogno.
- Ma… scusa amore… stavo sognando di Bath.
- Di Bath? – in quel momento una splendida luce si accese nei suoi occhi – e che sognavi? Racconta.

Sono le tre di notte. Ma di dormire non se ne parla. Piero e Caterina hanno tirato fuori la scatola magica dei ricordi, quella scatola con tutte le foto di quando si sono messi insieme.

Poi, ne tirano fuori una. E la guardano lungamente, abbracciati.

Che giornata fantastica, quel 28 giugno 1970.

8 Commenti a “If the sun refused to shine*”

  1. emmaus2007 dice:

    E’ capitato al tuo racconto quel che succedeva ai miei di solito: carattere minuscolo e gli a capo saltati. Puoi rimediare però, con l’opzione modifica, e poi usando quel tastino sulla destra con tanti quadratini colorati, che ti fa uscire delle altre opzioni sotto. A quel punto, puoi scegliere le dimensioni del testo.
    Scusa di questa mia interferenza, ma è difficoltoso leggere dei racconti messi così. Ciao! Emmaus

  2. kiwi65 dice:

    grazie, provvedo!

  3. emmaus2007 dice:

    Grazie Kiwi della sistemazione!
    L’ho letto volentieri questo tuo. Evoca ricordi dei tempi andati, col tuo consueto stile chiaro e scorrevole.
    La musica t’ha fatto un bel regalo, facendoti conoscere la tua lei! Bellissimo!
    p.s. complimenti per il tuo racconto giunto in finale! Incrociamo tutti le dita! Facci sapere, e poi magari leggere!! Ciao!!!

  4. caterina dice:

    mamma mia!
    invidio quella Caterina che non sono io.
    cronologicamente impossibilitata,mi sarebbe piaciuto esserci.
    mi tu mi hai trasportata la’, in mezzo alla musica e ai giorni da ricordare, per sempre :)

  5. andrea dice:

    Ciao Piero. Leggerti è sempre un piacere.
    Che bello questo pezzo! Il passaggio dal racconto al risveglio ti è venuto proprio bene.

  6. admin dice:

    Mi sono permesso di dare una sistemata alla formattazione. Spero che vada bene :)

  7. kiwi65 dice:

    Grazie Andrea!
    E grazie admin per la sistemazione!
    Ciao
    Piero

  8. mattiekian dice:

    davvero bello e scritto in maniera così semplice e nitida che sembra quasi di essere là tra le note…
    grazie di avercelo fatto leggere ;D

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