Pensieri e racconti – Brandelli di vita dal pianeta morente

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      Aereoporto di Fiumicino. Ottobre 2006. Un uomo sta scegliendo delle riviste che gli consentiranno di passare un'oretta prima di partire per Catania. Al momento di prendere il solito settimanale, decide di comprare un block-note ed una penna. Si siede, mette i Subsonica in cuffia e inizia a scrivere. Riempie il blocco in poco più di mezz'ora. Da allora, non ha mai smesso di scrivere. Neanche in questo momento. Un abbraccio a Paolo, che era con me in quel viaggio e che ora è in viaggio, per non so dove. Per sempre.

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Kustor

Pubblicato da kiwi65 il 24 settembre 2008

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-Affari. Solo affari.
La voce di Kustor si fermò un attimo. Si accese una Gitanes e riprese a raccontare.
-Il mondo è cambiato, Mike. Quando iniziammo eravamo degli idealisti, combattevamo pensando che un giorno saremmo riusciti a costruire un mondo migliore, un posto senza guerre, senza poveri e ricchi. Facevamo la guerra alle cose che non ci piacevano. E così ho fatto, per anni. Poi un giorno arriva un ometto. Un impiegato di banca, a prima vista.
-Mi manda Frank Wise.
-Ah. E sentiamo un po’. Che cosa vorrebbe Frank Wise da me?
-Dobbiamo parlare di affari.
-Niente da fare – gli faccio io – alla gente come voi io gli piazzo una bomba sotto il culo e li faccio sparire. Qualunque cosa mi vuoi dire non mi interessa. Anzi, fai bene a sparire anche tu.
-Direi che ti conviene ascoltare la mia proposta.
-Direi che non ho tempo.
-Ripeto che ti conviene. Dammi retta.
Quel tono minaccioso mi fece ribollire il sangue. Lo avrei strozzato con le mie mani, li’, subito. Poi invece decisi di starlo a sentire.
-Sappiamo delle tue imprese. Sei bravo. Molto bravo. Per un po’ di tempo ti abbiamo anche dato la caccia. Poi abbiamo deciso che era meglio lasciarti fare quello che volevi. In fondo non facevi niente altro che il nostro gioco. Più tu attaccavi una caserma, più noi avevamo un pretesto per aumentare la nostra presenza nella zona. Una base saltata in aria? Tre nuove basi nelle vicinanze. Andavi alla grande. Perché metterti i bastoni tra le ruote? Poi hai cominciato a mirare più in alto. Invece di continuare a colpire militari e corpi speciali ti sei montato la testa e hai iniziato con i politici. Poi i finanzieri, le multinazionali… tu capisci, abbiamo dovuto per forza ricominciare a darti la caccia… ed ora ti faccio vedere una cosa.
Apre la sua borsa e tira fuori una serie di fogli.
-Vedi questi elenchi? Dagli un’occhiata.
Prendo due o tre fogli e comincio a leggere. Poi ne prendo altri. E poi altri.
-Ci sono tutti – mi fa – Hai visto? Ci sono proprio tutti gli uomini della tua organizzazione. Basi, finanziatori, fiancheggiatori. Ma anche indirizzi, nomi dei familiari…
-Ok, basta – gli faccio io, puntandogli il ferro in mezzo agli occhi – non mi spaventi con questa roba. Sai benissimo che se distruggete la nostra organizzazione in due mesi abbiamo una nuova rete solida e collaudata pronta per entrare in azione. Non mi freghi. Nossignore. Dimmi che c’è qualcos’altro nella tua proposta, dimmi che non mi hai fatto perdere tutto questo tempo inutilmente…
- Si. Ascolta. Ora viene il bello. Potremmo continuare a farci la guerra, passare i prossimi dieci anni a farci saltare in aria. Ma ci conviene? Sei vecchio ormai, Kustor. La smetti di fare l’idealista? Il Don Chisciotte dei miei stivali? Lo sai di cosa parla il futuro? Parla di fame di petrolio, di fame di energia. I popoli della Terra sono completamente dipendenti dal petrolio e dal gas naturale. E lo saranno ancora di più nei prossimi anni. Pagheranno qualsiasi prezzo. Oro, diamanti… non varranno più nulla. Petrolio, petrolio… si parlerà solo di questo, da adesso in poi. Noi non vogliamo che tra dieci anni i russi e gli arabi comandino il mondo. E stiamo organizzandoci per opporci a questo predominio.
La discussione stava prendendo una piega diversa. Rimisi il ferro in tasca.
-Semplice. Andiamo a prenderci il petrolio dove sta. Nei paesi arabi occidentalizzati e moderati, non c’è verso. Sono potenti, ben organizzati. Diventeranno i nostri nemici, tra pochi anni. Andiamo nei paesi islamici. Sono paesi arretrati, dove chi è più forte la fa da padrone. Non ci sono organizzazioni sociali, strutture di governo, nulla. Solo una massa di tribù che si scannano tra di loro. Andiamo li’ e ci prendiamo il petrolio.
-Ma mi prendi per il culo? Come farete a prendervi il petrolio?
- Quello che tutto il mondo già sa è che sono stati islamici, che hanno basi terroristiche e armi non convenzionali, anche se non è mai stato vero. Ma non basterebbe a giustificare un’invasione. Un invasione costa. Migliaia di soldati, navi, aerei… dovremmo essere aggrediti, per poter reagire in quel modo… insomma, questo è il tuo lavoro, Kustor.
Che ti devo dire – disse alla fine Kustor, spegnendo la sigaretta sul marmo – ho fatto un bel lavoro. Non mi pento. Ho progettato un attentato fantasmagorico. Ho dato tutte le indicazioni e Frank Wise ha eseguito il compitino. Tremila morti? Magari fossero solo cosi’ pochi… questa è una delle cose che sono uscite dai notiziari… ma la cosa più divertente era vedere la faccia del capo di quella organizzazione terroristica finta che ha inventato la CIA. Che ridere, vedere quella faccia da ebete con la barba bianca. Ogni tanto esce in televisione e minaccia il mondo dai suoi monti. Vive sui monti, come Heidi, in un area non più grande di un piccolo paese europeo. Trecentomila marines, più un esercito multinazionale non è stato in grado di trovarlo. Anzi, una volta che lo stavano per prendere è fuggito in moto. Ma dai…
Kustor rise di gusto. A me devo dire non veniva molto da ridere. Non sapevo come, né quando, ma sapevo che sarebbe successa qualche altra cosa, prima che riuscissi ad uscire da lì.
- Ora sai tutto. Ma di te non mi fido, Mike. Sei troppo in gamba. Un amico come te non lo voglio. Figuriamoci un nemico.
Mentre diceva così, Kustor fece un cenno con la testa ad uno degli uomini che mi tenevano le braccia dietro la schiena. Un dolore lancinante mi attraversò il collo.
L’ultima cosa che vidi fu il mio corpo ammucchiato per terra, come un sacco vuoto, coperto dal sangue che mi sgorgava da sotto la bocca.

6 Commenti a “Kustor”

  1. andrea dice:

    Ciao Piero! Sempre interessante leggerti, anche se forse questo non è proprio tra i tuoi migliori (almeno secondo me :)). Mi permetto una critica un po’ più approfondita del solito.
    L’impressione è che il contenuto abbia preso il sopravvento sulla forma, e alla fine trasmetti un forte messaggio politico al prezzo di una narrazione un po’ sotto tono: ad esempio di solito riesci, anche nella brevità che ti caratterizza, a delineare bene i personaggi, cosa che non accade per Kustor.

  2. kiwi65 dice:

    Grazie Andrea. Non ti preoccupare, i complimenti fanno piacere, ma le critiche aiutano a migliorare. Sentiti libero di farmene quando vuoi!
    Per quanto riguarda il pezzo, è una cosa che ho estratto da uno scritto più grande, l’ho modificato e l’ho postato. Come tutte le cose fatte d’impulso, è poco curato. Se deciderò di farlo vivere autonomamente, terrò in debita considerazione i tuoi commenti!
    Grazie
    Ciao
    Piero

  3. caterina dice:

    mamma mia…
    fantapolitica… fantatutto.
    speriamo che gli integralisti non loleggano altrimenti dai la fine di Rushdie!
    scherzo, dai, Pietro.
    adoro come scrivi e sopratutto i dialoghi, immmediati, freddi, senza frills.
    bravo davvero :)

    ps se vai a prenderti il gas, me lo dici che vengo anch’io?
    ho la macchina a metano :)
    dai! scherzo anche qui e scusa la confidenza che mi sono presa.
    bacisparsi

    cate

  4. kiwi65 dice:

    Grazie caterina! E se non fosse tanto fanta…?

    Ciao

    Piero

  5. simplyreadbooks dice:

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