Non svegliarti.
di Luca Zammataro.
Urgono vocaboli. E definizioni. Per descrivere la mia condizione. Chiuso nel chiuso di una strana cella. Assolutamente sigillata ai lati. Con una porta spalancata al centro di una delle pareti. Ma che si apre nel vuoto. Da giorni oramai, credo. Sembrano anni.
In un periodo indatabile della mia vita, mi accadevano della cose improbabili. Mi accadeva di sognare di una donna, una specie di amore infantile, un sogno ricorrente che ad un certo punto della mia infanzia aveva preso una sua forma, e che ora protrudeva come un lembo di anemone sinuoso e solitariamente sensuale, fra le pieghe dei miei giorni, nei momenti di pausa in cui fingevo di stancarmi del mio lavoro.
Poteva capitare che in quei momenti io dormissi, ma delle volte succedeva di incontrare Sandy ( così si chiamava ), da sveglio; dentro ad un supermercato, per esempio, o sulle strisce pedonali.
Ed ero più che sicuro che si trattasse di lei, tanto che possedeva un contrassegno che la distingueva ad onta di ogni equivoco: un cane, un bastardino di nome Barolo, chiamato così per via di una macchia di vino sulla fronte, a forma di isola dai bordi frastagliati, come un angioma.
Le volte in cui incontravo Sandy per la strada, o in uno dei musei della Assurance Megarville, (società per cui lavoravo), riuscivo a riconoscerla anche di spalle, per via del cane che andava trascinandosi, come un giocattolo a rotelle. E poi anche per il suo fondoschiena…Sandy è molto sexy…
Ricordo che una di quelle volte le era caduta una brochure dal cappotto. Io la raccolsi, per fermarla e restituirgliela, ma lei sembrava non notarmi. E così, nel tempo, non ricordavo più se l’avevo sognata prima di incontrarla da sveglio, o viceversa.
Non riesco a comprendere come sia potuto succedere. D’esser finito in questa cella senza una spiegazione logica. Un commissario senza anima e senza sorriso, di nome Entweichen , mi ha detto ieri che il motivo della mia carcerazione è proprio Sandy. Sostiene che io l’abbia investita con la mia auto, la scorsa settimana, e che per causa mia adesso è in coma.
Come è potuto succedere? Io non ricordo questo episodio. “Vostro Onore, io ho amato tutta una vita, tutta una vita quella donna…Se ho voluto vendicarmi?..E di cosa?..Perché mi ignorava?..Ma Vostro Onore, io vivevo nutrito della sua indifferenza! Sandy mi chiamava tutte le notti, in sogno…E’ così che mi amava! Sandy è sempre stata un personaggio della mia fantasia…Nessuno, dico, nessuno sapeva della sua esistenza…I miei amici, la mia famiglia non la conobbero mai…Dicevano tutti che ero pazzo..”
Pazzo. Ecco il motivo della mia carcerazione. Forse questo luogo è un nosocomio per l’igiene mentale, ed io, nel mio delirio per Sandy immagino che sia un carcere.
Io non ricordo il mio nome. Roth sosteneva che dimenticare il proprio nome è l’origine di ogni barbonismo. Ricordo benissimo che lavoravo per i musei della Megarville, ma non saprei dire nulla circa la mia reale mansione.
Sandy, invece, è una scrittrice. Frequentava spesso i musei. Prima di entrare in coma stava scrivendo qualcosa sulla storia di un uomo che lei avrebbe voluto incontrare, per amarlo finalmente in tutta la sua essenza. Lo cercava fra le tele, dietro le statue, nei gabinetti, fra le fessure dietro i pannelli, in quei luoghi nascosti al pubblico, che se li cerchi di proposito, mostrano i chiodi e le suture dei retroscena: l’intimo segreto di tutti i musei, dove si nascondono i cavi elettrici e le tubature dei riscaldamenti, e tutte le imperfezioni e le cose apparentemente fuori luogo che nessuno al mondo deve conoscere.
Non ho mai compreso chi cercasse esattamente. E non avevo la possibilità di scoprirlo, dato che tutta la vita di Sandy era rinchiusa nella mia mente.
Ma allora, perché stavo pagando con il carcere? Chi avevo investito, quel giorno, con la mia automobile, se Sandy è solo fantasia?
Il mio nome è Ecco. Ho deciso così. Se nessuno è disposto a dirmi chi sono, e cosa sono, allora è meglio che lo faccia io. Perché per la verità io, gli ultimi tempi sentivo di essere più Sandy che me.
Dato che nessuno sembra accorgersi di me decido io, da me, come questo processo dovrà essere svolto. “Vostro Onore, il qui presente signor Ecco, è un semi-assassino, dunque, per due motivi: il primo è che egli, non ha, in senso preterintenzionale, investito la signorina Sandy Withman. Il secondo motivo è che ella non è morta, bensì trovasi in stato comatoso. Stiamo tuttavia disquisendo, Vostro Onore, di una persona che nessuno, per lo meno qui in aula, ha mai conosciuto. Né mai conoscerà, dato che trattandosi di coma di terzo grado, a noi tutti sembra piuttosto improbabile che possa svegliarsi e rivelarci la reale concatenazione fra gli eventi accaduti..”
Ma sono sicuro che non andrà così. Perché l’unica cosa certa è che sono chiuso qui, dentro ad una strana cella. Assolutamente sigillata ai lati. Con una porta spalancata al centro di una delle pareti. Ma che si apre nel vuoto. Da giorni oramai, credo. Sembrano anni.
Ed inoltre sono sicuro che starò pagando per una persona che non conosco nemmeno, di cui mi si nasconde la reale identità, in quanto avranno capito che sono pazzo. Sì è così, sono impazzito. Il giorno in cui ho investito Sandy, in realtà dovevo aver investito qualcuno che non ho neanche notato in viso, dato che oramai Sandy, il sogno, si muove liquidamente nel mio cervello. Che casino avrò mai combinato!
La porta spalancata di questo luogo mi tenta molto. Ma non riesco ancora a comprendere per quale motivo io mi senta attanagliato qui…
Qui posso leggere, di me forse, ho solo un diario scritto con inchiostro simpatico, e non mi resta nulla, nessuna memoria, sono come bloccato all’interno di questo cubo di cemento. Un cemento più simile all’acciaio.
E non ho fatto in tempo a voltarmi, che sull’uscio trovo il cane di Sandy! La sua chiazza, da sempre rossastra, adesso sembra di color nero corvino.
“Ciao Barolo! Sei venuto a trovarmi…vieni avanti, puoi entrare se vuoi. Sono io che non riesco ad uscire…Perché resti lì impalato? Non hai voglia di farmi la festa? Capisco, in fondo noi due non ci conosciamo nemmeno, non è così?”
“Non si tratta di questo signor Ecco.”
Ed improvvisamente Barolo parla. Ed assume sembianze umane. Diviene del tutto simile al commissario Entweichen, lo stesso che mi ha interrogato nei giorni scorsi. L’uomo e Barolo sono la stessa cosa, dato che il commissario, questa volta, ha una macchia sulla fronte simile a quella del cane.
“Non è che non voglia farle la festa. E’ che le devo comunicare qualcosa che forse lei stenterà a comprendere.”
La situazione mi lascia perlesso. Ma ciononostante subisco ogni cosa, pur d’avere notizie della persona sconosciuta da me investita, che nel mio delirio onirico ho creduto essere Sandy. Di me, in effetti, poco mi importa.
“Commissario Barolo-Entweichen, io, come può ben notare, non ci sto più con la mente. Se ho da pagare pagherò. Circa una settimana fa lei mi ha interrogato, pur rendendosi conto del fatto che io non mi ricordassi nulla. Mi accusava d’essere io l’uomo che investì Sandy. Ma lei sa meglio di me che ciò non poteva succedere, che Sandy è solo una mia fantasia notturna. Per questo motivo, io la esorto a darmi notizie della persona che ho spedito in coma. Mi servirà a riflettere sul mio stato psichico.”
“Le risponderò certamente. La persona che adesso si trova in coma è la scrittrice Sandy Withman. Io sono il suo cane.”
“Commissario Barolo-Entweichen non sia cinico! È pregato di non ironizzare sul mio stato mentale! Sa benissimo che Sandy è solo un sogno, il mio sogno! E sono sicuro che anche lei, commissario, lo è…”
“Signor Ecco. E’ qui che si sbaglia. Non è la Withman ad essere un sogno. E’ lei, proprio lei, signor Ecco, un sogno…”
“Io..sarei..un sogno?”
“Per l’appunto. Lei è il sogno di Sandy.”
E per un attimo mi rendo conto del mio stato. Io che non mi ricordavo il mio nome, che non sapevo più chi e cosa fossi. Ogni cosa aveva la sua spiegazione. Non v’è alcun dubbio ora. Sandy è una scrittrice in carne ed ossa, che per mesi mi ha sognato. Mi ha immaginato avvolta fra le lenzuola, nelle notti in cui io vissi tutta la mia vita…
Così ero io l’uomo che lei cercava, era di me che voleva scrivere, mi cercava continuamente, fra gli interstizi dimenticati di un museo…Ed ora ricordo anche cosa ero stato. Prima di essere un sogno di Sandy. Ero stato l’immagine di un quadro. Un uomo, un passante, l’ombra di un gondoliere che lento fa scivolare la sua imbarcazione, al tramonto, in una tela del Canaletto…Ero stato molte altre cose, e per lei ero molto di più.
Grande amore di carne! Hai costruito pezzo per pezzo la visione della mia esistenza, come per una sinopia hai tracciato le linee del mio cielo e del mio mare, ed i confini del mio corpo eterno; hai disegnato le mie scarpe ed i miei guanti, hai descritto i miei tramonti marini e ogni aurora di cui m’innamorai, hai previsto mia madre, e a mio padre hai dato un sorriso. Grande amore di carne, più che nella carta nella tua mente vorrei continuare a sognare. Sognare di te che sogni me che sogno te. Se tu mi avessi chiamato, sarei apparso da ogni spigolo, avrei fatto piovere le mie parole sul tuo viso. Grande amore di cielo…non avevi ancora deciso il mio nome.
“Mi spiace averle prodotto un senso di colpa, la scorsa settimana, quando le ho detto che alla guida dell’auto che ha investito Sandy c’era lei. L’ho detto solo per concederle il tempo di adattarsi a questa situazione. Qualcuno, un automobilista sconosciuto, l’ha investita la scorsa settimana. Il colpevole non è lei. Non avrebbe potuto, lei mi capisce…E per quanto riguarda me…Io esisto. Sono la proiezione di Barolo, il cane di Sandy, trasformatomi in un commissario per convincerla ad aiutarci. Mi creda, siamo molto dispiaciuti. S’era creato un delizioso equilibrio tra creatura e creatore, non crede?”
“Ma allora..Se io sono solo un sogno..perché sono qui dentro, chiuso in un carcere, senza una spiegazione?”
“Signor Ecco, questo non è esattamente un carcere. Questo è il luogo in cui percolano tutti i ricordi, le fantasie ed i sogni di Sandy. Da quando è in coma, lei, mio caro Ecco, ha cessato di vivere la sua vita sognata…”
“Mi dica, commissario, come posso cambiare il flusso delle cose?”
Il commissario Entweichen-Barolo, si tocca la sua nera voglia con un indice, come a voler, con quel gesto, ricavarne un pensiero.
Poi con lo stesso indice mi indica la porta sempre aperta della mia cella-coma-di-Sandy. Il commissario ha un volto senz’anima e senza sorriso, ed un sottile profilo da bracchetto. La sua figura si staglia verso il cielo della cella, come un faro nella notte.
Capisco da me che devo attraversare la porta. Lo faccio e mi trovo in un luogo simile ad una spiaggia. Sandy ha i capelli castani e gli occhi verdi, e due gote simili a due pesche.
E’ distesa sulla sabbia, e la risacca del mare le bagna di tanto in tanto l’esile corpo. Così mi chino sul suo viso e le trasfondo un bacio, più simile al vento.
“Alzati amore, torna alla vita. Apri i tuoi occhi e torna a guardare il mondo. Lo stesso di cui scriverai. E quando sarai tornata da questo viaggio non svegliarti del tutto. Apri i tuoi occhi ma continua a sognare! Non svegliarti amore, non smettere di sognarmi. Perché io possa continuare a vivere.”
Sandy Withman uscirà dal coma, grazie a me, cioè ad un suo sogno. Questo mi consola, e suggerisce che vi sia qualcosa di reale in noi sogni, più reale della realtà stessa. Le occorreranno quattro mesi e undici giorni per guarire. Io riprenderò a lavorare, non so se avrà intenzione di darmi una famiglia, ma forse mi regalerà un cane. E’ probabile che mai mi rivelerà il senso dei miei onirici trascorsi. Ma so per certo che come tutti gli scrittori tarderà a regalarmi un nome.
Copyright ©2008 Luca Zammataro
Ciao Luca, mi ha colpito tanto il senso d’ansia che trasmette il protagonista (bella a proposito l’idea di ridiscrivere due volte la scena iniziale della strana cella) fino al ribaltamento della prospettiva. E poi, il tema del legame tra creatore e scrittura mi affascina! :o)
Cara Lindas, ti ringrazio per il commento.. sono molto felice quando qualcuno si emoziona per quello che scrivo. Un abbraccio..