Racconti molto sciolti

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Segena, oppure le storie del futuro. Seconda.

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                                                                            NEL BOSCO TRA LE FATE

 

<< Io non ho karma.>> Disse.  Sapeva dov’era, seduta in seiza, le braccia tranquille lungo i fianchi, le mani unite racchiuse sulle cosce, aveva già gli occhi aperti e sollevò con garbo la testa, girando lentamente intorno a se, prima da una parte poi dall’altra, sorridendo. 

Entità di ogni sostanza e coscienza si erano radunate in cerchio, intorno a lei. Il numero delle fate era maggiore, ma altri esseri avevano risposto alla chiamata. Ed ora erano lì a fare cerchio, e le sorridevano,salutandola come si fa con un fratello non visto da lunga data.

Lei, dentro, illuminava quel posto, uno spazio donato dal bosco che assisteva felice, anch’esso, all’incontro, e la pulsazione vitale della sua natura pura per un po’ smise, si acquietò. Per la prima volta, quel posto, conobbe il silenzio. Assoluto.

Quei mormorii, i richiami, i suoni allegri dei suoi abitanti, il ritmo che perfonde vita al bosco e il che bosco stesso ridona in una pulsazione continua di energia che va, torna, ed alimenta l’alternarsi del tempo, ora tacciono, sospesi.

Qui, la luce senza bagliore, quella che non da’ fastidio, in cui ti immergi con fiducia, in cui conduci la tua vita senza affanni, senza l’ansia di aspettare che arrivi sera, come una liberazione, e poi notte per almeno riposare un po’. No qui non c’è notte, questa è una luce che fa dormire, che concede il giusto riposo quando è giusto che sia. Ed ora si acquieta anche essa in attesa di parole pronunciate.

Segena si alzò, ed era altissima, non della sua altezza corporea, quella che nei documenti della sua scomparsa dal mondo degli uomini, è segnata come altezza media. No.

La sua aura si estendeva ben oltre il piano fisico e, alzandosi, si estese in tutta la sua benevolenza, fino ad accarezzare i suoi spettatori, ergendosi fin oltre il limite degli alberi per vedere oltre e tutto intorno a se.

Il suo viso infondeva solo tranquillità, rilassato nelle guance appena appena rosee, libero negli occhi chiari e profondi, libera di guardare gli altri negli occhi, con la serenità di chi non offende e non ha paura. Anche nei riccioli dei suoi capelli biondi vi si poteva trovare rifugio dagli affanni e dalle ingiustizie.

<<Sono venuta dopo il richiamo dei Maestri perché è ora il tempo dei non ripensamenti, il tempo di non tornare indietro.>> disse, sempre sorridendo.  << So che i Maestri hanno risposto all’ultimo appello, l’ultimo richiamo per l’essere uomo affinché ritorni alla Terra, perché fermi il suo cammino, il suo precipitare, e ritorni ad affondare le radici nella Madre, per nutrirla e farsi nutrire, per rispettare l’antico patto di cui solo noi, ora, siamo testimoni. Far ricrescere le radici da cui prendere la felicità, e ritornare alla terra per rivitalizzarla.>>

Si avvicinò un entità immensa, fulgida, benevola; con grandi ali verdi, come farfalla che appena sfiora il terreno; lunghi e lisci capelli gialli cinti da una coroncina di fiori, stessa serenità e nessun pregiudizio, disse:

<< Noi siamo sempre stati qui, noi ci nutriamo con la stessa forza di cui nutriamo la Terra; noi diamo, la terra da, senza che nessuno subisca perdite, arricchendoci di mutua energia, noi qui ora ti ascolteremo.>>

Le sue labbra rosse non si erano mai mosse, chi si mosse fu il suo cuore, e le braccia lunghe e nude, a stringere Segena nelle sue spalle.

<< Abbiamo sempre risposto alle chiamate dei Maestri. Noi esistiamo prima dell’uomo ed abbiamo pazientato finché l’uomo prendesse coscienza di sé, quella consapevolezza  che gli permette di realizzarsi completamente nella natura e in sé, e vivere senza sciupare quegli anni nella banalità di un’esistenza ordinaria, tesa ad accumulare e sprecare  sostanze materiali, o a restare nell’insoddisfazione di chi non possiede quei beni.>>

Ora, abbracciandola come una madre che non vede figlia da tanto tempo, la invitò nel calore del cerchio, facendola diventare una di loro.

Segena rispose:

<< So che la vostra attesa non ha tempo, mia regina, il popolo degli uomini ha perso ogni traccia della propria essenza, e si è costruito una strada che porta lontano da sé, tanto lontano fino a distruggere anche ciò che tu chiami esistenza ordinaria, se quella è esistere.>>

Un infinitesimo attimo di tristezza le percorse il volto. Un profumo di aria bagnata si levò dalla terra al contatto della lacrima scivolata dal suo volto.

La regina delle fate assunse oltremodo il suo ruolo materno asciugando con le dita diafane il volto di Segena.<< Ma sai anche che durante la sua storia l’uomo ha generato in se stesso esseri superiori, davvero consapevoli della tensione spirituale propria dell’uomo, esseri che di volta in volta hanno indicato strade, diverse, ma con la stessa meta: scoprire la propria essenza.>>

Ella sorrise, ed espanse il suo sorriso tutt’intorno e lungo il cerchio, e fu come sciogliere i muscoli dopo una feroce lotta.

<< Si madre, uomini che hanno spezzato la spirale karmica, liberandosi dal dolore della rinascita, ed ora ritornano per mostrare agli uomini tutti i loro sbagli, a noi il compito per mostrare loro la vera via, prima del precipizio.>>

La regina con un cenno della mano invitò Segena a sedersi sul suo scranno e gli altri a stringersi di più intorno a lei.

<< Si, i Maestri ci hanno annunciato questo ultimo compito e, sapendo che ci costerà anche delusioni e sconfitte, ti aspettavamo, hanno chiamato te, che sei stata tra gli uomini, hai vissuto delle loro speranze e cecità, ed hai deciso anche tu di rompere per sempre il cerchio del ritorno alla materia. Ora parla tu.>>

Il sorriso tornò in tutta l’assemblea, e la serenità si accovacciò ai piedi di Segena, carezzandole i piedi, come una tutrice fa con il suo bambino.

Un‘espirazione profonda salì da quel posto, come a voler buttare fuori, via da lì, l’ansia accumulata in quegli istanti. E disse:

<< Ora non ho karma, ho vissuto e reincarnato molte vite, nella speranza e nell’attesa che  una forza esterna lasciasse in me le sue tracce. Un dio che mi parlasse del suo disegno.  Ma ne ho visti tanti Dei, buttati giù e fatti risorgere, in nome dei quali, allora come ora, l’uomo vanifica la propria esistenza terrena per mera questione di potere.  Ed ho visto altri Dei, anche ora, che di divino non avevano niente: solo l’immagine, il valore che l’uomo gli da rende il denaro simile ad un Dio, rendendo Dei chi possiede di più. Ed ora, peggio di allora, l’uomo non sa guardare più tanto in alto, poco più in alto dove sono affissi gli schermi che parlano solo degli dei con tanto denaro. Non più su verso il cielo. >>

Si avvicinò allora, un saggio dall’aspetto antico, occhi come palline nerissimi, faccia rugosa senza tempo, e presentò il suo sorriso largo da un orecchio all’altro,orecchie a punta. L’assemblea fece ancora più silenzio, se possibile, e il vecchio signore degli Elfi spense il sorriso in un fluido di voce somigliante ad liuto:

<< Dolce signora, tu hai avuto mille contatti con gli esseri umani, sei stata carne e sangue in molti luoghi e tempi, e li comprendi. Ma il nostro popolo non capisce; noi elfi, e le stesse fate, e altre entità di questa dimensione, siamo stati in mezzo al popolo degli umani, sotto altre forme, nei loro sogni, nelle loro visioni. Abbiamo avuto contatti, ci siamo esposti presso persone giuste dall’animo elevato, gente in cerca di arricchire il loro spirito.  Abbiamo avuto il compito di ammonirli, di consigliarli: l’uomo va verso una china che non ha ritorno, sta perdendo per sempre la strada della vera natura; ma essi stessi rimasero inascoltati. Ed ora perché dare un altra possibilità alla razza che si compiace di autodistruggersi? Triste dirlo ma dopo vani tentativi, chi sa, chi ha capito si salvi, il resto sia compiuto il loro destino.>>

Segena sorrise un attimo, si illuminò di una luce antica e chiuse i suoi occhi nelle mani del signore degli Elfi, e dal profondo della sua pancia disse:

<< Quando è cominciato tutto questo?>>

Poi disse con parole:

<< Da dove arriva questo pianto atavico, millenario. Vissuto da tante vite accumulate in quest’anima ormai stretta, racchiusa. Come un pugno che stringe in una morsa il petto, alzando una diga al libero fluire dei sentimenti, delle emozioni, delle lacrime finalmente. Cosi questo pianto non passa, il fiume delle esperienze ne ha portato di acqua in quest’anima, il bacino ormai è colmo ma la diga, purtroppo, è forte. L’acqua si accumula ma non diventa ancora lacrima.>>

Segena fece un passo indietro come un passo di danza, si toccò i piedi, allargò le braccia verso l’alto e tirando la testa indietro disegnò in aria una grossa spirale.  

<< E’ tempo di espandere questo spirito stretto e lasciar sfogare il fiume karmico che mi scorre dentro, lasciar fluire le esperienze, piangere finalmente. Ne ho avuto l’occasione in un luogo senza tempo e senza spazio, ormai prossimo alle sfere superiori. Io, l’anima che è giunta in questo corpo, e i miei fratelli, eravamo pronti. Abbracciati l’uno con l’altro, non importa in che numero, stavamo assaporando il progetto di fonderci in una sola entità anima superiore, sintesi di tutte le esperienze vissute, fusione di karma millenari per cancellarli, finalmente, e ritrovarsi come una ciotola di diamante, vuota da riempire e piena da vuotare.  Noi in quel luogo abbiamo attraversato il tempo viaggiando tra le sofferenze di mille incarnazioni, e la gioia di tornare anime, spinti sempre da Amore, il motore unico, la vera energia che muove l’universo e tutto ciò che gli sta intorno.>>

Fu qui che quel circolo di spiriti liberi incarnarono, per qualche secondo, un carattere che gli umani mostrano pochissimo: la gioia di sentire amore e mostrarlo e spenderci su qualche lacrima.

<< Ed è per amore nella ricerca della sua purezza, nella voglia di renderlo e mantenerlo  eterno che tutti noi torniamo sulla terra, per capire, per affinare la consapevolezza e poi tornare nelle alte sfere. E’ sempre per amore che qualcuno di noi riesce a spezzare questa giostra di morti e reincarnazioni, per superare la sofferenza, penetrare ancora di più nell’amore vero e diventare guide, Maestri di uomini. Noi abbiamo fatto il passo, ognuno di noi divenne un pezzo di coscienza dell’essere superiore che siamo diventati, tutti in uno, di una luce ancora più splendida, di un sapere immenso, quell’essere che ora sono io ancora una volta, l’ultima, in corpo e sangue. E non dovrei essere qui, ma abbiamo promesso, abbiamo risposto al grido di dolore dei Maestri millenari, dolore per la terra, per la condizione dell’uomo, l’ultimo appello per portarli alla salvezza, oppure mai più.>>

Al silenzio di Segena rispose il vecchio signore degli elfi

<< Cosa spinge gli Antichi a farsi coinvolgere ancora in cose terrene pur sempre infime. L’uomo ha tracciato da se la sua strada e, lo abbiamo imparato a nostre spese, non ha mai voluto udire parole, da lui definite extra terrene, arrogandosi il principio che solo l’uomo vive sulla terra, ci ha escluso, ci ha relegato a personaggi fantasiosi o il prodotto di deliri visionari. Eppure ha usato male questa supremazia, ritorcendola contro di se, dimenticando che ogni cosa, ogni evento esiste soltanto in relazione con gli altri. L’uomo ha bisogno della natura per l’aria, l’acqua, una vita vera e pura; la natura ha bisogno dell’uomo che la guardi, che la viva che la ami. Ma se l’azione porta a distruzione la sua reazione può essere solo carestia ed estinzione. L’uomo merita questo?>>

<< l’Amore muove tutto, fino a gesti estremi, come questo.>>

La voce di Segena era di una dolcezza estrema. << E sia.>>risposero tutti.

4 Commenti

  1. andrea

    Ciao Luigi,

    devo ammettere che mi hai un po’ confuso. Mi aspettavo un seguito del tuo post precedente. Forse ho capito male? Oppure si tratta effettivamente di un seguito, da inquadrare in un progetto di respiro molto piu’ ampio?

    Ad ogni modo, eccoti le mie impresisoni su questo testo. La mia impressione e’ che la tua prosa si adatti piu’ facilmente alla fantapolitica che al fantasy. Ma forse e’ un limite che ho io, che di fantasy ne leggo cosi’ tanta che sono diventato piuttosto esigente.

    Bella la musicalita’ del nome Segena, mentre i contenuti del dialogo mi sono sembrati un po’ artificiali. Leggendoli non si ha l’impressione di una conversazione vera.

    Aspetto comunque di leggere altre puntate (se ce ne saranno) per farmi un’idea piu’ chiara.

    Nel frattempo, grazie per avercelo fatto leggere!

    Andrea.

  2. andrea

    Ciao Luigi, una comunicazione di servizio: vedo che i commenti che lascio vengono messi in coda di moderazione (cioe’ non appaiono finche’ tu non li approvi esplicitamente). Per favore fammi sapere se questa cosa l’hai voluta tu o se invece preferisci che i commenti appaiano direttamente.

    Andrea.

  3. Sto ancora prendendo dimestichezza con la gestione del sito e preferirei che i commenti appaiano direttamente. Anzi accetto suggerimenti per farli vedere subito, senza approvazione. Grazie mille.

  4. Intanto grazie per il bel commento della prima parte. Non voglio anticipare molto, ma è la visione di un futuro in Italia e in un mondo parallelo, o una Terra parallela, con sguardi alterni tra i due mondi. Vite parallele che poi confluiranno. Qui padri che sopravvivono alla decadenza, di là figli che provano il riscatto. Segena è l’anagramma di mia figlia, e si, questo percorso è molto impostato sul politico. E’ la mia impostazione.

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