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IL MISTERO DELLA GESTAZIONE

Pubblicato da markingegno il 2 aprile 2010

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Non saprei dire con esattezza quanto sia avvenuto il concepimento.

Anche cercando di focalizzare l’analisi retrospettiva con tutta la concentrazione e l’attenzione possibili, anche spremendo a fondo le meningi o battendomi i pugni sulla testa, proprio non riesco a ricordare il momento preciso di quando sia avvenuta la fecondazione, né le modalità né le circostanze dell’evento.

Già vedo i risolini di scherno sui vostri ghigni beffardi e gli sguardi ironici di sottecchi:

“ Possibile che non si sia accorto di nulla?”

“ Eppure per fare certe cose bisogna essere in due e bisogna pur essere presenti….”

“ Se non vuoi rivelare la paternità, sono affari tuoi…. avrai i tuoi buoni motivi… ma non cercare di prenderci in giro, per favore!”.

Eppure, vi ripeto, è andata proprio così, per quanto paradossale possa sembrare! Non ricordo nulla!

E se c’ero, non ero assolutamente consapevole!

Non è la prima volta che succede, del resto; è già successo altre volte nella storia e nella mitologia e la mitologia, voi mi insegnate, non è altro che l’interpretazione leggendaria e simbolica di fatti realmente avvenuti. Il diluvio universale è realmente successo, se ne trovano tracce in tutte le culture preistoriche. La scomparsa  di Atlantide riecheggia un immane cataclisma tellurico o la caduta di un gigantesco meteorite.

Ebbene, quel libertino di Giove per concupire le sue vittime amava trasformarsi in mille modi ingegnosi.da cigno elegante per sedurre Leda, da toro possente per rapire la bella Europa, da satiro per sedurre l’affascinante Antiope, da uccellino tremante per intenerire la giunonica Era, in pioggia d’oro per fecondare Danae etc etc. Le povere vittime della concupiscenza del Dio, anche se ingravidate, avrebbero in assoluta buona fede potuto testimoniare di non avere mai avuto rapporti carnali.

Anche la nostra religione, del resto, si basa su un assurdo biologico: l’“immacolata concezione”, cioè il concepimento, per virtù dello Spirito Santo, su di una vergine, senza neanche rapporto sessuale e questo è un dogma affermato e rispettato da tutti i credenti e nessuno ci trova alcunché da ridire.

Ritornando al mio caso specifico, può darsi che la penetrazione sia avvenuta sotto mentite spoglie, per esempio ad opera di un germe fecondante nascosto in una cosa inanimata.

Potrebbe anche essere stato assunto per via orale, sotto forma, per esempio, di una gustosa bistecca fiorentina al sangue o di un aperitivo troppo rinforzato o di una esotica insalata tropicale o nel corso di una abbondante libagione con qualche altro alimento o bevanda potentemente afrodisiaco.

Oppure l’inganno può essere stato perpetrato sotto le forme esteriori di un animale. Ognuno di voi innumerevoli volte sarà stato punto ed inoculato da zanzare assatanate; dovrebbero essere, a pungere, solo le zanzare femmine, ma chi può escludere che qualche volta, anche una volta soltanto, si sia trattato non di una vera zanzara ma di un astuto camuffamento? Oppure potrebbe essere stato un gatto dalle sette vite. Quante volte ho accarezzato il mio gatto Nerone e lui faceva le fusa sbavandomi di saliva. Talvolta, soprattutto d’estate, mi leccava le braccia nude, quasi a sottolineare il possesso ed a marcare con la sua saliva il territorio, e ricordo benissimo che la sua lingua era oltremodo ruvida e “rasposa”, quasi fastidiosa sulla pelle; niente di strano che mi abbia iniettato qualcosa per via percutanea, come quando si applicano i cerotti medicati sulla pelle. Certe volte, addirittura, si accucciava tra le mie cosce e mentre faceva le fusa, muoveva ritmicamente le zampe anteriori sul mio pube, quasi a praticare un sensuale massaggio e arrivando a graffiarmi con gli unghioli. Altre volte l’intimità era ancora maggiore perché si sistemava a dormire accanto a me, sotto il plaid, mentre riposavo nel sonnellino pomeridiano. E quante volte mi si piazzava di fronte e mi fissava intensamente con le strette pupille a fessura, quasi ad ipnotizzarmi, con uno sguardo fisso e leggermente torvo, che potrei definire magnetico o anche inquietante.

Oppure potrebbe darsi che, nel momento in cui è successo il fattaccio, io fossi sotto l’effetto dell’ebbrezza alcoolica. Come è risaputo, l’alcool allenta i freni inibitori, fa affiorare la parte più istintiva e fa sbocciare l’estro; può essere stato che, sotto l’effetto di Bacco, abbia avuto il sopravvento su di me uno stato di euforia, di esaltazione orgiastica, forse anche potenziato dal tabacco o da qualche altra droga , che ulteriormente abbiano ridotto il controllo inibitorio della ragione, allentato i vincoli morali della coscienza e ridotto al lumicino la volontà di resistere, aumentando, per contro, a dismisura la ricettività e la sensibilità. In questo stato ipotetico, senza averne consapevolezza e quindi memoria, è probabile che su di me sia stato compiuto abuso da parte del dio Bacco in persona, o di qualche satiro ruspante, o di qualche ninfa leggiadra ed ambigua, o anche di un immondo caprone e che ora io porti in grembo il frutto di cotale forzata unione.

Oppure potrebbe chiamarsi in causa qualcosa di soprannaturale o di religioso, come le mistiche unioni dei Santi o degli Asceti; o una novella annunciazione, da parte di un fulgido Angelo di luce, del reiterarsi dell’incarnazione dell’ispirazione divina che, soffiando l’alito vitale della nuova rivelazione, porti alla nascita di un moderno Profeta che illumini la mente dei popoli e dia più attuali comandamenti. Se è già successo una volta, potrebbe pure succedere nuovamente; le condizioni attuali non sono poi così dissimili da quelle di allora. La Storia attuale reclamerebbe, più che mai, l’intervento divino.

O, per converso, che si sia trattato di una diabolica possessione da parte del Maligno. Di un’opera del demonio, insomma. Il diavolo spesso si accoppia con gli uomini per indurli in tentazione e farli cadere in peccato; è sempre successo, fin dai tempi del paradiso terrestre, di Adamo ed Eva. Li lusinga ed attrae con false promesse e seduce le loro deboli menti promettendo di rivelare la conoscenza, ma in realtà mira alla nascita dell’Anticristo per conquistare il potere eterno ed assoluto; per questo concupisce il genere umano per affinare la tecnica procreatrice e garantirsi, tramite gli eredi, la propaganda del suo messaggio eversivo.

Oppure può essersi trattato dell’intervento di un’entità astratta, in ipotesi dell’intelligenza astrale o della creatività cosmica che governano l’Universo ed hanno creato il mondo e che ogni tanto si incarnano e si fanno uomo ed allora nascono i rari geni dell’Umanità: Archimede, Platone, Leonardo da Vinci, Michelangelo, Newton, Picasso, Napoleone. Chi potrebbe escludere con sicurezza assoluta un’evenienza del genere?  Che non abbiano scelto proprio me e la mia modesta persona per fare progredire l’Umanità. La vita sulla Terra, del resto, secondo un’ipotesi cosmogonica accreditata, non sarebbe conseguente all’arrivo sul nostro pianeta di particelle vitali provenienti dalle profondità remote del cosmo?

Oppure può essersi trattato di un incontro ravvicinato di terzo tipo, di un rapporto intimo con esseri alieni, marziani o altri, provenienti da altre dimensioni, da altri Universi paralleli, sicuramente più evoluti della nostra civiltà, che abbiano voluto creare un ponte col genere umano, per facilitare l’integrazione e fornirci parte della loro superiore conoscenza per farci progredire più velocemente. Sempre più indizi portano a ritenere sicura l’esistenza degli UFO ed è cronaca di tutti i giorni il resoconto di rapimenti e di contatti fisici con gli alieni.

Ancora, potrebbe essersi trattato di partenogenesi, una modalità biologica rara ma documentata in natura, in cui si verifica una auto-fecondazione che prescinde da qualsiasi apporto esogeno.  In cui avviene la fecondazione e l’attivazione delle potenzialità generatrici già presenti.

Ulteriormente, potrebbe trattarsi della riattivazione di un germe embrionario aberrante, di una cellula totipotente dei primi stadi di sviluppo, rimasta sepolta nella parte più remota ed ascosa dell’inconscio o nelle profondità delle visceri. Ad un certo punto, per puro caso o per una attivazione contingente, quale un cortocircuito neuronale, può riprendere a svilupparsi, come succede con i teratomi. In questo caso il prodotto del concepimento sarebbe in-nato, cioè dentro di noi stessi, ma quiescente o dormiente, in attesa di riprendere il suo sviluppo interrotto.

Tante altre ipotesi potrebbero essere fatte, e tutte più o meno verosimili, per cercare di trovare una spiegazione plausibile, sebbene sia difficile trattare con un approccio razionale e scientifico un argomento squisitamente irrazionale, istintivo e passionale, quasi alchemico e magico, quale dovrebbe essere il concepimento e la nascita di una nuova creatura.

Sta di fatto che questo stato interessante ha fatto irruzione nella mia normale esistenza in maniera assolutamente improvvisa, dall’oggi al domani, senza alcun preavviso né consapevolezza degli antefatti. In parole povere, non me lo aspettavo minimamente. Ad un certo punto ho cominciato a sentire dentro di me una trasformazione, dapprima minima minima, quasi impalpabile, ma che alla fine ha finito per avere il sopravvento, cambiando profondamente la mia affettività e la mia condizione esistenziale. Ho sentito questo germe cominciare a crescere dentro di me; dapprima era come una timida presenza, ma poi ha cominciato a svilupparsi sempre di più, giorno dopo giorno, ad espandersi e ramificarsi in maniera impetuosa, a strutturarsi sempre di più in un organismo completo, definito e già quasi autonomo dentro di me. Ha finito per assorbire tutte le mie energie psichiche; dalle visceri dove era annidato ha finito per impadronirsi del cuore e della mente, dei sentimenti e della volontà, della totalità del mio essere.   Ho tralasciato tutte le altre attività, concentrando, in maniera ossessiva e compulsiva, tutta la mia attenzione ed il mio tempo esclusivamente nel seguire lo sviluppo della creatura che sentivo crescere dentro di me. Tutta la mia attenzione era focalizzata nel seguire, passo passo, il divenire della creazione.

Come un bacillo pernicioso che penetra in un sito dell’organismo e poi diffonde l’infezione a tutto il corpo, causando una setticemia mortale; come un tumore maligno che si origina in un certo tessuto ma poi dissemina le metastasi dappertutto, prendendo il controllo dell’organismo e del suo metabolismo, finendo per portarlo a morte se non viene estirpato in tempo. Così questo germe embrionario è diventato un perfetto parassita che ha finito per impadronirsi completamente della mia vita. E’ diventato una presenza costante, scomoda, assolutamente coinvolgente, al limite della sopportazione, talmente invadente e pervasivo da diventare intollerabile. Sul piano fisico ed emotivo. Da suscitare uno stato cronico di nausea e moti continui di vomito. Sì, anche io ho sperimentato l’iperemesi incoercibile della gestazione.

Trascorrevo la gran parte delle mie mie giornate a letto, febbricitante, quasi delirante, assolutamente apatico, senza nessuna voglia di uscire di casa, di lavarmi, di incontrare gli amici, senza appetito; a rimuginare costantemente su di Lui, mille pensieri che mi assillavano la mente ed avevano sempre un unico oggetto: Lui.

Tanto da provocare in certi momenti un desiderio di ribellione, ma accompagnato ad una sensazione di angosciante disperazione, di impotente frustrazione, senza percezione di una possibile via d’uscita. Quante volte il mio umore cambiava repentinamente e diventavo triste e preda della melanconia, senza motivo apparente. La depressione in gravidanza esiste davvero ed io l’ho sperimentata su di me.

Tante altre volte mi sembrava quasi di odiarlo. Nei suoi confronti sperimentavo un atteggiamento ambivalente: per quanto ancora informe, sebbene ancora non nato e manifesto nelle sue fattezze, pur tuttavia istintivamente sentivo di odiarlo; mi sembrava un mostriciattolo, roba da pattumiera. In alcuni momenti ho anche pensato di sopprimerlo e di farlo abortire.

Ma lui da vero parassita sapeva ben tutelarsi, si era abbarbicato alle mie visceri con radici profonde e drogava anche il mio umore facendomi sentire un dio. Molto spesso mi sentivo euforico, preda di una esaltazione indescrivibile, onnipotente, felice. Come se avessi assunto una dose massiccia di sostanze psichedeliche, sperimentavo un’accentuazione quasi dolorosa della sensibilità, delle percezioni, delle possibilità del pensiero, un’espansione della coscienza. Era una sensazione bellissima, esaltante, assolutamente unica: mi sentivo un dio, creatore onnipotente, come Dio che plasma l’argilla ed infonde il soffio vitale. Capace di dare la vita, di creare dal buio e dal nulla un essere o più esseri od anche, in una folle megalomania eccentrica ed espansiva, in un delirio mistico di onnipotenza, interi universi; capace di condizionare la realtà o di crearne una a mio piacimento, di modificare la Storia o di scrivere io la Storia. Manifestavo strane voglie di possesso e di dominio, desideri al di fuori della normalità. Passata l’esaltazione momentanea, cessata la smania creativa ed il furore generandi, mi rendevo conto, mestamente, che si trattava solo di fantasia sfrenata e patologica, di elucubrazioni mentali, di aberrazioni della logica, di allucinazione dei sensi.

Quante notti insonni ho passato a pensare a lui ed al suo futuro, ponendomi mille interrogativi angosciosi che lo riguardavano:

  • Come chiamarlo? Anche il nome può essere importante nel condizionare il destino di una esistenza. Se ben azzeccato, può favorirne l’identificazione ed il debutto. Come un brand di successo, più o meno.
  • Come sarà accolto in società? Purtroppo lui nascerà e dovrà vivere una sua vita autonoma ed io, seppure a malincuore, dovrò condividerlo con altre persone. Chi si prenderà cura di Lui, quando io non ci sarò più? Sarà ben accolto, ricercato, custodito? Troverà persone gentili ed affettuose, dall’animo sensibile, che gli daranno il loro affetto, il loro apprezzamento e la loro stima?
  •    Avrà fans ed ammiratori? O feroci denigratori, censori severi ed ipocriti che lo scruteranno a fondo per trovargli tutti i possibili difetti, in modo da potere giustificare le loro critiche prevenute? Troverà esseri invidiosi, gretti, malvagi, che lo metteranno all’indice, lo disprezzeranno, lo emargineranno accusandolo di inutilità, di bruttezza fisica o interiore, di diversità, di essere mostruoso od orribile?
  •  La mia piccola ed indifesa creatura sarà condannata alla povertà, alla solitudine, ad una vita di stenti, dimenticato da tutti, nascosto nell’ombra, come un topo di biblioteca? Oppure, se sarà baciato dalla fortuna, ad una vita scintillante, di successo, accolto nei salotti che contano, acclamato da tutti, stimato dagli opinion leaders, invitato alle trasmissioni televisive che fanno tendenza? Diventerà un must o un cult? O lo manderanno al macero?
  • Quale sarà la sua indole, il suo temperamento, il suo carattere? Sarà un conformista che condurrà una esistenza banale ed anonima, o da passivo lecchino adulatore, od un rivoluzionario passionale che sfiderà il potere costituito e lotterà contro il sistema, un vero eroe romantico, ribelle ed anticonformista che scuoterà le coscienze del popolo addormentato? Darà scandalo con la sua ideologia sovversiva, con i suoi principi sociali anarcoidi e controcorrente, con la sua condotta licenziosa o lussuriosa o perversa? Darà il buon esempio o sarà d’istigazione a delinquere?

Fortunatamente, ormai siamo alla fine della gestazione, la mia piccola ed indifesa creatura è quasi completamente perfetta, sviluppata in tutte le sue parti anatomiche e si avvicina il momento del parto, della separazione, del distacco. Da un certo punto di vista sarà una liberazione, riuscirò finalmente a sottrarmi alla sua tirannia; l’espulsione, per quanto dolorosa possa essere, è pur sempre un necessario rigetto. La gestazione non può durare oltre il giusto tempo, altrimenti conduce alla follia ed alla intossicazione gestosica; non si può tenere chiuso dentro una forza vitale e prorompente che si agita con impeto, che scalcia per vedere la luce, per nascere e vivere la sua esistenza, per affermare la sua presenza. Quello d’impellente che si annida dentro ed urge, bisogna sputarlo fuori prima o poi, prima che sia troppo tardi. Fosse anche a costo della sofferenza di un parto distocico, dello scombussolamento di un vomito incoercibile e squassante, del fastidio di un’ evacuazione diarroica spasmodica. Ma sarà in ogni caso una esperienza penosa e dolorosa, di distacco, di privazione, di perdita. Perderò una parte di me, come se subissi un’amputazione, psichica ed affettiva non meno che fisica. La depressione post-partum è dietro l’angolo.

Per fortuna sento già germogliare dentro di me un nuovo abbozzo embrionale, ormai sono in grado di cogliere gli sfumati segnali di una nuova fertilizzazione. Per quanto sia un controsenso biologico, perché durante una gravidanza ci dovrebbe essere, finalisticamente, un periodo di refrattarietà a nuovi concepimenti, proprio per proteggere la gestazione in corso. Nel mio caso non ha funzionato così, già da diverso tempo avverto i segni ed i sintomi che sto incubando una nuova creatura. La mia fecondità, evidentemente, è molto produttiva; sono, ormai, una perfetta macchina riproduttiva, anche se ben pochi se ne sono accorti, finora, solo i più intimi. In questa storia di creazione e di corruzione, di vita e di morte, di inizio e di fine, di impianto e di distacco, di accoglimento e di rigetto, c’è ben poco di sensato e di razionale, del resto.

Non vedo l’ora di consegnare il manoscritto all’Editore per ricominciare una nuova avventura intellettuale, una nuova creazione del cuore e della mente. Non so se questo valga per tutti gli Artisti, per gli Scrittori sicuramente sì.Lo Scrittore è un uomo fortunato, che può sperimentare, anche se maschio, l’esperienza della gravidanza e per questo può capire ed essere più vicino alle donne che vivono questa esaltante, coinvolgente, drammatica e trascendentale condizione.

Tanti auguri e figli maschi.

© Markingegno, aprile 2010.

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