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Lo schiavo

Pubblicato da poetto il 12 febbraio 2009

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Questa pomeriggio il mio padrone ha deciso di andare al foro con una delle sue lettighe.
Odio trasportare quell’uomo, purtroppo lo devo fare.
Eccolo! tunica elegante e passo lento.
Oggi pare un po’ pallido, è da un po’ che non sta bene, oramai non segue quasi più gli affari di famiglia, ha delegato molte cose al figlio, è seguito dal suo segretario,
Siamo in quattro ad aspettarlo, quattro poveri disgraziati che, per la sfortunata sorte, devono vivere come animali per far piacere a questo omuncolo che di noi non ha nessuna considerazione.
Ci ha preso al mercato cittadino, ricordo quel giorno come un incubo…purtroppo è tutto vero.
Massimo Emiliano, questo è il nome di colui che ci ha comprato.
Il nostro padrone è basso, pochi capelli grigi, sulla sessantina.
A prima vista può anche sembrare una brava persona, non gli manca il sorriso, riesce a sdrammatizzare anche le situazioni più imbarazzanti, a conoscerlo bene ci si rende conto di quanto sia viscido, di come metta se stesso al centro del mondo, sempre pronto a sbarazzarsi di tutti gli ostacoli che gli si frappongono.
Siamo in agosto, un mese caldissimo, la villa del padrone è in fase di restauro dopo l’ultimo terremoto, non so quanto abbia speso ma sicuramente tanto.
Con gli altri sventurati concordiamo che poteva andare peggio, gli schiavi di Massimo Emiliano che lavorano in campagna, sono seguiti da un sorvegliante piuttosto sbrigativo, fanno una vita molto più sgradevole della nostra, poveracci, ho sentito delle storie che …
Il nostro proprietario si avvicina alla lettiga, con un gesto, quasi fossimo dei cavalli di una stazione di posta, ci fa cenno di andare.
Il tragitto è sempre lo stesso, le tappe in tre anni non sono cambiate di molto.
Il nostro padrone, per motivi puramente elettorali ha regalato una bella vasca di marmo con il suo nome scritto a lettere dorate, alle terme, alle sue terme preferite.
Le terme! sembra quasi che quest’uomo non viva per altro.
Ho sentito che, qualche giorno fa, un tipo è scivolato sul marmo e si è spaccato la testa, insieme agli altri abbiamo sperato che la stessa cosa possa accadare anche al nostro padrone, un bel scivolone.
Ieri ho sognato di comprarmi la libertà, si sentono in giro tante storie di liberti che hanno fatto fortuna ed ora godono di una posizione sociale discreta, il fatto è che non ho neanche i soldi per piangere, vivo in un giaciglio misero e mangio male, ci trattano non come persone ma come strumenti di lavoro.
Lo scorso anno, il nostro padrone, si è arrabbiato tantissimo perché cinque di noi stavano male, male sul serio, nero dalla rabbia ha chiamato il suo medico, un greco antipatico che, ogni volta che viene, ci guarda sempre in cagnesco, ha fatto mettere in piedi alla meglio quei disgraziati, dopo di che li ha portati al mercato per venderli.
Ho sentito certe storie, riguardo gli schiavi delle campagne, che raccontarle mi fa star male.
Continuiamo a camminare, il nostro padrone inizia a tossire, una tosse insistente, il suo segretario gli si avvicina, lui gli dice qualcosa all’orecchio, non so cosa, poi si allontana.
Massimo Emiliano non ha più la fibra di un tempo, l’età ed uno stile di vita non salutare stanno reclamando il loro pedaggio, in quest’ultimo periodo non è più lo stesso, smagrito, pallido, claudicante, con una tosse che lo segue ovunque vada, siamo convinti che abbia dei forti dolori che il medico non riesce più di tanto a vincere.
Continuiamo il tragitto, il padrone tossisce, batte con la mano la portiera della lettiga, ci fermiamo, in attesa di ordini.
Ritorna il segretario, che seguiva a qualche passo di distanza, vista la condizione del padrone, si riprende, fa cenno di proseguire.
Ho sentito di una nuova religione, non so come si chiama so solo che arriva dall’oriente, pare che si stia diffondendo anche da queste parti, parla di uguaglianza e…
Nel mentre continuano le mie evoluzioni mentali, mi rendo conto che siamo arrivati.
Massimo Emiliano ha un figlio ed una figlia, uno peggio dell’altro.
Il figlio si è messo in testa di diventare un grande politico, da poco si occupa degli affari di famiglia, è attento agli insegnamenti del padre, probabilmente sarà il nostro prossimo padrone, è un borioso, abituato a non fare nulla.
Da quando il padre non è più in salute è lui che gestisce la famiglia, la madre, dopo la caduta dello scorso anno, non ha più la forza di un tempo, cammina a stento sorretta dalle schiave.
A volte mi fermo a pensare se veramente sono nato per servire quest’uomo, che per me rappresenta il nulla.
Se fosse così anche io sarei una nullità, è desolante pensare di non valere niente.
Anche gli altri compagni di sventura, riflettono sulla loro presenza sulla terra, ognuno ha la sua idea.
Oltre me stesso non possiedo altro, a differenza del mio padrone che invece possiede anche me.
Trovo incredibile che un uomo possa possedere un altro uomo.
Tutti i giorni mi sveglio e prego gli Dei che un accidenti colpisca questa famiglia.
Mi rendo conto che non sono dei bei pensieri…non so neanche che farei se fossi libero, dove andrei…non lo so!
Questa mattina il segretario, in vena di confidenze, mi ha raccontato che il padrone attraversa un brutto momento finanziario.
Il segretario è un liberto di poche parole, non particolarmente simpatico, sono rimasto sorpreso delle confidenze che mi ha fatto, confesso che mi ha fatto piacere.
Il figlio del padrone, quel fannullone del figlio, spende e spande come un matto.
Convinto del suo futuro di grande uomo della politica, si è messo a finanziare le opere più bizzarre e costose, per aprirsi una fulminante carriera politica, il risultato però è stato quello di causare una riduzione della ricchezza familiare, da qualche anno in caduta a causa di scelte infelici del nostro padrone, per dirla in parole povere sono quasi senza un soldo, non solo, è diventato lo zimbello delle terme dove di si reca tutti i giorni, lo prendono in giro tutti…è veramente un idiota!
Mi chiedo perché non lo prende a pedate…in fondo il padrone di casa è lui, dovrebbe dargli una lezione…invece, eccolo lì a combinare danni a se ed alla sua famiglia.
Non capisco il perché il nostro padrone ha lasciato l’amministrazione della famiglia al figlio, abbiamo cercato tutti di capirlo, fino ad ora, il padrone, non gli ha dato proprio tutto in mano…meno male!
Vedo il padrone sempre più strano, non sorride più come prima, la massa di persone che vengono a trovarlo, chiedendogli mille cose, si è ridotta.
Ho saputo che una villa del padrone, ereditata dal padre, è stata venduta per far fronte alle spese, anche gli schiavi sono stati venduti, come fossero delle pecore.
In attesa di portarlo, anche oggi, a spasso con la lettiga, commentiamo preoccupati questa notizia.
Ho visto la faccia del tipo che mi ha raccontato questa storia, era scura, preoccupata.
Non nascondo che la notizia agita anche me.
Ognuno ha la sua da dire, c’è chi giura che saremo al più presto venduti tutti, quell’altro invece dice di sapere, da fonte sicura, che saremmo mandati in campagna e che tutta la famiglia si trasferirà nella villa di campagna, insomma non si sa più chi ascoltare, siamo concordi nel dire che, quando il padrone non ci sarà più, il figlio porterà alla rovina della famiglia, tutti noi lo vediamo come un perfetto idiota…la cosa ci spaventa parecchio.
Il padrone non arriva, in compenso vediamo il segretario agitatissimo, corre chi sa dove, vediamo il resto della famiglia in agitazione, sicuramente deve essere successo qualcosa al padrone.
Arriva correndo quell’antipatico del medico, non riesco a trattenere un sorriso di soddisfazione, gli Dei hanno ascoltato la mia preghiera, vedo gli altri sorridere, anche loro non riescono a trattenersi.
Ci avviciniamo il più possibile per capire cosa sta succedendo.

È passata una settimana, si è ripreso, speravamo che fosse prossimo a lasciarci ed invece eccolo là, pallido come un lenzuolo ma in piedi come una statua.
Ha deciso, anche questo pomeriggio, di andare alle terme, la moglie gli ha consigliato di lasciar perdere ma lui non è certo tipo che si fa condizionare da un piccolo malore, come lo chiama lui.
Pallido e sudato, percorre il tragitto fino alla lettiga ansimante, cammina appoggiandosi sui muri, è in difficoltà ma non vuole darsi per vinto.
Il segretario, consigliato dalla moglie, tenta un timido tentativo per evitare questo piccolo viaggio fino alle terme, il padrone sicuramente non si farà influenzare da lui e difatti ci incamminiamo.
Fa caldo, molto caldo, mentre cammino penso a cosa avrei potuto fare se fossi stato un uomo libero, camminando passo davanti ad un tipo vestito di stracci, questi si accorge del mio sguardo, mi guarda a sua volta, libero si, penso tra me e me, ma non certo come quello.
A volte mi rendo conto che non so neanche io cosa voglio, certo non voglio continuare questa vita, cosa voglio della mia vita? perché gli Dei mi hanno relegato in questo posto?
Mentre continuo a pormi delle domande esistenziali mi accorgo che siamo arrivati a destinazione.
Il padrone non sembra in grado di affrontare una giornata alle terme, il segretario lo sostiene, all’improvviso crolla, ci avviciniamo e lo solleviamo immediatamente, respira a fatica, lo rimettiamo subito nella lettiga, ritorniamo a casa.
Aiutato dal segretario, metto a letto il padrone, questi mi guarda, sorride, istintivamente ricambio il sorriso.
Il padrone dorme da un po’, è quasi buio, il segretario si avvicina, mi chiama in disparte.
Decisamente temo il peggio, mi viene alla mente la storia di uno che era stato venduto dal padrone perché aveva osato toccargli una spalla in pubblico, nell’anfiteatro, sono cose decisamente assurde ma che capitano in questo mondo.
Il viso del segretario non lascia trasparire nessuna particolare emozione.
- Il padrone sta per andarsene, lui ha apprezzato come ti sei comportato in tutti questi anni. Si era ripromesso di renderti libero come segno della sua riconoscenza …ora è arrivato quel momento…sei libero!
Ha deciso la mia libertà nel testamento, guardo il segretario, il cuore mi batte forte, non riesco a trattenere le lacrime, sono un liberto, non riesco a crederlo, mi rifaccio dire quelle parole, lo ascolto di nuovo, per me è una musica divina.
Credevo il padrone incapace di compiere certi gesti ed invece non è stato così.
Il padrone è morto ma prima di morire ho fatto in tempo ad avvicinarmi a lui.
Mi ha guardato, ha allungato la mano, ho preso la sua mano.
- Mi hai servito bene. Gli Dei hanno deciso che per me non c’è più tempo, era mio preciso dovere lasciarti libero, il segretario ti lascerà una somma come parziale compenso….lo so avrei potuto farlo prima, però sono un vigliacco…ho ceduto alle pressioni di mia moglie, dei miei figli, della società che vuole che il mondo giri in una certa maniera.
Resto a guardarlo senza dire una parola, non riesco a pensare a nulla, sono spiazzato non mi aspettavo che in realtà il padrone fosse così.
Oggi è una bella mattina di sole e l’unico da portare a spasso sono io, non ci sono più lettighe da portare.
Oggi inizia la mia nuova vita da liberto.

2 Commenti a “Lo schiavo”

  1. andrea dice:

    Ciao Poetto,
    anche questo l’hai scritto molto bene. Io pero’ ci trovo sempre un non so che di frettoloso, come se non vedessi l’ora di scrivere la fine. Non preoccupari pero’, potrebbe benissimo essere una mia fissazione :)
    Ben costruita la frase “Oltre me stesso non possiedo altro, a differenza del mio padrone che invece possiede anche me.”
    Grazie per avercelo fatto leggere!

  2. poetto dice:

    Mi sono reso conto che racconti molto lunghi, solitamente, non vengono letti più di tanto, forse questa è solo una mia “fissa”, ho preferito dei brevi racconti per “contenere” la trama della storia, mi spiace di dare l’impressione di chiudere di fretta il racconto.
    Grazie per il commento, sono contento che sia piaciuto.

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