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Fuori programma

Pubblicato da poetto il 2 maggio 2009

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Eccolo lì, il solito seccatore, va piano, la sua scassatissima auto non supera i 30, che gente! Se pensa di tenermi prigioniero della sua velocità si sbaglia di grosso!
Con un movimento brusco cambio corsia, è un attimo, non riesco a …un’altra auto nell’altra corsia…il buio…che diammine è successo!
Fortunatamente sono…caspita! Come ho fatto ad uscire dall’auto senza farmi neanche un graffio?! Non faccio in tempo a farmi la domanda che un tipo, vestito di nero, con una serie di fogli in mano, si avvicina.
. Salve! Il signor Mario Rossi?
. Salve! Veramente mi chiamo Guido …ci conosciamo?
. Guido ha detto?
. Scusi ma …- mentre parlo mi giro, mi vedo dentro l’auto ridotta ad un rottame, resto senza parole, un folla di curiosi si avvicina – che cosa è successo?! Come …ma quello sono io!
. Signor Guido è quello che volevo dirgli…purtroppo lei è…come dire…defunto. Sono stato incaricato di prendere la sua anima per portarla al punto di raccolta.
. Ma come è possibile? – resto incredulo alla notizia, non può essere vero, e poi, non dovrebbero venire visi noti ad accompagnarmi?
. Se vuole seguirmi…prego!
. Perché hanno mandato lei? Ha anche sbagliato il mio nome.
. Questo è il mio lavoro. Scusi per prima, ho in carico tante anime…la prego non si fermi a guardare.
. Quello sono io! – delle persone si avvicinano a …mi giro, non può essere vero…sicuramente è un incubo non si spiega altrimenti, non può essere vero.
. Eccoci! Tra qualche secondo arriva il mezzo.
Un autobus verde si ferma davanti a noi.
La portina si apre, saliamo.
Il mezzo è pieno di gente che mi guarda, il tipo che mi ha accompagnato parla animatamente con un altro vestito come lui.
I due discutono, ogni tanto si voltano, gettano uno sguardo verso di me.
Chissà dove andrà questo mezzo?!
Cerco un posto libero, pare che mi dovrò fare il tragitto in piedi, iniziamo bene!
Ci fermiamo, il tipo che mi ha accompagnato scende dal mezzo senza neanche girarsi.
Salgono altre persone, tutti hanno l’aria smarrita, nessuno parla.
Altra fermata ancora, perché si ferma? siamo pieni fino …un tipo mi guarda.
. Guido! Che ci fai qui?
. Scusi?! Ci conosciamo? – ormai non mi stupisco più di nulla. C’è talmente tanta gente che il tipo è praticamente a pochi centimetri dal mio viso. Non riesco a capire chi sia…un momento…ma certo! E’ Piero Costa, un collega della facoltà di scienze politiche…l’avevo perso di vista dopo che lui si era trasferito non ricordo dove – Piero?!
. Si! sono proprio io…non riesco ancora a capacitarmi…mi sono ritrovato…bhe…spero che i miei se la cavino anche senza me…e tu?
. Io? sono qui! Mi chiedo, cosa ci sarà dopo? Quanto dura questo viaggio? E poi, Perché è così pieno?…non era così che mi immaginavo l’aldilà…caspita, sono in piedi da non so quanto tempo, dove andremmo? Bho!
. Anch’io non immaginavo una cosa del genere, pensa che il tipo che mi è venuto a prendere aveva una lista di nomi, ha sfogliato una serie di fogli prima di trovare il mio nome…ho chiesto che cosa mi aspettava.
. Cosa ti ha detto?
. Che prima dovevamo andare al centro di raccolta…lui non sapeva nulla. Non era certo così che mi immaginavo la cosa…e la gente? Hai visto che folla? Caspita!
Ennesima fermata, questa volta pare che siamo arrivati.
Il conducente fa un gesto ad un tipo vicino a lui, si scende.
Altro che cancelli celesti e tutto l’immaginario classico, una fila chilometrica si crea per entrare in una struttura posta lontanissimo.
Per fortuna non provo né fame, né stanchezza.
Mi metto in fila, le persone, prima silenziose, ancora incredule, scioccate dall’evento, iniziano a parlare, prima un brusio, poi un vero e proprio chiasso si impadronisce del cortile dove siamo ospitati.
Un signore anziano mi dice di essere contento, finalmente, dopo tre anni a letto, può camminare, continua a parlare e parlare, che strazio!
Con lo sguardo cerco Piero, c’è troppa gente, non riesco a vederlo.
Provo a spostarmi, un tipo vestito di nero si avvicina.
. Mi scusi signore – mi fa parandosi davanti.
. Dice a me?
. Si! deve rientrare nella sua fila.
. Perché?
. Come perché? La prego rientri nella sua fila – intanto vedo altre figure che si avvicinano, non voglio iniziare male questa “avventura” .
Rientro nella mia fila.
Dopo decisamente tanto tempo, arriva il mio turno.
Un signore vestito esattamente come il tipo che è venuto a prendermi, a dire il vero sono vestiti tutti in modo molto simile, seduto dietro una scrivania piena di fogli, alza lo sguardo.
. E lei chi sarebbe? – mi dice guardandomi fisso negli occhi.
. Sono Guido Rossi.
. Guido Rossi! Vediamo un po’ – dice guardando la montagna di fogli – per oggi non ho nessun Guido Rossi. Chi l’ha portata qui? – mi chiede…a saperlo!
. Chi mi ha portato? Non lo so…non lo conoscevo…vuol dire che…
. Si! voglio dire che lei era previsto fra tre mesi.
. Tre mesi?!
. Senta si metta li e poi vediamo il da farsi – dice il tipo.
. E no! Cavoli! Ora non mi muovo…sono stufo! Perché fra tre mesi? Cosa mi sarebbe accaduto in questo tempo?
. E va bene! Doveva finire in ospedale…chi l’ha accompagnata ha avuto fretta…per cortesia si sposti, ci sono molte…
. Non mi sposto…voglio che… – non faccio in tempo a finire che due tipi mi prendono di peso e mi tolgono dalla fila.
Vengo accompagnato in un altro edificio.
I due sono silenziosi, li seguo, che altro dovrei fare?
Entriamo in un ufficio.
Un tizio vestito di grigio, mi fa cenno di entrare, mi siedo.
. Allora…signor Guido, come avrà capito, qualcuno l’ha erroneamente portato qui prima del previsto. Capita raramente, però capita. Dobbiamo riportarla indietro…mi scuso a nome della struttura.
. Un momento…visto che sono già qui, tenendo conto che, da quanto ho capito, passerò tre mesi d’inferno, non è possibile restare qui? – perché farmi soffrire ancora? Che senso ha?
. Restare qui? Una richiesta insolita!…chi gli ha detto dei tre mesi?…questa è una grave violazione! Lei non avrebbe dovuto sapere nulla. Sono io, solo io, che ho l’autorizzazione a rilasciare determinate informazioni…questa è una cosa che vediamo dopo. Devo chiedere al mio superiore…resti qua poi le faccio sapere – il tipo esce dalla stanza. Resto solo, mi chiedo dove sono capitato…che posto è questo? Bho! Chi sono questi personaggi? Perché devo seguire le loro indicazioni? Cosa mi aspetta?
. Ho parlato con il mio superiore…va bene! Si presenti all’edificio verde- dice il tipo rientrando nella stanza.
. Grazie! Mi perdoni…mi aspettavo un aldilà diverso.
. Non è il primo che me lo dice. Lo so! La gente si meraviglia a vederci… cosa vuole che le dica? Guardi, poiché la nostra struttura ha commesso un imperdonabile errore, le faranno scegliere tra tre possibili reincarnazioni. Arrivederci e ci scusi ancora – il tipo si alza, mi tende la mano…nessuno si è presentato, tutti, invece sapevano non solo il mio nome ma anche le mie vicende terrene.
Uno dei due tipi di prima mi accompagna verso l’edificio verde.
Altra folla, altra interminabile fila, che stress!
Sono passate tante ore, stranamente il sole è sempre alto, come se fosse sempre mezzogiorno, non ho per nulla caldo, rifiuto di pormi altre ulteriori domande.
Arriva il mio turno.
. Bene! Ecco il nostro fortunato – dice il tipo dietro la scrivania.
. Salve!
. Allora signor Guido, per lei abbiamo la bellezza di tre scelte…buona fortuna – il tipo mi passa un foglio, dietro di me sento un borbottio continuo, poi qualcuno inizia a gridarmi di fare in fretta…come faccio a decidere con la fretta? Impossibile! Mi prenderò tutto il tempo necessario.
. Senti Guido…mettiti al mio fianco, leggiti il foglio con calma, poi, quando hai deciso me lo dici…ok?
. Mi pare giusto!
Mi sposto, sembrano tutte interessanti…ieri non avrei mai creduto ad una cosa del genere.
Ne scelgo una.
Dovrei reincarnarmi in un tipo multimilionario con la passione dei giri del mondo in barca a vela…mi piace! Il problema è che non camperà più di tre anni…pazienza! d’altronde anche le altre possibilità non superavano i sei anni.
Mentre sono lì che scelgo, mi capita di sentire dove finiscono le varie anime che sono in fila…loro non hanno potuto scegliere.
Faccio un cenno al tipo della scrivania.
. Ho scelto questo – dico indicando un punto sul foglio.
. Bene Guido! Ora passa quella porta.
È tutto un attimo mi ritrovo al buio…poi i ricordi iniziano a sparire…si ricomincia!

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