Zia di olaf – “Ricordi d’infanzia”

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      Sono una vecchia signora di 86 anni e come si può immaginare, oltre l’età, ho anche tanti ricordi, belli e brutti, ma voglio trascrivere in questo spazio quelli belli, ossia: i “ricordi d’infanzia”. La mia infanzia fu. fortunatamente, felice, vissuta in una famiglia i cui componenti si volevano molto bene. Detto questo, dovrei forse iniziare il primo racconto con “c’era una volta”? Ma no! I ricordi non sono favole, sono vita vissuta; perciò inizierò con: “Sembrava una mattinata …” -------------------------------------- Zia di Olaf ( ... Olaf ... il quale mi ha convinta a scrivere questi ricordi lontani ) -------------------------------------- ( Nota di Olaf: sono contentissimo di aiutare zia a pubblicare le sue “avventure”, non sono d’accordo solo su una parola: “vecchia”, persone come mia zia Alda non hanno tempo e sono costantemente giovani, indipendentemente dall’età anagrafica )

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La cioccolata dei frati

Pubblicato da Alda il 25 maggio 2013

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Quando ero appena adolescente, il mio babbo, appassionato di arte e di storia, tutte le domeniche amava portarmi, insieme alla mamma, a visitare i grandi e importanti monumenti del’allora tranquilla Roma.
Una domenica decise di andare a visitare l’Abbazia delle tre fontane fuori porta San Paolo. Quel giorno la mamma non poté venire, non ricordo per quale ragione, allora io proposi al babbo di portare con noi la mia cara amica Nuccia, egli accettò di buon grado.
Prendemmo il mezzo che conduceva all’Abbazia e durante il tragitto il babbo ci raccontò la storia delle “tre fontane”. Si narra che San Polo fu decapitato proprio nel posto dove ora sorge l’Abbazia e che dopo l’esecuzione la testa del Santo rimbalzò tre volte e da ogni balzo scaturì una polla d’acqua miracolosa. Inoltre ci informò che i frati dell’Abbazia confezionavano un ottimo liquore al profumo di Eucaliptus ed anche una buonissima cioccolata, quest’ultima informazione la trovammo piacevolissima.
Arrivati a destinazione ci inoltrammo in un bel prato circondato da un boschetto di eucalipti, in fondo al prato si ergeva la chiesa. Entrammo e la si trovò deserta, mentre il babbo gironzolava per ammirare i vari dipinti e sculture, io e Nuccia ci inginocchiammo su una panca per dire una preghierina. Ad un certo momento io cominciai ad avvertire un certo cattivo odore, mi guardai intorno per capire da dove diavolo venisse quel puzzo, chiesi a Nuccia se anche lei avvertisse quel fetore; ella non mi rispose ma allontanandosi de me di qualche metro mi chiese con voce quasi soffocata: “ora lo senti?”, io annusando intorno risposi di no, poi si riavvicinò a me e mi richiese: “adesso lo senti?”, “purtroppo si!” risposi.
Allora lei, tutta vergognosa, mi confessò che nell’impossibilità di trattenere un impellente bisogno fisiologico, se l’era fatta sotto!
Non sto a dire la mia costernazione! Ma non mi persi d’animo, la presi per mano e ci precipitammo fuori nel prato, ci nascondemmo dietro un eucalipto e convinsi Nuccia a togliersi le mutandine che io sveltamente seppellii ai piedi dell’albero. Rimaneva tuttavia il grosso problema di come ripulire le parti intime della mia amica, il mio sguardo cadde su quell’erba del prato alta e morbida e subito ne presi un bel mazzetto e procedetti all’abbisogna.
Purtroppo non mi ero accorta che in mezzo alla bella erba erano capiate delle foglie di ortica! La povera Nuccia si ritrovò col sederino verde striato di rosso e in più con un forte bruciore.
Io rimasi mortificatissima ma ormai il danno era fatto.
Intanto il babbo era uscito di chiesa cercandoci preoccupato, dovemmo raccontargli il tragico avvenimento ed egli senza porre il tempo in mezzo prese immediatamente la via di casa.
Durante il percorso di ritorno Nuccia si muoveva in continuazione a causa del bruciore che la infastidiva, ed avendo un abitino corto che giungeva appena al’inizio delle cosce, il babbo cercava di tenerla ferma il più possibile in modo che i passeggeri seduti accanto a noi non si accorgessero della nudità di Nuccia nonché della sua strana colorazione.
Ritornammo a casa con il rimpianto di non aver gustato nemmeno un pezzetto della cioccolata dei frati. Ma non importava, tanto alla “cioccolata” ci aveva pensato Nuccia!

Un commento a “La cioccolata dei frati”

  1. Fabio dice:

    Anche se sul momento l’intera esperienza è risultata imbarazzante per la piccola Nuccia, credo che a posteriori le sia rimasto soltanto il ricordo di una avventura “particolare” vissuta insieme alla sua amica.

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