Andrea

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Il Lavorante (4)

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John era troppo sconvolto per l’accaduto, e forse anche troppo provato dalle molte ore di lavoro. Fatto sta che fu Anne a prendere l’iniziativa. Inizio’ lentamente ad avvicinarsi alla figura esanime, e le sfioro’ un polso per sentirne il battito.
“Sembra un uomo. E’ vivo.”
“Voltalo!”
Anne lo giro’ supino, e finalmente videro la faccia dell’intruso. Un viso del tutto normale, addirittura con un non so che di familiare. Cio’ che maggiormente colpi’ Anne e John fu il suo abbigliamento. Non avevano mai visto modelli simili ne’ dal vivo ne’ in simulazione, e perfino i materiali gli erano per la maggior parte sconosciuti.
“A giudicare da come e’ apparso, deve essere un Curvante. Non c’e’ da stupirsi che si serva in boutiques diverse dalle nostre…”
“Un Curvante?”, chiese Anne,”E da quando in qua i Curvanti se ne vanno a spasso liberamente per la citta’? Dove avrebbe lasciato la sua nave?”
“Non so che dirti… hai visto anche tu il lampo?”
“Gia’… da quel che ne so io i Curvanti possono solo spostare gli oggetti, mica li fanno apparire dal nulla in un lampo di luce”
“Magari e’ una variante del Talento standard”
“Gia’, magari e’ cosi’. Comunque sembra solo svenuto. Penso che si riprendera’ presto. Mi dai una mano a metterlo sul divano?”
In due riuscirono a sollevarlo e a spostarlo in salotto. Anne gli stava bagnando la fronte con un panno inumidito, quando inizio’ a muovere la testa e a sussurrare qualcosa. Dopo poco apri’ gli occhi e si guardo’ attorno.
“Ci sono riuscito…”
“Salve, mi chiamo John, e lei e’ appena entrato in casa nostra senza bussare…”
“Io sono Anne. Non faccia caso a John. Come si sente?”
“Ci sono riuscito…”
John e Anne si scambiarono un rapidissimo sguardo.
“Perche’ non ci dice come si chiama, tanto per cominciare?” chiese Anne, dolcemente.
“Mi chiamo Mark. Mi dispiace di essere piombato qui da voi in questo modo. Tolgo subito il disturbo”.
Fece per alzarsi, ma le gambe gli cedettero all’improvviso.
“Io direi che il disturbo non lo potra’ togliere ancora per qualche ora”, fece Anne mentre John la aiutava a sostenerlo. “Mettiamolo giu’ di nuovo”.
“Il viaggio deve avermi provato piu’ del previsto, mi dispiace. Non e’ che per caso…”
“Stai a vedere che adesso ci chiede pure la cena!”
“John! Ma insomma! Stia tranquillo Mark, vado a vedere cosa abbiamo in cucina”
“Grazie, Anne, e’ molto gentile”
In un batter d’occhio Anne era di ritorno con un panino ed un bicchiere di latte, che Mark ingurgito’ in tempo da record.
“Grazie, va molto meglio adesso”
“Allora magari potrebbe darci qualche spiegazione…”
“Ha ragione John, direi che ve ne devo almeno un paio…”
“Lei è un Curvante?”
“Sì, immagino che a questo punto sia difficile da nascondere”
“Cosa ci fa qui?”
“Si tratta sicuramente di un errore. Sarei dovuto finire in uno spazio aperto, senza nessuno in giro. Mi dispiace. Che giorno è oggi?”
Dopo uno sguardo perplesso Anne e John gli dissero la data.
“Almeno questo è giusto” disse Mark, visibilmente sollevato.
“Cosa intende dire?”
“Beh, posso essere sincero con voi, tanto ci sono altissime probabilità che mi prendiate per pazzo e vi dimentichiate di me tra qualche settimana… Io vengo dal futuro. Trent’anni, due mesi e ventun giorni, per la precisione”
“Questa poi!”, fece Anne.
“Certo, come ho fatto a non pensarci?” continuò John con un tono a metà tra il polemico e l’ironico. “Viene dal futuro, ed è stato così impegnato a concentrarsi sull’istante nel quale voleva apparire, che si è dimenticato di stare attento a non finire nella sala da pranzo di qualcuno…”
“Beh, in realtà ci sono stato molto attento, è solo che si tratta di una tecnica ancora sperimentale…”
“Sperimentale? Perché sperimentale?”
“Beh, sapete… il viaggio nel tempo..”
“Continui, voglio proprio sentirglielo dire!”
“Ok, il viaggio nel tempo è la più elusiva tra le potenzialità dei Curvanti…”
“Non ci siamo ancora! Non è semplicemente una potenzialità elusiva, come dice lei. La verità è che non affatto è una potenzialità. E’ un sogno, un miraggio, una favola per bambini! Perciò ora ci faccia il piacere di piantarla di prenderci in giro e ci dica la verità. Oppure non ci dica nulla, che è meglio.”
John non sapeva se essere arrabbiato o divertito dalla sfacciataggine di questo tipo che non solo gli piombava in casa come se niente fosse, ma pensava anche di poterli prendere per i fondelli a piacimento.
Mark pero’ non sembrava per nulla imbarazzato. In realtà pareva divertito dalla reazione di Anne e John. Continuò a spiegare.
“Io sono il primo del mio tipo. Per quelli come me non c’è neppure ancora un nome. Nel mio tempo, intendo. Figuriamoci nel vostro… Quando i Normali scoprirono il mio Talento persero letteralmente la testa. Ero esattamente il tassello che mancava loro per diventare imbattibili.”
“Imbattibili? Ma di che sta parlando?”
“Mi dica un po’, John, ma lei che ne pensa dei Normali?”
“Quello che ne pensano tutti, ovviamente. Sono meno fortunati di noi, visto che non hanno ricevuto alcun Talento. Tuttavia anche loro hanno trovato un loro posto nella società: ci sono un sacco di compiti, per lo più di servizio, per i quali non occorre avere un Talento, e ai Normali permettiamo di occuparsene.”
“Compiti di servizio! Questa è proprio bella! E sareste voi, nella vostra magnanimità che permettereste loro di occuparsene?”
John ed Anne di nuovo si guardarono, perplessi.
“E non vi è mai passato per la testa che, magari, sono loro a costringere voi Talenti a servirli?”
Solito sguardo, stavolta seguito da un fragorosa risata.
“Sì, ridete voi! John, mi dica un po’, quanti Normali conosce di persona?”
“Nessuno di persona, ma…”
“E tra quelli di cui ha sentito parlare, quanti svolgono un compito che sia meno che dirigenziale?”
“Ora non me ne viene in mente nessuno, eppure…”
“Eppure cosa? Mi sta dicendo che per quanto ne sa lei i Normali hanno in mano le redini della società, e che voi glielo consentite perché siete buoni? Ma andiamo! Anne, John, sinceramente, se un alieno venisse a descrivervi una società come la vostra, cosa ne pensereste?”
“Certamente, le apparenze sembrerebbero darle ragione”, disse Anne, “ma deve ammettere anche lei che quello che dice non sta né in cielo né in terra. Noi non siamo sfruttati, Mark, e lo sa benissimo anche lei. Ognuno fa ciò che è più portato a fare, e la Gestione si assicura che non ci siano squilibri tra bisogno e disponibiltà di esseri umani con un certo Talento. Siamo felici. Ognuno sa qual è il suo posto nel mondo, e ci si trova più che bene. A nessuno manca da mangiare, o il divertimento, o un partner da amare, o una famiglia di cui occuparsi. Insomma Mark, se un alieno le parlasse di una società come quella che le sto descrivendo io, cosa ne penserebbe? Una tirannia, oppure il paradiso?”
“Un formicaio! Ecco cosa ne penserei. Siete tutte formiche operaie, non esseri umani. Vi danno un contentino, ai più rari consentono di arricchirsi, così da lasciarvi un po’ di speranza, ma alla fine ecco quello che siete. Delle formiche.”
Dopo qualche istante di silenzio, John si alzò. “Vado a prendele qualcosa da bere. Vedo che si è agitato.”
“Mi avevano già tolto tutti i diritti, come agli altri Curvanti. Ma io non avevo neppure quella parvenza di benessere e libertà di cui un Curvante gode di solito. Ero troppo importante per loro. Ma vi immaginate? Poter intervenire sul passato a piacimento! Però li ho fregati. Sono scappato dove non possono seguirmi… Ora devo riuscire a far vedere ai Talenti il lato oscuro di questo mondo, prima che nel mio tempo trovino qualche altro Talento come me.”
“C’è una cosa che non capisco, Mark” fece John dalla cucina. “Se lei ora innesca una rivolta mondiale contro i Normali, allora tra trent’anni, due mesi e ventun giorni, non ci sarà nessuno che voglia sfruttarla per consolidare il proprio dominio. Ma allora, tra trent’anni, due mesi e ventun giorni, lei non intraprenderebbe questo suo viaggio nel tempo, perché non ne avrebbe bisogno. Quindi, l’unica condizione per la quale lei può essere qui, è che la sua missione fallisca…”
“Sì, ha ragione, ma le cose non stanno proprio come dice lei.” rispose John “Altrimenti il viaggio nel tempo sarebbe inutile anche per i Normali del mio tempo. C’è un certo margine entro il quale si può modificare il passato. Il limite è che, come ha fatto notare, le modifiche non devono essere tali da eliminare completamente le cause che hanno portato al viaggio. Insomma bisogna evitare i paradossi. E’ come dire che durante un viaggio nel tempo si può modificare il passato solo un poco alla volta, e mai influenzando troppo da vicino le linee di realtà che convergono verso il punto da cui il viaggio ha origine. Ad esempio potrei preparare dei messaggi programmati per venire diffusi in tutte le unità di intrattenimento solo un secondo dopo la mia partenza dal mio tempo. Questo eviterebbe paradossi, e sicuramente darebbe un bel po’ di fastidio ai Normali. Il cambiamento che introdurrei nel futuro sarebbe inoltre così macroscopico da non poterlo eliminare successivamente con un viaggio nel tempo.”
John rientrò in salotto e porse una bibita fresca a Mark. “Grazie mille, John”, disse Mark bevendo avidamente. “Capisco che per voi deve essere sconvolgente tutto questo. Dovete capire che la società come la conoscete voi è una finzione, uno specchietto per le allodole. Vi tengono buoni riempiendovi lo stomaco, ma vi levano la libertà di decidere cosa fare della vostra vita”
“Sa Mark, io non credo affatto che una formica sia infelice nel suo formicaio.”
Mark avrebbe voluto rispondere, ma improvisamente gli mancava il respiro.
“Le ho detto che Anne aspetta un bambino? Alla Gestione dicono che sarà un Sognante.”
Mark aveva ora delle fitte tremende al petto. “Mark! Cos’ha? Si sente male: John presto aiutami!”
“Ma ci pensa? Mio figlio sarà un Sognante!”
Il colorito tendente ormai al bluastro, Mark non sentiva più niente. La vista gli si andava offuscando. Solo le parole di John rimbombavano nella sua testa.
“Andremo a vivere in una casa migliore, e magari potrò anche fare turni di lavoro più brevi. Lui avrà una vita felice, tranquilla e benestante.”
Mentre Mark moriva nella loro sala da pranzo, John guardò sua moglie e, sorridendo, le disse: “Veleno per formiche”.

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Autore: andrea

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3 Commenti

  1. Hai scritto la parola fine a questo racconto. EVVAI ^_^…L’ambientazione è davvero …originale! Curvanti..Sognanti..Normali…Viaggi nel tempo…ma avevi già in mente qualcosa ed hai colto l’occasione per scriverlo? Non dirmi che hai tirato fuori tutto soltanto ora! O_o

  2. Veramente molto bello!Finale spettacolare!

  3. oddio Andre …….. ma proprio con il veleno per le formiche dovevi farlo morire stò povero Mark :-)))) a parte gli scherzi : bravissimo, hai avuto una fantasia notevole !!! complimenti

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