Luis era un Sognante. Uno di quelli che
operano nell’ombra.
Ormai quasi tutti i Sognanti erano una
specie di idoli delle folle, come delle super star televisive. I
migliori potevano vendere i propri servigi praticamente a qualsiasi
prezzo: ci sarebbe sempre stato qualcuno pronto a pagarlo.
I più gettonati erano quelli
specializzati in letteratura fantastica. Non che leggessero,
ovviamente, e tanto meno scrivevano. Chi poteva permettersi un
Sognante letterario, aveva accesso ad esperienze che stavano alla
lettura come una fotografia in bianco e nero sta ad un ologramma. Non
solo assistevano alla storia, ma ne facevano parte: respiravano la
stessa aria dei protagonisti, sentivano gli stessi odori e gli stessi
rumori. Se lo desideravano potevano anche interagire con i vari
personaggi, oppure essere loro stessi il protagonista: la mente del Sognante era
addestrata per gestire al meglio tutte queste situazioni. Eppure i
Sognanti non erano solo dei simulatori incredibilmente sofisticati:
erano dei veri e propri artisti. La loro vena creativa si manifestava
in particolare nelle storie fantastiche. Immaginate di essere il mago
più potente della galassia, mentre incanalate attraverso di
voi una quantità di energia mostruosa, in grado di distruggere
un pianeta in un batter d’occhio: cosa pensate che sentireste?
Ecco: i Sognanti si guadagnavano da
vivere con questi dettagli, dando una loro personale versione di
tutte le esperienze che un essere umano, di norma, non fa. Markus
Jones era ad esempio famosissimo per il modo in cui rendeva le
sensazioni legate al fuoco (tipo: vomitare dalla bocca una valanga di
lava che distrugge l’esercito nemico, oppure generare con gli occhi
due fasci incandescenti in grado di operare con precisione), e quando
si parlava di elettricità, nessuno al momento poteva competere
con la gamma incredibile di sensazioni che Ian Elsing metteva a
disposizione dei suoi clienti (dal semplice lanciare un fulmine a
cose più insolite, tipo l’esserne colpiti).
Per quanto possa sembrare strano, non a
tutti i Sognanti piacevano le luci della ribalta. Molti preferivano
mantenere un profilo più basso. Per alcuni (tipo quelli
specializzati in stimolazioni erotiche) la riservatezza era una
necessità, mentre per altri, come Luis, era una scelta.
Il numero di Sognanti era ancora così
esiguo che ci si poteva guadagnare da vivere più che bene
anche senza apparire in televisione. Bastavano due o tre clienti
fissi per procurare più denaro di quanto si potesse
verosimilmente spenderne.
Luis aveva appunto scelto di starsene
per conto suo, accettando solo pochi clienti occasionali oltre ai
quattro che lo utilizzavano periodicamente.
Inoltre, ogni tanto dava una mano alla
Gestione Rapporti Separati.
I Talenti rari erano i più
difficili da riprodurre per gli esperti della Gestione. Benché
ci fosse una certa correlazione con delle caratteristiche genetiche,
non si era ancora riusciti ad individuare con esattezza quale fosse
la porzione di DNA responsabile delle capacità di Sognanti e
Curvanti. Alcuni studi statistici avevano provato che i Sognanti, ad
esempio, erano più frequenti tra gli individui con una precisa
sequenza genetica, chiamata AX93E, ma non tutti questi individui
risultavano alla fine dei Talenti. Cosa ancora più importante,
si trovavano Sognanti anche tra persone senza l’AX93E. La morale
della storia era che tutti i bambini dovevano essere esaminati per
scoprire se avessero uno dei Talenti rari.
Ovviamente l’esame su un adulto poteva
tranquillamente essere fatto da un computer. Per motivi pratici però
era molto meglio che l’identificazione dei Talenti avvenisse quanto
prima possibile, in modo da poter iniziare l’addestramento fin da
piccoli, se necessario. La prassi era di esaminare i bambini non
appena compiuto un anno di età.
A quell’età però la mente era ancora
simile ad un blocco di argilla molto fluida e in continuo movimento,
ed i primi tentativi di interfacciare dei bambini con un computer si
rivelarono disastrosi (per i bambini, s’intende). La soluzione fu di
assegnare l’analisi di quelle fragilissime menti a Sognanti
appositamente addestrati.
Luis era uno dei Sognanti che avevano
mostrato la capacità innata di interagire in maniera non
intrusiva con menti in formazione, ed era quindi tenuto a fornire
parte del suo tempo alla Gestione per analizzare i nuovi nati.
Quel giorno avrebbe dovuto visitare una
coppia di Lavoranti, il cui bambino aveva secondo la Gestione buone
probabilità di essere un Sognante.
Aprì la porta un uomo sulla
trentina.
“Lei deve essere l’esaminatore”
“Esattamente. Luis. Piacere”
“John, piacere mio, entri pure, si
accomodi. Anne! E’ arrivato l’esaminatore!”
Il Sognante (1)
ottobre 16, 2006 | 2 Commenti
ottobre 17, 2006 a 12:35 pm
Per esperimenti “disastrosi” cosa intendi? cervelli fritti fumanti e carbonizzati? mmm, meglio lasciar fare a un sognante! ^_^…E così la storia del Sognante si intreccia con quello del Lavorante, aspetto la seconda parte, su…è pronta?
ottobre 19, 2006 a 8:15 pm
Oggi ho letto per la prima volta un racconto scritto da te…ma credo proprio che recupererò il tempo perso…perchè adoro il tuo stile!!!