Una calda voce femminile lo distrasse dalla contemplazione della Barriera.
Chiamata in arrivo. Classificazione: Massima priorità. Sorgente: Unità Centrale, Capo Squadra Athanos.
“Accettala, per favore”
“Atharin.”
“Signore, mi dica”
“Mi dispiace terribilmente disturbarla, ma abbiamo una piccola emergenza non troppo lontano da casa sua, e speravo che potesse occuparsene lei”
“Immagino che non possa aspettare domani…”
“Purtroppo no, altrimenti non glielo chiederei”
In effetti il suo capo aveva un rispetto quasi maniacale per la privacy dei Raccoglitori della sua squadra, e se si era spinto a chiamarlo a casa fuori dall’orario di lavoro, probabilmente non aveva veramente avito altra scelta. Abbracciò con uno sguardo l’appartamento vuoto, ascoltò per qualche istante il silenzio rotto solo dal fruscio dell’aria che usciva dall’impianto di condizionamento. Era stanco, è vero. Ma era anche un Raccoglitore ligio al suo dovere. Aveva una concezione quasi mistica del suo lavoro, che viveva come una missione. Inoltre, onestamente, a parte la stanchezza non trovava proprio un motivo per rifiutare.
“Non ho in programma nulla di irrinunciabile per stasera, non si preoccupi. Mi dica qual è il problema.”
“Un reticente.”
“Ne siete sicuri?”
“Quasi certi. E’ saltato fuori da uno dei soliti controlli a campione sui database della città. Risultano cure mediche per una malattia alla fase terminale, ma nessuna richiesta di uno Scudo. Crediamo che stiano cercando di disperdere l’anima. La solita storia, insomma.”
Una nota di tristezza attraversava tutto il discorso del capo squadra. Non ci si abituava mai ai reticenti. La loro era una dimostrazione incredibile di egoismo, disinteresse per il bene comune, ingratitudine. Morire senza consentire il recupero della propria anima era il più odioso dei crimini. Era anche l’unico caso in cui i Raccoglitori intervenivano con la forza, se necessario, e questo non piaceva a nessuno di loro.
“Sappiamo qualcosa del soggetto?”
“Una donna, settantatré anni. Non ci sono prove precise a riguardo, ma a giudicare dai suoi acquisti negli ultimi anni potrebbe essere una Xilonita.”
“Capisco. Insomma sarà dura…”
“Già, non sai quanto di dispiace di passarti questa rogna, ma a questo punto potrebbe essere addirittura già morta. Non abbiamo veramente tempo da perdere. Ti sto mandando l’indirizzo esatto e l’autorizzazione formale all’uso della forza. Una squadra di quattro poliziotti ti aspetterà sul posto. Altri saranno pronti ad intervenire se ce ne fosse bisogno. Segui la procedura standard.”
“Sì signore.”
“Per favore mandami un rapporto, anche striminzito, appena avrai terminato.”
“Certo, non si preoccupi.”
“Buon lavoro, allora”.
“Grazie, signore”.
La comunicazione si chiuse, e dalla stampante dell’appartamento uscirono i due fogli promessi dal capo squadra.
Li prese di corsa mentre si infilava il cappotto. Come tutti i Raccoglitori, nella macchina teneva sempre tre capsule e tre schermi di emergenza, da usare in casi come quelli, ma anche ad esempio qualora si assistesse ad un incidente con feriti gravissimi.
L’appartamento era veramente vicinissimo: due isolati appena. Era piuttosto raro trovare degli Xiloniti nel centro della città. La setta di fanatici tendeva a far proseliti soprattutto nelle fasce più povere della popolazione. Proprio lì d’altronde la fitta rete di controlli con la quale l’Unità garantiva il recupero di ogni singola anima era meno fitta, il che rendeva i seguaci di Xilon una piaga particolarmente fastidiosa. Niente di veramente allarmante ancora, ma abbastanza da far innervosire i vertici dell’amministrazione della città.
La donna si chiamava Rethandra. Un nome altisonante per l’ultima rappresentante di una delle famiglie più antiche della città. Una lunga stirpe di cittadini modello, ogni anima regolarmente consegnata all’Unità. Secondo il suo fascicolo non aveva eredi diretti, e viveva sola con un anziano domestico.
Atharin cominciava a capire come potesse essere successo. Il domestico era probabilmente uno Xilonita, ed era riuscito a plagiare la povera donna che, forse resa meno lucida dalle medicine contro il dolore, aveva accettato di infrangere la legge. Oppure, più semplicemente, era stata vittima di un inganno: un falso schermo applicato dal domestico a sua insaputa.
Questa feccia era veramente capace di tutto. Alla base del loro credo c’era l’idea, propagandata dal loro profeta Xilon quasi un millennio prima, che le anime fossero senzienti, che insomma fossero enti consapevoli, capaci di emozioni e perfino di sensazioni. La lenta procedura di combustione che avveniva nei generatori sarebbe in realtà dolorosissima per le anime, che erano quindi condannate a decenni di atroci sofferenze prima di essere consumate del tutto. Va da sé che gli adepti erano restii a fare quella fine, e già questo sarebbe bastato a creare un sacco di problemi ai Raccoglitori.
In più però Xilon aveva aggiunto alla sua predicazione un’altra bizzarra idea: che le anime disperse continuassero a vivere in uno stato beatifico per tutta l’eternità. Lo chiamavano paradiso, ma Atharin non era mai riuscito esattamente a comprendere cosa dovessero fare le anime disperse in questo paradiso per tutto quel tempo, né dove si trovasse esattamente.
Nel breve tempo nel quale il pilota automatico l’aveva condotto a destinazione aveva studiato il fascicolo, ed era pronto ad entrare in azione. Trovò ad attenderlo, come promesso, quattro poliziotti.
“Buonasera”
“Buonasera. Lei è il Raccoglitore?”
“Esattamente” rispose, mostrando i suoi documenti e le scartoffie che autorizzavano l’intervento.
“Perfetto. Come vuole procedere?”
“Se per voi va bene, proverò ad entrare da solo e a risolvere la faccenda con le buone. In caso di problemi attiverò il comunicatore, e voi verrete a cavarmi d’impaccio.”
“Ha idea di cosa potremmo aspettarci?”
“No, mi dispiace. Pare che la signora fosse patita di funghi però.”
“Xiloniti, puh!” reagì sdegnato uno dei quattro, sputando a terra.
“Già, è molto spiacevole come situazione. Il vantaggio è che raramente sono violenti…”
“D’accordo allora, immagino che non ci sia tempo da perdere. Procediamo.”
I cinque salirono fino all’attico, dove si trovava l’appartamento dell’aristocratica Rethandra. Arrivati al pianerottolo, Atharin prese in mano la situazione.
“Aspettatemi qui” disse loro, mentre suonava il campanello.
Identificarsi, fece una voce sintetica.
“Raccoglitore Atharin. In servizio. Abbiamo motivo di credere che quest’appartamento ospiti un reticente. Chiedo accesso immediato per ispezione.”
La casa è vuota, non ci sono reticenti, accesso negato, Raccoglitore Atharin.
Il povero computer era probabilmente stato programmato a mentire: non ci si poteva fidare.
“Procedura standard” disse ai quattro.
Subito uno lo raggiunse davanti alla porta e infilò il proprio distintivo nella fessura per la chiave.
“Procedura di apertura forzata per ragioni di ordine pubblico” disse rivolto al computer. “Autorizzazione numero…” un attimo di esitazione mentre Atharin recuperava il documento corrispondente e glielo mostrava.
“Autorizzazione numero AX349G02.”
Richiesta registrata. Processamento. Autorizzazione concessa. Apertura in corso. Benvenuti.
L’appartamento era molto grande, diciamo pure enorme, come risultava dalle mappe allegate al fascicolo che aveva studiato, ma l’arredamento curato e di un gusto impeccabile contribuiva a riportarlo a misura d’uomo. Non ci sentiva persi, spaesati, ma piuttosto trasmetteva una senso di calore, di accoglienza.
Le luci erano spente, e non si sentiva alcun rumore.
Atharin fece una rapida ispezione, e si convinse che veramente non c’era nessuno.
“Per favore, ispezionate con maggior cura,” disse ai poliziotti “cercate in particolare nascondigli segreti”.
Non aveva molte speranze, ma a quel punto tanto valeva provare.
Mentre i poliziotti eseguivano scrupolosamente la perquisizione, lui prese a passeggiare per l’appartamento.
“Computer”
Raccoglitore Atharin
“Da quanto l’appartamento è vuoto?”
Da tre giorni, Raccoglitore Atharin
“Hai idea di dove sia andata la signora”
No, Raccoglitore Atharin, non me l’ha detto.
“E non sai neanche quando torneranno, immagino…”
Hanno detto che non sarebbero tornati, Raccoglitore Atharin
“Grazie. Puoi assumere un tono un po’ meno formale per favore?”
Certo
“La signora stava poco bene?”
Era molto malata. Un cancro. Fase terminale.
“Come mai non è stato richiesto uno schermo allora?”
Immagino che la signora non abbia voluto.
“Immagini? E perché non avrebbe dovuto volere uno scudo?”
Gli umani hanno tante strane idee.
Era arrivato nella cucina, dove ovunque guardasse non trovava che funghi. Era l’alimento preferito degli Xiloniti, quello che richiedeva il minor dispendio di energia per essere prodotto e quindi, nella loro ottica, minore sofferenza per le anime.
“Dimmi delle idee della signora.”
Dopo qualche istante di silenzio, il computer rispose con un tono che, se non fosse stata una macchina, si sarebbe detto d’imbarazzo.
Quelle informazioni sono state spostate in un’area protetta della mia memoria. non posso accedervi neanch’io. Non posso rispondere.
“Era una Xilonita?”
Di nuovo l’esitazione, l’imbarazzo.
Stessa risposta, mi dispiace.
“A giudicare dalle informazioni che ti sono rimaste accessibili, quale pensi che sia la probabilità che fosse una Xilonita?”
Circa il 95%.
“Grazie. E sul domestico sai qualcosa?”
Non posso dirvi niente che non possiate trovare negli archivi della polizia, temo.
“E immagino che non sappia neanche se la signora aveva una qualche casa in campagna dove potrebbe essersi ritirata”
Probabilmente lo so, ma quella parte della mia memoria è sotto chiave, mi dispiace.
“Grazie, non ho altre domande.”
Uno dei poliziotti stava aspettando che il colloquio con il computer finisse: “Nessun nascondiglio, signore. Tutto corrisponde al centimetro con le mappe che abbiamo noi.”
“Benissimo signori. Pare che ce l’abbiano fatta in barba. Abbiamo fatto un bel buco nell’acqua, ma vi ringrazio per la vostra preziosa collaborazione. Sequestro come da procedura standard e analisi della memoria dell’appartamento. Buona notte.”
“Buona notte, signore”
Buona notte.
Tornò a casa che sua moglie era già rientrata e andata a letto, sicché trovò ad aspettarlo il solito silenzio, la stessa solitudine, il panorama sempre uguale. Preparò il rapporto e lo inviò al capo squadra.
gennaio 12, 2009 a 4:47 pm
mamma mia che roba…
mi sto aggrovigliando sempre piu’ alla tua fantasia.
aspetto il seguito con trepidazione.
la cosa strana e’ che si tende a parteggiare per Atharin e l’amministrazione…
e le povere anime?
io sarei stata una xilonita di sicuro!
bellissimo, Andrea, davvero.
tremo a mettere le cinque stelline…ma le metto!
Scudo o non scudo :) :)
gennaio 13, 2009 a 7:12 am
Questo sta diventando interessante , ci tieni a sottolineare che in una sociètà troppo perfetta chi non segue le sue linee guida diventa un dissidente da emarginare, mi chiedo se vinceranno i Xiloniti o se l’ordine verra ristabilito. Comunque è molto intrigante.
Ciao!
gennaio 13, 2009 a 7:58 am
Ciao Andrea!
Ho letto con piacere tutti e tre i tuoi capitoli, e devo dire che l’idea è bella, originale, così come l’ambientazione. A mio parere dovresti sfoltire un poco le descrizioni, i concetti che ribadisci usando termini diversi. Velocizzeresti di più la lettura. Parere personale, comunque, in quanto io sono molto parco nelle descrizioni e preferisco giungere subito al sodo. Aspetto il seguito! Riciao!!!!
gennaio 13, 2009 a 11:57 am
Ciao Andrea,
seguo questo tuo racconto sin dalla pubblicazione della prima parte e non vedo l’ora di leggere il seguito.
Mi dispiace per Caterina ma penso che io sarei stato un raccoglitore… che forza! :)
Fabio
gennaio 13, 2009 a 9:19 pm
…eh no, nessun commento, nessuna stellina!
Tu tieni sospesa la fine? Beh, allora, è sospeso anche il commento.
Sbrigati!
gennaio 17, 2009 a 5:39 pm
CONTINUO A LEGGERE IL TUO RACCONTO CON INTERESSE. COMPLIMENTI, NONOSTANTE I DIALOGHI FREDDI E MECCANICI E L’ASETTICITA’ DELLO SCENARIO PROIETTATO IN UN FUTURO IN CUI TUTTO SEMBRA GIA’ SCONTATO E PROGRAMMATO, CON BRAVURA, RIESCI A FAR RISALTARE L’ASPETTO UMANO DEI PERSONAGGI CON LE LORO PASSIONI E I LORO CONTRASTANTI STATI D’ANIMO.
gennaio 20, 2015 a 4:15 pm
Astfel fructul de Acaii verde see poate dovedi ca poate fi aliatul tau cel mai de pret in lupta cu kilogramele in plus, darr
pentru acest lucru trebuie sa fac si putin sport, sii sa te bazezi si pe o dieta echibrata, far abuzuri.
Va mai putem spune despre Acai verde ca este un produs 100% natural astfel ca pe timpul
administrarii lui nu iti va pune sanatatea in pericol in nici o clipa.Totkdata elementele de compozitie ale fructului Acai verde ajuta la o cura eficienta de eliminare a kilogramelor in plus intr-un mod cat se poate de natural.
Alte elemente benefice ale Acai@!@verde fiind
reglarea tractuluhi intestinal si, aare efecte benefice ce recomanda
acest produs pentru o cura cat se poate de eficienta dde slabire.
febbraio 22, 2015 a 9:41 am
4Femina este prietenul de nadejde pentru frumusetea ta, care administrat impreuna cu
pilula contraceptiva te scapa de efectele nedorite ale anticonceptionalelor.
Extractul de Ceai Verde are efect protector asupra sajatatii si este benefic asupra functionarii aparatului digestiv, sistemului nervos, cardiovascular
si anihileaza cu succes radicalii liberi. Foru Acai Verde pareri.
Astazi vresau sa discutam despre un prods nou de slabit aparut pe piata romaneasca si anume Acaii Verde.
Nu stiu daca ati auzit de el sau nu, cert este ca e
foarte apreciat ssi utlizat in curele de slabire, cel putin asta reiese din marturiile celor care
l-au incercat.
aprile 1, 2015 a 3:44 pm
Cand vine vorba de procesul de curatare, atat cafeaua
neagra si acai berry-ul functioneaza cu o eficacitate similara.
Cu toate astea, asta nu inseamna ca intregul proces de slabire este identic.
Principala diferenta dintre ele este ca cafeaua verde aree in plus proprietati stimulante, detoxifica coepul si curata bacteriile.
Nu doar ajuta la eliminarea sursei dee secretie a toxinelor, dar si ajutta la
curatarea sangelui de toxine care au fost deja absorbite.Cafeaua verde poate fi absorbita sub forme variate, dar eu recomand
alegerea suplimentelor cre contin cea mai mare doza concentrata
de substantge active care sustine si accelereaza
procesul de slabire.