Ancora, la sera attraversando il bosco,
sento il tuo muso toccarmi leggero la mano,
se incerto mi fermo, -Son qui, andiamo-
mi dice il tuo umido naso.
Ancora con grande cautela mi aggiro,
la notte, nelle mie stanze, al buio,
tasto ogni passo, che pure ben conosco,
temendo di pestarti, Nero.
Ancora ricordo il peso del tuo capo,
che tra le braccia reggevo, quando moristi
guardandomi con l’affetto e il rispetto
che spero anch’io d’averti sempre dato.
Milano 1996
bellissima.
Carina, ma se non è una scritta sul cenotafio del tuo cane, ma una poesia suonerebbe meglio senza gli ultimi 4 versi.
Forse hai ragione, le ultime righe tolgono poesia e calano nel dolore del reale, ma è questo il suo cenotafio.