Ti penso e ti ripenso
e non mi so fermare,
per troppo ho trattenuto,
evitato, sfuggito
la voglia di parlare.
Non mi potevo arrendere
così senza lottare.
E’ da un po’ che ho capito
che intorno alla tua spina
avevo fatto il callo,
che no non ti eri sciolta
come neve d’aprile.
Il bacio che ci demmo,
forse, era settembre,
o forse prima ancora,
fu il crollo di una diga
e vi restai sepolto
per un tempo eterno
che fu solo un secondo,
un battito di ciglia,
ma era una nuova vita…
Ma volli essere certo
di quello che facevo
ed il solo sospetto,
del chiodo scaccia chiodo,
mi faceva star male,
cosi la consumai,
l’agonia dell’altra storia,
fino al sepolcro ed oltre.
Ma tu mi bruci dentro
e non ti fai trovare…
Ai miei poveri fogli
tu non dai mai risposta,
la tua segreterìa
mi beffa e mi sorride…
Ho sofferto pensando
che potessi star male,
invece nel tuo ufficio
sei sempre appena stata…
nessuno mi sa dire
se oggi tornerai.
Non ti costasse niente
tu mi risponderesti,
ma se un poco ti costa,
che no, non lo vuoi fare,
vuol dire che t’importa
della mia vita ancora…
Allora io ti aspetto,
ma fammi un cenno, un rigo,
che no non sono pazzo,
che non mi vuoi del male,
che sei confusa o persa,
ma non mi vuoi del male,
che forse… chissà…o… mah
ma non mi vuoi del male.
Milano 1996
La trovo bellissima questa poesia, mi piace molto il modo in cui riesci a trasmettere le emozioni e i ricordi, mi ci riconosco anche un po’ sai?… E’ proprio vero quando dici: “Non ti costasse niente tu mi risponderesti, ma se un poco ti costa, che no, non lo vuoi fare, vuol dire che t’importa della mia vita ancora…”.
Grazie Pieira,
sarà vero che dagli amori persi nascono versi che paiono canzoni?
Mentre da quelli trovati si acclarano versi che paiono concioni?