Il sapore dolciastro della morte
è quello del glucosio nella flebo,
sento il tuo dolore più del mio,
sento l’amaro gusto della salvia,
sento il piccante della menta,
quando mi lavi i denti e piangi,
quanto vorrei liberarmi,
quanto vorrei liberarti,
Liberami da queste catene,
liberami da questo letto,
liberami da queste carezze,
liberami da queste preghiere,
di chi vuole salvarmi,
di chi vuole salvarsi.
Ostaggio, mi tengono in vita,
sono l’ara su cui sacrificano,
la pietà per i vivi uccidono in me.
Milano 7 Febbraio 2009
Come sento mio questo lamento, Bernardo!
Apprezzo quanto esprimi e particolarmente la dolcezza con cui lo esprimi.
Basta, non voglio rompere la magia.
Ciao Giangia, ti ringrazio delle belle e sentite parole.
…non riesco a stare zitta, Bernardo: se mai riusciremo ad avere una onesta legge che regolerà questo argomento e se sarà necessario depositare un documento firmato a testimonianza della propria volontà, posso allegare questa poesia al mio documento firmato?
Mi dai modo di guardare le cose sotto un’altra prospettiva e da un’angolazione che non è la mia. E’ intenso e molto toccante.
Ne sarei felice.
Ma sei sicura che il notaio abbia interesse per la poesia?
Bernardo d’Aleppo
…
CONCORDO