Mi ricordo… ti ricordi?
Questo gioco mi piaceva pensare che un giorno
avremmo fatto, seduti su una panchina nei giardini sotto casa, nel
tiepido autunno del nostro amore.
Invece ho una diagnosi in
tasca che mi garantisce una senilità demente, i primi sintomi sono sfumati, ma
sufficienti e, prima di perdere il ricordo di me e del corso della mia vita,
Marta ti scrivo.
24 anni sono passati da quell’estate
in cui ci conoscemmo e 11 da quel settembre in cui ti lasciai.
Quando tu leggerai queste mie
righe sarò già stato cremato e se le mie volontà saranno state rispettate, le
mie ceneri nutriranno il limone di Beppe
(ricordi?).
Perché scriverti se non potrò
avere una tua risposta?
Per ringraziarti delle
litigate? Del sesso sfrenato? Della dolcezza che mi dava abbracciarti?
Dell’avermi costretto a fare vacanze che non volevo? Del viaggio in India di
cui ancora parlo? Di tutto questo e di altro…
Ma perché solo ora? Perché la
vicinanza della mia morte ha finalmente acquietato la sensazione di impotenza
che le tue depressioni mi davano e, infine, penso che non avrei in realtà
potuto proteggerti da te stessa che per questa decina d’anni ancora; nulla
rispetto alla eternità che forse mi avrebbe soddisfatto passare a guardarti
negli occhi, accucciata al mio fianco. I tuoi occhi un po’ tristi per le palpebre discese. I tuoi
occhi sfottenti e miopi per cui andavi naso all’aria…
Tredici anni il nostro amore,
consumati come lievi petali di pruno, la cui traccia più corposa è il ricordo,
che ho nel cuore, del tuo sguardo e del modo di voltarlo che tu avevi. I tuoi
capelli fini tra le dita, carezzandoti la nuca.
Spero, queste cose che ti
scrivo, non ti facciano intristire, non è questo il motivo per il quale sto
scrivendo ma, semmai, per dirti che ti son stato, e ti ancor ti sono, molto
assai riconoscente per la gioia che mi hai dato, gli orizzonti che m’hai aperto
e dei quali sto, pian piano, nella bruma del mio autunno, perdendo anche il
ricordo.
Ecco: oggi ho alzato gli
occhi dal presente più immediato e il tuo sguardo, nella luce del tramonto,
rosseggiante, ho ritrovato. Voglio dirti: che fortuna prima di dimenticar la
vita potere ancora, un momento, coccolare il ricordo delle nostre ore più liete,
ma non solo, anche delle nostre litigate; spero che il sapere quanto il tuo
ricordo mi sia stato di sollievo, in questi giorni foschi, possa aiutarti a
capire quanto tanto sei valente, preziosa ed importante.
Ciao
Ciao Bernardo,
intanto benvenuto tra noi
Questo tua prima pubblicazione mi e’ piaciuta moltissimo. Commovente la lettera, toccante per i temi, coinvolgente per lo stile. A tratti quasi poetica per il modo in cui le parole giocano una con l’altra. Il difetto secondo me e’ che e’ troppo corto…
Grazie per avercelo fatto leggere.
Mi associo. Complimenti per questo racconto. Bellissime le parole, il tema è malinconico come l’autunno. Davvero bravo!
Ciao Bernardo,
graize per aver pubblicato il tuo primo racconto. Devo dire che l’ho trovato molto bello, ma mi ha colmato di tristezza. -_-
Grazie per i complimenti, la brevità è dovuta alla malattia del protagonista.