Ho ben mangiato funghi questa sera
e mi si sono fatti intorno i pioppi,
sì, nella notte della digestione,
in veste nuova, pur li conoscevo,
ma, i sussurranti pioppi avanti a me:
tacevano.
Infine un vecchio, preso d’imbarazzo,
disse: -Solo non son, ospito funghi.
Pioppini, sì, profumati e gentili.-
Un istante, durò il silenzio tra lor:
-Anch’io, anch’io-, s’affastellavan voci,
tremule, come fronde allo zefiro.
Era una gara, ora il dichiararsi,
tutti vociavano, insieme, finchè:
-Io vanto geloni, ed orecchiette.-
Tutti si volsero e risero piano
Finché, una quercia giunta per caso:
-Tonto! Non son che una specie soltanto.-
-Io… ho nel cuore… una Volvariella…-
Tutti si volsero ancora, stupiti.
Un vento si levò al lor sospiro,
ricordai così quel pioppo vetusto
che stava nel cortile della scuola
e poi la Volvariella bombicina,
che a cinque metri dal tronco sporgeva
e il vecchio prof che la mostrava lieto,
e un po’ di compassione mi faceva,
era un fallito, come i suoi colleghi,
dicevano i giornali, e la tivù,
lo confermava anche l’auto che aveva,
non era che un fallito, e niente più.
Ma ora che lo stomaco ribelle
tutto mi scuote e mi lascia, imbelle,
alla mercé del prossimo conato,
avrei voluto un poco aver studiato.
Almeno per distinguer le Lepiota
dalle mortali e serene Amanita.
Mi sveglio nel sudor, non è che un sogno.
Ma un poco d’imbarazzo me lo sento.
Milano 13 Ottobre 2008
Tenerissimo sguardo al prof. fallito; quando siamo giovani ci sembrano tutti così, poi con il tempo ne siamo meno convinti ed infine ci sentiamo comprensivi. Il ritmo del testo mi ricorda vagamente iL Carducci, i funghi sono paesaggi sereni caldi di sole e chiacchietati dalle voci delle piante. Io ci credo, non peraltro ognuno di noi ha l’animo assimilabile ad un certo tipo di albero. N.