La sveglia suona forte più e più volte ma non può resuscitarmi. Sono in un paradiso fittizio e rassicurante e non posso e non voglio tornare nel freddo mondo reale. Abbraccio erba fresca sulla cima di una montagna, sovrasto ogni cosa, il resto al di sotto di me è buio e arido, ma dove sono io è caldo e luminoso. Il vento soffia e non sono più sulla montagna, una spada dai colori della pace mi trafigge e perdo sangue trasparente, sono una nuvola. La sveglia continua a bussare alle porte del mio paradiso. Mi alzo, guardo l’ora. L’occhio mi ribalza dentro come una palla da biliardo cercando di nascondersi da quei crudeli numeri, 6:40. E’ tardi.
Spalanco la porta, mi precipito giù nelle scale e cerco con ogni rapido passo di saltare più scalini possibili. In una manciata di secondi mi ritrovo davanti al portone. Nessuna esitazione, nessuna domanda, la mia mano tira con forza la maniglia gelida lasciandoci sopra il segno tiepido delle mie dita. 6:49sono fuori. Continuo a correre e mi domando se in quei nove minuti passati dal drin-drin della sveglia ad ora ho dimenticato qualcosa. Non voglio dedicare troppi istanti preziosi a questo check-in mentale e verifico solo di avere con me la valigetta ventiquattrore, di essere vestito, pettinato e lavato. Raggiungo la mia auto parcheggiata, 6:52. Metto in moto e parto. La vita è un continuo correre sul leggero confine che divide l’istinto dalla follia, ogni tanto capita di mettere per sbaglio un piede in una delle due. Un ora più tardi mi ritrovo a sfrecciare veloce sulla statale magicamente deserta, meta? nessuna meta. Obbiettivo? far prevalere l’Es sull’Io, distruggere l’inerzia della vita quotidiana con la follia per non essere divorato.
La società è un enorme ragnatela dalla quale è impossibile fuggire. I ragni sono destinati a tessere e ad allargare inconsapevolmente la loro prigione e se sei, come è probabile, uno di loro sei costretto, se non vuoi essere divorato, a divorare. Le mosche sono più fortunate, sebbene questi animali mangino merda prima di sbattere involontariamente nella ragnatela hanno volato e conoscono la vera libertà, la cui esistenza sarà sempre ignorata dai ragni. Questa consapevolezza rende me stesso una mosca e il primo passo per una mosca mezza divorata è ritrovare le ali.