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Tic tac tic tac

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…Ero li, in piedi, l’aria gelata accarezzava i miei capelli, il vento muoveva i miei pensieri, ormai foglie secche nella mia mente. Ricordavo particolarmente quella mattina per il gusto amaro del caffé, non che quella brodaglia nera e bollente fosse diversa dalla altre volte ma solo ora avevo realizzato che non mi piaceva. La buttavo giù come se fosse una medicina, sgradevole, amara e necessaria. Ma perché? Era un antidoto, una pozione magica capace alle 7 del mattino di farmi diventare un mio io normale dell’1 del pomeriggio sveglio, attento e produttivo. E il cattivo gusto del caffé era soltanto uno dei tanti pezzettini che quotidianamente aggiungevo al mosaico amaro della vita. Un altro? gli orologi. Li odiavo tutti, specialmente mi innervosiva il ticchettio leggero e pungente di quello che avevo in ufficio. Tic tac tic tac. Mi rimbalzavano nella testa quelle tre lancette così monotone,violente e costanti.

Spesso avevo la sensazione che quell’orologio mi fissasse, laggiù, dall’altra parte della stanza, con l’aria compiaciuta di chi conosce già il tuo futuro. Sottomettersi ad esso e alle sue leggi era come rendere la mia vita un lecca-lecca nelle mani di un bambino goloso. Ma capii questo troppo tardi: del lecca-lecca ormai non rimaneva nient’altro che il bastoncino che lo sorreggeva. Assaporai in questi ultimi pensieri la piena libertà, poi fissai quel macabro spettacolo: gente, case, luci, macchine, nebbia, smog, il tutto sembrava un grosso animale in agonia inconsapevole della sua stessa esistenza. Sorseggiai quegli ultimi profondi respiri e posi fine a quella follia generata solo un’ora prima da qualche reazione chimica nella mia testa. Tutti i miei pensieri, mentre facevo quel fatidico passo avanti verso il vuoto, si concentrarono su se stessi e svanirono improvvisamente trascinandosi dietro ogni cosa,ogni sensazione. Perfino l’istante in cui tutte le mie ossa si frantumavano sull’asfalto dalla cima del palazzo, tra lo strombazzare delle sirene che si avvicinavano e la confusione della folla che guardava, mi apparve solo un lungo e un semplice tonfo. In realtà fu breve.

2 Commenti

  1. Fabio

    Davvero ben scritto, è un peccato che tutto si svolga troppo rapidamente. Al tuo prossimo.

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