Il ballatoio è in penombra e sporco.
Digito il codice di accesso: 25121970; la porta di casa si apre all’istante, l’oscurità mi assale ma non ne sono turbato.
- Sandy, accendi la luce, grazie”. Pochi secondi, l’appartamento si illumina, sospiro.
Sono solo. Poggio la giacca sul divano, vecchio e sgualcito, regalo di mia madre. Spengo il cellulare per non essere raggiungibile, come piace a me. Immerso nel silenzio, posso dar voce ai miei pensieri più profondi.
- Sandy, sono pronto per il mio prossimo viaggio. Qual è la destinazione?
- Ben tornato capo. Honolulu, Isole Hawaii. Spiaggia e sole per rilassarti.
Un lieve venticello soffia lungo la costa scompigliandomi i capelli. Un brivido mi scuote. All’ombra del mio ombrellone, osservo il mare mentre una donna affascinante mi sorride compiaciuta. Ricambio con un gesto della mano per non essere scortese.
Sorseggio il mio Blue Hawaiian e mi godo l’orizzonte. Il caos è un ricordo che non mi scalfigge e il tempo sembra trascorrere senza intoppi.
Mentre mi rilasso, il suono del campanello mi scuote dal torpore in cui ero precipitato. In questo momento non ho voglia di aprire, che si fottano. Ma qualcuno continua a suonare il campanello con insistenza. Impreco: – Chi diavolo è che disturba a quest’ora del giorno? Sandy, spegni tutto.
- Come desideri, capo.
Mi rivesto, la vacanza è rimandata al prossimo week – end.
Infastidito, apro la porta di casa: è il figlio di Carla, la mia vicina. Ha un taglio profondo sul labbro superiore e i vestiti sporchi di sangue. Terrorizzato a morte, mi salta addosso con le lacrime agli occhi.
- Cosa ti è successo, Thomas?
- Hanno… aggredito mia madre… per favore aiutami… non so cosa fare.
L’ansia mi assale come una folata di vento improvviso: – Raccontami tutto mentre andiamo da tua madre.
- Alcuni uomini ci hanno seguito e aggredito. Il suo sangue è ovunque, porca miseria. Non sono riuscito a salvarla… ero impietrito. Avevo paura… e sono fuggito come un codardo mentre pestavano mia madre. Aiutami, Lucio! Andiamo da mia madre, ti prego!
- Adesso calmati! Li conosci? Hai visto il loro volto?
- No, portavano un cappuccio nero. I loro occhi erano vitrei e mentre ci picchiavano si vantavano di quello che facevano.
- D’accordo, Thomas. Andiamo ma prima avvisiamo la polizia. È pericoloso andare lì da soli.
- Andiamo, Lucio, ti prego, non c’è più tempo da perdere.
Prendo la giacca e ci precipitiamo per strada.
Corriamo senza un attimo di tregua. Il respiro incomincia a mancare: forse è l’orrore di quello che ci attende che ci rallenta. Temo che per Carla sia troppo tardi: il cuore pulsa a mille, il fiato è corto mentre i pensieri tamburellano nella mia mente come palline impazzite di un flipper.
Lo stradone è illuminato dalle luci dei lampioni posti lungo i margini del marciapiede mentre sulla sinistra c’è il vicolo, la scorciatoia, che porta a Piazza dei Normanni. È una strada stretta e buia, poco frequentata. Mi aggrappo alla speranza, ultima a morire.
Una volta dall’altro lato dello stradone, ci addentriamo nel vicolo: è un tunnel sconnesso, reso viscido dalla pioggia caduta qualche ora prima, devo fare attenzione a non scivolare.
Il vicolo ci conduce in Piazza dei Normanni: la fontana dell’Arcangelo Gabriele è posta al centro ed è maestosa. Ogni volta che la gurdo, ne rimango affascinato.
- Lucio… Lucio… Lucio…, qualcuno mi chiama a gran voce e mi scuote dal torpore in cui ero precipitato per un attimo. Disorientato, mi guardo intorno ma qualcosa non torna: la piazza è vuota. Non ci sono tracce di sangue e non vedo Carla. Ma allora che succede? Grido a suqarciagola il nome di Carla, fin quando ho fiato ma nessuno mi risponde anzi l’eco della mia voce risuona nella piazza deserta e si infrange sui muri dei palazzi limitrofi.
Che idiota che sono: Carla non può rispondermi perché non è mai stata in pericolo. Non c’è alcuna traccia di lotta e di sangue. Qualcosa non mi convince: e se fosse una trappola?
Mi volto e incrocio lo sguardo di Thomas: il suo sorriso è inquietante. Un ghigno beffardo è comparso sulle sue labbra: ogni atomo del mio corpo ha smesso di vibrare, ogni muscolo ha smesso di funzionare. Mi sento impotente di fronte alla verità.
- Mi dispiace, Lucio! Oggi, è un giorno importante per me, divento un adepto del Signore della Notte.
Thomas impugna in una mano un coltello da macellaio mentre avanza verso di me minaccioso. Thomas mi ha ingannato fin dall’inizio: nei giorni scorsi, i telegionali parlavano della Confraternita del Signore della notte ma credevo fosse un caso isolato del solito pazzo di turno. Mi sono sbagliato, si tratta di invasati e non scherzano affatto.
- Lucio, so che pensi che sia pazzo ma non è così. La Confraternita è un’organizzazione segreta che esiste dalla notte dei tempi e ha il dovere di ripulire il mondo dagli zombi.
Zombi? Di cosa parli, Thomas? Lo sanno anche i bambini che gli zombi esistono solo nei fumetti e nei film.
- Ti sbagli Lucio, vivono tra di noi. Nella vita di tutti i giorni non facciamo altro che incontrarli. A scuola, in ufficio, al cinema, al centro commerciale. Ovunque. Guardati intorno… idiota!
- Non capisco…, scorllo le spalle.
- Gli zombi sono le persone che hanno smesso di illuminare il mondo: ognuno di noi porta dentro di sé una scintilla che ci rende vivi ma se la luce che abbiamo dentro di noi si spegne smettiamo di vivere e ci comportiamo come morti che camminano. I morti viventi non hanno più nulla da donare al mondo. Sono parassiti obbligati della società: non hanno aspettative e non rispondono più agli stimoli. Mangiano e dormono: non hanno un domani.
- Thomas…, immobile, sussurro il suo nome. Sospiro di fronte all’ineluttabile.
- Tu, caro Lucio, sei uno di loro: un morto vivente. In tutti questi anni, ti ho tenuto d’occhi. Sono diventato tuo amico e ti ho osservato. Finalmente… ho capito… sei giovane, attraente… un tipo in gamba ma non basta. Anche tu sei uno zombi: sei abitudinario, noiso, inconsapevole del mondo che ti circonda. Non hai amici, non hai una donna accanto: sei un uomo solo e inutile. Vivi da solo in un modesto appartamento in centro ma ti sei isolato dal mondo. La tua casa è il tuo rifugio, la tua fuga dalle responsabilità. La vita va coltivata, amata, vissuta fino all’ultimo istante della nostra esistenza. Lucio è giunto il momento… consegnati a me… non fai parte più di questo mondo.
- Thomas, non dire idiozie! Indietreggio ma ormai sono spalle al muro. Mi guardo intorno cercando una via di fuga mentre Thomas è ormai di fronte a me. I suoi occhi plumbei non temono la collera di Dio mentre affonda il pugnale nel mio petto l’oscurità mi avvolge e un uomo vestito di nero si avvicina al mio capezzale: ripone il mio corpo in un sacco nero e mi da in pasto alle fiamme eterne dell’inceneritore.
19 gennaio 2022 a 11:52
Scrittura semplice e d’impatto che riesce a far immergere il lettore. Molto bravo
20 gennaio 2022 a 11:33
Grazie mille