Pensieri e racconti – Brandelli di vita dal pianeta morente

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      Aereoporto di Fiumicino. Ottobre 2006. Un uomo sta scegliendo delle riviste che gli consentiranno di passare un'oretta prima di partire per Catania. Al momento di prendere il solito settimanale, decide di comprare un block-note ed una penna. Si siede, mette i Subsonica in cuffia e inizia a scrivere. Riempie il blocco in poco più di mezz'ora. Da allora, non ha mai smesso di scrivere. Neanche in questo momento. Un abbraccio a Paolo, che era con me in quel viaggio e che ora è in viaggio, per non so dove. Per sempre.

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Il bottone

Pubblicato da kiwi65 il 16 novembre 2008

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Il suono del vecchio Siemens squarta l’ultimo scampolo di paradiso. Ma che male ho fatto per merirarmi questo? L’ho ucciso io Gesù Cristo? Mi pare proprio di no.

E tu? Come risolveresti il problema del bottone ostinato, al quale hai spiegato varie volte che è ineducato stringere a morte la pancia quando viene chiamato a fare il suo dovere? Basta mangiare di meno, bere di meno e rifiutare gli inviti a pranzo e a cena, mi diresti. E io? Potresti per cortesia cominciare a pensare a quella domanda su Gesù Cristo, alla quale ancora non mi hai risposto?

Una cosa posso provare a farla. Una corsetta. Un amico mi ha detto che è semplice. Mezz’ora e hai risolto i tuoi problemi.

Però. Che ci vuole? Mi metto la maglietta, i pantaloncini, i calzini bianchi di spugna e le scarpette mezze sfondate. Poi mi infilo al buio nella camera di mio figlio, alla ricerca dell’emmepitrè.

Eccomi. Chiavi, marsupio, auricolari di ordinanza. Venti secondi per decidere. Soundgarden o Alex De Grassi. Alex no. Non vorrei addormentarmi mentre corro.

Primo giro. Vado bene. Piano, senza correre, la signora infreddolita mi passa davanti e mi ignora completamente. Secondo giro, comincio ad avere qualche problema di respirazione, ma è normale, portare a spasso cento chili non è una passeggiata, è un allenamento. Sul Siemens sono passati dieci minuti scarsi. E quando ci arrivo a mezz’ora?

Seiedieci. Mancano cinque minuti alla fine del supplizio e Black Hole Sun mi sta trapanando il cervello. Mi sento meglio di quando sono uscito e peggio di quel ragazzo con lo zainetto che si avvia al cantiere, incazzato ma almeno riposato, che sicuramente avrà appena preso il primo caffè della giornata e sta per accendersi la prima siga della giornata.

Fatto. Di mezz’ora avrò corso sì e no un quarto d’ora. E tutto per farti piacere a te. Poi dici che l’uomo non si affeziona a delle cose inanimate.

Ok. Che ne dici di darmi un po’ di respiro oggi? Dai.

Ignorante che non sei altro. Un’altra giornata in apnea.

Un commento a “Il bottone”

  1. caterina 984 dice:

    che divertente, mi pareva di eesere io a faticare. tutto per un bottone!!!!

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