Dalla colline corse.

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Io qui, sulla collina del vecchio cimitero,

guardo i falchi volare, indaffarati,

dalla torre pisana, ai campi lungo il fiume;

sento le strida dei piccoli affamati,

non quelle dei topi, morti e lacerati.

 

Seduto nella macchia spogliata,

che circonda il vecchio cimitero,

aspiro del mare il suo respiro;

fermo, sento i conigli, guardinghi,

nel tramonto uscire allo scoperto.

 

Tra poco comincerà, l’assiolo,

a scandir la notte col suo verso,

hanno già dato il cambio, intanto,

alle ultime rondini, nel cielo,

pipistrelli scuri e silenziosi.

 

Io, qui, sulla collina, che si fa scogliera,

sento le procellarie piangere la gente,

abbandonata dai gommoni in mare aperto.

Il mare mormora, e sembra indifferente,

ma forse sono io che non capisco niente.

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2 Commenti a Dalla colline corse.

  1. giangia dice:

    Come faccio a dir male di questa poesia? E’ bellissima!
    Sono immersa nella natura e percepisco l’amarezza del cuore al pensiero dei gommoni.
    Una sola cosa non mi piace: perchè tu la foto sì e io, che ho tentato di inserirne una, no?
    Alla prossima, d’Aleppo!

  2. bernardodaleppo dice:

    Non so cosa dirti Giangia, cerca di non usare foto di oltre 300 Kb, io le ridimensiono, altrimenti sono troppo grandi e non ci stanno, forse c’è un limite di peso in Kb…
    Sei troppo buona.

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