Il giorno della mia morte
le comprerò cioccolata,
per legare la lingua al mio amore,
perché non possa darle dolore,
pronunciando improvvida il mio nome.
Il giorno della mia morte
mangerò datteri e fichi,
in memoria dell’estate,
la sua dolcezza e i fastidi.
Il giorno della mia morte
sbuccerò una mela,
dandole fette sottili,
si schiuderanno le labbra
mi fenderanno i suoi denti.
Il giorno della mia morte
c’è gia stato,
nessuno mi aveva avvisato,
barba lunga occhi cisposi,
mi sarei almeno lavato.
Milano 2 Novembre 2011
Ciao Bernardo!
Non ti metto le stelline perche’ mi pare di ricordare che non ti piacessero.
Come sai non sono un gran che a commentare le poesie. Pero’ volevo dirti che il nuovo look della tua raccolta mi piace
premetto che anche io di poesie non ne capisco molto…ma ho la sensazione che la parola “denti” non vada in accordo , musicalmente parlando, con le altre. alla prossima.
@Andrea, grazie. Le stelline ognuno ne mette quante vuole, qualcuno fa anche da sé (Juve?)
@Fabio, hai perfettamente ragione dal punto di vista della musicalità “mi fenderanno i suoi denti” è stridente.
Quel che avevo cercato di fare nella prima strofa era di fare muovere la lingua con “rn”, “rt”, “mpr” ecc proprio per far percepire la lingua nel suo movimento che il cioccolato ottunde; nella seconda strofa avevo cercato di dare l’impressione del fastidio delle pellicine dei datteri e dei semi dei fichi che la lingua cerca di togliere dai denti con “st”, “zz” e ancora “st” fricative e fricative-dentali; nella terza dopo aver schiuso le labbra (“bb” labiale doppia) i denti si chiudono sulla fetta sottile la fendono con le dentali esplosive “t” e “d” doppie o ripetute. Quel verso che rompe è la morte, che conduce alla fine della condivisione del cibo e della parola, del piacere (qui esemplificato dall’estate) e dei fastidi (potrebbe essere ad es. il sudore, anche se non lo cito) che gli si accompagnano, la fine cioè dell’amore.
Evidentemente tutte le mie intenzioni sono rimaste prigioniere della tastiera.
Grazie a entrambi