La morte
Pubblicato da bigbruno il 6 agosto 2007
Imparziale
Insensibile
Impalpabile
Inimmaginabile
Improvvisa
Imprescindibile
Sei come la paura
Arrivi tutta insieme
Non avverti, tronchi, tarpi, annichilisci
Come la paura nessuna ti aspetta
Si crede tu non esista, fino allo scontro
Come sempre, ma adesso conta,
Chi non vede stenta a capire
Come struzzi ci nascondiamo
Come bambini ti beffeggiamo
Come uomini ti sottovalutiamo
Ma non siamo supereroi
Anche se facciamo di tutto per convincerci
Tu vinci sempre, per ko o per sfinimento
Godi più o meno ma godi
Magari tu fossi una puttana
Anche d’alto bordo, ma a comando
Ma i soldi non sono tutto
E tu implacabile come nessuno
Deridi tutti
Cascasse il mondo tu resisti
E noi, nonostante tutto,
non ti consideriamo neppure
Non sei delusa?
Onnipotente all’infinito
Al cospetto del nulla umano
Sei meno di zero
Viviamo talmente poco e male
Quasi sempre per colpa nostra
Che quando arrivi…
Non ci fai neanche un baffo
Tanto… chi muore non ci pensa più
E chi rimane ha altro da pensare…
12 agosto 2007 alle 8:48 pm
La morte ha senso per la vita che la motiva e viceversa. Questa è la ragione per la quale la morte non può essere onnipotente all’infinito. Perché non è né onnipotente né infinita. Il fatto poi che chi muore non ci pensa più è una tua incomprovabile supposizione. Troppo poco per essere arte.
13 agosto 2007 alle 12:32 pm
“Come un ladro nella notte”: questa e’ ancora la migliore immagine della morte che mi sia capitata di leggere.
Sull’onnipotenza della morte sono un po’ in disaccordo con oroboros… dal punto di vista di chi e’ ossessionato dalla morte, essa condiziona la vita per tutta la sua durata, quindi in maniera sicuramente infinita. Nella misura in cui noi ci lasciamo condizionare dalla paura della morte poi, puo’ pure arrivare ad essere onnipotente.
13 agosto 2007 alle 8:10 pm
Infinito significa “senza limiti”. E’ sinonimo di Eterno e di Assoluto. Tutto ciò che si riferisce a ciò che ha un limite, e la vita ha un limite, deve avere un limite a sua volta. Morte e vita si definiscono e limitano a vicenda, quindi non possono, nessuna della due, essere infinite. Non possono esserci due infiniti, perché uno limiterebbe l’altro. Onnipotente è un altro sinonimo di Assoluto, e il discorso è analogo a quello appena fatto. La lingua, soprattutto per degli scrittori, deve servire a dare anche definizioni precise, nei limiti del relativo che rappresenta. Voi dovrete ricordarvelo sempre, per considerarvi sulla strada che conduce alla conoscenza. E di cosa vorreste scrivere se non dal punto di vista di chi conosce?
14 agosto 2007 alle 7:57 am
Ciao oroboros. Certo il dizionario e’ utile, ma un po’ di elasticita’ non guasta mai.
Quello che ti ho detto e’ che una cosa che dura per tutta la vita puo’ essere percepita come infinita da chi la vive (non importa cosa ne pensino il signor Devoto e il signor Oli), e una cosa che condiziona ogni aspetto della vita puo’ essere percepita come onnipotente.
Questa poi non e’ la mia personale percezione, come sembra neanche la tua, ma direi che tirare giudizi sull’ “artisticita’” di un pezzo basandosi su definizioni di vocabolario e’ forse un po’ avventato
14 agosto 2007 alle 11:33 am
Mi hai capito male. Non si tratta di vocabolario, ma di rispetto rigoroso del senso che le parole hanno e indicano. Attribuire significato relativo all’Infinito induce alla confusione e al senso d’impotenza alla comprensione. La vita se ne sbatte delle nostre arbitrarie estensioni linguistiche. Per lei l’Infinito è la sua ragione sufficiente d’essere, non una definizione sterile e sempre incompleta.
Ma la chiuderò quì. Contenti voi…
15 agosto 2007 alle 9:45 am
Sig. Oroboros… sono rimasto attonito nel leggere i suoi commenti. Non mi aspettavo una critica così diretta e senza mezzi termini. Non la conosco, e mai esprimerei nei Suoi confronti cotanta fermezza. Vede, io sono un modestissimo impiegato con nessuna velleità poetica, e con proprietà di linguaggio e scrittura certo non al Suo livello, ma che non ho mai detto di avere, anzi, sono assolutamente conscio dei miei limiti. Il “pubblicare” questi scritti, o scarabocchi, rappresenta solo il desiderio di far partecipi altri soggetti di emozioni, riflessioni, esperienze che ho avuto e vissuto, anche mio malgrado, finora. Tutto qui. Se il lessico, o la forma, o il contenuto non sono di Suo gradimento, mi spiace ma non posso porvi rimedio.
Se volesse, invece, serenamente, consigliarmi per migliorare, anche se non aspiro ad alcunché, Le porgo in anticipo sentiti ringraziamenti. Bruno (bb)
16 agosto 2007 alle 5:38 am
Ciao Bruno, no… niente a che vedere col lessico, ma con la concezione contraddittoria dei concetti. Se poi preferisci che ti dico le stesse cose edulcorando il modo… vedrò di farlo. La mia fermezza è dovuta alla sicurezza totale che ho riguardo alle affermazioni che ho espresso sulla morte e l’Assoluto. Se si vuole discutere dei Principi sono disposto a essere più esaustivo ancora, ma se mi si contraddice, non opponendo argomentazioni al mio dire… non si potrà fare a meno di notare che non c’è nulla da obiettare di sensato…
Quando si tratta di argomenti così importanti come la morte, sarebbe opportuno rifletterci sopra almeno un po’, prima di farlo e di attribuirle qualità che non le appartengono. O fare il suo esatto contrario. Un saluto sincero e scuse per essere stato brusco, ma c’è sempre il vantaggio di sapere che da me non avrai menzogne di convenienza né affettazione interessata… ;°))
16 agosto 2007 alle 1:03 pm
Ok… messaggio ricevuto. bb