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Fotografia emozionale

Pubblicato da bufera il 4 gennaio 2008

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Blu è l’inchiostro che traccia linee curve, oblique e tondeggianti su questo foglio di carta.


Un suono, una sensazione, un profumo: gli unici legami con un passato che non c’è più, ricordi di un momento svanito per sempre.


E’ forse possibile con il solo pensiero riuscire a trasferirsi in un altro luogo? Fuori solo nubi, sole, tepore primaverile.  Dentro urla, parole, porte che sbattono, ogni tanto applausi da un’assemblea laggiù in basso.


Ascoltare una voce che narra D’Annunzio.


Si parla di un viaggio in cui la natura assomiglia più ad una collina umbra che ad una macchia mediterranea. Forse ho compreso male qualcosa.


Accade spesso quando l’inverno sta per lasciare il posto al tepore della primavera, o, viceversa, quando il caldo estivo sempre meno convinto sta passando il testimone all’autunno, di ritrovare sensazioni che da un anno non si provavano.


Poi il sole che aveva dato l’illusione della spiaggia, della finestra aperta in una sera di maggio, scompare dietro ad una coltre di nubi dall’aspetto invernale.


Qualcosa di materiale che ci lega al passato c’è, qualcosa di tangibile, ancor più di quanto possano esserlo i ricordi nella nostra mente: le fotografie.


Ci rivediamo bloccati in un istante, in una posa che subito si dilata in mille emozioni e sentimenti, da quel fotogramma ricostruiamo l’intera giornata.


Toscana! Una fotografia del tramonto. “Fresche le mie parole ne la sera…”.


Il sole sta calando verso Massa, mi sembra fantastico vedere da un’architettura umana – un balcone – un evento naturale così grandioso; le Cinque Terre sono nere, massa immobile su uno sfondo cangiante. Rosso, giallo, bianco, azzurro, blu, nero. Notte!


A sinistra il mare, a destra i monti.


Guardando l’immagine torniamo su quel balcone, ci sta di fronte una sfera luminosa, che accende come un faro il mare: un mare parlante.


E di immagine in immagine, la nostra mente non sa più fermarsi, acquietarsi.


Guardiamo attenti nel silenzio dell’oscurità quella Luna, e i suoi occhioni sembrano sorriderci, ma è un sorriso di  compassione. Ci setiamo compresi da un essere superiore, ne siamo felici: non importa che non possa aiutarci.


Un tramonto in movimento. Il treno freccia lungo le due linee parallele che lo conducono lontano. Sembra che mettendo nella giusta direzione due infinite travi d’acciaio esso possa giugnere sulla Luna, tanto osservata: la nostra precedente consolatrice.


Ma questo treno sfreccia ora lungo gli Appennini tosco-emiliani, in un maggio che, ancora a tarda sera, illumina montagne che sembrano colline, in un paesaggio di magica suggestione dopo le emozioni di quell’indimenticabile giornata.


Ci avviciniamo stupiti al finestrino tentando di bloccare quest’immagine, ma sembra che il treno ne sia spaventato, fugge veloce lungo il suo percorso prestabilito, che in questo momento sembra essere piuttosto “voglia di evasione”.


Un senso di profonda malinconia si impossessa di noi, ci sono su quelle carte lucide dei Noi che sono stati e mai più saranno, dei Noi che scattarono quelle immagini felici, preoccupati, tristi, dei Noi che invidiamo o che odiamo, ma che in ogni caso non sono più.


Abbiamo un capogiro pensando che non siamo più nemmeno gli stessi che hanno scritto la riga precedente, sentiamo dentro di noi di aver mutato mille sentimenti dall’inizio del foglio a qui, mille diversi Noi che non sono già più, adesso siamo già altri… e altri… e altri…

2 Commenti a “Fotografia emozionale”

  1. Diego dice:

    Difficile distinguere se sia poesia o narrazione. In mezzo a questa commistione, però, riluce il significato stesso delle parole,e prendono forza le immagini. Personaggi evanescenti. Ambientazione accennata da cromatismi mutevolissimi. Davvero tutto molto interessante.

  2. Andrea dice:

    Molto bello, evocativo, ricco, profondo. Simpatica anche la scelta di usare testo colorato :)

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