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L’orologio

Pubblicato da bufera il 4 gennaio 2008

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Tra uomini la frase “mi scusi che ore sono?” avrebbe come unica risposta “sono le cinque” o al più “mi spiace non lo so”. Rivolta ad una donna può portare a conseguenze incredibili: “guarda hai capito male”, “ho fretta scusa” e soltanto in rari casi si avrebbe come risposta “sono le cinque”.



Un uomo che si rivolge ad una donna non vuole sapere una strada, l’ora, una qualsiasi informazione, vuole altro: è soltanto un pretesto per poi sapere il nome, lo status, il numero. Questo è il pensiero femminile.



Torniamo all’uomo: su un autobus improvvisamente guardando l’orologio scopri che le lancette sono ferme. L’autobus è vuoto, ci sono il conducente (mai disturbare il conducente!), uno straniero e una donna giovane e molto carina, attorniata da borse dello shopping. Devi sapere l’ora!



A chi la chiedi?



Se sei single con certezza ti avvicini alla signorina, che avrà sicuramente un gesto di difesa, le chiedi con un sorriso che ore siano. Appunto: lo chiedi con un sorriso, allora hanno ragione! Sei lì per provarci! Lei con fare seccato ti risponderà “le cinque” e tu replicherai “grazie” con una voce eccessivamente ossequiosa e lei penserà “che idiota”, ma risponderà con un gelido sorriso. Tutto questo per sapere che ore sono!



Se sei fidanzato il problema è più grave. Sai con certezza che lo straniero non capisce una parola di italiano, ma vai deciso da lui perché la signorina penserebbe che ci stai provando e non è opportuno nel tuo stato! Lo straniero ti guarda spaurito, tu fai segno sul polso, ma non ottieni segni di vita.



La signorina ti guarda con un sorriso di pena, sta chiaramente pensando “che imbranato”, ma improvvisamente un’acuta voce ti suggerisce “sono le cinque!”.



Un colpo al collo ti avrebbe fatto barcollare meno, “grazie” rispondi. Di nuovo! Lei sorride, questa volta non è gelida, ti sta sfottendo in realtà e tu lo intuisci.



Ma sei un uomo, lei ti ha rivolto la parola, e non sei imbranato (come ha pensato!). “Scusa sai, mi si è fermato questo maledetto orologio” ti sorprendi a dire. La guardi con una faccia da pesce palla, il sorriso stampato a fuoco. “Eh capita a volte!”, la risposta uccidi-discorsi per antonomasia, ma ti sembra in quel momento fantastica, come una poesia d’amore, e ridi convinto.



E ora sei davanti ad un burrone! Lo sai che star zitto sarebbe la cosa migliore, avrebbe conseguenze immediate, ma il tuo futuro sarebbe salvo. Ma ti vedi alla ricerca di un’inesistente piuma sul giubbotto, ti vedi intento a pulire una riga di penna sulla mano, ti vedi a scrutare l’orologio che non funziona con volto compiaciuto, a dire “caspita già le cinque!”. No, è troppo imbarazzante. Senti dietro di te il respiro di un mostro: “sai mica dove c’è un orologiaio qui vicino?”. Sospiro di sollievo. Lei ti guarda sorpresa, o almeno è quello che dà a vedere, sa che la tua frase vale come mille altre ed è solo un modo per rivolgersi a lei.



“Non saprei”, ti vedi spinto da dietro nel precipizio, ti ritrovi di nuovo daccapo. Basta!



“Mi chiamo Marco e tu?”, questa volta lei non ti guarda sorpresa e con fare molto sicuro ti dice “Mirka”, pensi “che nome è?” ma dici “che bel nome! Che origini ha?”, lei pensa “non potrebbe interessargli di meno” ma dice “ungheresi”. “Bella l’Ungheria”. E’ troppo! Ti senti un idiota, ma ti tuffi a capofitto nella situazione. “Eh già” risponde lei.



O fai il salto di qualità o molli tutto. Non puoi, sei arrivato fin qui!



“Che hai comprato di bello”, eccolo il salto! Lei ti guarda per la prima volta con un sorriso sincero, ma dice “uhm, niente di interessante”. Lo sapevi! Ma a te interessa tutto! “Dai che son curioso”, ed eccola a farti un elenco di mille nomi incomprensibili a cui, ad uno ad uno, tu fai cenno di sì con la testa, ogni tanto esclami “oh!” ammirato.



Scendete stranamente tutti e due al capolinea, ti ritrovi con un numero tra le mani.



Senza dare nell’occhio ti accucci vicino alla fermata opposta e torni verso casa, pensando allo straniero e all’orologio.



La sera a casa appena vedi la tua ragazza, infervorato, esclami “questo orologio del cavolo mi ha fatto fare tardi, domani ne compro uno nuovo!”.



La notte al buio guardi le lancette ferme ma illuminate del tuo orologio e lo coccoli con lo sguardo pensando…

5 Commenti a “L’orologio”

  1. Chris84 dice:

    Spassoso…ma hai ragione su una cosa: certi dialoghi “hanno senso” solo tra uomini! :P

  2. mattiekian dice:

    è carino e molto ironico…ma hai trovato la ragazza che ti ha dato spago nonostante le domande idiote…forse perchè era ungherese ;D

  3. wildant. dice:

    molto divertente… però è vero, quante cose ci sono spesso dietro una banalissima domanda :)

  4. Andrea dice:

    divertentissimo, grazie per avercelo fatto leggere :)

  5. fabio dice:

    Ciao Bufera, è stato spassoso leggere questo racconto. Grazie ^_^

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