al cinema bianchini
Pubblicato da caterina il 21 novembre 2007
AL CINEMA BIANCHINI.
Squisiti Lettori,
Cinemino?
sono proprio inzitellita se quando arriva la bella stagione intensifico le mie frequentazioni nelle sale cinematografiche.
Andare al cinema resta per me uno dei più bei divertimenti che mi possa concedere ma anche qui abbiamo i “suoi bei ma”, per usare una circonlocuzione dialettale solferinese.
Avrei dovuto focalizzarmi “sul cine” a marzo quando su quel bel tappeto rosso acceso di Los Angeles , sfila la creme de la creme in attesa della agognata statuetta, quel bruttissimo oscar pelato e nudo che pero’…avercelo…
Ma a Marzo, appunto, in un volo di fantasia, eravamo in altre faccende affaccendati, dovevamo istituire i comitati di accoglienza per le rondini che non se ne sono nemmeno mai andate, quest’anno … ne consegue che il mio personalissimo sunto sul mondo del cinema Vi sarà presentato quando il caldo e’ alle porte con largo anticipo su tutto.
Voi direte ”ma vai all’aperto, figliola mia!”.
Le sale “en plein air” sono splendide, ma ti distraggono troppo oltre ad essercene poche in giro.
Tutto quel cielo, quelle stelle, la brezza, i rumori da fuori, il chiacchiericcio di chi passeggia e si gode le serate estive …
Vuoi mettere le stanzone tutte nere e per fortuna non più fumose, dove si e’ tutti stipati, gomito a gomito e cappotti e borse ammucchiati ovunque?
Tutta un’altra pellicola, Squisiti!
Avrei cosi’ tante cose da raccontarVi in merito che adesso si stanno affollando tutte alla porta della memoria e fremono per uscire.
Calma, calma, andiamo per ordine e forse riuscirò a raccontarVi una nuova, piccola storia di me.
E se Vi descrivessi il mio primissimo approccio con l’esperienza cinematografica?
Ero piccola ed e’ Domenica a Gavirate, in quel di Varese.
Ho tutti i giochi sparsi sul tappeto e la mia Susanna di plastica, vinta con i punti dei formaggini MIO e’ già gonfia e pronta a subire le mie angherie pomeridiane.
Sento la mamma in cucina che parla con due sue amiche le quali erano da me sempre molto gradite e ben accette perché si presentavano a casa sempre a mani piene!
E sapevo che ciò che portavano non poteva che essere per me.
Varcavano la porta e dicevano “ma dov’è quella bella biondina con la sua vocina argentina? “.
Magari allora non capivo quasi niente di quei saluti cosi’ barocchi, diciamo, pero’ mi ricordo che pensavo “ma sono qui, in salotto, dove vuoi che sia? Non mi vedi?
Qui, qui. Che bello, hai un pacchettino in mano?
Oh no! C’è anche Pino????”
Giuseppe detto Pino, era il figlio della Gianna, la migliore amica di mia mamma, una gran signora che in casa aveva le ciabattine dorate con le piume di struzzo sul collo del piede. Che chic!
Pino, invece, un rompiballe laureato; più piccolo di me e quindi senza alcun diritto su giocattoli e quant’altro ma che nonostante la sua “ fragilità giuridica”, mi toccava tutto intanto che sparlottava in cirillico e sbavava saliva ovunque, sui miei pentolini, sulle bamboline, sui cubetti di legno con le lettere dell’alfabeto colorate… questo invadente con il sederone pieno di pannolini e il ciuccio azzurro sempre in bocca che gli penzolava sull’eterno bavaglino con la scritta “non baciatemi”.
Tra parentesi, rivisto da grande, siamo rimasti cosi’ amici che mai ci dimenticheremo.
Una domenica appunto, mentre stavo intrattenendomi con il rompiballe, l’orecchio sempre teso alla cucina, capto la mamma che dice non senza un certo entusiasmo: “portiamo i bambini al cinema?”
Oddio, no! Cos’è il cinema?
Ho paura! Ma dove vuol portarmi mia mamma?
Sara’ ancora peggio che andare all’asilo, vedrai!
E se poi mi abbandona la’?
NON VOGLIO!
Intanto pero’ lei sta già telefonando per vedere che proiezioni danno, a che ora e via cosi’…
E’ fatta. Si va al cinema.
Entriamo e di tutta la faccenda, mi ricordo solo che sullo schermo c’era un bambino con un sombrero giallo e un poncho.
Per il resto, buio totale, nella sala e nella mia mente. Segno che non mi era molto piaciuto.
C’era una confusione pazzesca e tutti questi bambini che facevano rumore…
Io sono sempre stata una piccola despota in questo senso. Alla scuola materna volevo che tutti facessero silenzio e cosi’ pure al cinema, immagino.
Volevo quiete , pace e felicita’. Zitella già nella culla e già presidentessa dello Zeta Club.
Quanta pazienza avrò fatto perdere anch’io ai miei… un po’ lo ammetto…
E’ rimasto nella memoria quel pomeriggio che tornavamo dalla Svizzera , per noi a due passi e meta abituale per molti amanti dello shopping d’oltralpe per via del porto franco su benzina, profumi, cioccolata e un sacco di prodotti, un sacco…ma non tutti…
In quel frangente la mamma acquisto’ un rasoio elettrico e lo mise da qualche parte in macchina.
E io avevo visto ma i miei non si erano forse nemmeno posti il problema di fare delle raccomandazioni ad una tipa di tre anni stesa dietro, nel suo habitat naturale dal quale dare ordini e schiavizzare un pochino mamma e papà.
Arriviamo alla Dogana e il Finanziere snocciola la solita frase “nulla da dichiarare, Signoriiii?”.
“No, nulla, grazie” e in contemporanea dal sedile posteriore si sente una vocina, quella stessa voce argentina che piaceva tanto alle amiche di mia mamma, capace anche di svelare cose a dir poco imbarazzanti : “lo sai che mia mamma ha comprato un rasoio elettrico e l’ha messo sotto la sedia?!”
Boooooooom! Gelo. Dramma fiscale.Uno due tre, casino, santo Tremonti!
Un po’ più grande, i miei genitori portano me e mio fratello a vedere niente popodimeno che King Kong!
Il Pippo tutto entusiasta, continuava già dal mattino presto a saltare sul letto e a chiedermi “ma e’ vero che andiamo al CIMENA, eh Titta?”.
“si dice CINEMA, Pippo”.
“si, si, CIMENA, CIMENA, quella roba li’ ”.
Tanto sapevo benissimo che tutto il suo fervore era legato al quintale di porcherie che gli avrebbero comprato per farlo star buono.
Mio fratello e’ sempre stato famoso per storpiare le parole.
Epica e’ rimasta la fatica di decifrare per settimane una strana canzoncina che aveva imparato all’asilo.
Si alzava la mattina e attaccava col disco “pende u uovo da penone tuto ieno di atame”.
Mia zia, la mia stupenda zia materna, in un momento di massima lucidità, disse: “ma e’ cosi’ difficile?
Parla di un uovo, un uovo di pinone, n‘euf de pinu’, ensoma…”.
Ah, si’, tutto chiaro. Resta ancora da stabilire che animale e’ il pinone.
Mamma che meraviglia di film “King Kong”, ‘sto bestione di un peloso pazzesco e con quegli occhietti dolcissimi…l’Empire State Building, la Jessica Lange con il vestito da sera tra le manone del gorillone…uno spettacolo, guarda.
Solo che davanti a noi due piccoli e ignari fanciulli Savio, c’era una coppia di fidanzati che non hanno smesso un attimo di baciarsi. Si attorcigliavano come matti in un tripudio di braccia, proprio come faceva lo scimmione con un serpente gigante nella scena della giungla. Avranno voluto mimare i protagonisti?
Mamma e papa’ erano imbarazzatissimi e li sentivo bofonchiare fino a che con una scusa ci hanno fatto cambiare di posto ma io li vedevo lo stesso che pomiciavano alla grande i due assatanati!
Per loro King kong avrà avuto altri significati…eheheh o forse non era interessante il genere…aahah.
Ero piccola ma mica stupida, santo cupido!
Dopodiche, un salto di anni e mi ritrovo che e’ un mercoledì, ricordo perfettamente poiché fu per me una grande conquista. Il giorno dopo avrei avuto un’interrogazione di inglese perciò studio come una forsennata tutto il pomeriggio una poesiola che adesso mi fa sorridere ma allora, di una difficoltà…”one two three for five I catch a fish alive”, tutta una storia per bambini, datata addirittura 1888, di uno che prende un pesce vivo, poi lo ributta nel fiume perché gli aveva morso un dito… una tribolata che non vi dico e tutto per niente ma si sa che gli Inglesi sono hobbisti per eccellenza!
Mi sottoposi volentieri allo sforzo ittico perché alla sera avrei ricevuto un premio: sarei andata al cinema per la prima volta da sola, senza un adulto che mi accompagnasse ma con la mia migliore amica a vedere “ La febbre del sabato sera”, la celebre commedia romantica del ’77 dalla quale ancora adesso traggono di tutto, musicals, libri, musica, tanto fu di impatto per quell’epoca.
Ancora adesso quando sento la colonna sonora dei Bee Gees, mi emoziono e torno a quei momenti congelati nella memoria.
Come mi ero goduta quelle vicende!
Devo dire che quella pellicola fa parte dei miei must. Tutti abbiamo dei punti fermi, un film, una canzone, un libro, un quadro forse; John Travolta alias Tony Manero fu uno di questi, in quella New York che urlava anni settanta da ogni Avenue!
Il mattino dopo fu un successo scolastico.
Il film mi aveva completamente rilassata e il cervello aveva messo a posto la poesia intanto che assaporavo colonne sonore, passi di danza e lustrini.
Da quel giorno mi sono sempre concessa dei bei fuoriprogramma, memore di quell’esperienza e spero sempre che la testa riordini le cartelle intanto che mi diverto e penso ad altro…provare per credere, Squisiti.
La mia amica si scateno’ e siccome vivevamo anni non felicissimi dal punto di vista della qualità del nostro cinema, mi trascinava a vedere tutte quelle patacche che ci propinavano Celentano, Castellano e Pipolo e compagnia, con tutto il rispetto, naturalmente ma sempre patacche erano.
Vi giuro, nn mi sono mai piaciuti quei film li’, a me non veniva da ridere quasi mai ma giusto per la compagnia andavo e mi strafogavo di patatine anch’io come il buon Pippo di cui sopra , almeno quello…in tempi in cui si poteva rosicchiare e far rumore mandibolare per tutta la durata delle proiezioni e poi ci si puliva le mani unte sotto il sedile…Dai, chi non l’ha fatto almeno una volta? Su, Su…
E siamo all’oggi, ad un sabato sera qualunque durante il quale si e’ deciso di andare al cinema, perché fa freddo fuori o fa un caldo bestia e perché ci sono delle buone promesse nelle prime visioni e allora vai. Salvo poi rimanere delusa perché , si sa, sono maestri nel montarti i trailers che vedi alla tele e ti immagini chissà che…
Beh, ma sono rimasta quasi stranita e stupita, Lettori miei!
Le mie abitudini cinefile erano rimaste ferme alle dita unte e alle grandi sale cinematografiche che all’occorrenza erano adibite a spettacoli teatrali e a molto altro, tanto erano spaziose, con i loro tendoni rossi di velluto pesante e le loro mantovane merlettate, che nessuno avrà mai lavato e che fungevano da sipario
Luoghi di svago e divertimento dove ti “stravacavi” letteralmente e se ti perdevi qualche scena, poco importava perché potevi tranquillamente rimanere dentro e attendere, dopo un’ora di spot pubblicitari, la proiezione dopo e vedere un’altra volta tutto il film, se ti faceva piacere. Tutto ovattato e foderato di moquette rosso-bordeau, tutto quasi silenzioso e sacrale, perfino…
Adesso? Intanto se ti dimentichi di prenotare ( prenotare!!! Come a teatro, come dal dentista, come dal parrucchiere! ), hai una probabilità su 170, tanti sono i posti a sedere della sala, di vedere il film che avevi scelto.
A me infatti succede quasi sempre di ripiegare su altre pellicole che magari poi si rivelano dei piccoli gioielli ma che sono giusto appunto una seconda scelta anche per altri malcapitati non avvezzi alla pratica delle prenotazioni, visto che spesso ci si ritrova in otto o nove, quasi come nel salotto di casa…
Non appena partono i titoli di coda, arriva un addetto con la sua casacchina fosforescente e un attrezzo in mano, nell’atto di effettuare il “servizio scopa”, come accade per le maratone. All’inizio gentilmente e poi con una certa impazienza, ti accompagna all’uscita, ti ci spinge proprio, con questo sinistro arnese che tiene in mano a mo’ di rastrello fino a che tu con tutto in mano, borsa, cappotto , scatolino dei pop corn vuoto perché sei educato e non glielo piazzi lì sotto il sedile dove un tempo con le mani unte avresti fatto ben altro, togli il disturbo e ti inserisci in un circuito senza possibilità di ritorno. Due passi e sei fuori dal multisala. Ti sembra che ti abbiano estromesso da scuola, dalla pancia della mamma, da un luogo caldino e rassicurante o da un posto fresco come essere al mare, a seconda del mese; sei improvvisamente in mezzo al parcheggio ventoso o torrido, alla ricerca della macchina, consapevole che la festa e’ davvero finita.
Ma in testa adesso hai un’altra storia da ripassare domani, dopodomani, potrai fare le congetture, ricordare i particolari, gustartela, insomma, quasi come essere seduto al cinema un’altra volta.
A meno che di rientrare subito, rimettersi in coda e comprare un’altra visione, quella della mezzanotte, che dura fino alle due per poi, mezzi rimbambiti, trascinarsi a casa. Capita il più delle volte, specie con un cavaliere di nome Andrea, tanto che mi sorge il dubbio che sia interessato più ad altre due ore in mia compagnia che al film in se’…
Ma vuoi vedere che il principe azzurro si annida sotto il pavimento plastificato di un multicity?
Ma per questo Vi rimando allo Zeta Club, Lettori dolcissimi e appassionati a queste mie vicenduole di poco conto.
La potenza dei fratelli Lumiere…
C’è stata una sera della mia infanzia che la zia Graziella, sempre la mia favolosa zia che popola radiosamente i miei più bei ricordi, mi propose il cinema parrocchiale e poi saremmo andate a dormire a casa sua.
Che felicita’ nel mio piccolo cuore, sapere che dopo il film dalle suore, uno di quelli con Albano e Romina Power quando era bellissima e giovanissima anche se non sapeva tanto cantare, avevo ancora una cartuccia da sparare.
Passare la notte con la premurosissima zia, in mani sicure, nel suo lettone antico, altissimo, morbido e pieno di cuscini in quella sua camera in fondo al corridoio che un tempo aveva diviso con mia mamma e me le immagino le due sorelle a spettegolare e a parlare di ragazzi .
Invece a quel punto ero arrivata io , eheheh e non ce n’era più per nessuno!
“Dai, dai , Titta, corriamo a casa che e’ tardi.
Nom Nom Nom, che c’è il Cinema Bianchini che ci aspetta adesso!” mi mette fretta mia zia, prendendomi per mano e trascinandomi giù dall’acciottolato dell’Oratorio a fianco della chiesa di San Carlo.
“Un altro film? Che bello, uauh! Mi piace sempre venire a casa tua…ma dove lo tieni un cinema? In cortile, eh, zia Graziella? ”
“No, in camera mia. Vedrai che meraviglia!
E’ Il CINEMA BIANCHINI, TRA LETTO E CUSCINI! ”
Eh già, perché… DOMANI E’ UN ALTRO GIORNO, Squisiti Lettori!
Ciak, si gira.
Vostra Affezionata
22 novembre 2007 alle 9:58 am
Ciao Caterina,
è stato un piacere leggere questo tuo racconto. Ho apprezzato molto la parte centrale, quella vista dagli occhi della bambina. Stupenda la scena al confine della svizzera! ahahhaha
E’ vero, dei vecchi cinema ormai è rimasto ben poco… ma ci sono anche degli aspetti positivi in questo. Ricordo che prima permettevano di far entrare persone con i posti a sedere al completo. Credo che mi sia capitato almeno un paio di volte di aver visto un film seduto sulle scale! O_O che esperienza! Però era fortissimo entrare a film iniziato e vedere l’inizio dopo la fine! ahahahah
22 novembre 2007 alle 1:33 pm
Cara Cate, per prima cosa mi è rimasto un interrogativo: cosa è accaduto alla dogana dopo che tu rivelasti che la mamma aveva comprato un rasoio? Gli svizzeri sono un po’ severi… Per quanto riguarda la tua vicenda, ben narrata, mi stupisce che tu riesca a ricordare episodi della tua infanzia con dovizia di particolari. I casi sono due: o hai una memoria incredibile o sono cose accadute poco tempo fa, quindi sei ancora piccina, quindi sei una bambina prodigio, una scrittrice prodigio!!! Beh, facci sapere… I cinema, già. Nella città di Lecco, che dista una manciata di km da casa mia, a fine anno tutti quanti chiuderanno. Pensa, una città senza nemmeno più un cinema! Crisi nera dovuta a Sky e ai dvd, o a chissà cosa… Che tristezza… quanti ricordi… assiepati in piedi a vedere “Il tempo delle mele” o “Attila, flagello di dio” con Abatantuono. Che filmacci si gustavano in gioventù, a vederli adesso mi chiedo come facessero a piacermi. Boh…
Mi sono dilungato troppo, alla prossima! Stammi bene!!
22 novembre 2007 alle 1:39 pm
Caro Emmy,
non sono , purtroppo, una bambina prodigio!
pero’ posso dirti che sono un quasi quarantenne che sta nella media, dai. almeno lo spero.
anche mia mammasi stupisce dei meii ricordi molto indietro e tra l’altro i conferma che rispondono vero, per cui le credo.
e setu ricordi il tempo delle mele come uno dei tuoi film, allora tanto piu’ vecchio di m e nn le sei nemmeno tu!
ho tanti di quei ricordi al cinema, adess che ci penso…e il tempo delle mele e’ stato uno dei miei film preferiti . il resto un po’ meno.
sono un tantino esigente…da buona zitella!
bacisparsi
23 novembre 2007 alle 11:45 am
Comunque, alla dogana non ci vuoi rivelare cosa accadde… ah, ho capito! Rivelerai tutto in un prossimo scritto! Per quanto riguarda gli anni, sei anche tu nel pieno dell’età della febbre! Come? Non sai cos’è? Beh, comincia a 37 e finisce a 42, cercando poi di non finire in ebollizione…
Sei fuori dal tuo periodo no? Dai, tutto passa e va, pure quello che non ci piace o ci fa star male… Ciao, a risentirci!!
26 novembre 2007 alle 5:17 pm
Spassoso, e piacevole da leggere! Mi è piaciuta la parte in cui parli della tua infanzia! P.S. Anche io ricordo episodi della mia infanzia con sufficiente precisione…solo che io sono più giovane! ;P
27 novembre 2007 alle 4:24 pm
cosi’ mi fai sentire proprio una zitella!
bruttoooooo!
27 novembre 2007 alle 4:53 pm
Ciao Caterina!
Divertente come tuo solito.
Io i cinema “vecchi” li ricordo poco. Ho iniziato a frequentarli assiduamente nell’epoca dei multisala (non perche’ sono un bambino, ma semplicemente perche’ prima non ci andavo molto).
A proposito di sale piccole, ricordo una volta che con un tipo che conoscete anche voi andammo a vedere “L’inglese che sali’ una collina e scese da una montagna” in un multisala di Roma.
La sala aveva 8 posti a sedere, sul serio, non sto esagerando, e lo schermo era poco piu’ di uno di quei grossi LCD che si vedono oggi in un qualunque negozio di elettronica…
27 novembre 2007 alle 9:22 pm
dai ma che bello!
un salotto allora!
e con chi eri, alla fine?
28 novembre 2007 alle 1:46 pm
Beh, a quei tempi, di voi conoscevo solo Fabio
28 novembre 2007 alle 3:17 pm
al cinema con Fabio!
la prossima volta ci vado io!
lunedi’ ero ai Parioli.
bellissimo quartiere!
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