prima o poi…
Pubblicato da caterina il 6 dicembre 2007
PRIMA O POI.
Squisiti Lettori,
c’era una canzone che diceva “ma bomba o non bomba noi arriveremo a Roma…”
Quante volte mi è venuta in mente nel decidermi a partire per un viaggio che si è poi rivelato IL VIAGGIO.
Sul finire della scorsa Estate, dopo dubbi e tentennamenti fino all’ultimo, andiamo in Israele.
Quanto ho desiderato fin da piccola di andarci. Mi sembrava lontanissimo ed in effetti non e’ propriamente dietro l’angolo e tanto “incasinato”, impraticabile da un occidentale ma forse proprio per quella strana attrazione che proviamo per le cose molto difficili e nebulose, sono andata a vedere, bomba o non bomba. ( ne era appena scoppiata una da quelle parti).
Non pensate adesso, Squisiti, che Vi voglia sciorinare preghiere, sermoni e quant’altro. Ci sono stati anche questi e in grande abbondanza ma in questa opportunità che ho di stare con Voi , mi piacerebbe raccontarVi il lato ludico del mio soggiorno, l’imprevisto, la parte tragicomica che si insinua quando si affrontano le proprie avventure.
Sorvolo sul volo in questo gioco di parole che mi sono permessa.
Tutto bene, mio papa’ vicino a me. Quando mi sposto con i miei e mi pare di averlo anche già scritto in qualche altro incontro con Voi, mi si para davanti la storia dei “tre porcellini” e i miei genitori ridono perché sotto sotto constatano anche loro che è un po’ così.
Noi tre in giro di qua e di là, e come dice mia nipote Camilla “ a volte bene e a volte male” in una sua espressione cosi’ semplice ma che rende l’idea di com’è la realtà nel suo susseguirsi dei giorni, anche in una vacanza, con i momenti di sconforto e quelli di giubilo, la stanchezza e il tripudio, la ritrosia a partire e la gioia di tornare , seguita dallo struggimento della prima sera di nuovo a casa.
Mia mamma poi e’ sempre confortante. Prima di imbarcarci, mi dice “eh, cara siamo nelle mani di Dio”. fin che lo dice intanto che siamo sedute in cucina a bere un caffè non ci faccio caso ma quando me lo ricorda salendo la scaletta dell’ aeromobile…non so più cosa toccare, ecco…
Chissà quante volte dentro di loro, mia mamma e mio papà penseranno “ma questa qui non se lo trova uno straccio di fidanzato che se la scorrazzi a destra e a manca? Deve stare sempre con noi?”.
Comunque sono di gran classe perché non me lo hanno mai fatto notare. Sono io che attribuisco loro questo commento e vedrete che non sono poi tanto lontana dalla verità.
Ma fa niente. Ho sempre quel progettino di voler sposare un mantovano e…si sta profilando un bel colpo di scena ma lasciamo che siano i fatti a parlare, santo Zeta Club!
Dicevo che quando sei in comitiva, eleggi sempre idealmente il tuo leader e io nominai senza indugio mio papà per come si era gestito all’aeroporto con il capo della sicurezza che ci aveva fatto il terzo grado, spaventando a morte mia zia e creandole delle insicurezze che e’ ancora li ‘ a cercare di mandar via. Dopo il questionario mi sentivo un po’ terrorista anch’io, lo ammetto, piena zeppa di dubbi. Alla domanda se la valigia me l’ero fatta da sola e se non l’avevo mai persa d’occhio, a furia di pensarci, avrei giurato che fosse venuto qualcuno in casa a prepararla insieme a me tanto navigavo nell’incertezza, ormai; e quando al metal detector mi hanno sequestrato il barattolo nuovo di zecca della mia crema preferita, comprato per non disidratarmi sulla via delle Pietre, non mi sono nemmeno inalberata ne ho tentato scene di compassione come una tipa vicino a me che si e’ inginocchiata davanti al funzionario perché non le sottraessero tutto un set di pinze e pinzette per le sopracciglia che le saranno costate una fortuna.
Certo che dall’alto a guardare fuori dal finestrino è spettacolo puro. Le isole del Peloponneso sono come tanti ricami su quei centrini che le signore facevano una volta con i rocchetti, a tombolo, incastonate perfettamente in un mare blu cobalto. Molte mi parevano disabitate, ogni tanto qualche nave o aliscafo a lasciare la scia in quella distesa d’acqua che dava l’idea della gelatina. Un film tutto compreso nel biglietto, cari Signori miei!
All’aeroporto di Telaviv scorgo le lunghe spiagge di questa parte di Mediterraneo; e sì perché questa storia e’ come quella del Po. I mantovani sono convinti che il fiume sia di loro proprietà e che scorra solo nel tratto da Mantova a San Benedetto. Lo stesso con il Mare Nostrum. Per me dici Mediterraneo e pensi alla riviera romagnola; mi fa un certo che considerare che anche i “telaviviani “o gli abitanti di Haifa quando vanno al mare, si tuffano nel Mediterraneo, nel MIO mare con i MIEI ombrelloni …che son quasi gelosa all’idea, santo bagnino!.
Mi ricordo di quel servizio letto su Marie Claire sulla vita notturna di questa bella città. Sono tutta infervorata, lancio anche la proposta di fare un salto a bere qualcosa ma per fortuna la voce viene coperta appena in tempo da Don Tonino , un prete che meriterebbe il paradiso qui sulla terra per quello che ha rappresentato in quei pochi giorni, e dice “bene, cari pellegrini, a Telaviv non sosteremo ma ci dirigeremo subito in Galilea, a Nazareth, nel convento delle Sorelle di Gesù per la cena e la notte”.
Ah, peccato, mi sembrava una bella idea e meno male che attorno a me c’era gente dura d’ orecchi altrimenti che figura da epicurea.
Ma dico io, dove mi credevo di andare? A Rimini?
A fare una scampagnata?
Titta, d’ora in poi sei in pellegrinaggio, capito? Via tutti gli orpelli, via i pensieri e le turbolenze, tutto accantonato per far posto a questo pezzo di mondo, arido, brullo, con le sue depressioni impressionanti, il Mar Morto, salato come il peggiore dei ristretti di carne e il Lago di Tiberiade, calmo e dolcissimo, quasi contenesse in sé tutto il mistero di ciò che e’ stato.
Eppure…qui e’ lo snodo di tutto, qui la goccia farebbe traboccare l’enorme vaso dell’Umanità , Dio non voglia; qui se pace dev’essere, sarà talmente fragorosa da far tremare le pietre e un po’ irriverentemente squarciare il velo del tempio un’altra volta!
Aeroporto fra i più belli che io abbia visto, signorile, un ruscelletto qua, una palma nana li’, marmo come se piovesse…prezioso davvero, occidentale. Perché continuo a pensare che andiamo in zone cosi’ tanto diverse dalle mie? Devo smetterla di stupirmi di trovare la normalità. Guardo fuori e mi sembra nuvoloso, la temperatura è gradevolissima. Bene bene. Ho portato l’abbigliamento giusto, stavolta non mi fregate mica, sono perfetta. PER-FET-TA!
Intanto usciamo dal terminal e…BOOOOM!
Ci saranno ad andar bene Cinquanta gradi e sono quasi le otto di sera! Santa afa ma cos’è ‘sta roba? Oddio, voglio tornare indietro!
La sensazione e’ quella della sauna, in men che non si dica mi si appiccica tutto addosso e calcolo mentalmente se nella valigia che fino ad un secondo fa era degna della regina Elisabetta, ho messo magliette leggere per un’autonomia di una settimana. Orrore! Ne ho lasciate a casa meta’ per far posto al piumino! IL PIUMINO, Squisiti…
Don Tonino aveva detto che alla sera a scendere al Muro del Pianto avrebbe fatto freschino e allora…ma dove ho la testa, dico io, dove ce l’ho!? Del caldo me ne sono fatta una ragione. Spesso mi dico che è una questione mentale, perciò ho risolto cosi’. Del resto bastava guardarsi intorno un attimo e la faccia sconvolta, con solchi profondi sotto gli occhi e le goccioline di sudore sulla fronte, i capelli incattiviti come non mai sotto l’umidità non ce l’avevo solo io e allora mi sono tranquillizzata. Ho avuto altro su cui focalizzarmi e il vero miracolo della Terra Santa e’ sceso su di me quando ho smesso di preoccuparmi di abbigliamento, trucco e parrucco. Io non ero mica la’ per me, santa Gerusalemme liberata!
Beh ma che belli che siete israeliani e affini. Che paesi, che città, che verde, che tutto! Gerusalemme, se non sei pronto, di primo acchito ti prende il fiato, accecante com’è nel suo biancore del marmo che riveste tutte le casa.
Ho cercato di arrancare il più possibile dietro ad uno scatenato Don Tonino che in sette giorni ha condensato il pellegrinaggio di un anno e mezzo. Su per la Galilea, giù per la Samaria, di traverso per la Giudea…un salto alle rovine di Masciada in pieno deserto e un tuffo per quel che si poteva, nelle acque bollenti del Mar Morto; una sbirciatina ad una sinagoga in un kibbut e un tentativo non riuscito, forse l’unico, di ricreare il battesimo nel fiume Giordano ma dovete sapere, Squisiti Lettori, che il sole picchiava più del solito quel giorno e in tanti non abbiamo resistito e un po’ alla volta dalle caviglie siamo entrati nel fiume fino al ginocchio e dal ginocchio abbiamo arrotolato i pantaloni e le gonne fino a che l’acqua è arrivata all’inguine intanto che passeggiavamo aggrappati ad un corrimano messo apposta per i fedeli, che abbiamo usato a mò di idromassaggio lanciando gridolini di gioia per quell’intermezzo di frescura inaspettato. Decisamente la situazione è sfuggita di mano al nostro padre spirituale in quell’occasione. L’unica.
Poi ci siamo ricomposti e abbiamo proseguito sulla via delle Pietre, quelle sacre, dove tanto tempo fa…ma questa è la storia ufficiale che ho deciso di lasciar fuori da questo piccolo reportage semiserio.
Riguardando le foto, mi trovo orrenda. ORR-RREN-DA!. In ogni chiesa dove siamo entrati, ortodossa o cattolica che fosse, un guardiano Cerbero mi ha rimproverata per le ginocchia scoperte, per una manica che lasciava troppo nuda la spalla e allora avanti con i parei del luogo. Nella mia superfornita valigia a ventidue scomparti, una sciarpa leggera non ci stava? Sarebbe pesata troppo, santa prada d’egitto? E cosi’ mi sono insalamata con pashmine variopinte, dai colori choc che non facevano pendant con niente, comprate sempre correndo dietro alla comitiva e sempre con quella strana sensazione di essere in ritardo che è il vero terrore di ogni turista che viaggi in gruppo. Piuttosto di arrivare quando tutti sono già seduti sul pullman e ti guardano in silenzio con quella leggera aria di rimprovero per il tuo essere cosi’ superficiale, ti taglieresti un piede.
Il pullman: un amico, ormai. Il vero punto di riferimento, sul quale lasciare i tuoi effetti, su cui mangiare, dormire, chiacchierare, guardar fuori…L’avevo soprannominato GIANNI. Mi dicevo, che stanchezza, ah ma tanto c’è GIANNI. Che calore, ah ma tanto adesso salgo su GIANNI. Ecco GIANNI che arriva, ha commentato una mattina mio papà “coi so du bei coregn dignans…” facendo riferimento agli specchietti che gli pendevano davanti come due sopracciglioni.
Rotta l’atmosfera religiosa, riso per tutto il giorno.
Un pomeriggio GIANNI ha dapprima rallentato, poi sbuffato e alla fine si e’ fermato su di un salitone pazzesco, ai lati montagne di sassi con qualche asino ( poveretti questi animali…), le tende dei Beduini, fuori dal mondo e impossibile decifrare se per scelta o cosa e poi basta.
Ah non ridevamo mica più tanto! In men che nn si dica e’ arrivato GIANNI BIS o BUS …eheh e in quattro e quattr’otto, due di noi accartocciati nella stiva delle valigie, abbiamo fatto una catena ai bordi della strada e traslocato tutto sul mezzo sostitutivo.
Forse e’ stato lì che siamo diventati un gruppo vero, coeso.
E un in altro pomeriggio mi sono fermata appena appena a guardare un banchetto di deliziosi prodotti del Mar Morto. Il capo comitiva non si e’ accorto che tre pellegrine si erano fatte accalappiare dai piaceri delle cose materiali e cosi’ siamo state dimenticate a Gerico. La città più antica del mondo dista appena 40 chilometri da Gerusalemme ma io chissà perché, mi ricordavo del Vangelo e di che fatica facevano quando andavano da qui alla grande capitale e in quel momento mi e’ parso di essere sperduta nel deserto dei tartari. Che angoscia, con quegli arabi che mi guardavano e sogghignavano. E io diffidente…con tutto quello che si sente in giro…mi vedevo già la nuova arrivata dell’harem, pronta per una notte col sultano…ma poi una dolcissima signora col velo e una tunica nera mi si avvicina e mi chiede se ho bisogno d’aiuto. Spiego, mi arrabatto, gesticolo e nel frattempo GIANNI rispunta all’orizzonte, con le braccia sui fianchi e il battipanni di vimini tra gli specchietti retrovisori, foriero di una bella ramanzina di lì a poco ma mentre risalgo le scalette , tutto il capannello di passanti che mi si era fatto intorno mi saluta come fossimo amici da sempre e un tipo in italiano mi grida ” anche io stato in Verona anno scorso, bellissima!”. Beh ma allora e’ vero che tutto il mondo e’ paese, santo marco polo!
Non Vi sottoporrò alla lista, noiosissima per il malcapitato ascoltatore, dei luoghi visti come quando si fa a vedere le diapositive del viaggio di nozze dei tuoi amici, niente di più soporifero e devi anche fare esclamazioni e commenti ad ogni passaggio. Risulterebbero uno sterile elenco di santuari, rovine, strade romane, moschee, tutto mescolato come di miscellanea e’ la sensazione che ti pervade non appena metti piede a Gerusalemme e a mio parere sarà questa filosofia che ci salverà tutti quanti.
Un luogo tra tutti ha avuto la meglio su di me: Il Santo Sepolcro.
La’ mi sono sentita a casa. La’ ci si sente a casa., protetti, in un guscio di luce nonostante sia tutto molto buio e anche sporco e dimesso. C’è il Lavacro, appena entri, anche se non originale come del resto molto di quanto visitato ma nn si può pretendere che in duemila anni qualche ritocchino non sia stato fatto anche qui…Ho appoggiato più volte la fronte su quel pezzo di marmo profumato di nardo e ho molto pregato. Anche per cose che attengono il mio cuore, devo dire la verità, ed essendo finalmente innamorata, Squisiti, ho proprio chiesto che questo mantovano doc che mi fa girare la testa e che mi ha tanto presa in giro dicendo che andavo nel paese dei “baciapile”, mi ricambi, una volta per tutte, santo cupido! E’ una richiesta cosi’ difficoltosa?!
Poveri pellegrini assolati e assetati… e pensare che in astratto se penso ad un pellegrinaggio, mi viene alla mente un groviglio di rosari di madreperla, a letto alle nove, cibo da mensa ospedaliera, clima cupo da preghiera mnemonica . E invece, da leccarsi i baffi per il divertimento vero, la profondità delle cose sentite, le bellissime amicizie intrecciate.
La complicità di gente che per la maggior parte non si conosceva ma che trovandosi nella stessa situazione di impegno, fatica, preghiera, rispetto, richiesta , promessa, si e’ anche data una mano. Anzi, si è data la mano e tutti insieme, in questa serena brigata, dapprima sussurrandolo timidamente e poi cantando a squarciagola un inno che mi chiedo ancora adesso se fosse quello israeliano o cos’altro, e’ arrivata alla fine.
Il sabato dopo mi sono ritrovata davanti al mio pc a desiderare di essere ancora sulle strade sassose e desolate di Israele o Palestina o Striscia di Gaza o Cisgiordania…insomma, la’, nella culla della Terra, nel crocevia di popoli, culture, desideri e passioni, ebrei, arabi cristiani, arabi musulmani, ortodossi, cattolici , copti , protestanti, tutti con la stessa faccia di UOMINI su quelle Pietre consunte dove si concentrano le preghiere di tanta di quella gente da diventare calamite, ganci invisibili, mani sante, bocche che ti strappano la promessa di tornarci… prima o poi.
Dedico questo modesto racconto a mia nipote Isabella, nata da poche settimane ma che ha affrontato nei primi giorni la sua prima grande prova e ne e’ uscita vincente.
Che sia roccia, nella vita e che possa appassionarsi a qualcosa di forte e meraviglioso.
Buon Natale, cari Lettori, a Voi e a tutte le Isabelle del mondo!
8 dicembre 2007 alle 12:54 pm
Ah, ah, sei innamorata di un mantovano, eh? Finalmente lo confessi…
Vedrai che dopo aver letto questo tuo componimento, verrà da te con un mazzo di rose rosse e ti inviterà ad uscire a prendere una gazzosa!
Riguardo al tuo scritto, che dire? Per non ripetermi, dovrò cercare sul dizionario qualche sinonimo di “squisito” “delizioso” “piacevole” “semplicemente bello”.
Come? Mi sono ripetuto? Ah, già, pazienza…
ciao! alla prossima!
8 dicembre 2007 alle 1:28 pm
mio caro amico di penna ( si usa ancora qesta espressione stupenda? ) tu sei molto razionale nel leggere e fare le tu considerzioni per cui lo prendo per buono e ti ringrazio!
ma fallo leggere alla tua mamma, te ne prego!
il mio mantovano se la tira un po’ e di rose nemmeno le spine per il momento.
mah. spero di saper attendere…
di dove sei , Emmy? nn so nulla di te, di voi.
8 dicembre 2007 alle 8:13 pm
Hai presente “quel ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno…” , ecco siamo proprio lì, per la precisione nel ramo di Lecco, in un piccolo paese di tremila anime. Non ci si vive malaccio…
per quanto riguarda il tuo scritto, domani lo consegnerò alla mi mamma, preparati ad un’altra recensione.
A proposito di recensione per la pubblicazione , ho spedito di nuovo la tua, spero che stavolta ti arrivi…
un caro saluto e… bacisparsi (plagio…)
8 dicembre 2007 alle 9:53 pm
una persona a me molto cara e’ do oggiono!!!!!!!!!!!!
12 dicembre 2007 alle 11:48 am
Come promesso, l’ho fatto leggere a mia madre, ma, ahimè, le è piaciuto di più l’altro…comunque ha pure aggiunto che è bello pure questo, ma un pochino meno di quello riguardante Natale. Dai, vedrai che il prossimo le piacerà di più….Saluti e baci
12 dicembre 2007 alle 2:17 pm
non puo’ essere sempre domenica!!!!
un saluto affettuosissimo alla mamma! baci Cate
23 dicembre 2007 alle 5:02 pm
Ho fatto fatica a finire la lettura di questa cronaca.
La scrittura mi sembra corretta, appesantita da un tono leggermente appiccicoso, mi domando se la scelta di definiti “squisiti” i lettori sia volutamente ironica. Purtroppo mi sembra che questo lavoro sia privo di una attrattiva per coloro che amino l’invenzione, la fantasia.
Più che un racconto è un resoconto.
Probabilmente mi aspettavo qualcosa di diverso.
Scusate la schiettezza.
In effetti potrebbe andare benissimo per una rivista di turismo.
forse
23 dicembre 2007 alle 10:08 pm
ben veng la tua schiettezza, Mosarda. sei di Mantova?
grazie comunque per aver letto e commentato
il termine squisiti ha suscitato molti moti contrastanti .il mio intento e’ di creare un legame tra me e chi legge, visto che tra un racconto e l’altro passa un mese. vengo pubblicata da un magazine che si chiama MANTOVACHIAMAGARDA e si parla anche di turismo…
un saluto
Cate
23 dicembre 2007 alle 10:40 pm
la mostarda mi definisce: dolce ma anche piccante.
e sopratutto da prendere a piccole dosi.
Adoro Mantova ma non sono nato là.
Ho fatto una ricerca su con google su mantovachiamagarda, ma non ho trovato nulla a parte dei rimandi a dei tuoi post dove promuovevi la cosa.
Non esiste un sito dove accedere ai contenuti di questo magazine?
Sono curioso.
saluti
24 dicembre 2007 alle 11:46 am
piacevole reportage
il legame con i lettori secondo me si crea con l’interessarli a ciò che si scrive, senza bisogno di inzuccherarli.. e lo scritto è abbastanza piacevole da non aver bisogno di questo artificio.
24 dicembre 2007 alle 2:15 pm
d’accordo su tutto ma rivolgermi a loro con “squisiti” e’ una mia scelta, mi piace , molti lettori l’hanno colta nel verso giusto, in primis il mio
caporedattore per cui contnuo a scrivere e dare i iei conteuti da ormai quasi tre anni al mensile fino a che non andra’ piu’ bene e allora cerchero’ qualcos’altro.
con simpatia e auguri di buon natale!
24 dicembre 2007 alle 9:58 pm
Prima o poi trovo la mail del tuo caporedattore e gliene dico quattro.
26 dicembre 2007 alle 10:04 am
ecco, bravo.
fa’ cosi’.
anzi, te la lascio, cosi gliene dici sei, melium abundare. mantovachiamagarda@mynet.it
tutto serve ad accrescere la popolarita’.
credo che il tuo problema sia questo, non poter essere in vetrina con qualcosa che qualcuno ti ha pubblicato.
datti da fare e vedrai che prima o poi.
26 dicembre 2007 alle 10:49 am
sei molto gentile, capisco che dall’alto della prestigiosa rivista dove hai occasione di metterti in vetrina fai fatica a vedere i comuni mortali.
per quanto mi riguarda non amo mettermi in vetrina, so che ad Amsterdam hanno questa abitudine in un quartiere particolare, personalmente lo trovo poco interessante.
Ma potrei anche cambiare idea.
26 dicembre 2007 alle 11:23 am
spero che dop questo tuo commento, qualcuno dei mderatori prenda qualche provvedimento o per lo meno t faccia notare che questo sito e’ serio e fatto da gene corretta che nn ama gli nsulti, anche se velati.
lo spero di cuore perche’ contnuero’ il mio corso qui ma con amarezza per questi comportamenti di qualche utente che non manca mai in tutti siti del mondo , forse per aizzare la lite credendo cosi’ di rendere piu’ vivo l’interesse. io pero’ la vedo in modo piu’ moderno e l’avanguardia non e’ il terreno sul quale mi vuoi trascinare.
dopo qesto ti prego vivamente di lasciarmi perdere. nn sono nteressata alle tue cose e ai tuoi scritti. fa lo stesso con me, dato che hai manfestato fin dall’inzio questa idiosincrasia ( e nn ne sn sicura ma credo che tu sia una persona che io conosco anche se al momento nnne ho ancora la certezza) e nn hai certo bisogno di venire a leggere cose mie e della mia prestigiosa, qesto senz’altro, rivista.
26 dicembre 2007 alle 10:27 pm
Caterina e Mostarda, posso farvi notare che forse siete partiti col piede sbagliato?
Mostarda, ammetterai che la battutina sulle vetrine di Amsterdam era un po’ fuori luogo, come pure i tuoi tentativi di sminuire la rivista su cui scrive Caterina: non ho proprio capito cosa c’entra la notorietà di mantovachiamagarda con la qualità del testo pubblicato qui.
Caterina, rinfacciare ad uno scrittore di non essere stato pubblicato è un colpo bassissimo
Non a tutti possono piacere i tuoi lavori, e non tutti sono sempre “dolci” nel commentare: se non ti piacciono i suoi commenti ignoralo, non accanirti. A discutere bisogna essere in due, e non è debolezza lasciar perdere una discussione evidentemente sterile.
Non esistono moderatori qui anche se tu, Caterina, puoi decidere di moderare tu stessa i commenti ai tuoi racconti. E’ una pratica che scoraggiamo, ma è un tuo diritto e se vuoi possiamo dirti come fare.
Siete liberi di scannarvi a vicenda, se volete, ma ci piace pensare che persone adulte sapranno come utilizzare meglio il mezzo che mettiamo loro a disposizione.
27 dicembre 2007 alle 8:02 am
hai ragione, Barlow e ti chiedo scusa. qui sono ospite.
la verita’ e’ che temo di aver attirato qui tutto il negativo di un altro forum e ti diro’ anche quale.
nn ho nessuna intenzione di scannarmi con nessuno ma essere rispettata, si’.credo sia diritto di tutti. poi ognuno legga cio’ che vuole.
27 dicembre 2007 alle 10:42 am
Caterina, non hai di che scusarti con me
Lo so bene quanto è brutto quando si ricevono critiche negative. E purtroppo la rete ci espone tutti a qualche rischio in più, tipo essere oggetto di commenti poco rispettosi. Tuttosommato però io ho sempre pensato che i lati positivi della rete superino di gran lunga quelli negativi, e che le nuove amicizie che si stringono compensino gli inevitabili screzi, e i rospi da ingoiare. Non credi?
27 dicembre 2007 alle 2:41 pm
s’, Barlow ha ragione su tutta la linea. e non mi paredi essermi irrigidita per un commento non pproprio lusinghiero. ne ho ricevuti degli altri e chissa’ qunte volte ancra accadra’. e mi sta benissimo, altrimnti nonsi cresce mai. articoli da rivedere, concorsi etterari non vinti, il silenzio di qualche amico che ha preferito non commentare cio’ hce nn gli piaceva. tutto giusto e rispettoso.
ma qui purtroppo, anche se nn so ancora bene com, c’e’ sotto dell’altro, storie vecchie di cui per il momento nn posso dire nulla, nn avendo la cosidetta prova schiaciante. forse leggo troppi galli?
comunque, vedremo. aggiungo che tu sai quanto credo in questo sito.. entravo anche quando era appena partito e eravamo in pochi ma lo facevo lo stesso, per far numero, allora perche’ credo in questo progetto e nel confronto continuo. ho anche fatto pubblicita’, ho parlato e parlo di voiperche’ mi appassionate. quindi vorrei he la strada innanzi a em fosse chiara e diradata dalla nebbia. ciao, B. e molti auguri.