Nero Louis Vuitton
Pubblicato da caterina il 26 maggio 2008
NERO LOUIS VUITTON.
Suona fastidioso l’allarme di una macchina mal parcheggiata in Via Cavriana.
Cloe era scesa giusto un attimo per andare a vedere se il suo meccanico le ” rimetteva a posto un affare dentro il cofano”.
Veramente una schiappa con le auto. Come la maggior parte delle donne, del resto. A lei basta che vada. Poi, come dice un suo amico di Parma con la erre moscia, retaggio dei francesi passati dal Ducato: “che si aRRangino”! Anzi “i se RRRRangiarà!”.
Che non ho mai capito chi si deve arrangiare, comunque va bene.
L’officina, incastrata tra la tangenziale e lo svincolo di Viale Forlanini, era stata una sua felice scoperta un giorno che Cloe vagava nei primi accenni di campagna di cui la periferia milanese e’ circondata. Qui non sembra di essere a Milano, con tutti questi piccoli appezzamenti, i minuscoli orti coperti da verandine di fortuna e dove crescono veri e propri miracoli ortofrutticoli.
Ma cosa ci faceva la Cloe in mezzo all’erba di campo?
E’ iscritta all’ultimo anno di Biologia e vuole fare la botanica; spera tanto di vincere una borsa di studio per un corso di specializzazione in America e queste escursioni all’aria aperta sono per rimpolpare un altro dei suoi tanti erbari. Le caratteristiche della flora mutano di mese in mese e una piantina che sei sicuro di riconoscere come il luppolo d’estate, in inverno sembra tutt’altro.
Si cela dietro mentite spoglie! Quel pomeriggio le si incastrò la Mini tra una canaletta e la strada sterrata che ancora adesso non ci si capacita di come sia potuto accadere, santa marmitta ma… i se rangiarà! E a venirle in aiuto fu proprio Anselmo Torriani, titolare di questa officina in periferia, con il quale diventarono amici a tal punto che quando alla Cloe serviva di raccattare qualche “verdura”, il suo bacino d’azione era ormai nei pressi dell’Anselmo che la faceva sentire sicura e a un tiro di schioppo qualora fosse successo qualcosa.
Come adesso. Cloe corre fuori dal laboratorio, un posto ordinato e dai pavimenti lucidissimi che sembra un salottino più che un luogo di viti e bulloni, e intravede a malapena uno scooter allontanarsi a zigzag con a bordo due persone, quella dietro regge in mano una borsetta…la sua !!
Sguardo rapido alla sua Mini gialla…un finestrino è andato in mille pezzi e il sedile del navigatore inesorabilmente ricoperto da un mare di pezzetti di vetro. Ma ciò che colpisce al cuore è che la sua borsa non c’è più!
“Nooooooooo, Anselmoooooo, c’era tutto il mio mondo dentro li’!”.
Al che il Signor Torriani, un pezzo grosso nel mondo dei meccanici milanesi , tira fuori dalla tuta blu tutta macchiata di grasso un fazzolettone di cotone bianco, bordato di blu, con le iniziali come quelle che le mamme ricamavano sugli indumenti dei piccolini che venivano spediti in colonia d’estate. La sua Rina gliene infila uno pulito nei tasconi tutte le mattine.
“Su , signorina Cloe che ne capitano tutti i giorni di robe cosi’. Maledetti tepisti (con una p).
Eh pero’ non va mica bene lasciare le robe in macchina, sa? Ce lo dico sempre anche ai miei figli.”.
E contemporaneamente si chiede come faccia a starci tutto il mondo in una borsa …mah.
Misteri che e’ meglio lasciare inesplorati.
Cloe non aveva più nulla, rubati i documenti, sottratto il cellulare con tutti i numeri della rubrica, i messaggini , quelli bellissimi che meritavano di essere mantenuti, le foto, la trousse con i trucchi…e tu non me lo chiami mondo, questo????
“Ci avevo anche infilato un mazzolino di anemoni . Lo sa Anselmo, che questa specie di fiore violaceo e’ tipica delle Alpi? Chissà cosa ci faceva nella sterpaglia qui dietro. Non si potrebbe nemmeno raccogliere, è protetto”.
E i soldi! Avranno rovistato anche in quella piccola tasca …oh noooooooooooooo.
Il Sig. Torriani, buono come un pezzo di pane, con il suo barbone grigio stile nonno di Heidi, le aveva prestato dieci euro giusto per tornare a casa senza problemi.
Una volta rientrata, la mamma le disse “Già solo la borsa costava un patrimonio, la sarà già su ibei ( scritto come si pronuncia) vedrai… ‘sti delinquenti che Milano e’ piena ormai”.
Ma la sua borsetta bianca con il logo LV e i fiorellini colorati non era su ebay dove si può vendere e comprare di tutto e su internet non ci sarebbe mai nemmeno arrivata .
Parola di scout.
I due ladruncoli si erano fermati appena dietro l’angolo dove avevano svuotato il contenuto ed erano ripartiti infilando la refurtiva in uno zainetto mentre la borsa pendeva da una manopola del motorino, un po’ troppo in vista.
Che scelta crudele, potevano ributtarla nel campetto lì vicino…magari l’occhio lungo della ragazza piangente l’avrebbe intercettata in uno dei suoi tanti giretti botanici….
Vada per i soldi e tutto il resto ma la Luis Vuitton almeno…
I due mariuoli percorsero tutto Forlanini, Viale Corsica, Corso Ventidue Marzo ..fino a Largo dei Bersaglieri, li’ a destra in mezzo ai giardinetti di ginepro svoltarono traballando su di una pista pedonale e uno dei due decise di disfarsi della borsina .
Non si sa mai, adesso siamo in centro, magari siamo stati seguiti.
Dalla Polizia no ma visti da una testimone ignara del tutto, quello sì.
Siete stati visti da me.
Ero sul pullman, stravolta dal caldo e dalla scarpinata tra le guglie del Duomo di Milano. Era stata mia mamma ad insistere: “la parrocchia organizza una gita a Milano al Duomo. Ci andiamo?”.
Ma sì, adoro Milano con quella sua aria brulicante e piena di energia e sul tetto del Duomo non c’ero mai stata. Sarei stata curiosa di vedere e sfiorare tutti quei ghirigori da vicino.
Da reminescenze scolastiche, ricordo quanto mi ha sempre appagata l’eleganza dello stile romanico, così rigoroso e pulito, certo che però il Gotico ha fatto una bella confusione ai tempi. Lavorare il marmo come fosse nutella, un fregio mai uguale all’altro, simbologie ovunque, uno spettacolo creato dalle mani dell’uomo, probabilmente ispirate da Dio, altrimenti non me lo spiego un capolavoro del genere. Appena salite sul pullman, la sensazione e’ stata di aver capito male lo spirito di quella che noi avevamo percepito essere una gita. E invece, Squisiti, era un pellegrinaggio in piena regola! Voglio bene a Gesù e tutto ma quel pomeriggio non eravamo preparate ad una preghiera dietro l’altra, ecco. Noi avevamo programmato persino una puntatina in galleria Vittorio Emanuele con tanto di te’ e pasticcini al Caffè Letterario. Invece qui si caricano pellegrini festanti e pellegrine nelle loro camicie a fiori ad ogni paese mentre si canta un intero libretto di brani dedicati alla Madonna. E mi va anche bene ma…ero proiettata ad una esperienza epicurea, per dirla tutta e siccome percepisco lo stesso stupore nello sguardo di mia mamma, ho paura che marineremo l’obbiettivo ufficiale che era nel caso specifico, una messa in grande stile con tutte le parrocchie della diocesi mantovana.…Certo, al ritorno a casa, siamo diventate trasparenti agli occhi degli altri, specialmente di una Sorella che ci guardava molto di sottecchi. Non ci hanno più prese in considerazione. Come dire loro che in Israele sono stata anch’io pellegrina perfetta?
Scusateci, conterranei ma abbiano davvero capito male. Fino all’ultimo ho tentato di convincermi a sedermi sul banco lucido all’interno del Duomo ma poi…non ce l’ho fatta veramente e ho sperato che valesse come preghiera anche la mia ammirazione per tutta quell’arte spudoratamente marmorea e meravigliosa che mi stava aspettando su all’ultimo piano dell’ascensore per la modica cifra di sette euro a testa. Che mi sono sembrati moltissimi per un viaggetto di qualche secondo. Ma va bene, Squisiti, ci sta e la Veneranda Fabbrica del Duomo, così si chiama la società che se ne prende cura addirittura dal 1387, avrà il mio obolo. Caso vuole che l’uomo dell’ascensore, non so perché, mi parli dell’ultimo giallo che ha letto. Perciò siamo approdate, sole, sui tetti del Duomo con un velo di inquietudine, circondate dal silenzio che lassù a 187 metri di altezza diventa importante e i rumori della città arrivano molto ovattati, praticamente inesistenti. Bah. Che pensieri che non c’entrano niente con questa maestosità.
Bello, bello, bellissimo, da togliere il fiato! Tocco, sfioro, afferro, abbraccio, voglio la sensazione della materia tra le mani. Mi riempio gli occhi di quelle guglie che si stagliano sottilissime al cielo, il contrasto tra quelle ancora patinate di smog e quelle ripulite e’ incredibile. Quelle manutentate sembrano di burro, sapete quello casereccio prodotto nelle malghe, con ancora un dito di pura panna sopra? Ecco, la stessa identica cosa. Me le mangerei, una a una.
Dalle arcate fiorite intravedo tetti e insospettabili terrazzi pieni di ombrelloni, antenne e grattacieli, monumenti , alberi , palazzi e fili dei tram… scruto scorci milanesi e sono felice.
Sotto stanno dicendo messa senza di noi che ci beiamo di tanta eccezionalità.
Sono sicura che un pomeriggio così non lo dimenticherò mai.
E non solo per il massimo esempio di Gotico lombardo, mi sa…
Mi accascio sui sedili vellutati e leggermente puzzolenti per i tanti sederi ospitati in anni di servizio e qui, dal finestrino colgo l’insolita scena di una borsetta gettata in un cespuglietto verde in questa piazzetta. Dove siamo? Largo dei Bersaglieri. Confesso che se non fosse stato per un pesce di pezza verde e arancione che pendeva dallo specchietto retrovisore e che avevo notato per caso in una sosta all’autogrill all’andata, non avrei mai riconosciuto il mezzo che ci aveva portati fin qui, rischiando di trovarmi stanotte magari a Sabbioneta o a Suzzara…
Do’ una gomitata a mia mamma e si incuriosisce pure lei. Sa tanto di “Finestra sul cortile”, quel capolavoro di Hitchcock con la Grace (Kelly) e il buon James ( Stewart); potrebbe essere “Il Finestrino sul giardino”…cosa cambia? Uso la mia macchinetta digitale a mò di cannocchiale che mi fa individuare da vicino il referto. Caspita! Ma quella…quella è una Louis Vuitton! La so riconoscere a prima vista! Di quelle estive, bianca, con i fiorellini colorati. Mi va la saliva di traverso, perfino…
Da quel momento ho avuto uno spaccato di varia umanità.
Passa una signora molto di corsa e un po’ piena di se’, una milanese che se la tira talmente da non permettere alla sua testa di scorgere il malloppo incustodito e ormai di nessuno sul prato. Sicuramente era un’intenditrice e avrebbe riconosciuto il prodotto di marca.
Di nessuno e quindi di chiunque volesse approfittarne se solo avesse avuto l’ardire di raccogliere la borsetta. Sì, perché mi chiedevo se per esempio io lo avrei fatto. Avrei pensato che poteva essere un’esca messa li’ apposta per attirare qualcuno nella rete o che forse contenesse della droga e che mentre io la raccattavo con tutta la buona fede del mondo, sarebbe arrivata la polizia. Cosa gli dici? Ero smaniosa di portarmi a casa una LV gratis? Tempo che la faccenda si sarebbe un tantino complicata. Intanto passano velocemente decine di persone, molte delle quali gettano l’occhio, qualcuna rallenta, una ragazza le tentenna davanti, si guarda intorno ma poi se ne va scuotendo la testa. Ha fatto il mio stesso ragionamento? E’ un bel sacrificio per consumatrici di borsette lasciarsi sfuggire un’occasione del genere…e non si pensa alle Cloe in lacrime in qualche punto della città? No, non lo si pensa. Anzi, il percorso mentale e’: quella volta che sono stata derubata io, chissà in quale giardino e’ finita la mia roba…la Cloe di turno sono stata io, orco can! Spero almeno di aver fatto felice qualcuno con tutto l’occorrente della piscina che mi fu trafugato dal baule, con tanto di accappatoio bagnato e biancheria sporca! Quella sera caso volle che me la dimenticai in macchina, santo arsenio lupin.
Ma nonostante, su di un campione una trentina di passanti, nessuno pareva interessato al prezioso oggettino.
La mia mente ormai era al galoppo sulle ali della fantasia. E se ci fosse stato dentro un serpente? Un veleno tipo l’antrace? Una bomber?!
Tittaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa! Eh pero’ intanto, nessuno qui si sta fidando e la borsa resta clamorosamente a terra. Istinto cittadino? Una signora la smuove con la punta dell’ombrello, quasi fosse stata una bestiaccia uscita da un bocchettone della fognatura. Pensieri fantametropolitani, a questo punto.
Ma attenzione…arrivano due ragazzi ben vestiti , completo blu da ufficio. Due manager. Se avessi dovuto scommettere su chi tra tutta la gente passata da quella stradina pedonale avesse potuto raccogliere il malloppo, di certo su questi due non avrei puntato un soldo bucato. E invece, colpo di scena, Signora Longari! Uno dei due si blocca. Segnala all’amico con un dito, si guarda intorno e piano piano , lentissimo, si curva quasi avesse mal di schiena e se la infila al polso. Incredibile! Un uomo si impossessa della borsa! La guarda, se la rigira tra le mani e…di colpo apre la cerniera!!!! Dai che sono curiosa anch’io, fammi vedere se c’è dentro un serpente a sonagli o se ti scoppia la bomba in mano…
La capovolge. Vuota, vuotissima, uno straccio di borsina, rimasuglio di uno scippo, uno dei tanti in questa enorme città. Egoista, il tipo, la spolvera, al accarezza, quasi e sembra decidere che e’ sua. Ecco, la tua intraprendenza è stata premiata. Ma adesso che fai? La vendi su Ebay?
L’amico non accenna a nessuna rivalsa, non mi pare gli stia proponendo di fare a meta’ e anzi si mette le mani in tasca ma si guarda intorno con aria sospetta. Alza gli occhi e proprio sopra di lui una telecamera alla facciata di una banca come uno dei draghi sporgenti dalle pareti esterne del Duomo, lo induce ad una certa cautela. Intanto don Pino sale sulla mia corriera, seguito dal nugolo di amici di ritorno dalla messa con il Vescovo. In men che non si dica partiamo. Faccio giusto in tempo a vedere che uno dei due manager sta annusando un mazzolino di fiori scovato nella borsetta. La ormai ex proprietaria sarà stata una Zeta Club che con quel mazzolino si stava dirigendo ad un incontro galante con uno sconosciuto? Il bus e’ veloce e strappandomi alle mie congetture non saprò mai come e’ andata a finire.
Due signore attaccano un cantico con voce tremolante e lasciamo Milano sull’aria di un’antichissima canzone dedicata a Maria. Ma si’, mi piace ascoltare questa nenia dolce, gli occhi scorrono velocissimi la miriade di negozi e negozietti uno attaccato all’altro sul marciapiede di corso Lodi, in questa squadrata metropoli dove non mi sono mai persa, grazie anche alla toponomastica rigorosa di Maria Teresa d’Austria! Ma soprattutto di Milano mi restano impresse le latterie, con le loro gigantesche scritte metalliche arrugginite degli anni ‘50 sopra gli stipiti dell’entrata. Ma quanto latte bevono i milanesi? Ce n’è una ogni cento metri. Del resto il 40% della produzione nazionale di late arriva da qui. Adesso mi spiego la sua devozione…
E le pasticcerie? Subito dopo un calzolaio e appena più in la’ un negozio all’avanguardia nella tecnologia.
Benvenuti nel luogo di commerci e affari, di gambe veloci e cani al guinzaglio, di clacson e biciclette, di chioschi di fiori e chiese di molte confessioni.
Milano, dove spesso vado per lavoro. Coincidenza volle che qualche giorno dopo mi trovassi nella necessita’ di recarmi in zona Montenapoleone, niente di meno…Gran bello spicchio di città.
Negozi chic, una selezione di tutto, borse, orologi, scarpe, vestiti…sono un’ape impazzita in un giardino sbocciato da poco…il naso mi si appiccica alle vetrine. E si’, sono avanti, questi qui. Offrono il meglio del meglio di tutto.
Ma e’ anche un ginepraio di telecamere furbette pronte ad immortalarti per le casse comunali e se non sei munito di permesso, loro ti scovano e ti mandano a casa un conticino salato…eheheheh…ma non mi avrete , reti diaboliche dei ghisa milanesi, non questa volta almeno.
E non potendomi permettere di acquistare, almeno ci arrivo da signora in questa elegante via del centro.
Prendo un taxi. Lo fermo con quel gesto tipico e un po’ lascivo delle signorine bene di New York, come la Audry Hepburn in “Colazione da Tiffany” solo che lei li’ fischiava ma io non son mica capace. Salgo leggiadra su MI 426.
“Buongiorno. Mi può portare in via Bigli, per cortesia?”
“Ma certo signorina. Dieci minuti, traffico permettendo. Sa, Milano…”
“Non si preoccupi, ho tempo”.
“Guardi che c’è una nuova rivista li’ sul sedile. La parla dei scritur de gialli”
Ancora! Ma siete fissati qui a Milano con gli omicidi?
Dò un’occhiata. Si chiama “MilanoNera”. Il Direttore è Paolo Roversi, famoso giallista e per fortuna anche mio amico. Toh, sono contenta!
“L’e’ un giurnal che infurma su le brute robe che sucet a Milan”.
Cronaca nera. Delitti e misteri nella Milano che una volta era da bere. Interviste ai più accreditati scrittori noir italiani ed internazionali, foto, incipit di romanzi, recensioni.
Ma dai, che bella iniziativa e che ideona il lancio pubblicitario sui taxi! Mi complimenterò con il Roversi e magari gli chiedo quando esce il suo nuovo romanzo e…ma cosa leggo?!?
“IL MISTERO DELLA BORSETTA IN LARGO DEI BERSAGLIERI”.
Di Marco Benetti.
“Giovedì 16 maggio intorno alle 17.00, terrore in Largo dei Bersaglieri per il ritrovamento di una borsa per signora che giaceva abbandonata nei cespugli. Scattate immediatamente le misure di sicurezza quando nell’aprirla, un passante, che per comodità chiameremo F.V. e’ svenuto. Le forze dell’ordine sono giunte prontamente sul luogo insieme all’ambulanza. Una gran folla di curiosi si e’ assiepata intorno a R.P., l’uomo che accompagnava F.V. al momento del fatto è rimasto miracolosamente illeso e ha raccontato di come l’amico si sia riempito improvvisamente di macchie rosse sulle braccia e sul viso. L’oggetto è stato consegnato nelle mani di un carabiniere appositamente attrezzato con tuta protettiva e guanti in lattice per non essere contaminato. Nel frattempo sono giunti i Vigili del fuoco e gli Artificieri . Il traffico e’ rimasto bloccato per ore. Infine il poliziotto ha consegnato delicatamente il materiale sospetto all’Artificiere il quale lo ha deposto nelle apposite casse per farlo eventualmente detonare. Mentre l’ambulanza si dirigeva al più vicino Pronto Soccorso, R.P. è stato accompagnato ad un Comando dei Carabinieri a disposizione degli inquirenti.
Si apre una rosa di domande sul contenuto della borsa e sul perché sia stata lasciata proprio in questo punto della città, a due passi dal Duomo, simbolo di Milano. Veleno, antrace, attentato terroristico? Una bomba? Traffico internazionale di droga? Ai lettori di MilanoNera lanciamo questa nuova sfida. “.
Ma tutta ‘sta roba QUANDO E’ SUCCESSA?! Io ero rimasta ferma ai due tipi interessati al malloppo.
Che esagerati! Dai, ma se me lo chiedevate, ve lo avrei detto io come si sono svolti i fatti e che due ragazzini a bordo di uno scooter prima delle cinque di pomeriggio si erano disfatti di merce che scottava.. E se non era scoppiata in mano a loro…
Proseguo nella lettura dell’articolo mentre arriviamo a destinazione.
“Senta, posso tenere la rivista?”
“Ma si capisce che puo’ tenerla. I sarà cuntenc i scritur!”
Continuo a leggere mentre imbocco la via. Dovrei fermarmi al numero sedici ma sono totalmente immersa nell’articolo. Ne sono venuti a capo alla fine?
Al Comando dei Carabinieri, R.P., l’amico dello svenuto F.V., stava raccontando i fatti mentre le telecamere delle televisioni locali erano accese su di lui e nella stanza attigua una signorina bionda e abbronzata dallo stare all’aria aperta nonostante il clima milanese, stringeva ferocemente un fazzoletto bordato di blu e tirando sù col naso, elencava gli oggetti contenuti nella sua Louis ormai volata via.
“Mi scusi un attimo signorina, che vado a vedere cos’ è tutto ‘sto casino!”
Voci concitate, un funzionario che annuncia l’arrivo della camionetta degli artificieri e spiega l’accaduto. L’oggetto non e’ scoppiato, non è evaporato, non si è disintegrato e tutto incellofanato fa il suo ingresso nell’edificio in stile littorio, pronto per essere spedito alla Scientifica per gli accertamenti.
Cloe, curiosa, ha assistito a questo buffo corteo da dietro le veneziane tutte impolverate e improvvisamente le esce un grido di gioia “Eccola!!! Ma come avete fatto a ritrovarla?”
“Di cosa parla, signorina?”
La ragazza si precipita fuori dalla stanza, blocca la processione, afferra il sacchetto, lo squarcia , ne tira fuori il contenuto e se lo porta al petto.
“Cara la mia borsettina! Me l’ha regalata mia mamma al compleanno .Grazie, grazie, grazie”
Tasta in uno spazio interno, cosi’ minuscolo e nascosto che solo lei poteva conoscere. Certi posti sono creati apposta per le borse delle donne. Una cassaforte portatile.
C’è ancora!!!
“E se ci fosse un microbo potentissimo che adesso ci contagerà tutti quanti?” tenta di fermarla, atterrito il sottotenente.
“Ma va’! Ma quale batterio letale! Questo e’ l’odore dell’Anemone Pulsatilla, Tenente.”.
Se viene anche solo annusato, crea irritazioni cutanee e manca il respiro. Insomma, e’ velenoso. Non bisogna infilarci il naso, ecco. Si può anche svenire, sa? Ma a me interessava per la tesi. Studio Botanica. Ne avevo raccolto uno o due insieme a un mazzetto di ranuncoli, in un prato nei pressi di Via Cavriana. Chissà che fine ha fatto l mio bouquet campestre …”
Dall’anfratto di stoffa esce un biglietto.
“Vede questo pezzetto di carta, Capitano? E’ la mia assicurazione per il futuro.
Un Gratta &Vinci da 5.000 euro!”
Dalla contentezza Cloe aveva promosso il militare sul campo già due o tre volte .
“Temevo che gli scippatori me lo avessero incassato!”.
“Andrò a fare uno stage al New York Botanical Garden! Hanno bisogno di personale nella sezione delle erbe curative e le sembrerà impossibile ma l’anemone ha delle grandi proprietà se preso in piccole dosi, come moltissime altre piante che, sono sicura, riconoscerebbe anche lei, Colonnello. Questo enorme giardino è meraviglioso. C’è perfino uno spazio dedicato ai visitatori che vogliano fare giardinaggio, compresi i bambini che se educati da piccoli alla sensibilità nei confronti dei fiori, diventeranno adulti consapevoli e innamorati dell’ambiente dove vivono e cn ogni probabilità faranno di tutto per tenerlo pulito”.
“Basta, basta, si fermi Cloe. Ho capito. La borsetta torna nelle sue mani. Lei è… un fiore di ragazza!”.
“Le manderò una cartolina dalla Grande Mela, Generale. In questi giorni fioriscono i lilla’, vedesse che festa!
Viola dappertutto. Un colore che mi ha portato fortuna!”.
…E pensare che ero semplicemente andata a vedere il Duomo…
Vostra Affezionata.
Ps MilanoNera esiste veramente ed e’ un successo editoriale .
Grazie a Paolo Roversi per avermi “prestato” la sua idea.
Questa storia non ha la pretesa di essere un racconto gotico…per questo e’ bastato il DUOMO!
Il New York Botanical Garden e’ un fantastico giardino anche nella realtà.
Lo Zeta Club continua a vivere…ma nella fantasia.
29 maggio 2008 alle 6:18 am
Ciao Cate!
Niente male questo racconto a metà fra la fantasia e la realtà, col tuo consueto stile ricco di humor. Penso sia un genere che valga la pena approfondire, che ti può aprire nuovi orizzonti. C’è qualche errore di battitura e qualcuno d’ortografia, ma nulla di grave, si possono velocemente correggere. (sono il solito pignolo…)
Diciamo che con questo non sei al livello dell’uomo che fa il vino, che ritengo uno dei tuo migliori, comunque 4 stelline ci sono tutte.
Ciao! Saluti da un lago sempre più allagato!!!
p.s. cosa ne pensi dell’ARTE INCA?
29 maggio 2008 alle 7:27 am
caro Emy,
grazie!
puntuale e preciso come sempre e tu sai quanto io ci tenga. anche alla tua pignoleria che ci vuole. altrimenti e’ tutto a spanne e non va bene. sopratutto quando si vuole crescere. ti diro’ che ho postato questa cosa appena scritta, per vedere cosa ne pensavi e pensavate.
ci vuole molto tempo per mettere a posto e piano piano lo faccio per poi inviare al giornale.
diciamo che tu Emmy e i cari amici di storydrawer siete i miei referenti:) e v ringrazio!
l’arte INCA e’ per me lontanissima e forse per questo di un fascino immenso.tutta da scoprire.
non sono ancora andata a vedere da quelle parti ma sara’ il prossimo viaggio quando potro’.
popolo determinato, a volte crudele, certamente ha lasciato il segno.
29 maggio 2008 alle 11:27 am
Fra gli ARANCETI di RECANATI, tra agrumi così CARENATI, piove. Addosso un’INCERATA, spalle INARCATE, CANTERAI note liete. Sarà l’effetto della CREATINA o il pensiero all’ARTE INCA?
p.s. la domanda sull’ARTE INCA nascondeva un indovinello…ora è completo, sta a te decifrarlo…
Ciao Caterina!
30 maggio 2008 alle 4:10 pm
ma e’ l’anagramma del mio nomeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee.
e ci ho anche pensato un sacco!!
proprio una bella detective!
30 maggio 2008 alle 6:56 pm
Brava!
Il tuo nome ha questa stranissima peculiarità, quindi l’ho sfruttata, e non solo per l’indovinello…
20 giugno 2008 alle 12:28 pm
Stavo girovagando sul sito e mi sono imbattuta in questo tuo…davvero carino, ironico al punto giusto. Aspetto un altro tuo racconto
Ciao ^_^
20 giugno 2008 alle 1:33 pm
grazie, Mattie, grazie davvero!!!!
scira’ i primi di lugluio su MANTOVACHIAMAGARDA.
speriamo di riscuotre un buon successo anche se con i vostri commenti, io sono gia’ appagata