SEX AND SOLFERINO!
Pubblicato da caterina il 24 giugno 2008
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SEX & SOLFERINO!
Squisiti Lettori,
calma, calma!
Non pensiate che il caldo estivo abbia smosso passioni pruriginose sulla apparentemente sonnacchiosa provincia mantovana… eheheh.
IO, che non ho il coraggio di un gesto affettuoso al mio principe davanti ai miei genitori?
IO, che per la verità NON HO NEMMENO MAI AVUTO UN PRINCIPE finora…ma comunque, mettiamo il caso che …proprio IO non riuscirai mai a farmi vedere nella versione di biancaneve innamorata. Non so, e’ una specie di pudore che ho da sempre: per mia mamma e mio papa’ resto figlia, e basta. Cosi’ come sono infastidita se vedo loro scambiarsi effusioni. Loro devono amarsi col pensiero e farla finita li’, santo kamasutra!
E una cosi’, presidentessa di questo Zeta Club sempre più affollato, volete che vi parli di “sesso” ??
Ma dai! No!
Mi vengono in mente certi romanzi di grandi autori che hanno scoperchiato come diavoli pentole sulle quali erano stati posti coperchi belli pesanti e che hanno fatto accorrere stuoli di lettori nelle librerie e spettatori curiosissimi al cinema.
Ero ancora piccola ma ricordo i cartelloni dei film con la scritta di traverso “censura”.
Erano i più visti. Normale, psicologia spicciola, se vogliamo.
Non so, tipo “Giallo Parma” di Bevilaqua, Michele Prisco e la sua “Provincia addormentata” oppure il sempreverde Gustavo (Flaubert) con la sua Madame Bovary, poveretta, o la casalinga del New England da non confondere con quella di Voghera, certa Grace Metalious che nel 1956 a trentadue anni tento’ un romanzo, Peyton Place dove ne raccontò di cotte e di crude facendolo divenire uno dei più grandi successi della Letteratura e in seguito della televisione americana cui vi arrivò nella versione edulcorata, dati i tempi.
Tutte storie ambientate in città piccole dove sembra non accadere mai nulla e che forse proprio per una certa noia imperante, erano invece brulicanti di trasgressioni goderecce e sotto sotto ” strapazzate da anomala passione” per dirla alla Wertmuller.
Mettici il sesso et voilà, il romanzo decolla!
Un pomeriggio stavo compiendo un’azione da parrucchiera provetta su di una matassa di capelli irrimediabilmente ingarbugliati di mio fratello. Dopo giorni e giorni la cui vista era questo gomitolino biondo su di un lato della fronte, che gli conferiva l’aspetto di uno strano personaggio mitologico con un corno laterale, il famoso “Pippus unicornus”, portai in ufficio le mie meravigliose e affilatissime forbici Jean Louis David, da me ribattezzate “le gian” che uso per devastarmi i capelli e mentre tagliuzzavo la sua chioma un po’ qua e un po’ la’ prendendoci gusto
( quando mi ricapiterà di avere uno che mi presta la testa da acconciare?? ) e’ nato uno scambio surreale di opinioni. Il Pier mi dice ” ho letto su internet che non è vero che a tagliarli spesso, i capelli si rinforzano. Ma vuoi dire che ci hanno sempre presi in giro, questi qui?”
Gli rispondo “beh , nemmeno le creme antirughe funzionano, se e’ per questo. È una delle grandi bufale alle quali crede tutto il mondo e uno dei più grossi giri d’affari mai avvenuti.” E a quel punto il Pier, guardandomi sconsolato come se gli avessi distrutto chissà quale mito e stupendomi non poco, lui che è tutto lavoro, famiglia, muscoli e roller blades, se ne esce così: ” sono tutte illusioni…”
Ma dai! Ma che poetone!!! Una frase profonda come il più profondo dei pozzi mentre siamo qui con i capelli in mano e le gian che corrono, facendo presto per il timore che qualcuno ci veda giocare ai coiffeurs?
Mi fa giusto venire in mente “Le illusioni perdute” di Honoré de Balzac. Anche loro, queste illusioni di cui non si è più saputo nulla, parlano di un provinciale nella brutale società parigina dell’Ottocento.
Del resto, se non ci fossero, le illusioni, come faremmo? Quale sarebbe il motore che fa andare avanti se non credessimo in qualcosa, in qualcuno?
La speranza e’ sempre il vero propulsore. Trovatemene un altro più efficace.
Non c’è. Solo che a volte ce ne dimentichiamo.
Bene, Squisiti, qui l’intento è però ben diverso.
Niente sesso stavolta. Siamo inglesi…
Ho semplicemente utilizzato un titolo ammiccante per attirarvi nelle spire seducenti di un film, epilogo di una saga che mi ha accompagnata sul finire della mia giovinezza.
E’ anche la prima volta che uso questo verbo, sapete?
“Sul finire”…
Io mi considero un’eterna giovane, un Peter Pan in gonnella, una che non si rassegna al fatto che la stagione oramai si e’ fatta estiva, sempre elettrizzante ma che si e’ inesorabilmente lasciata alle spalle un bel tratto, quello primaverile, il più fresco, il più gaudioso… quello da sedile posteriore per godersi la vista senza prendere parte alla tenzone. Mi rileggo e non credo ai miei occhi. Ho detto “sul finire della mia giovinezza”, MIA! Mica di qualcun altro, di un’amica, di una conoscente, di un’attrice, di una che vedo per strada. No, no, mia! L’affetto che mi lega ormai a Voi mi ha fatto vacillare sui tacchi che peraltro non porto e per la prima volta ammetto che l’età delle responsabilità avanza, a passi lievi se vuoi, ma inarrestabile. Me ne farò una ragione e cercherò di non oppormi ma questa mattina una persona mi ha parlato di questo mio modo fanciullesco e ho considerato che spesso l’atteggiamento con cui ci si pone e’ la miglior crema antirughe, gratis, per giunta. E dura per sempre. Imperitura, non si degrada pur non contenendo conservanti. Potrebbe essere uno slogan pubblicitario solo che non facendo guadagnare nessuno perché grazie a Dio, il sorriso non si compra, nessuno ci lavorerebbe dietro.
Una certa leggerezza nell’anima, uno sguardo positivo sulle cose…non ci credevo ma devo dire che sperimentandolo, funziona.
Vi parlo allora di “Sex and The City”, delle sue quattro ragazze e delle sei serie del telefilm americano più seguito dalle signore di mezzo mondo. Loro, con le loro vicende di amori, lavoro, fatiche, soddisfazioni, delusioni, fidanzamenti, rotture, matrimoni, case fatte e disfatte, vestiti e borse, di quelli sempre tanti, proprio loro sono corse parallele alla mia vita di questi ultimi dieci anni.
Hanno nutrito il mio immaginario.
In tanti abbiamo avuto un telefilm di riferimento, credo.
A cosa Vi posso accennare…Happy Days? Il Tenente Colombo? Il Commissario Maigret, La signora in Giallo? ER quando c’era Clooney…il Doctor House, i Cesaroni…Candy Candy e Heidi?
O vogliamo rispolverare Derrik, del quale mia nonna Tina la Contessa è segretamente innamorata da molto tempo, in quelle ambientazioni sempre a sfondo verdognolo che mi hanno detto essere tipiche dei telefilm tedeschi?
E l’incredibile Commissario Rex, che me lo mangerei di baci?
La soap “Sentieri” veleggia verso le sessanta primavere in America e anche qui da noi non e’ più un’adolescente. Mia mamma ne è dipendente, per esempio.
Quella roba li’, insomma; storie a episodi che finiscono sempre lasciandoci un po’ di fame, quella giusta dose per arrivare impazienti alla sera dopo.
Fate voi, trovate una avventura cinematografica o letteraria che vi ha veramente appassionati, stregati, legati ad orari e canali televisivi e allora capirete cosa mi ha tenuta inchiodata alle quattro “sgallettate” di New York, sera dopo sera, anno dopo anno, amore dopo amore.
Fino all’inevitabile parola FINE, dopo centinaia di episodi, mai uno uguale all’altro, dove gli autori si sono sbizzarriti passando dalla realtà alla finzione con una bravura degna di un oscar. La sera in cui LA SETTE programmò l’ultimo episodio dell’ultima serie, intitolato “Parigi”, mi sono sentita morire.
Non ci sarebbe più stato un seguito, in qualunque modo avessero deciso di terminare quel tratto di strada , si sarebbe concluso li’, nel mio salotto, con una insalata di pollo consumata sul tappeto e molte lacrime piante da sola.
In certi casi me ne guarderei bene dall’invitare qualcuno, per poi ridurmi con una faccia rossa a puntini e gli occhi come quelli di Willy il Coyote?
Eh no, certe malinconie preferisco sbrigarmele per conto mio…
Fino a che lo scorso anno lessi da qualche parte che ci sarebbe stato un film a chiudere definitivamente il cerchio su Sex and the City…
Non potevo crederci! Ne avrei avuto ancora un po’! Non mi era bastato vedere il tutto arrestarsi cosi’ e loro, quelli del marketing lo sapevano bene che quelle come me avevano ancora un certo languorino.
E hanno deciso di accontentarci tutte quante, noi vampire di racconti metropolitani.
In fin dei conti chi non e’ avido di storie? A chi non piace stare sul sedile posteriore a guardare?
Non e’ voyerismo, no signori. E’ desiderio di emozionarsi, di sentire le cose vive, tra le mani. Anche se la miglior storia la scriviamo sempre noi, su questo non c’è dubbio ma tant’è…qualche settimana fa fui una delle prime fans ad accorrere a prenotare il mio biglietto al cinema. Di mercoledì, alle sette di sera…quasi mai accaduto di andarci a quell’ora e…rigorosamente sola.
Non credevo alle mie orecchie quando la signora alla cassa mi disse che la sala era già quasi piena. Semplicemente pazzesco. Voleva dire una sola cosa: che come me tante altre “mie colleghe” avevano vissuto gli anni di Sex con la mia stessa intensità, anche loro li’ a far quadrare il cerchio.
Mi ricordo che le prime volte in cui raccontavo a mia mamma delle vicende di queste quattro ragazze, lei si era preoccupata e si sarà chiesta cosa guardavo!
Sesso in televisione sull’allora Telemontecarlo???? ORRORE!
Entro nella sala del cinema e mi accoglie una gigantesca zaffata di profumo e lucidalabbra. Sembrava una immensa profumeria. Un inaspettato gineceo con il portafoglio in mano e le difese basse. Fuori dalla porta le signorine del marketing tentavano di propinarci di tutto, dal bonus per la svendita eccezionale del tal negozio alle promozioni per una vacanza romantica ma, care signorine, chi e’ venuto qui stasera e’ proiettato verso l’unico obiettivo e cioè vedere come va a finire tra Carrie e Big. Non c’è posto per nient’altro. Non mi comprerete con quattro sconti!
Due file più in giù della mia anche…due uomini, due poveri santi trascinati da qualche fidanzata o moglie impaurita dal muoversi indipendentemente. Ho incrociato i loro sguardi che andavano dall’annoiato al disperato al tragicomico. Ma li capisco. Come se mi portassero a vedere la saga infinita di Alien, quel mostriciattolo che non so quante volte e’ nato e morto e quanto casino ha fatto nei vari mondi che ha popolato. Ma dai! Nemmeno se fosse Filippo in persona, “l’uomo del supermercato” di qualche racconto fa. No, neanche per lui lo farei!
Io “voglio roba vera” o che si avvicini paurosamente alla realtà. E stasera desidero essere un po’ Carrie e Charlotte, Samantha e Miranda, o tutte e quattro insieme. Quando inizia il film, mi ritorna la stessa frenesia di quando da piccola, dopo tanto pregare mia mamma e mia zia per qualche soldo, ero finalmente posizionata in una automobilina della giostrina e finalmente si partiva in un caldo pomeriggio del Ventiquattro Giugno che per chi è di Solferino della Battaglia, è un giorno veramente speciale, il nostro giorno più importante, in cui rispolveriamo l’argenteria di famiglia e tutto il paese commemora, piange, celebra, festeggia una battaglia ormai anacronistica ma che si sta trasformando in un vero inno alla Pace, il primo grido moderno lanciato da Dunant nel 1859. Ma io piccola, Squisiti, cosa volete che me ne facessi delle pagine di Storia sulle quali siamo finiti? Per me “el ventiquater zoegn” era solo una grandissima festa che aspettavo dall’anno prima, con le giostre in piazza alla Fontana. La vera SAGRA, coi fuochi d’artificio e il temporale immancabile che 150 anni fa poté più di tutte le baionette e mise fine a quel massacro.
Si spengono le luci e dai che si parte, siore e siori, prendi il codino bambino…
E la storia inizia da dove si era interrotta l’anno prima, a New York.
Carrie è una scrittrice e parla del suo mondo. Che meraviglia saper raccontare… Muoio d’invidia.
Una pellicola che attendevo da mesi e che per una volta e’ stata addirittura al di sopra delle mie aspettative.
Ha mantenuto la promessa in tutto e si merita il successo planetario che sta avendo.
La’ dentro ho riso, ho pianto, ho battuto le mani, perfino, come alle proiezioni delle quattro dedicate ai bambini!
L’atmosfera è ormai da “standing ovation”, si sprecano i commenti e gli urletti con le mie vicine delle quali mi sento amica intima, ormai. Il patto è stato suggellato con il lucidalabbra alla fragola. Ora siamo inscindibili…eh eh.
Il film dura molto, tanto che a ridosso della fine del primo tempo ho pensato ” un po’ noioso. troppo frivolo, nulla di nuovo, solo uno dei tanti episodi, dilatato per diventare da cinema.”
Ma improvvisamente, in una mattina stranamente piovosa per una New York diventata cattiva e ruvida per l’occasione, succede che Mr Big pianta Carrie all’altare.
Ho provato un odio profondo, da spettatrice, ma profondo.
Lei per la prima volta in anni di episodi, si scaglia contro di lui con il bouquet di fiori nuziali e glielo frantuma sulla testa. Era sempre stata paziente e delicata nei suoi comportamenti ma questa volta e’ una furia. Le si vedono le vene sul collo. Le rouches del meraviglioso vestito da sposa tinta panna le vanno sotto le ruote delle auto, il rimmel cola lungo le guance. La musica è da tragedia. Assisto alla rottura, la più dolorosa perché è quella del cuore.
Poi le sue amiche fanno quadrato. La prendono letteralmente per mano in mezzo alla strada, la abbracciano, la caricano in macchina e la portano via, lontano da Big, dalla folla, dalla marcia nuziale diventata rumore assordante e partono il giorno stesso per una vacanza dove le stanno vicino in un modo quasi reale.
Si vede che è una donna a raccontare…
Mi sono scese calde lacrime nel vedere come si consola veramente una persona.
Le portavano da mangiare a letto, la accarezzavano, senza dirle nulla, ne frasi retoriche ne niente.
Solo vicinanza e calore e affetto e amore.
Ho pianto, tanto era buio. Ripensavo alle mie due amiche del cuore, perse stupidamente, per le solite vicende di uomini mentre credevo di essere immune a certe bazzecole.
Non sono stata capita, io non ho capito, equivoci, pettegolezzi e tanta sofferenza da entrambe le parti.
Ho sperato, nel mio mercoledì cinefilo che anche loro, X e Y, Pinca e Pallina, siano andate a vedere il film e abbiano pensato a me, ai giorni in cui eravamo sorelle, depositarie di segreti, di tutto, di vita.
Sex and The city si e’ trasformato in un immenso inno all’amicizia, rara, tra donne, a quel sodalizio che ha portato queste quattro ragazze a vivere le loro vite aiutandosi, nessuna schiacciando l’altra ma ognuna incentivando le passioni e le inclinazioni delle altre tre.
A parte i vestiti, le griffe, una città da sballo, appartamenti e locali scintillanti, a parte tutte queste cose che contano fino ad un certo punto, ciò che resta e’ …
Già, cosa resta? Cosa dire? Non so trovare una frase che concluda.
Questa volta va bene così, Squisiti.
Scrivo FINE e poi basta.
Vostra Affezionata
ps per gli autori citati e le loro opere la maggior parte della ricerca proviene da internet. Mi piacerebbe essere così colta da non dovervi ricorrere…
Mi scuso per eventuali imprecisioni.
25 giugno 2008 alle 12:05 pm
Ho letto il tuo racconto in un baleno, quasi senza prender fiato e l’ho trovato bellissimo nel suo ambiente quasi surreale. Complimenti.
25 giugno 2008 alle 1:05 pm
Ciao Caterina davvero carino questo tuo…come definirlo, racconto non credo, sembra più in diario di vita un diario da leggere tutto d’un fiato, un diario che non parla solo dell’autore, ma di tutti noi (anche se ad essere sincera non ho mai visto Sex and the City, però sono una fan di Sentieri!).
Trovo stupendo il pezzo che dice: “Del resto, se non ci fossero, le illusioni, come faremmo? Quale sarebbe il motore che fa andare avanti se non credessimo in qualcosa, in qualcuno? La speranza e’ sempre il vero propulsore”…mamma mia quanto è vero tutto ciò, come ci piacciono le illusioni e forse è anche per questo che ci piacciono tanto film e telefilm (diciamocelo ci piace che qualcuno ogni tanto ci prenda in giro, specie se ne siamo consapevoli!).
Spero di rileggerti presto
Ciao
;D
25 giugno 2008 alle 2:14 pm
Antonino,
mille grazie, tantopiu’ perche’ e’ un uomo a scriverlo.
in effetti, non volendo farlo appost, quanto scritto si indirizza forse ad un pubblico femminile ma anche no.
dai, alla fine siamo tutti nella stessa barca!
grazie ancora, fa tanto paicere leggere un plauso.
tra l’altro non l’ho nemmeno ancora inviato al giornale.
spero non dispiaccia se “utilizzo” storydrawer come test.
un bacio
Cate
25 giugno 2008 alle 2:17 pm
Mattie,
sei sempre speciale
che onore veder riportato uno stralcio del racconto
veramente un gran piacere.
con i sogni apriamo un capitolo a se’…
ma senza quelli…
e hai stra ragione sugli uomini.
qualceh volta capita che ci accorgiamo di tutto ma il sogno resta migliore sul resto e allora…
Cate
26 giugno 2008 alle 10:05 am
Ciao Caterina!
Brillante come sempre, con anche una punta di serieta’ che non guasta mai
26 giugno 2008 alle 3:04 pm
grazie, Andrea!
mi piace sempre essere definita brillante!
grazie grazie
27 giugno 2008 alle 12:52 pm
Che bello!
Mi fai un invidia…
scrivi, scrivi, scrivi e io leggo, leggo, leggo…
complimenti, a presto.
27 giugno 2008 alle 2:46 pm
grazie, Gio