IL MARE E LA MADRE
Pubblicato da Domenico De Ferraro il 1 luglio 2008
IL MARE E LA MADRE
Il tesoro nel guscio di tartaruga.
Il mare bagna le coste ogni giorno di una terra ferita ,si unisce a lei
congiungendosi maestoso , come lo sposo alla sposa , come la madre
al figlio , come il principio alla fine , così sembra quasi voler parlare all’animo degli uomini che sanno ascoltare il suo profondo silenzio,
sentimenti che in pochi sanno comprendere, il suo dolore , la sua gioia di vivere .
Un giorno in un tramonto agghindato a festa dipinto con mille colore rincorrendo lungo la bianca spiaggia i ricordi d’un tempo passato.
Una madre s’affacciò da sotto l’ombrellone per vedere dove era finito il suo ragazzo il vento sembrava portare via ogni tristezze
le sue lacrime solitarie , l’unico grande amore della sua vita era morto .
La polvere si mischiava insieme alla sabbia , l’onde rumoreggiavano orchestrando motivi e melodie confuse.
Era rimasta vedova , suo marito era morto, non aveva più nessuno tranne quel suo figlio frutto di quell’ amore coniugale
che adesso correva inseguendo un aquilone lungo la sporca spiaggia .
Il canto del mare era soave si mischiava nella sua mente all’ eco dei martelli pneumatici , dei rulli e delle catene di montaggio
delle ore passate a lavoro in fabbrica ove aveva lavorato per anni suo marito.
Una famiglia come tante ne povera ne ricca , con diversi problemi alle spalle un discreto stipendio che rendeva felice, averlo a fine mese.
Ed il vento ed il mare sembrarono comprendere quel muto dolore quella misera disperazione ,bagnata da un pianto risuonante nell’orecchio dell’universo.
Ed il mare raccolse con le sue mani tutte le cose preziose che aveva nascosto nei suoi abissi e li mise dentro un guscio d’una tartaruga poi lo fece affiorare
in superficie ed il vento aiutò le correnti in modo che ogni cosa giungesse a riva.
Quando ella si girò verso il mare, il sole in canottiera tracannava assetato
una bibita a limone mentre il suo ragazzo rincorreva l’aquilone che virò
nel cielo facendo mille capriole , ella si voltò e vide quel guscio portato dalle onde del mare.
S’alzo curiosa , andò a vedere da vicino si chinò e s’accorse di aver trovato un immenso tesoro.
Pietre preziose , corone e diademi , monete d’oro gioielli d’inestimabile valore.
Gli mancò per un attimo la parola poi gridò verso il figlio :
Antonio corre qui .
il ragazzo gli corse incontro ridendo.
Guarda cosa ho trovato, un tesoro.
Mamma disse balbettando il ragazzo dove lo hai trovato?
Ho sentito una voce chiamarmi , simile a quella di tuo padre , quando mi sono girata a guardare
il mare ho visto questo guscio galleggiare sull’acqua.
Ma è meraviglioso siamo ricchi.
Presto , prendi la borsa mettiamo tutto dentro prima
che venga qualcuno a reclamarlo .
Si mamma corro.
In un battibaleno madre e figlio caricarono tutto nella vecchia auto.
Contenti ritornarono a casa complici e ricchi sfondati .
E sul mare una voce risuonò sulle onde e si sentì dire :
Ho mantenuto la mia parola ,adesso uomo , puoi riposare in pace .
Grazie signore dei mari da oggi sarò parte di te per sempre.
Dopo di ciò una voce corse sull’ onde , un canto di gioia
doloroso e profondo , forse un canto d’amore
d’un padre nel vedere sua moglie e suo figlio di nuovo felici.
2 luglio 2008 alle 11:50
Ciao Domenico,
intanto benvenuto sul sito :)
Interessante questo tuo primo post. Ci sono alcune figure molto ben riuscite. In particolare a me e’ piaciuto quel riferimento alla spiaggia sporca, che spezza in maniera molto convincente un quadro che ti stava venendo fin troppo idillico. Anche il mescolare il canto del mare con i rumori della fabbrica e’ una bella trovata.
Forse il finale e’ un po’ scontato, ma noi qui siamo abituati alle sorprese di mattiekian, quindi forse non possiamo apprezzarlo a pieno :)
Grazie per avercelo fatto leggere!
2 luglio 2008 alle 15:21
Ciao Domenico,
Per prima cosa benvenuto sul sito :)
Per quanto riguarda il tuo racconto beh, viene naturale pensare che l’amore è più forte di ogni altra cosa. :)