La Pelle Del Lupo
Pubblicato da Domenico De Ferraro il 20 settembre 2017
LA PELLE DEL LUPO
Di : Dino Ferraro
In molte storie che ci hanno accompagnati lassi per dimensioni oniriche lasciati liberi di correre viaggiando oltre il nostro destino oltre ogni utopia con ghirigori incline al mistero che sguscia da una siepe simile ad una biscia scimunita lungo le scie dei campi incolti celebrati da quell’ incontro inaspettato che da un momento all’altro muta la nostra vita. La pioggia batte sul selciato bagna l’erba che ignara sputacchia confusa nella boscaglia d’una selva che immemore ha chiuso in sé tutto l’amarezza di questa bellezza insana. Virgulti di versi scoppiettanti lussuriosi sussurranti infedeli et imbecilli sul filo di un’incognita che arranca corrode il corpo di un popolo. Buie fosse , buio il gioco del potere dei tanti pronti a conquistare la poltrona del grande tiranno terrore degli immigrati nascosti tra la massa d’operai, di disoccupati di sottopagati cerebrali guidati d’amministrazione impazzite avvizzite , avveniristiche, ingordi di sperma!
Ho sputato in faccia a questa vita, poi in faccia al sole dopo, me ne sono andato attraversando paesi fumando cognomi e nomi di un tempo trascorso facendo il finto tonto incapace di reagire al sistema di muovere o premere due bottoni di una macchina incavolata li ho abbuffati di maleparole mandandoli a quel paese tutti, insieme alla loro diagnostica Ipocrite cretine nei contenuti incresciosa e lasciva che ti trasporta in un regno di numeri erranti per emisferi politici e corrotti che ti fanno girare i coglioni. Hanno allertato il capo reparto che ha chiamato il direttore e tutti i vari dirigenti celebri nelle loro dispute matematiche dal sapore di marmellata spalmata durante giochini erotici per costrizione mi hanno chiuso dentro uno sgabuzzino umido ed isolato. In quella stanza ,chiuso in una cella grigia che lasciva, lasciava scorrere mille follie incubi , presagi , vampiri di un sistema che succhia il sangue alle sue povere vittime ai suoi adepti misogini. tante illusioni si sono raggruppate in un istante dentro di me hanno preso corpo in forme e malefìci d’illustre specie, dentro l’incrinatura di un cranio che pendulo giace su di un marmo, immagini spettrali lasse raminghe ieratiche e fusiforme frigide esperidi di un viaggio verso l’inferno, luoghi , memorie che mi giungono al cervello facendomi sbellicare dalle risate nel terrore di estremi tentativi di ridere per divenire altro in una forma polivalente son diventato contro ogni mia volontà un lupo pronto a sbranare le sue vittime. Con l’occhio insanguinato con la voce rotta dal pianto ho provato ad uscire e quando si è avvicinato un mio collega alla porta e l’ aperta gli sono saltato addosso me lo sono pappato in un sol boccone.
La vita può tenere mille facce alcune curiose altre meno sincere circuite in formule vegani ed eccelse tentativi di poter organizzare la logica e il senso che fluisce nelle vene che ci trasforma in belve senza pari . Ed aspettiamo l’ora di nostra riscossa l’ora della vendetta che verde come gli abeti solitari sui colli ombrosi striminziti impauriti nell’ululato del lupo che corre per boschi oscuri in cerca della sua perde in cerca di una vittima per placare le sue ansie la sua fame. Abbiamo completato il nostro circolo della reincarnazione siamo divenuti mostri immaginari dalle molte mani dai denti appuntiti che fuoriescono dalla bocca bavosa pronta ad afferrarti a mangiarti sbranare nella triste sorte di nostro esistere vivere erranti per mondi oscuri dove si celano i mostri colorati della prima infanzia dove l’innocenza ed il vizio il male ed il bene sono volti sbiaditi nella nostra coscienza che arranca a divenire umana , triste destino per chi persegue forme sinistra in quella oscurità mentale tra mille incubi si fa avanti la bestia che e in noi ed abbiamo paura per ciò che siamo per ciò che stiamo per divenire in forma e contenuti orribili , incorruttibile aspetto che difficile nascondere la nostra sete di vendetta.
Godo nel correre libero per luoghi oscuri in inenarrabili leggende solitario contro il vento del nord contro le tante illusioni che non placano l’animo affetto da un male che ti divora dentro mi nascondo aspettando le mie vittime, pronto a saltarli addosso , mi sento invincibile nella notte di giorno provo una gran paura. nel nascondermi per non farmi vedere da nessuno ho timore di vedermi allo specchio son diventato un lupo mannaro peloso e scurrile acerrimo nemico di molti uomini. Questa la mia storia che lungi per mondi sovrumani e leggende che di bocca in bocca si odono ancora narrare per villaggi e città deserte per angusti quartieri. il mio nome corre nel vento la mia forza ed il mio sangue macchia le dolci gote delle fanciulle che io afferrai e trascinai nella boscaglia per assaporare la loro carne. Sono un folle , non ho coscienza di ciò che faccio e mi abbandono all’istinto che si e preso gioco di me, una natura crudele mi ha trasformato in cio che sono senza alcuna probabilità di poter un giorno essere salvo dal mio triste destino.
La morale di molti anni, di secoli sepolti in terre abbandonate per luoghi magnifici , con le loro tradizioni collegiali le loro riunioni i loro bagagli ancora pieni di indumenti , militi giorni e viaggi fantastici tutto esula dal pensiero e si rimane soli con se stessi aspettando che giunga l’ora che ci conduca a nuova gloria a nuovi amori. E lei era cosi bella che forse nessun mostro riusciva ad avvicinarsi, cosi candita e pura smilza con il suo viso lungo incorniciato da una cascata di capelli biodi. Tonda e soda sola nel suo tempo, seduta dietro una piccola finestra ammirando il paesaggio ed il moto delle stagioni che si susseguono . Ed il tempo ci conduce a nuovi intendimenti a pericolose conclusioni simili a enigmi geroglifici scritti disperati in ecloghe sceniche che ci portano a concludere che la morte giunge sempre quando noi non comprendiamo più noi stessi.
Mi son domandato tante volte cosa sarà di me ,cosa avrei voluto essere e non sono stato cosa il mondo mi ha dato ed io ho dato nel dare e l’avere per regole che esulano dalla comprensione ordinaria il mondo e andato avanti dimenticandosi di me di cosa avrei potuto essere , forse perché ho lasciato il mio cammino e la sorte mi ha gettato via come un fiore nel vento che passa e porta via ogni sentimento ogni dubbio che sussurra cattivi e catarsi bibliche congiunture di nostro sapere commisto in tracce disparate di nostra vita, e cerco tra l’orrore che mieto in questa veste oscura che avvolge il mondo e mi conduce all’estremo di un peccato che non conosce aspetto ne nome ne cosa ha in seno. Ed è bello guardare il cielo , sperare d’assaporare il tempo della vendetta che vacilla nella carcassa equina, sincronismo che ingloba l’orbo barlume della follia. M’aggiro per luoghi deserti la tra viali alberati in vicoli stretti e lungi lugubri bui come l’occhio di un topo in silenzio vado annuso cerco disperatamente di capire sento pulsare il sangue sento battere il cuore forte come un tamburo forte come il grido del fanciullo nella culla ,sento ed oltre porgo orecchio e m’inoltro per vicoli disumani dai colori della pelle d’indigeni disperati negli occhi degli innocenti , vado sotto mentite spoglie alla ricerca di qualcosa o di qualcuno che soddisfi il mio palato. sono un rinnegato e sciolti i lacci dal divino maestro sciolta la sorte che mi ha reso tale nell’obbligo di credere e di partecipare per diverse volte e per diversi sogni in questo morire che imita la vita che imita il vivere di ogni singolo individuo ,io attendo il mio momento muovo i miei passi nella sera che s’appresta a venire.
Illusi siamo nel nostro voler ad ogni costo creare artifici e villane egloghe sentimenti insipidi che traboccano dalla bocca di Apollo, orme ed immagini di un tempo che ci trasporta verso una retta via verso una fallace felicita, come il mondo anche noi ruotiamo e i nei nostri giorni generiamo amore et odio , non esiste una fine ne un principio ne una conclusione ai tanti perché o dubbi che noi stipiamo o serbiamo in nostra memoria , tutto e cosi fallace le grida dei grandi , le città piene di gente razze e mezzi tram e metro che sfrecciano veloci verso tante destinazioni. tutto corre ed il nostro vivere ci porta ad una dubbia morte. La sua casa era tutta gialla la tra i vicoli cupi dall’aspetto severo ,una palazzina a due piani con due balconi fioriti.
La bella gitana non era tanto bella ma aveva un non so che la rendeva speciale forse misteriosa nel suo fascino schivo velato di dolcezza estremismi che facevano sognare nel guardarla affacciata alla sua finestra fragile generosa nelle forme elicatrope figlia di un tempo che lascia il segno e ti trasforma in qualcosa di diverso forse in qualcosa’ di incomprensibile. Era bella non era sfacciata e sapeva fare dei giochetti niente male a letto. Il male lega l’amore alla malattia, ai tanti mattini passati insieme sulla scia di un sistema angusto che ingloba ogni cosa verso ciò che respingiamo e datiamo come demoniaco, ciò che desideriamo contraddire ci muta in qualcosa di discutibile in una ricerca spasmodica incentrata sul dare e l’avere. La bella gitana era matta grassa e sincera cercava un amore incredibile una storia pazzesca che l’avrebbe condotta in paradiso insieme ai santi insieme ai cantanti pop della sua età . Ella era scrupolosa irascibile cercava sempre l,’ago nel pagliaio , lavoratrice indefessa d’idoli consumistici e sorrideva sempre ai soldati che erano in licenza fuori la stazione ferroviaria La sua capacità di amare di percorrere un tempo in cui noi tutti siamo partecipi di sconfitte e vittorie la rendevano unica nel suo interagire con la gente qualsiasi. La bella gitana desiderava di bel bambino sognava un dolce pargolo cercava un amore sincero un amante un compagno aspettava che gli aprissero le Porte del paradiso che i molti santi l’invitassero a pranzo. Ed il ebbi paura nell’incontrarla in quella selva oscura di casa e palazzi gemelli ma lei mi spinse sul baratro dell’incoscienza e l’istinto prevalse in me e divenni lupo in una metamorfosi amorosa , dannato a tal punto da costringerli a fare cose che mai vorresti fare e la bella gitana finiva essere il mio lauto pranzetto e seppellì le sue ossa spolpate sotto una vecchia quercia poi inginocchiato piansi per la prima volta perciò che avevo fatto..
Purtroppo non tutte le mele sono buone certe sono marce alcune da buttare ai porci la certezza di dover conquistare un posto nella scacchiera una torre al punto giusto in cui poter interagire con la massa circostante quella fisionomica chimerica illusione che spesso indica una individualità debole forse incapace di credere che esiste un fine una falsa morale che ti perseguita che ti conduce a cercare chimere sapiente primati impossibili ecco ogni cosa mostra la sua fine funge da deterrente a quella falsa ipocrisia cui noi siamo costretti a vivere. Una individualità marcia segnata dal tempo e da un bigotto progetto orogenetico che genera una apatica simmetrica nel figurare gli antipodi di una generazione di figuranti in ginocchio difronte ad una bomba che sta per li per esplodere da un momento all’altro. La bocca ed il bacio lo schiaffo forse la forma linguistica di una filosofia sostanziale incentrata in quei principi ergonomici di una apatia millenaria intrisa di virus ed altre stupidaggini.
La mia vita confesso è stata un inferno trascorsa tra tante maldicenze, ignoranti di turno in vicoli infestate da trappole apologetiche escursione cosmiche che ti trasportano sull’orlo della follia. La vita mi ha segnato marchiato come un comico errante prigioniero tra qualcosa di incredibile ed una realtà inenarrabili un Dubbio atroce che ti perseguita nella sua a logica conformazione plastica d’essere qualcosa altro che trascende ogni comprendere forse mi nascondo ed attendo di divenire non so che cosa ma quello che cerco in me e una ragione legittima un azione paritetica ermeneutica una accozzaglia chimica fatta di cellule che si replicano fino all’inverosimile una sequenza ritmica assillante incapace di controllare il dubbio atroce di quando sarò di nuovo un lupo. Intanto mi trasformo forse m’immedesimo in forme elementari in epigoni elettriche fantasticherie elementi vocali che trascendono il sapere in sangue di lupo da vendere al mercato. Abbandonato a me stesso nell’attimo di costruire tutto ciò in ultimo sarò di nuovo uomo forse sarò divorato altri lupi di altre bestie che vivono in quel misterioso mondo metropolitano dove ogni uomo incontra per via deserte e laide l’altra faccia della sua natura.