ECSTASY D’ESTATE
Pubblicato da Domenico De Ferraro il 21 luglio 2018
ECSTASY D ‘ESTATE
DI DOMENICO DE FERRARO
La sua voglia di vivere si era dissolta in quel giorno qualunque su quella strada che lo condusse ad un infausto destino nell’intento di stringere a sé la scimmia dai denti affilati pronta a mordere il corpo in preda al bisogno di una dose di felicità.
La sua era una vita appesa ad un filo dispersa tra le vie del quartiere in cui era cresciuto dove si potevano udire ancora il grido di dolore levarsi nell’aria tersa e triste , intrise di squallide storie molte tenute segrete tra i muri di quelle piccole case tutte uguali.
Vicissitudini nate giocando con la vita e la morte , tra amici in cerca di nuove avventure , esperienze di strada che ti sconvolgono l’intima coscienza.
Un divenire infangato nell’acqua che scorre nei rigagnoli
ai lati del marciapiede d’una strada dolorosa e sensuale dove giungono decine e decine di ragazzi da ogni parte della città ,alcuni da lontani pianeti, altri da dietro l’angolo , altri ancora da dentro ricordi che fanno tanto male.
Tutti a comprare quella breve felicità , confezionata in bustina colorate , da ragazzi uguali nei modi di fare vestiti di tanta voglia di vivere, di sorrisi smaniosi , di giorni che ti fanno accapponare la pelle.
Duri ragazzi agghindati dentro giubbotti di pelle di topo,
affamati di sensazioni a cavallo di mitiche moto
dipinte con colori vari e graffianti.
Moto ruggenti degli anni sessanta, motociclette che solcano
l’universo , oltrepassando la luna s’impennano fanno gare, lungo vialoni alberati dove la morte attende un sogno giovanile venir cantando e suonando la propria indole ribelle. Corrono oltre il proprio mondo di emarginati di figli di un dio minore figli di sogni infranti di madri dolenti di padri carcerati in mitici luoghi. Dividono la polvere bianca le moto scassate ,taroccate , le moto dei scugnizzi , muschilli che sfilano dietro il capo come guardaspalle . Con le facce gialle, dagli occhi azzurri pronti a spararti in bocca per un pugno di euro . Spara che ti passa , non indietreggiare ,il capo ti guarda, il boss, t’osserva , sì uno buono , uno che nun tene paura , che cammina per la città con la capa aizzata, e quanne passe a gente comme nui vi dovete stare zitti ,muti vutate a faccia , pecchè se no ti sparo n’mocca .
Nui simme comme chesta città scicchinosa, malamente, che nun vuò bene a nisciuno, e s’è tiene qualcosa a dicere t’arreramme dentro a nù palo di cemento.
Chesta a legge nostra, nun c’è parlate adderete e spalle , a nui a morte nun c’è fa paura.
Legge , guappi cartone che nun fanno paura a nisciuno nati dalla miseria , da dentro la pancia d’una vecchia signora disperata che vende sigarette di contrabbando madre di dieci figli dal ridicolo cappello in testa che sa pensare all’incontrario di come và la società perbene che riesce a distruggere ogni cosa buona e sana , Natura et arte appartengono a questi luoghi ove la memoria serba il ricordo d’antichi saperi et sapori. Distrugge e ricicla ,inventa ,crea altri marchingegni, inarrestabile produce ogni giorno individui simili , cose e case ,leggi e idiomi , miti e leggende, pasticche e decotti ,rimedi inguaribili .
Vuoi venire? Mi hanno detto che c’è stà vennene roba buona dentro ò rione.
Stasera vado à ballà con una ragazza quante e bella tenne doi zizze toste ,voglio essere elettrico, frizzante , trascinarla con me
Fare sesso scatenato . Allora che fai sali?
Ma dove mi vuoi portà ? Achille a matto fermati
che m’aspettano a casa chi la sente mia madre se non arrivo in orario a casa per cena.
Stai zitto sé tratta di qualche minuto me fai compagnia
tu rimani in macchina non preoccuparti vado io,
I soldi c’è li metto io ,la compro è andiamo via.
Ma dove vuoi annà questa è nà cosa pericolosa.
Mi vuoi , infilarmi in qualche guaio ?
Chi me lo ha fatto fare de salire in macchina con te , continuavo a star seduto al bar a leggermi er giornale.
Oh mi hai rotto con questi piagnistei mò te faccio scendere qui . Vabbè .
Si famme scendere che me ne ritorno a casa
con l’autobus è meglio.
Me sembri un ragazzino , ma che c’è frigni sei proprio un pischello un lattante . Hai paura de venì con me ?
Oh non voglio insistere se vuoi te faccio scendere ?
Grazie, te lo ripeto forse è meglio.
La strada è lunga, sporca s’affacciano su di essa tanti palazzi attaccati l’uno all’altro legati in un indivisibile passione , stretti .alti fitti ed oscuri sembrano toccano il cielo con le loro mille antenne pendenti nel vuoto. Ove s’affacciano facce sinistre dietro anonime finestre spiano di nascosto ,chi entra , chi esce .
Se vuoi scendere , sbrigati non farme perdere tempo .
che ciò una pupa stratosferica che m’aspetta , oh la vuoi sapere nà cosa c’era pure una per te se venivi , ha una amica niente male . Ma a te , ste cose non t’interessano ,devi ritirarti presto a casa ,devi fare il bravo ragazzo . Scendi sé vuoi .
Me dispiace di ficcarti in mezzo ai casini miei , per mè sei libero di rimanere o d’ andartene .Però se scendi la prossima volta non te faccio più salire in macchina con me. Allora che fai?
Va beh Achille mi hai convinto t’aspetto qui ,fammi scendere però fai presto mi raccomando.
Sei un amico me fai compagnia , non preoccuparti faccio subito.
La macchina si ferma s’apre la portiera e Antonio scende
sorride s’accende una sigaretta , si guarda intorno gli sembra tutto così irreale . Mentre Achille s’allontana con l’auto ,maledice l’attimo in cui ha accettato di seguirlo .
Ma ora è troppo tardi sa che quella roba fa male lo fa usci fuori di senno , vorrebbe dire ad Achille fermati torna indietro , ma è troppo tardi anche per lui.
Da solo attende ,seduto su un muretto sperando che faccia presto.
Vede alcune losche figure aggirarsi per strada, vede una bella ragazza insieme a due ragazzi, ridere e andare incontro chi sà a che cosa. Vede le case capovolte come in un incubo e non capisce perché si trova lì cosa ci fa lui in mezzo ad una strada ad aspettate un tizio con cui anni addietro aveva frequentato la stessa scuola , che per caso ha rivisto in piazza davanti al caffè .
Cosa ci fa lui, lì , quando dovrebbe stare a casa a studiare
o a fare qualche servizio utile ? Non trova risposta o forse la trova guardando quella strada andare verso un punto indiscusso ,comprende la diversa realtà dei luoghi .
Forse comprende, forse continua a non capire .
Passa un quarto d’ora s’accende una sigaretta dopo l’altra
si siede su una panchina tra gli alberi ,s’affaccia con la speranza di rivedere presto l’amico.
Mezz’ora lui non torna vorrebbe andare via scappare , ma pensa che sia una vigliaccata ,continua ad aspettare a fumare.
Un ora è non accenna a ritornare , poi tutto ad un tratto sente l’urlo di una sirena spezzare l’aria , vede sfrecciare un autoambulanza poi una, due macchina della polizia.
L’eco delle sirene si diffonde nell’aria afosa d’agosto .
Avverte dentro di sé qualcosa di strano ,un calcio allo stomaco . Vorrebbe nascondersi , fuggire, ma Achille non ritorna e lui continua ad aspettare , senza sapere perchè continua ad attendere . Vorrebbe andare a vedere cosa è successo .
Si sente inerme , nervoso ,sudato.
Quando riesce a muoversi a smobilizzare gli arti inferiori
prende a correre a più non posso
Verso quella confusione , verso l’eco delle sirene
verso la fine di quella strada maledetta .
Forse c’è la faccio a salvarlo giuro che gli lo griderò in faccia Achille : Sei uno stronzo , andiamo subito via da qui .
Non permetterti più di ritornare qui . Achille hai capito Achille.
La confusione è d’avvero tanta , la polizia allontana chiunque si ferma a guardare ,spinge la folla indietro , fatta di curiosi, di donnine e uomini piccoli spinge i ragazzini sopra i motorini ad andare via.
Riesce per un attimo ad allungare il collo a guardare in quell’ammasso di carne umana cosa è successo .
Scorge delle gambe con scarpe slacciate sotto un bianco lenzuolo cerca d’entrare, di farsi largo tra la folla ,cerca di capire .
Chiede cosa è successo?
Un ragazzo lo hanno sparato .
Cosa ?
Vede la macchina di Achille frugata dalla polizia.
Così comprende la tragedia , lo hanno ucciso.
Hanno ammazzato Achille .
Perché s’era rifiutato di dare più del dovuto, perché ha fatto il duro con chi non doveva , perché il pusher , aveva bevuto e sniffato e aveva voglia di giocare con la vita degli altri . Achille aveva cercato di difendersi da una violenza verbale, ma non c’è l’aveva fatta a fuggire prima che il pusher premesse il dito sopra al grilletto della sua pistola. E lo sparo ha squarciato l’orizzonte ha fatto fuggire via i sogni di una gioventù che cade nel vizio che s’alza nel canto di un demone che sembra un eroe ma e solo un dannato d’amore.