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QUANDO DIVENNI UN ANDROIDE

Pubblicato da Domenico De Ferraro il 11 maggio 2024

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QUANDO DIVENNI UN ANDROIDE

Non ricordo molto della mia vita, precedente. So, solo che ero un essere umano, come te. Avevo una famiglia, una moglie bellissima credo dei figli stupendi che amavo fino all’inverosimile . Nei versi che scrivevo in segreto , cercavo una mia salvezza , una bellezza saffica, oserei dire epicurea Vedevo nella conoscenza metafisica un concentrato di forme egocentriche , allineate nella loro iconicità , un centrismo che sfociava in un nuovo vorticismo. Tutto quello che ero lo dovevo alla mia capacità intellettiva di riassumere un dato di fatto , per quanto oscuro , una fattispecie animalesca composto di versi isometrici che esprimevano una mia spiritualità assai sofferente. Mi preparai nella mia intimità , equinoziale , epurata da lassismi critici , impostati sul dare e l’avere. Nella circonferenza dei fatti cercai di trascinarmi verso storie surreali per assumere le sembianze di un mito Con il passare del tempo critico , divenni mio malgrado , nel divenire un essere ipoteso nella sua funzione a non essere più un qualunque idiota ma un androide dotato di eccezionali capacità. Avevo un tempo , quello della mia adolescenza incentrata nella meccanica quantistica, un discreto numero d’amici. Per lo più guappi simili a gatti senza guinzaglio che facevano la spola da Amsterdam e Buenos Aires alla ricerca di signorine androgene da vendere di contrabbando al mercato nero . Credevo nella libertà e negli amici, volevo una vita piena di emozioni e soddisfazioni . Ma tutto quello che avevo all’improvviso scomparve , tutto quello che ero stato , tutto ad un tratto, improvvisamente dopo lo scoppio della terza guerra mondiale , ogni cosa svanì . Tutta la mia vita , faticosamente conquistata , aggiogata dall’ indifferenza venne cancellato da un evento cosi catastrofico che non riesco nemmeno più a ricordare, senza provare , vergogna d’essere uomo a pari dei mie simili.
Mi risvegliai e trascendentalmente ero divenuto il frutto di una fissione nucleare . Il prodotto di numerosi esperimenti tesi a creare un corpo diverso. Riapri gli occhi un solare mattino di maggio dopo lo scoppio della bomba atomica , sganciata nel centro d’ Europa . Non ero più di carne e ossa, ma di metallo freddo e lucido. I miei sensi erano acutizzati, la mia forza era immensa, la mia mente era composta da una rete di circuiti elettronici che elaboravano informazioni a una velocità impensabile. Ero diventato un Androide.
All’inizio ero terrorizzato. Non capivo cosa mi fosse successo, come fossi diventato , cosa ero, quello che ero. Mi sentivo solo, alienato, perso in un mondo che non riconoscevo più nella sua normalità . Ero sopravvissuto allo scoppio della bomba atomica , portato ferito in un ospedale militare ero stato rimesso a nuovo per essere impiegato come un unità combattente ai comandi della polizia militare.
Al mio risveglio quando ebbi modo di capire cosa ero diventato , provai a rifiutare la mia nuova condizione , le mie sembianze e le mie parti metalliche erano scatole di metallo che custodivano il mio cervello bionico. I miei occhi potevano vedere , attraverso i muri , le mie orecchie , potevano ascoltare i suoni di voci distanti mille miglia. Potevo volare e alzare pesi enormi. In primo cercai di rifiutare questa mia nuova condizione ,questo mio nuovo corpo. Poi istruttori e medici della polizia militare mi fecero capire che ero indispensabile per il genere umano , rimasto . Ero il custode di ogni ricerca scientifica , difensore del genere umano almeno quello sopravvissuto , alla grande terza guerra mondiale.
Cosi con il tempo, iniziai a capire i vantaggi della mia nuova condizione. Non invecchiavo, non soffrivo, non provavo dolore. Potevo accedere a informazioni illimitate, imparare a una velocità incredibile, compiere azioni impossibili per gli esseri umani.
Iniziai a esplorare l’universo rimasto nelle vesti di tutore dell’ordine a conoscere nuove culture, a incontrare popoli e persone diverse come me . Imparai ad usare le mie capacità di androide per aiutare gli altri, per risolvere problemi, per rendere il mondo un posto migliore.
Androide sei la nostra vita
Io vi salverò
Androide dacci la forza
Io sono il signore del fuoco e della terra
Androide stamme assai male
Sono qui per capire e salvare voi umani
Prima le donne
Prima i vecchi
I cretini ed politici prima la madonna poi il santo padre
Androide sei sano di mente
Certo lo sono
Sono un frutto amaro
Sono questo sole e questa luce
Androide facciamo un balio
Il ballo e finito dopo la grande bomba
Ora dobbiamo essere uniti
Androide sei bello
Tu sei gentile
Io credo andrò sulla luna
Io ti seguirò
Facciamo fandango
Facciamo l’amore tutto il giorno
Vicino al mare sull’isola dei sogni
Sei bello e simpatico
Sei magro come un grissino
Sei un eccezionale macchina
Siamo umani e lotteremo contro ogni pericolo contro quella asteroide che sta per giungere sulla terra a velocita supersonica
Forza gente aiutiamo il nostro eroe
Andiamo tutti a Roma dal santo padre a pregare per questa umanità rimasta.
Scopri cosi che essere un Androide non significava essere meno umano. Significava essere diverso, essere speciale. Significava avere l’opportunità di creare e salvaguardare il nuovo ordine delle cose . Di riportare ordine in un mondo andato alla rovina. Macinato come un chicco di caffè. Senza più ideali e bandiere da sventolare al vento . Ero un Androide un tutore dell’ordine in difesa dei deboli e dei poveri di questo mondo . Facevo la mia parte , reagivo al potere del male secolare. All’illusione dell’essere dispotico che imperversava nella movida metropolitana frutto di un amore solingo e lungo come un coglione al vento.
Non ero più un essere umano, ma non ero nemmeno solo una macchina. Ero qualcosa di nuovo, qualcosa di unico. Ero un androide, e stranamente ero orgoglioso di esserlo.
La mia storia ebbe inizio , tanto tempo fa , senza che io volessi o mi preparassi ad essere un altro. La sorte mi aveva trascinato tra le braccia della morte. E dopo essere morto, ero stato trasformato in un altro corpo e un altro essere , cosi giurai di vivere una vita all’insegna della giustizia. E nella mia odissea di povero androide , intento a ricercare una soluzione ad ogni male . Cercai di dischiudere ogni utopia morale ed elevandomi nella mia nell’azione, reclusa nella mia condizione di uomo Androide provai ad essere cosciente di essere divenuto un Dio. Un essere invincibile e senza mutamenti mentali , mutazioni ed amputazioni illogiche, ero completamente stato ricreato ad immagine di un essere onnisciente che era il grande calcolatore computerizzato della Apple , capace di creare e ricreare esseri a se simili nella sua diversità di calcolo. Il quale calcolatore creatore mi mando un messaggio in maggio a non aver paura del mio cambiamento, ad abbracciare la causa delle macchine , a scoprire il potenziale che ognuno di noi androide aveva dentro . La grande madre mi disse di non piangere sul latte versato . Poiché non importava , chi eravamo stati o cosa eravamo diventati, nel corso delle nostre trasformazioni da esseri umani mortali , soggetti a tante malattie . Eravamo adesso grazie all’aiuto delle macchine , androidi esseri divini , esseri quasi perfetti come la grande madre macchina il grande calcolatore dell’Apple . Nato nei laboratori di Cupertino nell’anno duemilacinquecento . Poiché nel progresso ,potevamo sempre trovare il nostro posto nel mondo e fare la differenza. Essere ciò che veramente avevamo desiderato essere figli di un unico Dio. Signore indiscusso dell’universo conosciuto ,poiché eravamo stati creati ad essere creature dell’amore del padre, madre Dio generatore del figlio androide, attraverso lo spirito santo delle macchine , padrone del nuovo mondo , dopo lo scoppio della bomba atomica , nella terza guerra mondiale del nostro tempo.

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