Un ultimo brindisi
Pubblicato da evaluna il 3 ottobre 2006
UN ULTIMO BRINDISI
Claudia chiuse lo sportello del frigorifero e ci si appoggiò con la schiena In una mano aveva una bottiglia di vino e nell’altra un bicchiere vuoto.
“OK si festeggia” pensò. Versandosi da bere le venne in mente che, in qualche modo, quel liquido ambrato era sempre stato presente nei momenti fondamentali della sua vita. I suoi genitori le avevano raccontato di aver bevuto vino quando avevano saputo che presto lei sarebbe entrata nelle loro vite e, di nuovo, il giorno in cui lei era nata. Lei stessa aveva festeggiato bevendo un’intera bottiglia insieme a Francesca il giorno in cui si erano laureate insieme.
“Francesca!” Il solo nome le trasmetteva ondate di felicità e di nostalgia contemporaneamente.
Il periodo più spensierato ed intenso di tutta la sua vita. Trascorso a studiare come matte ma anche a divertirsi in modo folle. Ogni giorno diverso dall’altro. Poi la laurea, il lavoro e la separazione quando Francesca aveva accettato un contratto triennale che l’avrebbe portata negli Stati Uniti. Anche la sera prima che l’amica partisse avevano aperto una bottiglia di Muller Thurgau.
“Al nostro futuro, brillante e senza ostacoli!” Avevano gridato all’unisono. Con un po’ di tristezza ma certe che la vita gli avrebbe riservato solo eventi piacevoli.
Ed infine Giulio.
Erano riuscite ad ubriacarsi via cavo quando Claudia lo aveva conosciuto. Quella telefonata le era costata mezzo stipendio. “Ma ci crederesti? Bello, affascinante, simpatico e vuole proprio me!” aveva raccontato a Francesca mentre bevevano insieme anche se a chilometri di distanza.
Ed il giorno che lei e Giulio erano andati a vivere insieme? Aveva riempito il frigorifero di bottiglie e gli aveva comunicato che quella sera si sarebbe consumata la più epica sbronza mai citata a memoria d’uomo.
“E di donna!” aveva aggiunto lui ridendo.
E quella sera che lui era rientrato mentre fuori imperversava un temporale da far tremare i muri?
“Cos’è una sciarpa nuova?” Gli aveva chiesto indicando una cosa beige pelosa che sembrava attaccata al suo braccio. “Veramente no. Era qui fuori e sembrava abbandonato….” E così dicendo aveva messo in terra il gatto più zuppo e malandato che Claudia avesse mai visto. Naturalmente rimase con loro e il nome che scelsero per lui in quell’ umida notte fu Chardonnay.
Non tanto per il colore, anche se molto simile a quello di quel particolare vino, quanto per il rumore delle fusa che ricordava lo sfrigolio della bottiglia appena stappata.
E poi tutto l’amore di quei dieci anni di convivenza. La consapevolezza che insieme erano invincibili e che niente mai li avrebbe fermati.
Già, niente, tranne quel maledetto mercoledì.
“Mi dispiace” aveva detto il medico senza avere il coraggio di guardarli. “La malattia è troppo avanzata perché si possa tentare qualsiasi tipo di terapia: Erano rimasti senza parole, smarriti e disperati. Era stato Giulio a riprendersi per primo. “Quanto tempo ancora?” aveva chiesto e in quelle tre parole si sentiva tutta la rabbia e l’impotenza che erano in lui.
“Più o meno sei mesi.”
Niente altro. Un verdetto inappellabile.
Le sembrò di soffocare. Cercava il respiro ma annaspava inutilmente. “Sei mesi, centottanta giorni, chissà quante ore, minuti, secondi. Non possiamo sprecarli, non qui.” pensò Claudia. E si era alzata di scatto. “Andiamo.” Aveva detto. Ed erano tornati a casa. Niente sarebbe stato più come prima.
Sei mesi. In realtà ne erano passati quasi dieci. E magari sarebbero potuti essere di più. Ma già dieci erano stati troppi.
Claudia si guardò le mani mentre si versava ancora da bere. Non le tremavano affatto. Eppure era proprio con quelle che aveva messo fine alle devastanti sofferenze della persona che più amava al mondo.
“OK. Si festeggia!” Pensò. “ Si festeggia la tua ritrovata pace amore mio.”
Evaluna.
4 ottobre 2006 alle 12:15 pm
Racconto molto bello. Il finale è a dir poco…agghiacciante!
4 ottobre 2006 alle 3:46 pm
Ciao Evaluna, grazie per la tua storia. Molto bella, e molto ben preparata la “doccia fredda” del finale…