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Stellanova 21

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New York, Luglio 2010.

CENTRAL PARK, una sera d’estate – Distesi sul manto erboso, adolescenti, Will  e Julia,  osservavano le stelle. Fantasticavano.

Un lampo improvviso, li accecò.

Poi più nulla.

“Hai visto anche tu, Will?”

“Si, Julia. Forse era una cometa.”

Un brivido sulla pelle.

“Tu credi agli UFO?”

“Credo di si, l’universo è così immenso, lo immagino pieno di esseri buffi a spasso per lo spazio. E tu Julia?”

“Anch’io, ci credo! Da grande mi piacerebbe fare l’astronauta o qualcosa di simile. Trovo che sia intrigante conoscere nuove forme di vita. Saremo pronti ad incontrarle? Me lo chiedo spesso. E un pò mi fa paura.”

“Però sarebbe emozionante…”

 

Vent’anni dopo.

 Il New York Times annunciava, a sorpresa, l’inizio del progetto “Nuovi Mondi” . 

I governi di tutto il mondo si erano riuniti a Washington. Il mondo si trovava di fronte ad una svolta epocale che avrebbe cambiato per sempre il futuro dell’intera umanità.

Nel frattempo a  casa di Julia a Manatthan…

 

Erano le sette del mattino. Il cielo era terso. Marlok preparava, con minuziosa cura, i suoi bagagli.

“Ci siamo quasi.” Disse Julia, rivolgendosi al compagno al quanto indaffarato, con un pizzico di nostalgia.

“Sembrava non arrivasse mai. Domani è il grande giorno. Non avrei mai immaginato che potesse accadere una cosa simile. Se mi avessero detto, vent’anni fa, che sarei andata nello spazio non ci avrei creduto. Quante volte ho immaginato la vita lassù, ne parlavo spesso con Will. Giocavamo a fare gli astronauti. Quante risate… Basta con i ricordi, mi fanno sentire triste! Conoscerò un nuovo mondo, è quello che conta. Anche se sono un po’ tesa.”

Aggiunse.

“Sono sulla Terra da vent’anni. Ho dati a sufficienza per scrivere la mia relazione scientifica. Il mio compito sul vostro pianeta è finito, torno finalmente a casa. Il programma è stato portato a termine con successo. Ho imparato molto da voi, la vostra cultura…Il mio pianeta è ben organizzato. Voi invece….Pensate troppo al potere, e vi dimenticate, spesso, che l’unica cosa che conta è il benessere comune. Invece investite in progetti futili, e pensate solo a litigare! Siete lontani anni luce dai noi…”

“Hai perfettamente ragione. Purtroppo manca una figura carismatica che ci guidi. Un leader. La Terra è allo sfascio. La gente è stufa! Adesso andiamo. È inutile soffermarci su queste cose. Il nostro mondo non cambierà mai! Sbrighiamoci, il taxi sarà qui a momenti.“

“Allora, che aspettiamo!”

L’ascensore li condusse rapidamente verso la hall del palazzo del suo appartamento a Park Avenue.

“Buondì a voi signori! Penserò io ai vostri  bagagli. Il taxi vi aspetta.“ Disse il concierge.

“Gentile, come sempre, Dick! Come farei senza di lei!”

Il taxi viaggiava verso l’aeroporto J.F.K di New York a velocità sostenuta. Los Angeles li attendeva. I genitori di Julia, i coniugi Ross, l’aspettavano per salutarla, prima che lasciasse il pianeta. Il progetto “NUOVI MONDI” stava per avere inizio.

“Sai Marlok, un po’ mi dispiace lasciare la Terra. Mi mancherà l’America. E poi il laboratorio…”

“Vedrai, sarai felice anche su Stellanova 21. Sarai accolta meravigliosamente dalla mia gente. Troverai un paesaggio stupendo, alberi e fiori mai visti prima. Stellanova 21 è ricca di colori vivaci. Da noi è sempre primavera. I corsi d’acqua sono così limpidi che ti ci puoi specchiare. E poi le creature che la popolano non hanno nulla a che vedere con gli animali terrestri. La mia terra è ancora incontaminata. Non c’è smog. Noi scienziati siamo oberati di lavoro. I nostri laboratori di ricerca sono all’avanguardia. Confidenzialmente, ti dico che abbiamo messo in atto un programma che prevede l’esplorazione di altri mondi alla scoperta di nuove forme di vita. Non sono l’unico in giro per lo spazio! Altri miei simili sono stati inviati su altri mondi anche più lontani del tuo. Vogliamo conoscere nuove civiltà e raccogliere nuove informazioni su ogni cosa per migliore ulteriormente. Grazie alla nostra tecnologia avanzata, ci manca poco per ottenere la mappatura dell’intero universo. Fra qualche anno tutto sarà più chiaro! E vedrai che il tempo passerà così velocemente che avrai voglia di restare ancora un po’ con noi! Imparerai molto dalla mia gente…”

“Voi siete molto razionali e freddi. Noi umani siamo più emotivi. Sono nostalgica. Non posso farci niente!”

Dal finestrino dell’American Airlines, Julia pensierosa, scrutava l’orizzonte. Lasciare la Terra, le procurava molta tristezza. Pensava alla sua casa a New York. Chi se ne sarebbe occupato? E poi Jago, il suo labrador, era ancora un cucciolo. Chi avrebbe pensato a lui? E che dire dei suoi due nipotini, figli di sua sorella Kate, a cui era molto legata? Si sarebbero dimenticati di lei? Quanti dubbi! E poi non vedeva l’ora di abbracciare i suoi.

 

All’aeroporto di LAX, Tom e Ann Ross, aspettavano, impazienti, la loro figlia. Tom era pronto a riabbracciarla, non la vedeva da mesi. Era sempre la sua bambina da coccolare. Il suo lavoro l’aveva portata lontana dai suoi genitori. D’altronde la priorità di Julia era sempre stata la carriera. Esperta nel campo dell’evoluzione, la ricerca dell’anello mancante nella storia dell’uomo, era così importante per lei da mettere in secondo piano i propri affetti. Dopo l’ultima delusione in campo sentimentale aveva deciso di dedicarsi solo al suo lavoro di ricercatrice. Poi, l’incontro con l’affascinante Marlok, umanoide di Stellanova 21, un pianeta lussureggiante e tecnologicamente avanzato, appartenente alla galassia T-31 e lontano anni luce dalla Terra, aveva cambiato tutto. Entrambi ambiziosi e aperti alla conoscenza, si erano piaciuti subito.

 

Recuperati i loro bagagli, i due scienziati, si diressero verso l’uscita del terminal. Julia vide, tra la folla, i suoi che l’aspettavano sorridenti e si sentì rinfrancata.

“Ecco lì, i miei. “

Disse Julia, rivolgendosi all’amico e compagno.

“Ciao! Come state?”

“Bene…e tu?”

“Anch’io.”

La riempirono di baci e abbracci.

Si voltò verso Marlok, e con un cenno degli occhi lo invitò a presentarsi.

“Salve a voi. Sono Marlok e sono un collega di Julia.”

“Ciao figliolo. Sappiamo chi sei! Julia ci ha tenuti ben informati. Ci ha detto anche che verrà con te su…come si chiama?”

“Stellanova 21.”

Lo interruppe l’alieno.

“Si! Ti devo confidare che io e mia moglie siamo molto preoccupati. Viaggi nello spazio…salti temporali…sono concetti astratti per noi. Ci devi scusare. E poi, noi non sappiamo nulla del tuo pianeta. I telegiornali parlano, da alcuni giorni, di questo progetto…”

“Non si preoccupi! Il posto in cui andiamo è sicuro. Il mio popolo è pacifico.”

Immediatamente, Julia, li interruppe. Il suo papà, un tipo emotivo, forse più di lei, era molto preoccupato, e lei non voleva che le cose peggiorassero.

“Papà calmati! Marlok mi starà vicino. Questa nuova esperienza mi arricchirà umanamente e professionalmente. Conoscerò una nuova razza, la sua storia e la sua cultura. Sarò io l’aliena! Non essere in ansia. Ti fa male, lo sai!”  Disse riferendosi all’operazione al cuore a cui si era sottoposto il suo papà nei mesi scorsi.

“Starò via solo pochi mesi. Sono gli accordi presi tra i massimi esponenti della Terra e il loro governo. Mi hanno scelta perché sono la numero uno nel mio campo!”

Sorrise per sdrammatizzare.

“L’hanno chiamato progetto ‘Nuovi mondi’. E’ uno scambio di informazioni a livello planetario. Non siamo soli nell’universo come credevamo. Conoscerò esseri molto lontani dalla nostra realtà. Altro non posso dire. Top secret!”

Continuò.

“Sei appena arrivata ma già vai via!” Replicò deluso suo padre.

“Ti prometto che quando tornerò ce ne andremo tutti assieme in vacanza!”

Abbracciò nuovamente e bacio il suo papà sulla guancia. Saliti in macchina, si diressero verso Beverly Hills dove abitavano i suoi. All’indomani sarebbero partiti: destinazione Stellanova 21.

 

Beverly Hills, il giorno dopo.

A casa dei genitori di Julia.

 Il cielo. Plumbeo.

Lampi, fulmini annunciavano l’arrivo di un temporale.

L’atmosfera. Surreale.

La stanza era silenziosa.

“Paura, Julia?”

“No. Non ho paura dei fulmini…ma è l’ignoto che mi spaventa di più! Non ho mai viaggiato nella spazio. Ho tante domande da farti. Come mi devo comportare…cosa devo fare…dimmi? Dammi delle risposte concrete, Marlok!. E’ tutta la notte che ci penso…non ho chiuso occhio!.”

Alludeva al fatto che Marlok non era giunto sulla Terra a bordo di un’astronave o qualcosa che le assomigliasse.

Marlok, invece, era sicuro di sè. La sua natura lo portava ad essere impassibile nei confronti di qualsiasi forma di empatia. L’amore verso Julia, era, solo una conquista recente.

“Prima di tutto devi rilassarti. Al resto ci penso io. Tu non devi far nulla. Abbracciami forte, e chiudi gli occhi. Quando te lo dico, con la mente, immagina di essere su Stellanova 21.” Replicò Marlok.

“Ma io…non conosco la tua terra…”

“Concentrati! Non hai bisogno di conoscerla. Devi solo desiderare di essere lì quando te lo dico io. Sei pronta?”

“Si.”

 

Un vortice d’aria, improvviso, avvolse i due scienziati. Un senso di vuoto.

“Adesso, che mi succederà?” Pensò la dottoressa.

La stanza si illuminò per un attimo. Apparve,  una luce intensa, quasi accecante. Poi piu’ nulla.

Disordine.

Fogli sparsi ovunque per la stanza.

Julia e Marlok non c’erano piu’.

Di loro nessuna traccia.

Solo il ricordo del tempo trascorso insieme sulla Terra. Momenti indimenticabili. Talvolta romantici.

Due persone per natura così diverse ma accumunate dalla stessa voglia di darsi delle risposte alle domande della vita.

Chi siamo? Da dove veniamo?

 

 

Il passaggio.

“Dove sono adesso?”

Si sentiva smarrita, inerme ma allo stesso tempo affascinata da quello che le stava accadendo.

“Avverto qualcosa…Come se…C’è un lungo tunnel di fronte a me…mi volto un attimo…è anche dietro di me…che sia questo quello che gli esperti descrivono nei libri: il salto spazio-temporale?”

Si chiese, Julia.

“Ho lasciato il mio pianeta. E adesso ho il nulla di fronte a me. E buio, intorno. Percepisco sensazioni mai provate prima. Freddo. Caldo. Ho un senso di vuoto ma non ho paura di cadere giu’, mi sento leggera, come se non esistesse piu’ alcuna parte di me.  Il mio corpo. La mia energia. Il cosmo. Siamo una cosa sola.”

Una cascata di emozioni.

“L’energia che fluisce, ora, dentro di me sembra rigenerarmi. Mi sento piu’ forte. Rinascere. Penso ai mie cari, al mio lavoro di ricercatrice a New York, agli amici di sempre. L’insicurezza di prima non c’è più. Sento che sto andando in un posto meraviglioso. Solare. Non ostile nei miei confronti. Imaparerò piu’ di quanto avessi mai immaginato. La mia scienza è primordiale. Sto andando in un posto superiore in ogni suo aspetto. Non ho dubbi. Su Stellanova 21 avrò risposte alle mie domande. Sono felice, adesso.” Pensava tra sé.

 

L’arrivo.

“Puoi aprire gli occhi, ora.”

La sua voce la rassicurò e interruppe le sue elucubrazioni.

Lentamente sollevò le palpebre. La luminosità di quel posto l’accecò per un attimo.

“Benvenuta sul mio pianeta!”

Disse Marlok, con tono fiero.

“Ho sognato per tutto il viaggio…è stato così emozionante!”

Si sentiva per un attimo smarrita.

“Quanto è durato?”

Chiese con tono pacato.

“Un secondo.”

“Sembrava un’eternità.”

“Ti abituerai presto. Su Stellanova 21, se si esclude la flotta spaziale, non ci sono mezzi di trasporto. Noi ci spostiamo, continuamente, così. Imparerai anche tu a farlo, qui. Solo qui, però.”

“Magnifico!”

Rispose, ironicamente, la terrestre.

 

A casa di Marlok.

Da fuori il bunker numero 18, sembrava una struttura piccola, poco vivibile. Era solo apparenza. Una volta dentro, c’era ogni sorta di comodità. Un lungo corridoio immetteva, sulla destra, in una stanza adibita a cucina. Continuando, sulla sinistra c’era un’altra ancora piu’ grande. Al suo interno, c’era uno schermo che proiettava immagini tridimensionali di altà definizione. Il bunker era arredato con gusto e qualità. Proseguendo, in fondo al corridoio, vi era una terza porta.

“Aprila”, disse Marlok.

“Posso?”, come scusandosi.

Julia, si sentiva un’intrusa ma l’abbraccio di Marlok la face sentire a casa.

“Tu mi hai insegnato ad amare…”

Le sussurrò nell’orecchio.

“Grazie, Julia.”

Dietro la porta c’era….il nulla…

“Cos’è questo posto? Un’altra delle tue trovate?” Domandò la dottoressa sorpresa ancora una volta.

“E’ il mio laboratorio. Il bunker di ogni scienziato ha il suo laboratorio al suo interno. Perché quella faccia?”

“Non finisci mai di stupirmi, Marlok. E dimmi, come funziona?”

“La stanza è un laboratorio virtuale. Una volta dentro, interagisce con la tua mente e il tuo corpo e puoi svolgere qualsiasi ricerca come meglio credi. Se hai bisogno di analizzare il DNA, basta immaginare di avere la macchina giusta. Il nostro elaboratore dati, “Big one”, la madre di tutte le nostre apparecchiature, provvederà.”

“Dove sono finita, in un film di fantascienza…oppure è un sogno!”

“No, Julia. Rispetto a voi siamo piu’ evoluti. Stasera riposati perche’ domani mattina conoscerai il mio pianeta. E ne rimarrai folgorata. Un mondo bellissimo è lì fuori che ti aspetta impaziente. La mia gente è curiosa, vuol sapere. “Quando ce la farai conoscere? Non vediamo l’ora di abbracciarla.” Mi chiedono in molti.

“Allora è meglio che mi riposi. Mi aspetta una lunga giornata.” Disse Julia.

Marlok l’accompagnò a riposarsi.

 

A casa dei genitori di Julia.

Sotto l’uscio della porta d’ingresso della loro casa, i coniugi Ross, trovarono una lettera.

<<Grazie mamma e papà, siete due genitori meravigliosi. Siete nel mio cuore. I vostri insegnamenti li porterò sempre con me, soprattutto, in questo viaggio. Sarà una realtà completamente nuova per me. Nei momenti di difficoltà penserò al vostro amore e sono sicura ritroverò, subito, la gioia di continuare. A presto la vostra amata figlia.                                                                       Julia>>

Felici.

Piansero.

 

Stellanova 21.

Riposata.

Pronta a tutto.

Se si fosse trattato di un videogame, il livello della sua energia sarebbe stato al massimo.

Distesa sul letto, guardava la natura dalla finestra della stanza più grande.

Ai suoi occhi era il paradiso. Aveva ragione Marlok. Stellanova 21 le sarebbe rimasta nel cuore.

“Sarà una bellissima giornata.” Pensò.

 

La gente del posto era di una rispettosa e rara bontà. La cosa che più impressionava, Julia, era la loro somiglianza con gli uomini. Da bambina aveva sempre immaginato gli extraterrestri come esseri buffi, di colore verde, con due grosse antenne sulla testa che fungevano da occhi e una grossa bocca munita di denti aguzzi. E poi, quando aveva incontrato Marlok, aveva sempre pensato che lui fosse l’eccezione, non la regola. La realtà era ben diversa.

 

Umanoidi. Ecco cos’erano. Avevano molti caratteri in comune con gli esseri umani. Ma erano più alti, più longilinei con una muscolatura più flessibile e resistente. Avevano una carnagione più scura, dovuta probabilmente ai raggi solari molto intensi. Anche loro avevano un sole che separava il giorno dalla notte. Quest’ultima decisamente più breve. Marlok e la sua gente dormivano poco più di quattro ore al giorno. Tanto bastava per rigenerarsi. All’inizio, Julia faceva fatica ad abituarsi al salto temporale. Tempi che cambiano. Culture diverse. Vivevano in strane case che assomigliavano più a dei bunker, disposti vicino ai corsi d’acqua. Limpida e fresca. Gli animali, o meglio quegli strani esseri, erano tutti liberi e vivevano in simbiosi con la natura selvatica. Non c’erano gabbie. Ogni essere sembrava occupare il suo posto nel pianeta, con logica. La natura era ancora incontaminata. Foreste e prati ovunque, e all’orizzonte vette rocciose da dove sgorgavano cascate. Non c’erano templi o santuari. Gli abitanti di Stellanova 21 non credevano in alcun essere supremo. “Solo la scienza può spiegare l’origine di tutte le cose”. Ripeteva spesso Marlok serioso.

“E’ stupendo, Marlok.”

“Non hai ancora visto niente…”

“Beh, allora muoviamoci. Non ho tempo da perdere. Non siamo qui per lavorare?”

“Certamente.” Rispose entusiasta l’alieno.

Autore: jolly76

Sono nato a Bari. Amo leggere libri di ogni genere. Amo scrivere... Accetto le critiche...

2 Commenti

  1. Complimenti!… Trovo questo racconto assolutamente originale, interessante e ben strutturato.

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