È una notte lunga e tempestosa…
“Vado a dormire, cara. La testa mi scoppia!” così si è congedato il mio Larry dopo cena: è in camera sua che dorme da ore e adesso sembra che riposi sereno.
Una piccola fiammella mi accompagna nella lettura. Sono esausta e per rilassarmi, distesa sul divano, leggo uno dei tanti libri che affollano la sua libreria. Poi lampi e fulmini accendono la notte. Il rumore di un vetro che si rompe mi distrae dalla lettura e mentre una porta sbatte vigorosa contro lo stipite, un senso di angoscia pervade la mia anima. La tensione sale, un brivido accarezza la mia pelle. Cerco di allontanare i cattivi pensieri che frullano nella mia testa pensando alla gita di domani con Larry ma qualcosa continua a preoccuparmi: un rumore di passi, qualcuno che si muove tra i corridori e le stanze della villa.
Larry sei tu? O è qualcuno che si diverte a spaventarmi?
D’istinto mi precipito verso la scrivania, apro il primo cassetto in cerca di un’arma per difendermi. C’è un taglia carta, sospiro. Prendo la candela e mi dirigo verso l’ingresso della tenuta. Attraverso il corridoio e poi scendo le scale che mi conducono nell’ampio ingresso. Non c’è nessuno. Tutti dormono o così sembra. Sospiro ancora una volta, la paura sembra abbandonarmi ma è solo un attimo, prima che tutto precipiti.
Rapida torno nello studio di Larry, mi avvicino alla finestra cercando di mantenere la calma. Scosto le tende e mi accordo che, fuori, piove a dirotto e le chiome degli alberi sono mosse dal forte vento. Con violenza la pioggia si abbatte sulla terra: noto qualcosa muoversi dietro la siepe ma non riesco a capire di cosa si tratti. Maledizione! Impreco contro Dio.
Le mani mi tremano e le gambe vacillano. Non so cosa fare. Decido di andare a dare un’occhiata.
“È solo un piccolo blackout tra qualche minuto si sistemerà tutto…”. Cerco in cuor mio di essere ottimista ma è inutile.
Il tempo scorre. I minuti sembrano ore… le ore, un’eternità.
Forse dovrei svegliare Larry, lui sa sempre cosa fare.
No… è meglio che dorma tranquillo, posso cavarmela da sola. Prendo fiato, mi dirigo ancora una volta verso la porta di casa e la apro… Il cigolio della porta echeggia nell’aria rompendo ancora una volta il silenzio dentro la casa: il viale, scivoloso per la pioggia, è immerso nell’oscurità e silenzioso. Pian piano raggiungo il cancello della tenuta, la paura divampa come le fiamme di un incendio. Ho il cuore in gola: “Possibile che nessuno della servitù ha sentito niente?”. Quando raggiungo il cancello, sospiro. La catena è intatta, sorrido. E mi scrollo di dosso la paura: falso allarme. Il fruscio del vento e la pioggia battente accompagnano il silenzio mentre torno dentro la casa e raggiungo la cucina.
Osservo ogni angolo della stanza e il sangue mi si gela: il vetro della finestra è rotto.
Trattengo l’urlo in gola. Poi… qualcosa fuori, brilla nell’oscurità: due puntini rossi si muovono e mi seguono. Mi blocco, mi sento mancare.
Cerco una risposta razionale ma non la trovo.
Chiudo gli occhi. Quando li riapro, qualcosa di caldo mi afferra e mi stringe a sé. Poi mi annusa.
Immobile, lo guardo dritto negli occhi e riconosco il medaglione che porta al collo.
Supplico di lasciarmi andare ma è inutile: “Perché mi fai questo, Larry?”, le mie parole si perdono nel vuoto.
Larry non mi riconosce. Rabbioso, affonda i suoi canini affilati e mi squarcia il petto con un grosso artiglio mentre il mio sangue ancora caldo scorre a fiotti sul pavimento della cucina. La mia anima vacilla, sento perdere le forze e la luce dentro di me spegnersi. L’oblio mi accoglie tra le sue braccia.
Larry scappa via lasciandomi in una pozza di sangue, senza alcun rimorso.
Io… lo guardo allontanarsi…
Che strano, non piove più, adesso.
Il cielo è sgombero di nubi: c’è la luna piena al loro posto.
Con un balzo inumano scompare oltre la siepe.