Magonza, 1484.
Dietro la porta che si apre c’è qualcuno immobile nell’oscurità. Due puntini rossi osservano accorti.
“Figliolo!”, gridano a gran voce i coniugi Kratz, “Stai bene?”
Thomas è seduto sul suo letto con le gambe incrociate, catatonico, con lo sguardo che fissa la parete di fronte e biascica parole blasfeme. Lo scuotono vanamente.
La porta cigola mentre sbatte e una voce femminile echeggia nella stanza minacciosa: “Thomas è qui con noi.”
“Chi parla?” si interrogano i coniugi Kratz confusi.
La mattina dopo decidono di rivolgersi al parroco del paese, Padre Albert.
“Aiutateci, nostro figlio si comporta in modo strano!” dice la signora Kratz singhiozzando. “Ogni giorno, al crepuscolo, Thomas si rifugia nella sua camera e non vuole vedere nessuno… una sera mi sono nascosta in camera sua e l’ho osservato… il suo corpo prima immobile iniziava a contorcersi assumendo posizioni innaturali… sentivo dei gemiti… poi… mi ricordo… c’era qualcosa ai piedi del suo letto: due enormi occhi rossi che mi osservavano. Quando Thomas si è addormentato sono scappata via terrorizzata.”
La sera dopo, Padre Albert, perplesso, visita la casa dei signori Kratz in cerca di una spiegazione. Mentre salgono le scale che portano alla stanza di Thomas, il prelato stringe tra le sue mani una vecchia Bibbia e un crocifisso. I loro passi risuonano tra le mura come echi assordanti, fuori lampi e fulmini squarciano il cielo notturno anticipando il temporale. Segue un gran botto e una finestra si apre improvvisamente sospinta dal vento. Un urlo, straziante, proviene dalla cima delle scale. Accorrono immediatamente.
La camera di Thomas è fredda, vi è l’odore pungente di urina ed escrementi sul pavimento. Il signor Kratz accende una candela per far luce: Thomas giace, tremante, nel letto con gli occhi sgranati, il viso tumefatto. Un gatto nero è rannicchiato sul bordo della coperta intento a osservarli.
“È tuo il gatto, figliolo?” domanda il prete.
“No, è della signora Augusta, la nostra vicina” dice con voce fioca.
Prima di andarsene, Padre Albert lo benedice con l’acqua santa.
Due giorni più tardi, il prelato torna dai coniugi Kratz ma non è solo.
“Non temete, è Padre Abraham, uomo di fiducia di Sua Santità Innocenzo VIII.”
“Recentemente sono giunte a noi numerose storie di persone che si sono abbandonate al demonio. Sua Santità mi ha incaricato di farvi luce.” Poi, Padre Abraham visita Thomas ormai moribondo mentre il gatto nero è lì che continua a fissarli.
“È questo l’animale del quale parlavi?” dice Padre Abraham.
“Sì.”
“Sembra che vegli sul ragazzo…”
Il cielo notturno avvolge come un mantello il villaggio mentre la luna illumina il viale che porta alla casa di Augusta Reus.
La porta è già aperta, un corridoio, umido e buio, conduce in un’altra stanza dove una donna, robusta e avanti con gli anni, è seduta su un tappeto. Delle candele accese sono disposte in cerchio. La donna incrocia le gambe e fissa la parete di fronte sulla quale c’è scritto: Thomas Kratz.
Su un piccolo altare è sacrificato un gatto nero e l’odore nauseabondo della sua carne aleggia nella stanza.
“Augusta Reus?”, domanda Padre Abraham senza sortire alcun effetto.
Poi, il fumo nero che aleggia sulla testa della donna li avvolge strozzando il loro respiro. Molteplici ombre compaiono sulle pareti e la scritta si moltiplica. La terra trema e dalle crepe nelle pareti emergono piccoli insetti neri che migrano verso il centro della stanza. Un ululato echeggia nella vallata, poi, altri ancora.
“Guardie, arrestatela e andiamo via!” intima Padre Abraham.
Mentre le guardie portano via la donna la porta d’ingresso si chiude facendo un gran fracasso, i vetri delle finestre si frantumano e le fiamme dei ceri si innalzano dando fuoco alla casa.
La gente del villaggio assiste come in trance al rogo innalzado torce di fuoco e gridando: Thomas Kratz.
Thomas è nel suo cortile: il cielo sopra si squarcia inghiottendolo all’istante spogliandolo del suo corpo e lasciando solo una scia di fumo.
Incomincia a piovere a dirotto.